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Errorilandia
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E-book80 pagine52 minuti

Errorilandia

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Info su questo ebook

Un giorno le parole sbagliate, stanche di essere trattate male da tutte le persone che non ammettono errori di nessun tipo, decisero di andare alla ricerca di un luogo dove fossero apprezzate. Dopo anni di ricerca, finalmente, arrivarono in un paese abitato da un vecchio saggio e da sua moglie che, non solo le ospitarono ma, addirittura, crearono con loro nuove e appassionanti storie. A Errorilandia, così si chiama il paese, puoi visitare il rinomato negozio di coccolate, dove gli oggetti sono animati e ti fanno provare un calore mai conosciuto, incontrare la caneriera o i caccatori o magari trovare rifugio nell’angoletto custode, accarezzare il bellissimo cavallofiore, salutare Strefania o il barrista, incontrare la signora punteggiatura, ammirare il grattagelo e il ghirotondo, e se ti resta tempo fare una visitina al pavivento! Che stai aspettando?

Maria Grazia Domenici è nata a Viareggio (Lu) nel 1959. Nel 1984, dopo il matrimonio, si trasferisce a La Spezia dove risiede tuttora. Insegnante di scuola primaria, è madre di tre figli ormai grandi. Fin dall’adolescenza scrive poesie e racconti soprattutto per bambini e adolescenti. Ha partecipato ad alcuni concorsi ottenendo vari riconoscimenti tra cui il primo premio nel 2011 al Premio Viareggio Carnevale per la raccolta di racconti dal titolo Alla ricerca dei veri tesori.
LinguaItaliano
Data di uscita1 gen 2015
ISBN9788863965735
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    Anteprima del libro

    Errorilandia - Maria Grazia Domenici

    2004. 

    Il vecchio saggio e sua moglie

    La storia che sto per raccontarvi è una storia particolare, adatta solo a bambini coraggiosi che non hanno paura di sbagliare, che sognano a occhi aperti e sanno trasformare la realtà in fantasia e, cosa ancora più difficile, la fantasia in realtà.

    C’era una volta, ma sono sicura che c’è ancora, un piccolo paese nascosto agli occhi degli uomini e delle donne, ohimè, che non ammettono errori di nessun tipo. Fra questi uomini e queste donne, c’erano anche alcuni insegnanti i quali, ogni volta che un alunno scriveva una parola sbagliata, cominciavano a urlare come matti terrorizzandolo così tanto da fargli passare la voglia di scrivere e facendo scappare le parole dal quaderno.

    A poco a poco le parole sbagliate, sempre più numerose, cominciarono a vagare sulla terra senza meta, finché un giorno, una di esse, forse la più grave, disse: – Sentite sorelle, non è giusto essere trattate così, anche noi abbiamo la nostra dignità. Riuniamoci tutte insieme e cerchiamo un posto dove nessuno ci voglia correggere, ma tutti ci accettino per quello che siamo.

    – Ben detto! – risposero in coro le altre parole.

    E così fecero. Vagarono per ore ,giorni, mesi, stagioni, anni, finché non trovarono un piccolo paese arroccato su di una collina, dove vivevano un vecchio saggio e sua moglie, ultimi abitanti che avevano resistito alle lusinghe del mondo moderno. Non avevano infatti né riscaldamento, né luce, né televisione, né radio, ma la loro casa era piena di libri.

    Libri in sala, libri in camera, libri in cucina, libri perfino nel bagno.

    Libri di storia, di geografia, di scienze; libri di favole, di fiabe e di avventura; romanzi d’amore, polizieschi e gialli; libri per piangere e libri per ridere. Insomma tutti i libri possibili e immaginabili.

    Ogni sera, al lume di candela, il vecchio saggio leggeva un libro e sua moglie, abbracciata a lui, lo ascoltava in silenzio e i due si facevano trasportare dalla fantasia divenendo parte stessa del libro. Leggi oggi, leggi domani, dopo anni e anni, arrivarono all’ultimo libro. Avevano appena finito di leggere l’ultima parola e già erano disperati perché non avrebbero saputo come riempire le sere a venire, quando sentirono bussare alla loro porta. Chi mai poteva essere? si domandarono.

    Erano anni, infatti, che nessuno più faceva loro visita, né si avventurava nelle vicinanze, perché il paese era difficile da raggiungere. Inoltre qualcuno, senza mai esserci stato, aveva messo in giro la voce che il paese era abitato da un orco e da una strega. Così a nessuno mai era venuta la voglia di andare a vedere se ciò era vero o no.

    Prendendosi per mano e stringendosi forte per farsi coraggio l’un l’altro, i due vecchietti aprirono la porta. La meraviglia fu grande quando, guardandosi intorno, invece di esseri umani, si trovarono davanti migliaia e migliaia di parole stanche e scoraggiate che, con aria supplichevole li guardavano.

    – Scusate, – disse quella che sembrava essere il capo. – Sono anni che vaghiamo per il mondo alla ricerca di un posto dove sistemarci, ma nessuno è disposto ad accoglierci.

    – E perché? – chiese il vecchio saggio interrompendo la parola-capo.

    – Perché noi siamo parole sbagliate e nessuno ci accetta per quelle che siamo, anzi tutti ci vogliono correggere, ma così facendo ci uccidono o peggio ci trasformano in quello che non siamo, cambiando totalmente la nostra natura e il nostro modo di essere.

    – E perché?– domandò questa volta la moglie del saggio.

    – Non lo so perché, – rispose pensierosa la parola-capo guardandosi attorno alla ricerca di una risposta sui volti delle altre parole.

    Ma nessuna rispondeva; tutte scrollavano il capo imbarazzate.

    Nessuna di loro infatti finora si era chiesto mai perché la gente odiasse così tanto le parole sbagliate. Eppure, a volte, al loro arrivo tanta gente iniziava a ridere a più non posso. Che strano, allora perché alla fine venivano vergognosamente segnate con l’inchiostro rosso e poi convertite in altre parole con significato totalmente diverso? Mentre meditavano su questi pensieri, il vecchio saggio, dopo essersi consultato con l’amata moglie cominciò a parlare.

    – Care amiche, io e mia moglie vi diamo il benvenuto nella nostra piccola dimora.

    Poi si guardò intorno e un’ombra passò sul suo viso rugoso.

    – E ora dove le mettiamo? – chiese disperato alla moglie.

    La moglie che non

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