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Dal fachiro al 730
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E-book142 pagine1 ora

Dal fachiro al 730

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Info su questo ebook

Dopo sette anni, non in Tibet e senza Brad Pitt, ma trascorsi a tracciare un percorso di vita attraverso colloqui impossibili e seghe mentali che fanno ‘na pippa al piú assatanato dei falegnami, la trentenne Elly tira le somme e traccia un ritratto comico-amaro della sua generazione, chiamata a scegliere tra una vita senza colore e realizzazione e la passione piú grande, la sola in grado di cambiare il mondo: la passione di essere se stessi!
Il messaggio é semplice ma potentissimo: "le macerie sono il terreno ideale su cui costruire il mondo piú bello che si possa immaginare: il TUO mondo.
Quando la pagina é bianca sta a te scrivere la storia. Non sei spettatore ma
regista e protagonista!
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2014
ISBN9786050324518
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    Anteprima del libro

    Dal fachiro al 730 - Elena Manzoni

    unico!

    Ringraziamenti

    Difficile nominare tutti coloro a cui devo dire «grazie», poiché dovrei menzionare uno ad uno i personaggi del libro, per essermi stati di ispirazione.

    Oltre a loro, ho la gioia di ringraziare:

    Le amiche che mi sono state vicine, ripetendomi ogni giorno che ce l’avrei fatta.

    Mia madre che si è presa la briga di farmi da correttore di bozze.

    Max Bizzozzero, fantastico grafico della copertina con il Fachiro dal riflesso di commercialista.

    Tutti voi che leggerete questo libro e contribuirete alla sua divulgazione, poiché sarete i veri catalizzatori del sogno!

    Introduzione

    Stay Hungry, stay foolish!

    Steve Jobs

    Un libro nasce nel cuore, poi si proietta nella testa dell’autore e infine vola sui tasti del computer trasformandosi in testo.

    Quando si presenta un libro al mondo, si vive una fase euforica e dubbiosa allo stesso tempo, come quando la mamma lascia un bambino solo per la prima volta. Da un lato è felice di averlo portato all’autonomia necessaria a spiccare il suo primo volo, dall’altro ha paura che il mondo non lo accetti, che gli possa far perdere fiducia con parole cattive, causandogli un dolore mortificante. Alla fine però, i genitori devono lasciar andare la propria prole a combattere le proprie battaglie per la conquista del proprio spazio nel mondo, della propria identità.

    Il mio "Fachiro", così chiamo scherzosamente questa piccola opera letteraria, è molto spaventato all’idea di lasciare la sua casa di origine.

    Mi guarda dalle sue piccole pagine e mi chiede:

    «Piacerò? Io in fondo cosa ho più degli altri mille romanzi? Molti sono più grossi di me, più profondi di me, più divertenti di me, più culturali di me, hanno un genere più tosto, fanno più paura. Perché qualcuno dovrebbe leggermi e magari consigliarmi anche ad altri?»

    Io gli rispondo la verità, come ho sempre fatto con me stessa:

    «Magari non piacerai a tutti, ma piacerai a coloro che hanno un’affinità emotiva con te, perché tu non hai un genere predefinito, non sei un semplice testo; sei un’esperienza! Insomma Fachiro mio, tu non sei catalogabile in un genere, poiché non hai le caratteristiche dei più, ma ne hai una che è molto difficile da trovare: sei autentico!»

    Il mio intento è lanciare una sfida di ascolto.

    Leggete questo libricino, gente! Sono poche pagine! Pensateci, poi consigliatelo anche ad altri, magari diversi da voi, di altri ambienti!

    Quello che vorrei ottenere è un passaparola emozionale, che metta in moto due meccanismi virtuosi: la curiosità che genera predisposizione all’ascolto di qualche cosa che non si conosce, come le parole di una certa Elena Manzoni e la reazione empatica a ciò che susciteranno in voi le mie esperienze.

    Il mio obiettivo è creare spunti di riflessione, conclusioni anche diverse dalle mie, per risvegliare la voglia di pensare alle cose che viviamo e che facciamo e non solo farci trasportare dalla corrente; oppure continuare a farci trasportare, ma in maniera consapevole.

    Il mio omonimo Manzoni, l’artista, non lo scrittore, ha messo la sua cacca sotto vuoto e l’ha intitolata merda d’artista, rivoluzionando ogni regola e concetto di arte fino a quel momento espresso.

    Io riprendo in maniera soft il suo concetto di novità, proponendo un libro piccolo ma dai contenuti belli densi, vero e a tratti comico e amaro, scritto molto easy e non con paroloni, poiché essendo un’esperienza non è soggetta a severe regole di stile.

    Alzatevi gente, ascoltate le vostre emozioni, apritevi a questa esperienza di lettura, dando una chance a questo fachiro che di chiodi ne ha mangiati a sufficienza!

    Buona lettura, con affetto a tutti voi.

    Elly

    PARTE PRIMA

    Il passato

    Fantàsia

    "Fatti non foste a viver come bruti,

    ma per seguir virtute e canoscenza"

    Dante Alighieri

    Per quanti, come me, sono nati negli anni 80 o per chi è genitore di bambini o ragazzi di quei tempi, "La storia infinita" di certo non sarà un film sconosciuto.

    La trama, a mio parere, è attuale forse più oggi che allora.

    Essa narra la storia di un regno chiamato Fantàsia, in cui improvvisamente prende piede una misteriosa forza chiamata Nulla che inghiotte e distrugge tutto ciò che trova dinnanzi a sé. Il giovane guerriero Atreyu viene incaricato di sconfiggere il Nulla per salvare il regno e la sua imperatrice attraverso difficili prove. Solo dopo essersi confrontato con successo con il suo vero io, ovvero con la sua anima, arriva al cospetto dell’Oracolo del Sud, anch’esso quasi distrutto dal Nulla, che gli intima di fare presto. Alla fine Atreyu riesce a dare un nuovo nome all’imperatrice e liberare Fantàsia morente dal Nulla.

    La morale del film è che è facile comandare chi non crede più in nulla e che senza fantasia né sogni nessun mondo può esistere.

    Se si smette di credere che valga la pena lottare per essere persone di valore, per migliorare quotidianamente se stessi e per realizzare i propri sogni, allora la battaglia risulta persa.

    Viviamo in tempi strani: tutto ciò che era da sempre considerato inviolabile e certo, oggi si sgretola rapidamente sotto i nostri occhi agghiacciati.

    «Bisogna far presto, non so quanto ancora resisteremo…!» Questa frase si è letta più e più volte negli ultimi anni su svariate testate, dai quotidiani ai settimanali, agli allegati dei giornali dedicati all’economia e persino in politica.

    Titoli di copertina simili a «Fate presto e salvate l’Italia!», «Dobbiamo far presto e far ripartire l’economia!», «Serve agire in fretta!», hanno troneggiato in tutte le loro forme ovunque, facendola da padroni anche nelle campagne elettorali.

    Faccio allora mie le parole dell’Oracolo di Fantàsia e mi rivolgo alla pletora dei giovani Atreyu all’ascolto: «Fate presto! Ascoltate i vostri sogni, urlate ciò di cui avete bisogno, immaginate un mondo diverso se quello attuale non vi piace e mettetecela tutta per far sì che la realtà diventi lo specchio della fantasia!»

    Il mondo può essere migliorato; molto di buono già c’è.

    Basta soffermarsi a guardare un tramonto, un bambino che sorride, una nonna che racconta una storia al nipotino sul passeggino: è meraviglioso!

    Ma si può fare di più!

    Non arrendiamoci al sistema, non crediamo che tutto sia perduto, perché l’intero regno di Fantàsia è rinato da un granello di sabbia, quindi il nostro mondo, che di granelli ne ha già molti di più, è sulla buona strada!

    Io mi raffronto ogni giorno con le mie debolezze e fragilità, poiché mi sono accorta che solo chi vede margini di miglioramento in se stesso può poi, in una fase successiva, riuscire eventualmente ad essere un catalizzatore di cambiamento per altri e poi, in scala più grande, per il mondo.

    Spunto di riflessione

    La fantasia e i sogni sono importanti tanto quanto le realizzazioni materiali, perché ne sono l’anticamera.

    La laurea

    Vòlli, e vòlli sèmpre, e fortissimaménte vòlli.

    Vittorio Alfieri

    Il mondo pensa che l’università, come la vita, possa essere affrontata solo in due modi.

    Il primo è il metodo belligerante, in altre parole l’aggressivo, fatto per chi non deve chiedere, ma strappare ciò che vuole agli altri e crearsi da sé le proprie opportunità.

    Il secondo è il sistema passivo, fatto per chi si lascia scorrere tutto addosso e subisce la propria esistenza come un qualche cosa di ineluttabile.

    Come sempre, o almeno spesso, gli assoluti nascondono una parte di verità, ma si dovrebbe considerare anche la via di mezzo.

    È vero che il mondo è fatto di persone atte al comando e di altre atte a farsi dirigere: questo è un fatto palese e chiaro.

    A molti esseri umani poter prendere decisioni autonome agita, provoca smarrimento e tensione emotiva, scompenso. Esse cadono in una sorta d’inibizione decisionale che li porta alla paralisi perché hanno mille dubbi e tutte le strade portano inevitabilmente a un errore o ad una parvenza di tale.

    La paura li blocca e finiscono sempre per chiedere aiuto e cosa devono fare: insomma chiedono di essere diretti.

    Altri, sono fatti per essere indipendenti ed essere leader, per dirigere se stessi e gruppi di persone, per pensare a nuove strategie e farsi venire idee innovative, hanno fantasia e si fanno trainare dall’istinto. In poche parole, sono più inclini a buttarsi e a trascinare con sé altri, a convincerli e segnare loro la via.

    Che cosa è un leader? Veramente!

    Nei miei cinque anni di università questa mitica figura ha occupato pagine e pagine di testi, dalla storia economica in cui il leader era ad esempio Ford che aveva inventato un sistema di produzione per i tempi assolutamente innovativo, al marketing ed alla strategia aziendale dove si parla di organigrammi e posizionamenti e si inculcava questo miraggio di personalità e di ruolo per cui noi, studenti universitari, ci stavamo preparando.

    L’università dovrebbe creare le classi dirigenti del futuro, i capi in grado di trainare gli altri, di tirare fuori i talenti nascosti, di capire i punti di forza del proprio team

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