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Io, che come me siamo in tanti
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Io, che come me siamo in tanti
E-book92 pagine1 ora

Io, che come me siamo in tanti

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Info su questo ebook

"...Io che sono toppe notti che spreco il mio sperma gettandolo di nascosto nel cesso del mio bagno dopo aver visto filmini porno in cameretta mentre mia sorella dorme.
Io che l’altro giorno ho fatto un colloquio di lavoro: vi lascio immaginare che colloquio, per quale lavoro e come sia andata a finire.
Io che l’altro giorno ho incontrato una persona, una di quelle che purtroppo si incontrano tutti i giorni, di cui il mondo ne è pieno e di cui sicuramente ne è saturo: bella persona apparentemente ma delle cose belle mi sono proprio stufato.
Io che vorrei essere come la canzone di Dalla: una puttana onesta e di sinistra.
Io che la mia impresa eccezionale essere normale.
Ho 19 anni e sono un ragazzo normale.
Un ragazzo comune, come me ce ne sono tanti, diversi tutti quanti tra noi, ma siamo in parecchi, purtroppo o per fortuna..."
LinguaItaliano
Data di uscita2 dic 2013
ISBN9788868850890
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    Anteprima del libro

    Io, che come me siamo in tanti - Patrizio Vatrella

    Io non mi sento Italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono:

    adesso come me siamo in tanti a non sentirci Italiani ma per fortuna ad esserlo.

    Perché purtroppo o per fortuna come me siamo in tanti.

    Io che sono toppe notti che spreco il mio sperma gettandolo di nascosto nel cesso del mio

    bagno dopo aver visto filmini porno in cameretta mentre mia sorella dorme.

    Io che l’altro giorno ho fatto un colloquio di lavoro: vi lascio immaginare che colloquio, per

    quale lavoro e come sia andata a finire.

    Io che l’altro giorno ho incontrato una persona, una di quelle che purtroppo si incontrano tutti i

    giorni, di cui il mondo ne è pieno e di cui sicuramente ne è saturo: bella persona

    apparentemente ma delle cose belle mi sono proprio stufato.

    Io che dall’altro giorno e purtroppo non solo io e purtroppo da più di qualche giorno, sono o in

    qualche modo potrei essere un c.a.c.

    Cos’è un c.a.c. e che significa? Io che da più di qualche giorno vivo nel bel paese me lo sarei

    dovuto aspettare: perché nessuno mai viene premiato, a nessuno mai viene riconosciuto il suo

    valore effettivo perché mai dovrebbe essere riconosciuto a me?

    Io che l’altro giorno pensavo proprio che basta con i soliti che ingurgitano tutto e se ne fottono

    dell’uguaglianza, dovrà pur venirgli una di quelle indigestioni che li farà stare parecchio male

    no…? E intanto io e tanti altri come me continuiamo ad essere c.a.c. se ci dice bene, altrimenti

    manco quello: saluti dal bel paese! Una cartolina amara, sbiadita e pure senza francobollo.

    Poteva ritornare indietro e invece no, per il gusto di ricordarti quanto sei fottuto ti arriva

    puntuale a casa.

    Io che l’altro giorno è morto mio zio e ne sono rimasto distaccato e per questo non mi sono

    nemmeno poi tanto dispiaciuto perché pensandoci su ho capito che non si può essere così

    fobicamente attaccati a tutti: io che l’altro giorno al lavoro un mio collega se n’è uscito

    dicendomi <...avere un figlio? mai. Questo mondo fa troppo schifo.>

    Io che potrei sembrare un mostro perché infondo sono d’accordo con quel mio collega e

    perché della morte di mio zio continuo a non esserne così tanto colpito.

    L’altro giorno la mia ragazza mi ha detto che è stanca di come vanno le cose e vorrebbe

    arruolarsi. Non è detto che ci riesca ma il punto è che non ho avuto la forza di dirgli quello che

    pensavo veramente e come un ebete ho pronunciato solo due parole: perché no?.

    Io che dall’altro giorno ho un nuovo responsabile e continuo ad essere un fantasma al lavoro e

    la notte faccio sesso da me…ma perché se ho una ragazza che pure mi piace?

    Io che vorrei essere come la canzone di Dalla: una puttana onesta e di sinistra. Io che non

    vorrei assolutamente compiere l’impresa eccezionale ma vivere solamente la mia normale,

    noiosa e usuale vita. Io che la mia impresa eccezionale è più che essere normale: essere

    normalissimo, tutto e solo quello che voglio, se solo fosse possibile, se solo ci fosse reso

    possibile: ancora un’altra cartolina dal bel paese!

    Io che dall’altro giorno non faccio altro che prendere "Tachiflu-dec" e fare a botte con la

    febbre…non posso ammalarmi, la malattia non è prevista nel mio contratto di lavoro. Io che

    vorrei che tutti avessero le idee chiare come ce l’ho io ma tutti gli altri quest’idea chiara non ce

    l’ hanno affatto come se avessero staccato il cervello dalla realtà che li circonda lasciandosi

    trascinare da questa o quella cosa inermi e senza opporre alcun tipo di resistenza.

    In verità, forse, ci comportiamo in questo modo proprio perché questa benedetta realtà ci ha

    colpito fin troppo. Fino ad averci reso incapaci di manifestare il nostro dissenso, nella misura

    e nel modo che ci appartiene; ma almeno farlo.

    Io, che l’impegno più grande che posso permettermi è una pizza la prossima settimana, e dico

    la pizza, per andare a mangiare il pesce già dovrei pensarci.

    E il mio contratto? sarà rinnovato o a fine mese insieme allo stipendio mi daranno anche la

    liquidazione?

    E’ Venerdì sera e sono a casa davanti ad un computer a scovare la proposta di lavoro che

    segnerà la svolta della mia vita: niente! Aspetto…aspetto che si faccia mezzanotte per portare

    fuori il cane; portarlo prima significherebbe rischiare che non resista fino a domattina e quindi

    essere costretto al mio risveglio a pulire tutto quello che l’amabile bestiola ha espulso durante

    il mio beato riposo. Sto a casa non perché abbia una vita così triste da non avere un amico

    con cui andare a prendere una birra o una gentile donzella con la quale accompagnarmi al

    cinema per esempio, molto più semplicemente domani attacco presto. A Roma e

    sinceramente non so se quest’espressione si usi anche in altre parti d’Italia, attaccare

    significa prendere servizio. Non esco perché domattina prendo servizio presto. La mia vita è

    scandita da turni; sempre diversi e sempre variabili. L’incognita del turno è sempre presente.

    Io che la mia giornata è suddivisa in blocchi di quattro, sei o otto ore: per arrivare ad un

    complessivo di ore settimanali che devo immancabilmente raggiungere. Ognuno ha turni e un

    totale di ore diverso da raggiungere, ma la nostra vita è pressoché uguale: convivere con

    planning che ti indicano lo svilupparsi della tua giornata guidandoti all’interno del complesso

    mondo degli impegni, scadenze, bollette, rate e lezioni, esami all’università che competono e

    si sfidano sanguinosamente con i turni di lavoro, le priorità della/o tua lei/lui e le esigenze

    legittime ed inderogabili del tuo cane: è mezzanotte devi uscire a farlo pisciare!

    Ho 19 anni e sono un

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