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Dall'altra parte dell'ego: meditazioni attivanti per tornare meglio al mondo
Dall'altra parte dell'ego: meditazioni attivanti per tornare meglio al mondo
Dall'altra parte dell'ego: meditazioni attivanti per tornare meglio al mondo
E-book149 pagine50 minuti

Dall'altra parte dell'ego: meditazioni attivanti per tornare meglio al mondo

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Info su questo ebook

Questo libro contiene parole-specchio. 110 meditazioni che ti faranno riflettere. Dovrebbero, però, servire ad agire. Un passero posato su un ramo non è il volo, è la possibilità del volo. Così il pensiero non è l'azione, è la possibilità dell'azione. Perché pensare per pensare significa far rimanere le scelte sulla carta. E Colombo l'America non la conquistava "su" una mappa ma "con" una mappa. Ti dico questo, per dirti che siamo chiamati a scegliere, anzi, a essere scelta. Per fare, meglio prima essere. Sì, perché quanto spesso c'è azione senza pensiero! Istinto. Voglio? Prendo. Ho fame di cieli nuovi? Parto, mi rimetto al mondo. Magari mi scuoto soltanto, riporto un po' a galla l'anima che se ne stava posata sul fondo. Ma parto. Per istinto, non ci stai a pensare molto. Vuoi, vai. Ma tu chi sei? La domanda che non vogliamo sentire. Ho tessuto queste meditazioni per provare a decostruire alcuni dolori dell'anima, quali l'invidia, lo spaesamento, il rimpianto, la disillusione del fallimento. Evocando situazioni vissute, le ho poeticamente incise per marcare un deciso distacco dalla prosa del vivere di superficie, sotto cui scorre - inattinta - la vita vera, l'autentico su cui bellamente passeggiamo. Siamo troppo pensiero semplice, pensiero che rimane sulla linea di galleggiamento, sentire che non scende; siamo troppo pensiero che si fa pensare. La meditazione 10 riflette su quegli amici che ci urtano con la loro arroganza, ci ridimensionano con le armi bianche della denigrazione e del sarcasmo. Dobbiamo davvero rispondere al fuoco? E se invece sentissimo tutto il loro naufragio? Meditazione 10. "Ieri un mio amico, raggomitolato in un dolore esistenziale fatto di anedonia ed estenuazione di forze spirituali, ha provato irritazione nel vedermi indossare gli Air-Pods. Per ogni discorso che facevo, sosteneva la tesi opposta. Ogni cosa che dicevo, la percepiva come una gomitata nell'orgoglio, come un furto di senso. Quante persone così! Che sono il tuo nero quando splendi, che assurgono a sole quando sei un buio. In lui non ho cercato punti deboli, non ho affilato una controrisposta: come si può dare sofferenza al dolore stesso? A furia d'aver l'anima scarnificata, da persona sta sempre più mutando in fatto biologico, sommatoria d'organi, liquidi in circolo, evanescenza umana". Meditazione 12. "A volte si scrive per incoronarsi. Io sto scrivendo per far parlare il mio tempo al tuo. Il mio quando al tuo quando. Il mio come al tuo come. Ma il perché spetta a te. Da qualche parte, in te, c'è un perché che ti spetta". Meditazione 14. "Non aspettarti la salvezza dalle aspettative altrui. Non stare appeso al loro sì. Gli altri si aspettano che tu già sia in salvo, per poi aggrapparsi, al rimorchio, alla tua scia di luce (se stelle più lucenti non brillano intorno). Non ti aspettano, si aspettano che tu sia la loro soluzione, già pronta, già infiocchettata: a loro non interessano i passaggi intermedi. A loro interessano i regali solo da scartare. C'è dell'oro per loro? Il quanto, non il chi". Le meditazioni, pensate per essere un quietivo dei mali più comuni che increspano le acque serene dell'io, sono 110. Un'auto-somministrazione di saggezza da infondersi al riparo dai brusii della vita in disordine, senza l'assillo della performance, dei record dei libri letti in un mese, per centrarsi attraverso tutta la salvifica cura della lentezza.
LinguaItaliano
Data di uscita28 mag 2024
ISBN9791222746579
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    Anteprima del libro

    Dall'altra parte dell'ego - Francesco Ventura

    1

    Di fronte hai lo specchio.

    Che ti dice?

    Forse che questo te doveva essere di più.

    Senti che ti sta mancando essere un tutto. Ma forse fa parte dell’io sentirsi parte, possibilità non del tutto espressa.

    Essere poco oggi, per essere molto domani.

    Ci si vive così. Seminarsi oggi, per poi un giorno raccogliersi. Lo scalatore ha sempre bisogno di una vetta.

    Consola sapere che c’è del cielo da meritare.

    E dimmi: che ne è stato del passato? Dove è finito? Di certo è finito in te. È merito suo se siamo qui, a dircelo, siamo tutti figli del suo non-esistere-più.

    Ma che tipo è questo tuo passato, è il passato dell’ormai o del magari? È un non più o un purtroppo?

    Il gioco del se è una cosa seria. Sono ipotesi di una vita che sarebbe stata possibile, montagne addormentate sotto strati di io. Cose cui tributiamo una volontaria distrazione. Cose che trascuriamo di chiederci.

    Ma prima o poi busseranno alla superficie? Ci sarà l’eruzione del rimpianto? Come si lava la sua lava di lacrime?

    Forse col vento del tempo.

    Siamo chi siamo ma anche le cose che potevamo essere. E, quando ci manca del tempo vissuto, a volte capita che è il presente che manchiamo, come si manca un bersaglio, ma non come si manca un ostacolo (quelli siamo bravi a farceli venire addosso).

    L’incompletezza ha fame di noi. Quanta vita si prende. E quanta vita si perde.

    Buongiorno me, sui binari di sempre, col sole al lato e il suo cantare luce alle nuvole addossate: comunque, buongiorno giorno.

    Essere nella vita, non riceverne l’abbraccio ed essere luce lo stesso. La nostra risposta al mancarsi.

    Il coraggioso stare in piedi del nonostante.

    2

    Se ti senti una vita annodata a chi non sei,

    finalmente sciogliersi,

    finalmente scegliersi.

    3

    Bisogna svegliarsi abbracciati a una passione.

    La passione ci tiene svegli alla vita.

    Altrimenti è tutto un fare, una lista di cose, righe dell’agenda da riempire, scadenze da non far sovrapporre.

    Cerca di assomigliarti: non a chi sogni, non al sonno di tutti ma a chi sei, in tutta coscienza.

    Cerca di non sbiadirti: cerca di non essere uno spirito opaco a poco a poco.

    Mi sa che sono delle luci quelle laggiù.

    4

    Di quanto ci è dato da vivere, quanto tempo mettiamo nel diventare ciò che vogliamo veramente essere? Sappiamo veramente volere?

    È tutto un assommarsi di doveri, disciplina da non far crollare, cose da compilare, clessidre da rovesciare, tempistiche da lanciare in corsa. Facciata di efficienza da salvare.

    Poi mettici il benedetto inciampo nel caso.

    A volte sono i momenti sparsi nel tragitto, insignificanti (nel senso che non sono perseguiti in una visione) a favorire quell'emersione dalla procedura che è il dipanarsi dei giorni.

    Capitano cose e ti capisci, perché s'increspa uno sfondo che credevi stabile e monocromo e senti la dolcezza della scomodità delle cose nuove.

    Ci sono momenti in cui devi accudire il tuo te che sta nascendo, sottrarlo al brusio continuo, perché non diventi esso stesso brusio, toglierlo al chiacchericcio, per dirla con Heidegger.

    Oltre al nichilismo attivo, del continuo fare per sottrarsi alla stagnazione nell’indistinto, alimentare anche la nostalgia attiva, dove nostos è il viaggio a ritroso non per abitare il non-tempo del passato, ma per andarsi a prendere, a portarsi qui, ora, con un senso ricco di sé diventato.

    Direzione.

    A sinistra io, con il mio parente più prossimo. Si staziona. Forse un po’ troppo. Perché ne passeranno di treni.

    5

    Ci sono figure umane che vedi trascolorate in un passato che non torna più, chiuso dalla cerniera del tempo. Non ti aspetti di rivederle, perché le sai già incanutite da anni, e forse già nella culla del

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