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Come farfalle
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E-book95 pagine1 ora

Come farfalle

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Info su questo ebook

È là, sotto quelle fronde carezzevoli, che Anna si rifugia dalle ombre e dalle sue paure. Nella letteratura affoga le sue apprensioni, sognando e cavalcando le onde della fantasia assieme ai suoi personaggi fantastici. Nel suo locus amoenus trova pace e conforto e l’idealizzazione di tale luogo la accompagnerà fino all’età adulta.
Anna impara presto che la vita può essere molto amara; con occhi di bambina ma con il cuore adulto affronta passo passo la lunga malattia della mamma, con la consapevolezza che nulla sarebbe stato facile. La sua è una famiglia molto unita, legata a saldi principi; condividendo le piccole gioie e i grandi dolori rimangono solidali in tutte le loro decisioni, avviandosi all’età adulta con un grande senso di responsabilità.
Anna racconta di sé, del suo mondo, riassume anni di vita in modo eccellente, facendo sognare, emozionare e piangere. E con enorme affetto e nostalgia ora guarda con rimpianto quell’angolo di paradiso in cui andava a fantasticare. Un bagaglio emozionale enorme, il suo, pieno d’amore.
Come farfalle è dedicato a Camilla e a Franco. 

Mi chiamo Anna Curnis, sono nata e vivo da sempre a Castelli Calepio, un paesino in provincia di Bergamo.
Nata in una famiglia umile, papà muratore e mamma casalinga sono la più piccola di sei fratelli, ora sposata con due figli, Sara e Filippo.
Da vent’anni lavoro come magazziniera nella farmacia del mio paese.
Ho sempre coltivato una grande passione per la lettura e per il mondo letterario, scrivere un libro che racconta la mia vita è sempre stato un mio grande desiderio.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2023
ISBN9788830677234
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    Anteprima del libro

    Come farfalle - Anna Curnis

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prologo

    Ognuno di noi ha un luogo del cuore,un luogo dove si pensa che niente di brutto ci possa raggiungere e dove il tempo sembra fermarsi. Ecco il mio era quell’angolo di giardino dove le chiome degli alberi nascondevano la luce del sole e dove il cinguettio degli uccellini creava una melodia magica e rilassante, l’unico posto che mi permetteva di scappare anche solo per poco tempo da una realtà troppo scomoda e pesante per una bambina della mia età. Lì mi trovavo a fantasticare sulle avventure descritte nei miei amati libri, la mia mente viaggiava insieme alle avventure di Roald Dahl, di Geronimo Stilton e di tutte le collane di libri che mi trovavo a leggere ad ogni ora del giorno e della notte. Quel luogo e quei libri sono stati l’unica luce nell’ombra, la mia salvezza e la mia evasione da un mondo che ho imparato troppo presto a temere. Questa è la storia di quel luogo, di quella bambina e di una famiglia come tante, una famiglia che ha imparato a lottare, che è caduta e che ha avuto la forza di rialzarsi…

    Capitolo 1

    Dicembre 1992

    Era una bellissima giornata di dicembre, l’aria era gelida ma un pallido sole riusciva a filtrare tra innocue nuvole bianche rendendo la sensazione di freddo più sopportabile. Mi sistemai dietro le spalle la mia lunga treccia castana tutta arruffata e mi lasciai cadere esausta sul manto d’erba vicino alla porta della mia veranda.

    «Anna, giochiamo ancora a rincorrerci, dai!» disse Sabrina con la voce spezzata dal fiatone.

    «Riposiamo un attimo non ce la faccio più, Sabri, quattro giri intorno alla casa mi sembrano più che sufficienti».

    «Va bene, allora mi sdraio un po’ vicino a te».

    Rimanemmo per un attimo in silenzio ascoltando il cinguettio degli uccellini appollaiati sui maestosi alberi sopra le nostre teste immerse in una pace quasi surreale. Di solito con noi c’erano anche i miei rumorosi ed esuberanti cugini ma oggi non erano nei paraggi.

    «Sabri, adesso è meglio che io vada» dissi tirandomi su a sedere «mamma avrà sicuramente bisogno del mio aiuto».

    Non era raro che aiutassi mamma nelle faccende domestiche anzi visto che in casa eravamo in otto (avevo quattro fratelli e una sorella) era assodato che dovessi fare la mia parte da buona figlia minore.

    «Ok, ci vediamo domani alla stessa ora» disse Sabrina che dopo avermi dato un frettoloso bacio si mise a correre come un razzo verso le scalette di casa sua. Raccolsi i miei giochi sparsi sul marciapiede e fischiettando allegramente mi accinsi a salire le scalette del mio piccolo terrazzo. Spinsi la porta del nostro grande salotto e vidi

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