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Non c'è primo senza il secondo
Non c'è primo senza il secondo
Non c'è primo senza il secondo
E-book108 pagine1 ora

Non c'è primo senza il secondo

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Info su questo ebook

Semplicemente il continuo della prima edizione "Adesso parlo io".

Per chi non ama letture di romanzi o storie di fantascienza, ma un libro divertente, scorrevole, vero, che racconta la vita di tutti i giorni, questo è l'ideale.
LinguaItaliano
Data di uscita14 mag 2020
ISBN9788831673198
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    Anteprima del libro

    Non c'è primo senza il secondo - Roberto Borrello

    633/1941.

    La seconda è più difficile

    Lo so lo so.... Pen­sa­va­te a una co­sa di ses­so, ma sa­reb­be sta­to trop­po scon­ta­to, e io cer­co sem­pre di non es­ser­lo.

    Ov­via­men­te mi ri­fe­ri­sco al mio se­con­do la­vo­ro, la mia se­con­da ope­ra. AHA­HA­HAH... ope­ra si fa per di­re ov­via­men­te, di­cia­mo il se­con­do ca­pi­to­lo di Ades­so par­lo io.

    A pro­po­si­to... Son riu­sci­to a far­lo pub­bli­ca­re. Chi l'avreb­be mai det­to? Un qua­si anal­fa­be­ta di­sles­si­co che si met­te a scri­ve­re e poi si ri­tro­va il suo no­me in ven­di­ta on-li­ne.

    Si, so­no con­ten­to, per­chè quel­lo che è co­min­cia­to co­me gio­co al­la fi­ne vie­ne let­to co­me li­bro in gi­ro per l'Ita­lia, que­sto è an­che per di­mo­stra­re che se una per­so­na a una co­sa ci cre­de de­ve an­da­re fi­no in fon­do.

    Poi chi se ne fre­ga se và ma­le... Il tuo l'hai fat­to, hai avu­to il co­rag­gio, il gua­da­gno di de­na­ro non im­por­ta, è una co­sa che hai fat­to per te e ti ren­de or­go­glio­so.

    Poi chi lo sa se fa­rò i sol­di o no?

    è pra­ti­ca­men­te im­pos­si­bi­le, ma mai di­re mai. Se qual­che an­no fa mi avreb­be­ro det­to: tu scri­ve­rai un li­bro, co­me pri­ma co­sa gli avrei ri­so in fac­cia,gli avrei ti­ra­to su il go­mi­to e con ge­sto di spin­ta gli avrei det­to: ma va a c.....

    Non 10 Ma 100 e Fischia HP

    Ci sa­reb­be­ro tan­te co­se da di­re sul­la mo­to.

    Qual­co­sa ave­vo già scrit­to nel li­bro pre­ce­den­te, ma si­cu­ra­men­te non pro­prio un ca­pi­to­lo.

    La pri­ma emo­zio­ne av­vie­ne già ap­pe­na gi­ra­to il qua­dro.

    La lan­cet­ta del con­ta­gi­ri và a fon­do cor­sa, per poi tor­na­re in­die­tro a ze­ro, con la pom­pa del­la ben­zi­na che fa il ti­pi­co ru­mo­re di fi­schio e but­ta car­bu­ran­te ne­gli iniet­to­ri.

    La mo­to sem­bra ti di­ca: << il mio l'ho fat­to, ora toc­ca a te far­mi ve­de­re chi sei..>> Lo so è dif­fi­ci­le spie­gar­lo, io lo fac­cio in mo­do mol­to sem­pli­ce, an­che per­chè co­me già det­to non so­no mol­to col­to, an­zi igno­ran­to­ne in let­te­ra­tu­ra.

    Co­mun­que: la mo­to­ci­clet­ta è que­sto, è in gra­do di far­ti pro­va­re mil­le emo­zio­ni, e ti dà la sen­sa­zio­ne di es­se­re tutt'uno con lei. è bel­lo sco­pri­re i suoi pre­gi, ma mai dar­le del TU, dar­le sem­pre del LEI, per­chè è un at­ti­mo, può es­se­re un'ar­ma a dop­pio ta­glio, e quan­do va be­ne si pian­ge....

    Per quan­to tu la co­no­sca l'ave­re trop­pa con­fi­den­za pri­ma o poi t por­ta a sba­glia­re, an­che per­chè non sei den­tro le gom­me e l'asfal­to. Lo so per­chè qual­che vol­ta l ho as­sag­gia­to (so­lo sbuc­cia­tu­re), ma bru­cia, e for­tu­na­ta­men­te mi è sem­pre an­da­ta be­ne.

    Poi an­che se si è il ge­nio e il ma­ni­co del­le due ruo­te ,ci so­no sem­pre quel­li che ti ven­go­no ad­dos­so, e lì dav­ve­ro non puoi far­ci nul­la.

    Di la­ti po­si­ti­vi co­mun­que ce ne so­no tan­ti, e com­pen­sa­no i pe­ri­co­li.

    In­tan­to sen­ti­re il suo ur­lo quan­do la lan­cet­ta del con­ta­gi­ri su­pe­ra la me­tà del suo tra­git­to, sen­ti­re la ruo­ta an­te­rio­re gal­leg­gia­re sull'asfal­to men­tre cer­ca di met­ter­si co­me tuo cap­pel­lo. è uno spet­ta­co­lo....

    Que­sto per quan­to ri­guar­da la ruo­ta an­te­rio­re.

    Poi c'è quel­la po­ste­rio­re, che pat­ti­na quan­do ruo­ti vio­len­te­men­te la ma­no­po­la de­stra del gas. L'emo­zio­ne non è fi­ni­ta, per­chè ora ar­ri­va il suo pa­ne; la cur­va.

    Ve­de­re la tua te­sta che si av­vi­ci­na al mar­cia­pie­de, su­bi­to do­po aver ti­ra­to una bel­la fre­na­ta pri­ma di un cur­vo­ne,men­tre il tuo di­to me­dio ac­ca­rez­za an­co­ra per qual­che istan­te all'im­po­sta­re di una cur­va la le­va de­stra del fre­no an­te­rio­re. Bè tut­to que­sto non ha prez­zo.

    Ogni cur­va è di­ver­sa e non si af­fron­ta mai al­lo stes­so mo­do, puoi ar­ri­va­re un pe­lo lun­go, pie­gar­ti un po'di me­no o un po'di più, ac­cel­le­ra­re un po' pri­ma dell'usci­ta o un po' do­po, in­som­ma ci so­no mil­le mo­di e mil­le tra­iet­to­rie.

    Ov­via­men­te non vo­glio pub­bli­ciz­za­re que­ste co­se, io non va­do for­te, pos­so giu­sto go­der­mi qual­che cur­va di mon­ta­gna un po'piùal­le­gro quan­do in­dos­so le pro­te­zio­ni e l'asfal­to e le gom­me so­no bel­le cal­de,ma co­me ave­vo già scrit­to or­mai ci so­no trop­pi pe­ri­co­li in gi­ro,a bre­ve mi but­te­rò su una pi­sta chiu­sa al traf­fi­co.

    Voglio tornare indietro

    Che di­re... Il vo­glio tor­na­re in­die­tro si ri­fe­ri­sce a tan­tis­si­me co­se, il mon­do è cam­bia­to, e io mol­te vol­te in que­sto mon­do non mi ci ri­ve­do più.

    Fac­cio al­cu­ni esem­pi, li elen­co e poi vi di­co per se­con­do per­chè vor­rei tor­na­re in­die­tro. Or­mai è im­pos­si­bi­le,stia­mo an­dan­do avan­ti a tem­pi di re­cord, an­che al­lo scat­ta­re del ver­de al se­ma­fo­ro or­mai si suo­na il clac­son o la trom­ba do­po 3 se­con­di cir­ca per la pre­mu­ra di do­ver ar­ri­va­re pri­ma di tut­ti. è un rin­cor­re­re con­ti­nuo, e quan­do si tor­na a ca­sa non si que­ta, il ner­vo­so è già lì che ti aspet­ta nel­la cas­set­ta del­la po­sta.

    Car­ta ,car­ta, pla­sti­ca da but­ta­re, leg­gi su­bi­to per sca­gio­na­re l'ipo­te­si mul­ta, ma quan­do l 'hai scar­ta­ta con­ti­nui a leg­ge­re, e nor­mal­men­te so­no nuo­ve nor­ma­ti­ve di con­ti cor­ren­ti, nel frat­tem­po il tem­po pas­sa, è tar­di de­vi fa­re la doc­cia, far da man­gia­re, hai già il pen­sie­ro:<< de­vo man­da­re su­bi­to una mail lì,per­chè de­vo­no ve­der­la per pri­ma do­ma­ni mat­ti­na>>.

    Nel frat­tem­po ti suo­na il te­le­fo­ni­no con una ul­te­rio­re mail, ti chia­ma il col­le­ga, tuo pa­dre o tua ma­dre per dir­ti se tut­to ok vi­sto che da tre ore cir­ca non ti ve­de più on li­ne su wha­ts app, o sem­pli­ce­men­te per­chè so­no due gior­ni che non vai a man­gia­re da lo­ro.

    La se­ra vo­la e l'uni­ca co­sa che ti sei go­du­to è mez­zo te­le­gior­na­le.

    Il mat­ti­no do­po ri­co­min­cia tut­to, più ve­lo­ce di ie­ri, a la­vo­ro tut­ti ti chie­do­no, tut­ti vo­glio­no tut­to su­bi­to e per­chè i cor­rie­ri so­no in ri­tar­do.

    Io di­co pre­sto ci sa­ran­no i dro­ni a por­ta­re ma­te­ria­le, e non è uno scher­zo, si ar­ri­ve­rà lì a bre­ve, è que­stio­ne di tem­po.

    Que­sto lo ab­bia­mo vo­lu­to, per­chè ora puoi rin­trac­cia­re su­bi­to, puoi sa­pe­re tut­to. C'è que­sta be­ne­det­ta mail... Ci so­no le ven­di­te on -li­ne, c'è il te­le­fo­ni­no,( or­di­ni da lì), sei rin­trac­cia­bi­le sem­pre, ti chia­ma­no mil­le vol­te, c'è il vo­lo da pre­no­ta­re on li­ne, c'è il check

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