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1981 - Diario
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E-book333 pagine4 ore

1981 - Diario

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Info su questo ebook

Il 1981 fu un anno importante. Importante per me, perché ancora una volta mi liberavo dalle catene dimettendomi dal mio impiego e scrivendo, per mia figlia, che sarebbe nata di lì a poco, o perlomeno così speravo. Anche la Francia tentava di liberarsi dalle sue catene, o almeno la Francia popolare, quella che lavoro e si alza presto. In entrambi i casi, per me e i lavoratori, la posta in gioco era una scommessa sul futuro, la cui parola libertà non era il minimo dei concetti. Scommessa rischiosa. Per quanto mi riguarda, la scommessa era vinta in anticipo; da un lato perché sapevo che questo bambino sarebbe nato anche solo per onorare il papà-gallina rivoluzionario in moto che ero, d'altra parte perché all'inizio non avevo molta illusione su cosa sarebbe stato un governo di collaborazioni di classe..

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita18 feb 2021
ISBN9781071588420
1981 - Diario

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    Anteprima del libro

    1981 - Diario - Patrick LOISEAU

    Patrick LOISEAU

    1981 - Diario

    Autore Patrick LOISEAU

    Copyright © 2021Patrick LOISEAU

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Brigida Sepe

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    - Convalescenza in Catalogna – 1983

    © Patrick LOISEAU

    Avviso

    Nota del 15.05.2020

    «1981» non vuole essere un libro classico, uno di quelli in cui il lettore sarà l’osservatore o il testimone privilegiato di un racconto scritto in un blocco unitario, e dunque intriso di una sorta d’impersonalità che comprometterebbe il linguaggio diretto. O almeno spero.

    All’inizio, vale a dire nel febbraio 1981, avevo intitolato questo testo «La libertà rivelata» e gli avevo assegnato un sotto-titolo un po’ stravagante («Le mani nella trippa») perché l’essenziale delle mie note si rapportava all’evidenza di questo grande apprendimento che non ho cessato di cercare e di vivere dai miei diciassette anni. Apprendimento costituito da ricchezza ma anche talvolta di dolori. Molto tempo dopo, più precisamente trentanove anni dopo, ho adottato il titolo «1981»[1] poiché, seppur sobrio, questo titolo contenga la combinazione di due eventi che rientrano in questo «diario»: l’elezione di Mitterrand, primo Presidente «socialista» della Quinta Repubblica, e il corteo di disillusioni che non mancarono di scaturire da queste elezioni per il popolo rivendicante la sinistra e, dall’altra parte, questa straordinaria avventura da me intrapresa, la scrittura, con il bambino che, io e la mia compagna, desideravano, e che nascerà proprio alla fine del 1981.

    ––––––––

    Nota iniziale (inizio 1981)

    Questo libro non è un dialogo che ho voluto instaurare, in anticipo, con questo bambino: concepito dapprima per essere un diario, i miei scritti sporadici e puntuali sono diventati, quasi a mia insaputa, una lunga e paziente comunicazione con me stesso, e poi con gli altri, tutti gli altri, coloro che amo, quelli che attendono, forse, nell’oscurità di quest’universo che li assale, una voce ottimista che gli sussurri all’orecchio, senza morale, senza calcoli. Una voce che potrebbe ridare a tutti gli amanti del mondo, la coscienza della potenza di quest’amore, a tutti gli oppressi, diretti o indiretti della società opprimente, la confidenza e l’invincibilità della loro rivolta.

    Tutto questo è pretenzioso e rassomiglia molto a ciò che dicono, scrivono o impongono molti portavoce non autorizzati, e che fanno carriera con i loro consigli... nel frattempo, mi sembra che l’appello alla vita, la difesa della vita stessa, non sia delle verità sufficientemente pretese. Di fronte alle forze della morte che vogliono evirarci e trasformarci in burattini morbidi e pessimisti, impotenti di fronte alle nostre angosce e a questa società capitalista agonizzante, abbiamo come mezzo di sopravvivenza e di lotta soltanto la forza della nostra stessa vita.

    Tale forza esiste in ciascuno di noi, è generatrice di ottimismo e di rivolta, a condizione che ci dia i mezzi per aprire questa bara dove gli altri, società e vicini, l'hanno rinchiusa. Gli altri sono gli sbirri, i padroni, i preti, ma anche gli intellettuali imbevuti nel loro ego, i letterati sprezzanti, i giornalisti moralisti e i nuovi filosofi decadenti che puntano il dito verso i delinquenti e gli operai in sciopero prima di andare a cenare all’Eliseo.

    La vita di un uomo, di una donna, non dipende solo da lui, da lei, ma anche dai fantasmi di questa società malata. È di questa compensazione tra la vita e la morte, tra la libertà e l’incatenamento che deriva dal nostro ottimismo, la nostra volontà di vivere, nonostante tutto. Ho voluto, prima di tutto, portare senza pretese una testimonianza di questo cammino che ho dovuto percorrere fino ad oggi, contraddittoriamente e con passo dubbioso, dall’infanzia alla presa di coscienza, poi da essa fino alla mia integrità, per accedere finalmente a questa libertà (totale e pluridimensionale) la cui assenza mi ha attorcigliato le budella per ventisette anni. Questo libro è imperfetto, forse talvolta spiacevole, ma non ho che la voce della mia imperfezione per esigere la mia rivolta; sarà sufficiente, ai miei occhi, per perdonarmi di non cedere alle leggi del mercato editoriale.

    Mi ricordo l’impatto che ebbe su di me il semplice e allo stesso tempo potente libro di Yves Gibeau, «Allons z’enfants», quando non ero altro che un ragazzino, ma già un antimilitarista... non avevo, sotto il grembiule, per preservare la mia vita, che un profondo ottimismo e un certo gusto per la libertà; è ciò che mi ha permesso di comprendere Yves Gibeau e di afferrare a piene mani quello che mi offriva di più interessante. Mi concedeva l’occasione di condurre il mio primo conflitto storico contro la morte.

    Se potessi, nel mio piccolo, aiutare uno qualsiasi degli anonimi che vogliono realizzare la propria esperienza, sia essa attiva o contemplativa, politica o affettiva, sarà sufficiente compensare la perplessità e l’esitazione che ho avuto, a consegnare a un editore il compendio delle corrispondenze personali destinate a mia figlia e a tutti quelli che amo.

    A rischio di far gridare i sostenitori dell'ordine e della famiglia, affermo che, giacché ho la vita di tutti, i problemi di tutti, e che i problemi di tutti mi riguardano, è normale che rifiuti di compartimentale la mia esistenza nella camicia di forza del privato dove i possidenti di questo mondo e i loro valletti vogliono rinchiuderlo in due sezioni.

    La libertà rivelata è anche questa.

    Importante: come primo prodotto dell’imperfezione di cui parlo, c’è la concezione del libro, di cui devo dare le istruzioni.

    Si riconoscerà il corpus principale del diario senza difficoltà ma si costaterà che vi ho inserito, giacché mi sembrava uno spunto di riflessione adatto, un certo numero di citazioni – principalmente, degli estratti di certe lettere più intime – contenute in riquadri. Questi stralci, nel mio animo, apportano un senso supplementare, nuovo, o un’altra dimensione con alcuni passaggi. Facezia d’autore? Strizzatina d’occhio metafisica? Curiosità intellettuale? La verità è che questi piccoli testi m’interpellano ancora oggi quando li rileggo e che sono stati, per me, guida e bussola. Ho spesso potuto avanzare proprio grazie all'unica piccola molla che poteva essere contenuta in fondo alla più minuscola parola scritta spesso da qualcuno/a diverso da me. Magari potesse essere utile agli altri! Ecco ciò che vorrei! Dietro le parole, vi è una logica individuale. Non si scelgono mai le parole a caso; s’impongono a noi e vogliono che noi stessi consegniamo un messaggio. È quel che penso. Allora, tanto vale approfittare: meglio abbondare che scarseggiare, no?

    Lascio ai lettori – miei nuovi amici, spero – la cura di sondare tutto ciò... sperando che si convincano, come me, che la vita è un fascinoso susseguirsi di rivelazioni, che è coerenza complessa, una sorta di gondola in cerca di chi la conduca... e dunque la questione dipende molto da noi, i suoi capitani.

    Patrick Loiseau

    ––––––––

    Non mi resta che precisare, nel momento in cui completo questo libro, che la situazione sociale, dal 1981, è lievemente modificata per quel che riguarda l’approccio psicologico e culturale dei giovani che si confrontano con la società. Eravamo ancora, nel momento della svolta sociale, impregnati di un certo numero di valori propri degli anni ‘70, in particolare, di un attaccamento alle nozioni di libertà individuale, richiamando dunque, spesso per colpa della nozione stessa di coppia, di matrimonio, ecc. La mentalità dei giovani all’alba degli anni ‘80, sebbene non valga come legge né postulato intellettuale, non può, a mio avviso, essere comparata formalmente a quella che può essere osservata nei giovani d’oggi.

    Ne risulta, in particolare, che debba completare ciò che non è stato scritto, per quel che concerne la madre di Anoushka e me stesso; non si potrà dire, comunque non con questa parola, che «tradivo» Danielle. Ci siamo separati con molti ritorni di fiamma, è vero, a volte, ma siamo in ottimi rapporti e condividiamo l'idea che dobbiamo imparare a rimanere liberi e indipendenti l'uno dall'altra. Ci piaceva stare insieme anche se i canoni attuali della guida alla separazione coniugale sconsigliano di ritrovarsi...

    Pertanto, questo diario era finalmente, così come mi appare oggi, un apprendimento iniziale e graduale del pensiero materialista applicato al dominio affettivo, foderati di una testimonianza del clima particolare nella Francia Mitterrandiana che, a partire dal 1981, paradossalmente, conduceva il suo coming-out reazionario e distruttivo dei migliori valori della nostra civiltà che continua fino ai giorni nostri.

    SOMMARIO

    I. De la vita e i de nostri errori .....................................

    (sensazioni relative o verità assolute?)

    II. L'unità psicologica e la libertà rilevata..............

    (caos dell’individuo o ricerca complessa?)

    III. L'unità psicologica e la libertà rilevata............

    (stato d’animo specifico o conoscenza di sé e del mondo?)

    «Divieni ciò che sei.»

    F. Nietzsche

    «Può darsi che mi sparerò, farò un figlio, prenderò cinque acidi alla volta, demolirò il ritratto del mio sorvegliante, mi farò la sorellina dell'impiegato del gas, farò un colpo, diventerò talmente pazzo e lascerò che il mio sguardo evada verso l'America del Sud.  Il mio spirito è alto per quanto possibile, ho bisogno che la paura si fermi a qualunque costo. Potrebbe essere l'inizio o la fine.»

    Lettera di Catherine B. - 26.11.79

    I. De la vita e i de nostri errori

    (sensazioni relative o verità assolute?)

    «Possiamo vedere, capire, sentire, toccare e, senza dubbio,  conoscere anche la verità assoluta,  ma essa non s’integra del tutto alla nostra conoscenza (...)

    Va da sé che l'immagine non esaurisce l'oggetto, e che il pittore è lontano dal riprodurre l'intero modello... come può un quadro coincidere con il modello? Approssimativamente, sì.»

    J. Dietzgen, Excursions

    «Non vi è, per il materialismo dialettico, una linea di demarcazione invalicabile tra la verità relativa e la verità assoluta.»

    Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo

    (16.02.81) A te,

    È per te che, oggi, inizia la storia. Ancora prima di essere concepito/a, metti radici in tutto ciò che si ordina, o si disgrega, intorno a noi.

    Ieri, l'altro ieri, esistevi, ma esistevi come una mera astrazione, un sogno innanzi alla realtà, un obiettivo prima del risultato... oggi, ci siamo noi due per te, e tu al centro di noi due. Siamo tre, insomma.

    Il matrimonio, cosa ridicola tra le cose ridicole, non è che un'aberrazione, quando è giustificato solo in se stesso. Danielle ed io l'abbiamo compreso, e abbiamo odiato il matrimonio, per sette anni di vita insieme senza cerimonia. Ci appariva, e ci appare ancora, come il velo sudicio dell'oscurantismo, il luogo differito e privilegiato in cui si sublimano le contraddizioni di classe, facendole supportare – a colpi di sentimenti o di pugni in faccia - , sulla schiena degli uomini, a degli individui che compongono la famiglia. La famiglia resta, più che mai, in un sistema capitalista, l'orinatoio di stato, i cessi pubblici dei possidenti, il luogo dove devono regolarsi, per i padroni e i dittatori di questo mondo, tutti i conti che le «strutture democratiche» non hanno permesso di regolare, altrove, e definitivamente.

    Pertanto, fra poco, forse verso le due, Danielle ed io ci sposeremo...

    Anche questa contraddizione deriva certamente dai rapporti irrazionali generati da questo folle mondo ... fuorché non vi sia una risposta ... ma non è che una sola. Risposta innanzitutto per me stesso, poiché il matrimonio s’identifica, puntualmente, simbolicamente, con un segreto che non divido che con te, e che è la promessa di te. Ho voluto portare a termine un atto, per quanto sia folle, e proprio perché è pazzo, che riguarda solo me e te, che m’inebria di passione per te. Anche a rischio, e soprattutto, di non essere compreso... sarò indifferente alla faccia che potrà fare il sindaco, gli lascerò il protocollo e le illusioni. Il conto che devo regolare io, non è con il protocollo o con i vicini, ma è con me! Ho bisogno di segnare il mio terreno, di comprendere perché voglio un figlio, di sapere esattamente quel che cerco, per proseguire meglio. È questo, anche se dovessi passare per sentieri impervi, oscuri, e apparentemente contraddittori.

    Mi appari, in questo momento, come il mezzo più adeguato e più vivo, per liberarmi dal soffocamento che mi afferra e che si definisce come una ricerca estenuante e straziante di avventure amorose. Molto più che un mezzo, tu sei la riabilitazione di me con me stesso, sei il sogno di cui ho momentaneamente perso la dimensione, tanto mi sono perduto nel labirinto della ricerca dell'inaccessibile. Avevo i miei amori tumultuosi, e lo sforzo che dispiegavo per inserirli naturalmente nella nostra coppia -come se questi amori fossero una tappa necessaria, ineluttabile, che mi avrebbero condotto all'addio del mio animo, al riposo del corpo... Era uno scherzare con il fuoco, un giocare a fare gli apprendisti stregoni.

    E pertanto, in questo processo, malgrado tutto fosse indispensabile, ho sentito la necessità di gridare Basta!, di fermare la mia divagazione che mi faceva balzare di letto in letto, da fumo a cenere, e da sogno ad angoscia, per rivelarmi in ultimo: «Resto con Danielle, voglio fare qualunque cosa con lei...»

    Mentre sopravviviamo ciascuno alla nostra libertà, mentre sublimiamo – ed io più di lei -, altre cose e altre persone, in una sorta di referenza che ci sfuggiva, la nostra incapacità di cambiare il mondo, il tempo passava, cominciavamo a invecchiare senza che nulla cambiasse realmente.

    «Ho bisogno di respirare di nuovo, ma la forza mi abbandona poco a poco ed è un'aria inquinata a inviare il mio cervello. Ho timore di essermi troppo abituato alla solitudine, temo di essere stato invaso dai vapori tossici della libertà.»

    Lettera a Inès. 31.10.80

    La coppia era là, inquietante, una coppia piuttosto simpatica e senza sprazzi, ma una coppia, attraversata da tutte le domande inventate da questa società borghese. Ci mancava, nuovamente, imparare a reinventare il mondo, estirpare il male. Ci mancava fare una scelta, non importava quale, ma una scelta!

    Quella, prese il tuo volto.

    Il nostro matrimonio, la tua concezione e la tua nascita, si presentano come la possibilità puntuale, per noi, di rimettere in dubbio, o meglio, in piedi, quegli anni di coabitazione, in cui potevamo solo costantemente opporre la nostra libertà a quella dell'altro.

    La mia vita non sarà radicalmente modificata da quel matrimonio – poiché non è, dopo tutto, che un matrimonio -, ma sarà importante per la tua nascita, che sento profondamente come una vera venuta al mondo.

    Prodotto di una storia, tu sei l'inizio della storia. Sarai, per le regole della vita, la contraddizione superiore, una sorta d’indipendenza derivante dalle leggi della dipendenza. Tu sei dunque questa indipendenza che volevamo per noi, incarnazione desiderata di tale impossibile conciliazione di noi stessi con noi-stessi. Tu sei la battaglia che ci giuriamo, oltre tutti gli ostacoli: amici, nemici, famiglia, avventure.

    «Siate per voi stessi, per la vostra fortuna, il vostro movimento, il vostro perché. Affermate la vostra passione del mondo fin dall'inizio. Vivetevi, nei vostri rapporti mentali con gli altri, la società che sentite. La violenza solitaria della flessibilità è la più rivoluzionaria di tutte.»

    Alain Jouffroy, Le Roman Vécu

    Se un giorno leggerai questo, forse dirai: «Sono la nuova generazione dell'anno 2000, sono altro e diverso, le tue chiacchiere mi spaventano... » ma sarà falso -non che tu dia di matto, questo è sempre possibile – ma anche se fosse vero, lo sarebbe solo formalmente: la tua esistenza trae origine nella società contemporanea, quella degli anni '80. Tu sei l’oggetto di una scelta di coppia, scelta che deriva dal pensiero comune in un mondo costantemente lacerato dalla lotta di classe, da cui derivano anche i nostri gusti e le nostre attitudini, i nostri amori e i nostri odi, i nostri pensieri e i nostri corpi. E tu erediti tutto questo, ancor prima di essere concepito.

    Non individuo non è composto che da un po'  di seme, di ossa e di pelle, il tutto sovrastato magicamente da un cervello che si riassume a qualche anno d’istruzione poco dopo i primi passi... . Il cervello umano, e il corpo intero, sono, già prima della loro composizione, i depositari della storia collettiva, storia che integra sia l'esperienza della sconfitta delle rivoluzioni precedenti che il dolore dei bambini ustionati in Vietnam, sia i risultati dei lavori di Darwin e di Marx, sia la miseria della filosofia borghese e l'agonia della morale cristiana, e tutto il puzzle della nostra anteriorità familiare e l'influenza benigna che ha fatto dormire il nostro vicino, laggiù, lontano dai nostri occhi.

    Il 16.02.81, qual è il corpo che si agita intorno a noi?

    Impazza la guerra civile nel Salvador, dove centinaia, migliaia di nostri compagni si fanno sgozzare ... c'è il reflusso della rivoluzione nicaraguense, c'è anche una prova di forza, in Polonia, tra la burocrazia termidoriana e la classe operaia polacca: un conflitto armato ci sembra inevitabile[2]. Negli Usa, c'è stata, il 20 gennaio, l'elezione di Reagan, aprendo quindi il nuovo periodo di scontro più diretto (e dunque più sanguinoso) tra l'Imperialismo e la classe operaia internazionale. L'altro ieri, un militante basco è stato torturato e assassinato nella sua cella; i Paesi Baschi sono sull'orlo dello Sciopero generale. In Italia, il secondo sisma di quest'anno porta al suo culmine la crisi politica, a causa dell'appoggio apportato dagli stalinisti alla Democrazia Cristiana, la quale organizza la combinazione sui cadaveri del popolo napoletano. In corso, dopo il diniego della Giustizia, che condanna a degli anni di carcere i militanti autonomisti, nulla è risolto: la Corsica diviene uno dei luoghi geografici della cristallizzazione dei problemi politici. In Francia, l'apparato staliniano conduce un'offensiva senza precedenti contro gli immigrati, organizzando la delazione contro una famiglia marocchina – e incitandola alla vendetta popolare -, ciò dopo aver assediato, servendosi di bulldozer, una casa d’immigrati, e prima di limitare l'iscrizione dei figli degli immigrati nelle colonie di vacanza. E nel frattempo, i giovani sono accusati di drogarsi... . La tattica del Partito Comunista è chiara: non è elettorale, come tutti sono d'accordo a proclamare, è diretta a beneficio della divisione PC-PS: «Fare di tutto per mantenere Giscard.» ... . La storia, la tua storia, è tutta qui.

    Ma è anche il sorriso mio complice e di Danielle, perché andremo, presto, al municipio di Gondeville, armati di pubblicazioni e di un grave ritardo, accompagnati dai nostri amici Daniel e Jérôme, indossando tutti il distintivo di Lenin e un bracciale rosso, e risolvendo tutto in meno di dieci minuti e nel segreto più totale. Significheremo a questa società intera che gli siamo ben settari e odiosi, e che non ce ne difendiamo, poiché il nostro scherzo di oggi è comunque una delle nostre prove di attaccamento e di fede verso questo popolo che amiamo.

    «Non si può amare la rivoluzione senza viverla. Alcune concessioni, alcuni passi indietro, accettazioni piene e intere. Niente preamboli né compromessi.»

    La mia risposta ai primi di classe delle grandi scuole e ai nuovi filosofi. 

    Lettera a Catherine B. 26.09.78

    Ci andiamo, ci andiamo affinché tu esista, in carne e ossa, prima ancora della nascita di un bambino non esattamente come gli altri. È là il tuo capitale prima dell'alba della vita.

    (...) Ore 16, ed è tardi... obbligati a ritornare a lavoro: abbiamo tutte le carte, a parte il certificato di nascita. Tanto peggio, verremo dopo.

    In più, non sono neanche simpatici, il sindaco e l'impiegata. Il sindaco, è di vecchio stampo reazionario liberale, eletto perché non vi erano altre scelte, e lei, calda come il fucile del plotone d'esecuzione che ci aspettava[3].

    Allora, io sono tornato al lavoro. La mattina avevo richiesto al mio caso di uscire prima inventandomi un appuntamento alla Provvidenza Sociale e alla COTOREP[4], riguardante un presunto caso d’invalidità che dovevo depositare per mio padre (realmente disabile peraltro, affetto da cecità progressiva). Se il nostro matrimonio si contorna di questo segreto, se si nasconde questa, come sì, cosa pubblica al capo e agli altri, essenzialmente è perché non vuole donar loro il piacere di fargli mettere bocca in un affare che riguardava noi soltanto. Com'è stupido. Così stupido, ma tanto semplice, che ci siamo astenuti dall'andare in chiesa. Ci sono cose che vengono naturali.

    «Gli uomini non sono abbastanza scientifici da interpretare le manifestazioni della vita. Li indovinano a capofitto, prendendo un piacere maligno per invertire i ruoli e le realtà. Per esempio, esigono la fedeltà dell'amore. L'amore è il contrario della fedeltà. Si possono amare solo le persone libere.»

    Lettera a mia moglie Danielle. 12.12.80

    Davanti a me, sulla mia scrivania – al Gruppo Mornay, in quanto personalmente, non ho una scrivania – un pezzo di carta. Su questo foglio: Amare, è voler possedere l'altro pur rimanendo libero. C'è bisogno che commenti per un mio compagno del liceo (mi capita spesso di lavorare per gli amici: economia, filosofia, inglese...) Adoro... voglio partire da due citazioni che ho impresse nella memoria: c'è l'amore, e poi la vita, sua nemica. (eh, che ne dici?) e amare, è trovare la ricchezza fuori di sé. (e di questa, eh?). La prima citazione mi sembra, in questo momento, incredibilmente vera, la seconda, per lo meno, ha bisogno di ulteriori precisazioni. Quanto a quella che devo commentare, è un peccato che sia stato quel coglione di Sartre a scriverla: a parte i suoi momenti di genio, restava pur sempre uno dei valletti dell'ideologia borghese, dispiacendo i suoi vecchi compagni di La causa del popolo.

    Il giorno del nostro matrimonio (due giorni fa) ha potuto esistere -ed è un peccato, perché peccato? - il tentativo di negare la verità di questa prima citazione, e di ripiegare su uno stile di vita consacrato dalle altre due citazioni. Fino ad oggi, ho sempre avvertito la violenta opposizione che esiste tra la vita e l'amore, anche quando essa tende a essere la vita, un po' per dispetto di se stesso, in definitiva.

    Vivere, è possedere e donare allo stesso tempo, è odiare e amare, è prendere tutto e lasciare tutto, voler bene a qualsiasi cosa e a chiunque. Come diceva quel pazzo baffone, Nietzsche, amare una sola persona è ingiusto, poiché è a scapito di tutti gli altri. Infatti, non è la vita ad essere nemica dell'amore, è l'amore il nemico della vita. Allora, è vero che vivere intensamente, amare intensamente, è accettare la differenza, vivere la libertà dell'altro. A quello livello qui, Sartre non ha detto stronzate...

    Questo qui sarà il grande obiettivo della nostra vita...

    Ma sappiamo bene che la quotidianità è là, per tentare di infrangere questo obiettivo. Diventerà la grande battaglia dei mezzi del quotidiano contro i mezzi della nostra esistenza. Quando leggerai questo, vedrai con i tuoi occhi il cammino che abbiamo percorso, Danielle e io.

    Oggi è il 25. A partire da questo momento faremo di tutto per farti nascere tra novembre/dicembre. Sarà difficile, pare che la luna non sia pienamente nel mio segno... ad ogni modo, sappiamo che esisterai, un giorno. E poi, tu esisti già ... per noi. Allora, ci siamo spostati, da coppietta allegra, lunedì scorso. Un pomeriggio ordinario. All'ultimo, abbiamo invitato gli amici. C'era Isabelle, mia sorella, e dunque tua zia – mi fa impressione pensare che, semplicemente sposandosi, una sorellina si trasformi in una cognata, una zia, una cugina, ecc. Eppure ... -  con indosso un impermeabile peggiore di quello che porta Colombo nelle sue soap opera di poliziotto americano un po' smarrito. C'era anche Sylvie, un'altra tua zia. Così lei, piuttosto entusiasta, soprattutto come il matrimonio, era speciale: gli stava venendo data un'esperienza da integrare a quella di una scolaretta dodicenne scontrosa ed estroversa. E poi, c'era Youssef, un compagno di scuola, un buon amico per il quale delle volte componevo delle canzoni o dei compiti, e poi Jérôme, macellaio, il mio testimone (con lui, si stringe più la mano, ci si bacia). Daniel anche era lì, l'altro mio testimone, il più duro dei duri dell' 0CI, con il quale avevo fatto lo zuavo nella metro di Mosca. Con Daniel, Charles, il suo inseparabile collega, ami, compagno, nuovo militante dell'0CI (sono entrambi maestri in una scuola agraria). Erano tutti lì, molto a loro agio e divertiti, non molto chic con i nostri jeans slavati e rattoppati, che cozzavano con le nostre sciarpe rosse ben stirate, e si beffavano del brillante distintivo raffigurante Lenin.

    «Nelle parole che amo e per le quali ho costruito un grande vaso d'acqua chiara, vi sono Libertà, Io e Compagno. Già così non è male. Ma se si aggiunge l'amore, con la  a piccola, va meglio, perché racchiude tutto.»

    Lettera a Denise, 20.05.80

    L'età media? Io sono il più grande, poi c'è Danielle... e allora vedi! La media deve situarsi all'incirca verso i diciannove anni e mezzo. Se ti racconto

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