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Malah
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E-book293 pagine3 ore

Malah

Di Gyu

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Info su questo ebook

Trova te stesso.   Esiste qualcosa che lega tutte le religioni, le arti e le scienze, dall’antichità ad oggi. Malah è un viaggio che ci conduce, attraversando i pilastri fondamentali di questa realtà, alla verità essenziale dentro di noi.  L’illuminazione è una meta ambita, ma con aneddoti personali, tecniche meditative ed esempi, diventa finalmente alla portata di tutti.
LinguaItaliano
EditoreGyu
Data di uscita5 mar 2018
ISBN9788871639734
Malah

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    Anteprima del libro

    Malah - Gyu

    l’illuminazione...

    I

    DIVENIRE

    1

    Il primo passo

    Migliaia di anni nella rabbia, nei tradimenti, consumati da pianti e urla di disperazione.

    Lacrime di amore.

    Questa Terra è stata stonata.

    In questo momento tutti portano addosso il dolore proprio e dell’intera umanità, in ogni loro gesto e comportamento.

    Questa sofferenza non ha fine.

    Provaci a prender fiato, ma noterai che c’è sempre un qualcosa che continua a trascinare i tuoi piedi giù, nell’abisso della tua esistenza.

    Questa realtà non è quella che volevo, questa è l’unica certezza che abbiamo dentro.

    Fatti di cervello in grado di programmare, con un corpo capace di eseguire, siamo nati per sopravvivere.

    Cicli di quattro stagioni, semi che creano le piante e generano frutti, e noi che dobbiamo stare vicino a dei fiumi per abbeverarci... Quanto tempo ti ci vuole per studiare l’ambiente circostante e adattarti? Nessuno.

    Sopravvivere è un giochetto per la nostra specie. Non ci serve altro e ci rimane molto tempo libero per vivere.

    Nonostante questo, perché milioni di esseri umani sono stati uccisi per affermare un ideale, e altrettanti per negarlo?

    Quanti uomini hanno tremato di fronte agli occhi della moglie in lacrime all’ultimo saluto prima di partire in guerra? Perché, come puoi rimanere solido e convinto di ciò che stai per fare di fronte al richiamo caldo e vero dell’Amore?

    Quale ideale può contenere il coraggio di uccidere un altro uomo, che ha amato come te?

    So che è difficile, so che è orribile... ma pensa davvero al male che è accaduto qui, fino all’istante in cui mi leggi ora.

    Prova a contare i granelli di sabbia dell’intero mondo, ma non ti basterebbe farlo per sapere quante donne sono state usate, dominate, aggredite, umiliate e uccise.

    Quanti...

    Quanti bambini hanno urlato il nome della madre, mentre veniva uccisa di fronte ai loro limpidi cuori.

    Millenni.

    Millenni.

    Mille e migliaia di anni ha passato l’essere umano tra atroci dolori da sé stesso causati.

    Questo abominio può finire.

    Dico può perché esistono ambedue le possibilità, in bilico.

    Possiamo continuare a nascere, studiare, lavorare, fare sesso, invecchiare e morire pensando questo momento è arrivato troppo in fretta, non voglio morire!. Di certo esiste questa possibilità, è facile: basta lasciare tutto così com’è!

    Ma ora e per te mi manifesto, sotto forma di libro, esisto per ricordarti che è possibile un’altra via. Non posso sapere se la percorrerai. Come potrei conoscere il tuo futuro?

    Soprattutto attraverso un libro.

    Io sono qui per renderti consapevole di un’altra scelta.

    Esiste un modo, un possibile cambiamento capace di ridefinire il termine magia, di far esperire il Paradiso sulla Terra e di portare il sorriso di un bambino eterno. Non posso lasciarmi andare oltre in queste metafore, per ora; anche se ti garantisco che sarebbero le più giuste, le uniche a dare colore a questa possibilità. Ma sarebbe molto, molto rapido il giudizio, più veloce di quanto tu possa rendertene conto.

    Questa via esiste davvero.

    Pochissimi nella storia dell’umanità l’hanno percorsa, e non appena arrivati a destinazione sono corsi a dire agli altri cosa ci fosse. Ma andando di là, molti erano morti o mai più tornati, quindi gli altri pensano che siano dei pazzi senza la ragione ad averla percorsa.

    E hanno ragione!

    Ragionare è un’abilità della mente, mentre questa Verità dimora aldilà della mente.

    Siccome ora la scienza sta entrando in contatto con la religione, la mente incontra il cuore, è possibile un cambiamento.

    E tu sei l’essenza di questo cambiamento.

    Si, tu.

    Se in questo momento stai leggendo questo, chiunque tu sia.

    Permettimi di raccontarti una cosa prima che la tua mente cataloghi immediatamente te stesso come una persona a caso, e me come un ciarlatano.

    Quando avevo sedici anni esploravo i concetti con la massima concentrazione. Mi piaceva manovrare enormi impianti concettuali, mi faceva sentire tremendamente intelligente.

    Inizialmente mi interessai alla filosofia, alla psicologia fino alle neuroscienze, per cercare la risposta alle domande esistenziali, come, ad esempio, la classica questione: Da dove si è creato tutto?.

    Ero così bravo a giocare con i pensieri, analizzare e comprendere, che decisi di partecipare ad un concorso di filosofia, indetto dall’Università.

    Ero abbastanza certo di vincerlo.

    Il mio scritto era un trattato che partiva colpendo la scienza stessa, mio grande amore, per definire chi fosse un vero scienziato, e finiva col proporre dei metodi per sfruttare il massimo potenziale umano, sopito. Lo consideravo così brillante che mi chiedevo: come avrebbe potuto esserci qualcuno più arguto di me a quell’età?

    La risposta al bando mi era stata recapitata a casa, accompagnata da un giornaletto che riportava i vincitori del concorso.

    Mentre sfogliavo in cerca della mia vittoria, immaginavo sonoramente come avrei risposto alle domande dei professori sconvolti da cotale genialità e mi preparavo, in quei pochi secondi, lo sguardo più adatto da fare al fotografo, affinché l’inizio della vita di una delle più brillanti menti della storia avesse anche un bel volto.

    Fu necessario sfogliare quella rivista più volte prima di riuscire a realizzare che il mio nome non appariva nemmeno anagrammando il codice a barre.

    Si scagliava su di me una bella ventata di delusione, portandomi ad aggiustare la trama del mio film mentale. Con voce salda un narratore raccontava: Nel 2007, quando partecipò a quel concorso, Gyu passò totalmente inosservato di fronte agli occhi dei professori dell’epoca, che gli riservarono la posizione di uscita dalla classifica del concorso. Un’amara delusione che forgiò il carattere e la volontà del genio, considerato da alcuni la reincarnazione di Leonardo....

    Dopo che la mia mente aveva creato più di un finale che giustificasse la situazione imprevista, mi lasciai andare allo sconforto.

    In quel piccolo spazio, tra un film mentale e l’altro, sorgeva un risoluto desiderio di rivincita. Ripresa in mano la rivista filosofica, ero pronto a devastare ogni articolo mi capitasse a tiro, chiunque fosse l’autore.

    Aprendo a caso, mi capitò il caos.

    Era dura.

    Era dura semplicemente perché il caos deterministico era la teoria su cui si fondava la mia concezione di vita. Ma, oramai, ero pronto ad andare contro qualsiasi cosa, pur di far pentire ognuno di quei giudici.

    Cominciavo a congetturare, senza nemmeno aver letto il testo: che bisogno c’era? Se distruggi le basi di un concetto, qualsiasi pensiero ci sviluppi attorno è cartastraccia.

    Il mio sguardo girovagava per la stanza convulsamente, senza guardare veramente nulla. Ero completamente immerso nelle ipotesi:

    "Ogni evento è, ovviamente, risultato di una sequenza incalcolabile di altre cause accidentali, che possono anche avere l’apparenza di struttura, ordinata al punto da dover essere necessario il termine coincidenza. Ovvero, come la parola stessa denota: incontro di incidenti.

    Un incidente cos’é? Un evento casuale, non previsto, non preordinato. Quindi, se incontro un mio amico a Pune, subito dopo averlo nominato, questo incontro è semplicemente frutto di una casualità. E se non lo fosse? Se fosse la messa in esecuzione di un disegno più grande? Beh, ma un disegno presume la mano di un creatore. Allo stesso modo, il creatore necessita di qualcuno che lo crei a sua volta...".

    Perso in questo genere di paradossi, si creava un intervallo.

    Uno spazio tra un pensiero e l’altro.

    A quel tempo non ero minimamente consapevole che stesse avvenendo, né tantomeno che, da quello spazio, stesse nascendo qualcosa.

    Una sorta di intuizione.

    Nulla a che fare con quella che abbagliò August Kekulé, sulla struttura del benzene. In me non c’era una molecola da comprendere, ma il peso di un edificio di domande e pretendevo le risposte, pari alla massa di Giove.

    Eppure, in quell’intervallo nel flusso di pensieri, avveniva l’intuizione, una sorta di chiara visione rispetto all’intero problema.

    Mi ero reso consapevole del fatto che, una volta esplorato per intero il punto di vista del caso, rimaneva un’altra opportunità. Prendendo con tale decisione il concetto di caso nelle mie mani, teoria base della mia vita scientifica, l’avevo bucato.

    Era possibile esplorare un’altra via.

    Non che avessi una qualsiasi risposta alle mie domande, ma il mio atteggiamento rispetto all’intero problema era la risposta.

    Avevo passato anni a spiegare gli eventi della mia vita sulla base di teorie scientifiche più solide, adagiandomi sulla loro lineare logica... e, solo in quel momento, mi rendevo conto di aver guardato l’intera summa di eventi della mia vita attraverso un credo, quello della scienza.

    Crollava così, dentro di me, l’intero sapere enciclopedico.

    Tuttavia, invece di sentirmi frodato e piangente tra le macerie, mi sentivo più leggero.

    E all’improvviso, mi ero reso conto di quanto tutto ciò che guardavo fosse incredibilmente nuovo.

    La stessa sedia su cui ero seduto non portava più con sé solo le informazioni sulla sua struttura meccanica, non mi dava la sensazione di conoscerla a memoria.

    Per la prima volta persino una sedia mi lasciava un vuoto, uno spazio.

    Ok, la gravità mi spinge verso la sedia, e la sedia mi tiene grazie alla sua struttura concepita ingegnosamente per reggermi. Questo lo so, ma... se così non fosse?.

    Solo di fronte all’evidente limite del sapere potevo scorgere quanto ancora altro mancasse.

    Quanto infinitamente altro.

    "Ok, se incontro un mio amico in Nepal mentre urlo il suo nome, è una coincidenza; se le carte dei tarocchi dicono che perderò qualcosa a breve e, di fatto, mi rubano la macchina è un caso, o ancora una mia subconscia rielaborazione che ha fatto accadere l’evento.

    Queste cose le so.

    Ma... se così non fosse?"

    Certo, questa intuizione comportava tutta una nuova ondata di domande, ma, per la prima volta, una certa distanza dalle risposte.

    Se da una parte avevo perso la fiducia nella scienza, colei che mi dava risposte e soluzioni, dall’altra avevo guadagnato coraggio per esplorare.

    Se avessi dovuto nuovamente fidarmi di una risposta, sarebbe venuta dalla mia esperienza.

    Da me.

    Muore la scienza, nasce lo scienziato.

    Questo piccolo episodio della mia vita vuole indicarti solo questo: certamente potrebbe essere un caso che tu stia leggendo questo libro, come potrebbe essere una tecnica psicologica quella di dire che tu sia l’essenza del cambiamento, al fine di creare un rapporto migliore con il lettore, per gasarti, sostanzialmente.

    Chiaro, potrebbe essere una marea di cose che la tua mente dice... ma se così non fosse?

    Se non hai il coraggio di girare le spalle alla tua stessa mente, se non hai l’ardore di perdere ogni cosa nella quale credi, ogni così definita certezza, non leggermi. E se sei in vita mentre lo sono io, non mi cercare, non faccio per te.

    La Verità non è per te.

    Se invece hai abbastanza spazio dentro, se saresti disposto a lanciarti nel fuoco per vivere libero e vero una vita, se hai il pregevole coraggio di fare il primo passo... ti darò tutto me stesso, affinché tu possa fare il tuo salto.

    2

    La fine del circolo vizioso

    Quando da piccolo, a quattro anni circa, mi raccontarono la storia di Gesù di Nazareth, ciò che mi colpì fu l’ingiustizia. Un uomo che parlava di amore, curava le persone e alleviava la loro sofferenza, venne ucciso.

    Giuro, questo mi creava molta rabbia.

    Al punto che durante una processione in cui si accumulavano nelle vie della città silenziose scie di persone in lutto, urlai «Chi l’ha ucciso? Chi è stato?».

    La statua di Maria, che a stento riuscivo a scorgere tra le teste degli adulti, sedeva con rassegnazione cupa, tanto che il suo volto, filtrato dai veli di pizzo, sembrava avesse perduto per sempre la sua espressività.

    Come se quel momento stesse accadendo di fronte ai miei occhi, vivevo profondamente il dolore che l’aveva annientata, neutralizzata completamente.

    Nemmeno le lacrime potevano esprimere quella sofferenza. Come avrebbero potuto? Quel tormento era così radicato nello spirito, che niente nel mondo della materia sarebbe stato in grado di dargli voce.

    La morte di un figlio così unico, doveva averle generato un’altrettanto unico dolore.

    Gesù di Nazareth è una figura conosciuta da miliardi di umani di ora e di un tempo. Traduttori importanti della Bibbia hanno messo in luce la possibilità che egli non fosse un uomo buono e dolce come si suole identificarlo, bensì uno spietato rivoluzionario.

    Ebbene voglio essere chiaro: quando parlo di Gesù non mi riferisco alla sua storicità, quanto invece alla sua presenza nella mente delle persone. Anche Zorro, Superman o Mandrake, che sappiamo essere dei personaggi di fantasia, sono esistiti nella mente delle persone e le hanno influenzate positivamente.

    Una storia che vive nella mente, diventa vera.

    Una storia vera che dice il vero, diventa importante.

    Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. Matteo 5, 43-44

    Da dove, un essere umano, potrebbe mai prendere la forza interiore per amare un nemico? Come puoi dare attenzioni amorevoli ad una persona che vorrebbe la tua derisione, la tua disfatta o la tua morte? Devi essere necessariamente un babbeo, oppure devi essere dotato di una rara profondità di comprensione.

    É opinione diffusa in molti filosofi, anche nei secoli passati, che l’essere umano sia di natura malvagio, egoista. Si possono effettivamente vedere ovunque uomini e donne che, accumulando ricchezze di ogni genere, sono pronti a proteggere i loro interessi con qualunque mezzo.

    Una competizione dove ognuno vuole essere il migliore sgominando la concorrenza, per non avere più nemici ed essere finalmente in pace con le proprie conquiste, che siano la posizione sociale, la carica politica, il danaro o l’amore di una persona.

    Un desiderio di pace che genera solo maggiore conflitto.

    Una sete di potere senza fine.

    Storia vista e rivista.

    Machiavelli l’aveva notato: Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi.

    Una ciclicità meccanica, un circolo vizioso in cui, anche se cambiano le vesti, le quantità e le facce, le dinamiche sono sempre le stesse, a ogni livello sociale.

    Anche Tiziano Terzani, un uomo che entrò nel vivo di terribili guerre col rischio di essere sequestrato o ucciso per amore di una verità da raccontare crudamente, rimase deluso dall’incapacità dell’uomo di cambiare. Ogni volta, stando dalla parte della gente oppressa dal solito potere tirannico, vide spuntare miracolosamente un piccolo seme, che recava in sé la promessa di giustizia e pace.

    Quelle che inizialmente parevano impaurite e manovrabili creature sottomesse, dopo diventavano una compatta pulsazione.

    Nasceva all’improvviso la pianta della ribellione.

    Tiziano la curò, facendo il suo massimo per lasciar crescere la pianta rivoluzionaria, e ne scrisse con le parole più eclatanti, in modo che si potesse concludere, una volta per tutte, la schiacciante tirannia.

    Che sia anche d’esempio per tutti i popoli del mondo!

    Poi, si sa, non appena gli uomini rivoluzionari salgono al potere, la tirannia si ristabilisce. Eccola in tutta la sua rancida senilità, ma vestita di nomi più belli e giusti. Avresti potuto vedere negli occhi sinceri di quelle persone ardere la fiamma della libertà, avresti vibrato al potere della vita, che infiammava le loro parole... e ora, tutto ciò che li fa sembrare animati è la mano che conta il denaro.

    Chiaramente, quella che ti ho appena mostrato dell’uomo è una visione collettiva, ma ci sono numerosissime variabili. Ma vorrei porre la tua attenzione su un elemento chiave: la creatività.

    Quando qualcosa è ciclico, uguale, ripetuto, meccanico, non ha creatività. E quando qualcosa non ha creatività, non ha vita.

    Puoi passare dal Creazionismo al Big Bang, puoi anche parlare di panspermia, Annunnaki e Darwin... questo è irrilevante.

    La vita non aspetta la tua definizione.

    Esiste da prima di te, e lo farà inesorabilmente anche dopo di te. Mentre tu continui a chiederti cosa e come, la vita fluisce in un continuo godurioso adattamento a ogni condizione.

    La vita cresce, evolve.

    E a fondamento di questo costante mutamento, vi è sempre un processo creativo. Puoi anche circondarti di vasti chilometri di cemento e asfalto, ma la natura presto o tardi ti scoverà, che siano piante rampicanti, animali o semplice pioggia.

    Tutto ciò che è vivo ha delle sublimi qualità: adattabilità, dinamismo, fluidità... Tutte queste doti, tutti questi attributi ci appartengono, sono valori intrinseci del nostro essere, inseparabili.

    Siccome siamo vivi, siamo creativi.

    Quando parlo di creatività non mi riferisco a dipingere, cantare, danzare.

    No, non esattamente.

    Una delle definizioni più accreditate di creatività è stata formulata da un matematico: Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili.

    Ebbene, per quanto sia una definizione fredda, secca e finalizzata della creatività, posso arrivarci anche da qui: facciamo finta che tu debba arrivare a toccare l’alto soffitto di una stanza completamente vuota, ma hai solo un foglio e un paio di chiavi.

    Come faresti?

    Dopo un’oretta di tentativi, come saltare invano, lanciare un aeroplano di carta o scagliare le chiavi senza un valido motivo, improvvisamente colleghi. Prendi le chiavi, apri la porta della stanza, vai a casa tua e prendi una scala.

    Ora sì che puoi tranquillamente arrivare a toccare il soffitto. È una risoluzione semplice, un po’ grezza forse, ma pur sempre utile!

    Chi unisce questi elementi con una nuova connessione? Chi fornisce il nuovo creativo collegamento tra gli elementi?

    Chi ha avuto l’idea?

    La mente o Tu?

    Chi?

    La mente contiene il passato e

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