Manuale pratico per studenti di istituti biblici e teologici
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Manuale pratico per studenti di istituti biblici e teologici - Ambra Marchese
www.marcomilone.com
1. INTRODUZIONE
Il presente manuale ha lo scopo di fornire ad ogni studente di istituti biblici e ad ogni credente interessato alcune nozioni per poter acquisire una metodologia di studio relativa alla stesura di scritti esegetico - ermeneutici, relazioni tematiche, riassunti con analisi critico-testuale, testi omiletici, progetti e semplici ricerche bibliche. Nel corso di questo studio si provvederanno le informazioni necessarie relative ad ognuno dei predetti lavori come pure alcuni esempi di compiti svolti, al fine di procurare dei modelli cui far riferimento. Ognuno dei testi succitati ha delle caratteristiche differenti e presuppone dei contesti applicativi diversi. Un testo omiletico, infatti, è adatto alla predicazione comunitaria, mentre un testo esegetico - ermeneutico è utilizzabile per uno studio biblico approfondito. Si inizierà fornendo delle nozioni basilari su alcuni argomenti fondamentali per lo svolgimento di uno studio biblico adeguato quali la centralità delle Scritture, alcuni suggerimenti su come studiare i testi biblici e qualche nozione su ermeneutica ed esegesi bibliche, comprendente anche altri argomenti ad esse correlate. Si spera che questo semplice manuale possa essere di supporto a tutti coloro che sono desiderosi d’intraprendere uno studio un po’ più professionale ed anche approfondito delle Sacre Scritture, non fermandosi solamente ad un livello superficiale, ma cercando di scoprire i tesori che la Parola di Dio offre. Oltre a ciò, la mia speranza è che ogni nozione che verrà presentata in queste pagine possa aiutare ogni lettore ad acquisire una preparazione tecnica per poter presentare e/o esporre nel modo più adeguato il proprio lavoro biblico.
2. LA CENTRALITÀ DELLE SACRE SCRITTURE
La nostra fede, in quanto cristiani, si basa sulle Scritture; esse, infatti, sono il fondamento della nostra vita e la maggiore fonte di apprendimento per ciò che concerne le vie di Dio. L’apostolo Paolo, a tal proposito, affermò che ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona
(2 Timoteo 3:16-17 - NR). La Scrittura cui si riferiva Paolo, in quel periodo, era formata solo dall’Antico Testamento ebraico,¹ detto anche Tanak.² Quest’ultimo termine è un acronimo che si riferisce alle tre divisioni della Bibbia Ebraica (1): Torah³ (Istruzione), Nevi’im (Profeti) e Kethuvim (Scritti o Agiografi). La lingua ebraica consta di ventidue consonanti (con suono gutturale) e ad ognuna di esse corrispondono delle vocali, a seconda delle parole. Tra il sesto e l’ottavo secolo d.C., venne aggiunta la vocalizzazione al testo biblico, attraverso un sistema di puntuazione (nikud) operata dai maestri masoreti.⁴
I rabbini trasmisero il testo della Bibbia ebraica in un processo di tradizione (masora = tradizione) per il quale elaborarono un complesso sistema di puntua-zione, iniziato a partire dal VIII sec. d.C (alcuni antidatano tale tradizione al VI sec.). Tale puntuazione sembrò sempre più necessaria per assicurare la pronuncia del testo ebraico, che propriamente ha solo le consonanti. Attraverso un sistema di puntuazione vocalica si garantiva nel tempo la permanenza della lingua sacra e della sua praticabilità. Infatti il rischio era che nel tempo, essendo il testo soltanto consonantico, venisse deformata la tradizione di lettura.⁵
Il testo masoretico, quindi, è composto sia dalle consonanti sia dalle vocali ad esse corrispondenti (puntini o linee - nikud - tracciati sopra o sotto la consonante).⁶ Posta tale premessa linguistica, è chiaro che le tre consonanti corrispondenti alle suddivisioni della Bibbia Ebraica (T - N - K) presentano una loro vocalizzazione che le rende pronunciabili nella parola Tanak. Il Tanak era il testo biblico disponibile durante il periodo neotestamentario, comprendente anche quello della prima chiesa. Avendo questo in mente, possiamo affermare che ogni Scrittura [Tanak o Antico Testamento] è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona
(2 Timoteo 3:16- 17 - NR); inoltre, l’apostolo Paolo (ebr. Shaul), nella sua epistola ai Romani, affermò quanto segue: Infatti tutte le cose che furono scritte in passato furono scritte per nostro ammaestramento, affinché mediante la perseveranza e la consolazione delle Scritture [Tanak o Antico Testamento]noi riteniamo la speranza
(Romani 15:4 - ND). Il fondamento di ogni scritto biblico, difatti, deve essere l’Antico Testamento ed ogni testo, per essere realmente scritturale, non può contraddire il resto della Torah.⁷ Il processo di canonizzazione,⁸ infatti, ha tenuto conto di questa regola fondamentale per poter stabilire anche quali libri inserire nel Nuovo Testamento (ebr. Berit Hadasha: il Patto Rinnovato
).⁹ L’antico Testamento è il genitore del Nuovo Testamento e la religione dell’Antico Testamento è la culla da cui è provenuto il Nuovo Testamento. [...] È, dunque, prioritario coltivare una conoscenza profonda dell’Antico Testamento se vogliamo afferrare le fondamenta ebraiche che sostengono la teologia e la vita della Chiesa primitiva
.¹⁰ Inoltre, l’AT è quantitativamente maggiore del NT e spiega le fondamenta della fede su cui si basarono anche i primi discepoli di Gesù. Sapendo che la Bibbia è la base su cui fondare la nostra conoscenza e la nostra fede, ogni studio biblico deve enfatizzare le fonti scritturali al di sopra delle altre. Ciò non toglie che sia anche molto utile far riferimento a quello che viene detto da molti autori e studiosi delle Scritture, ma è opportuno avere un approccio centrato sulla Parola per poi confrontare le informazioni ottenute con gli studi e le opinioni altrui. Naturalmente, è fondamentale citare degli autori competenti per poter valorizzare il proprio lavoro biblico ed in ciò la scelta e la selezione delle fonti cui fare riferimento è basilare. Ricordiamo, ciò nondimeno, che le Sacre Scritture, con il loro substrato ebraico, sono il fondamento su cui basarsi e che gli insegnamenti contenuti in esse vanno posti sempre al di sopra di ogni convinzione e posizione dottrinale. Il cristianesimo si basa sulle Scritture ebraiche ed il Nuovo Testamento è in continuità con esse; questo fattore, perciò, denota la grande importanza della Torah quale ispirata Parola di Dio e fa comprendere la rilevanza che essa ha per ogni credente come l’ha avuta, a suo tempo, per Gesù, per gli apostoli ed i primi discepoli.¹¹
(1) Ordine della Bibbia Ebraica
I Dodici Profeti Minori
(segue)
KETHUVIM
GLI SCRITTI / GLI AGIOGRAFI
Tehilim - SALMI
Mishle - PROVERBI
’Iyyob - GIOBBE
Shir Hashshirim - CANTICO DEI CANTICI Rut - RUTH
’Ekah - LAMENTAZIONI
Qohelet - ECCLESIASTE
’Ester - ESTER
Daniyye’l - DANIELE
’Ezra’ - ESDRA
Nechemyah - NEHEMIA
Dibre Hayyamim 1 - 1 CRONACHE
Dibre Hayyamim 2 - 2 CRONACHE
¹ Col titolo di Antico Testamento
non si vuole identificare un Testamento ormai superato, come può suggerire il termine antico
. Durante i primi secoli la chiesa, purtroppo, decise di definire i libri delle Scritture ebraiche con questo termine, mentre sarebbe stato più opportuno dare il nome di Primo Testamento
. Dato che, oggigiorno, identifichiamo la Scrittura ebraica con i vocaboli Antico o Vecchio Testamento, si rende necessario mantenere questa dicitura per motivi convenzionali e funzionali.
privo di puntuazione vocalica) in caratteri occidentali. Gli ebrei, solitamente, definiscono il Tanak/Tanach anche coi seguenti termini: Bibbia, Bibbia ebraica e Scritture ebraiche.
³ Nonostante questa parola si riferisca prettamente all'istruzione di Dio per il Suo popolo (includendo al suo interno leggi, precetti e comandi), le traduzioni occidentali riportano il termine Legge
per riferirsi ad essa.
⁴ Danilo Valla, Le basi per lo studio dell'ebraico della Bibbia, College G. L. Pascale
(a cura di), Pineto (TE), [s.c.], 2002, pp. 13, 16.
⁵ Patrizio Rota Scalabrini, Il Testo Masoretico (TM)
in Bibbia Cultura e Didattica, http://www.bicudi.net/materiali/manoscritti_ bib_ebraica/testo_masoretico.htm, consultato il 16/05/2013.
(Elohim).
N.B.: Il testo ebraico si legge da destra verso sinistra.
⁷ In un senso più ampio, col termine Torah
ci si riferisce a tutto l’Antico Testamento e non soltanto ai cinque libri di Mosé (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio).
⁸ Il termine canone
inizialmente aveva il significato di canna diritta o regolo, ma dopo prese quello di modello con cui misurare le cose. Successivamente, però, il termine venne riferito ai libri autorevoli della Bibbia.
Cfr.:William Simmons, Studio del Nuovo Testamento, Palermo, Edizioni Gesù Vive, 2010, p. 21.
⁹ William Simmons, Studio del Nuovo Testamento, cit., p. 21.
¹⁰ Marvin R.Wilson, Abrahamo nostro padre. Radici ebraiche della fede cristiana, Aversa (CE), E.P.A. Media, 2007, p. 154.
¹¹ Gesù, durante il suo ministero, non ha mai insegnato a trasgredire la Torah, ma ne ha dato la corretta interpretazione ed applicazione. A tal proposito, si leggano i seguenti versi: Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli
(Matteo 5:17-20 - NR). Cfr.: Gv. 10:35; 2 Ti. 3:14-17; 2 Pt. 1:20-21.
3. COME STUDIARE LE SCRITTURE
La Bibbia è fondamentalmente un testo sacro ebraico, scritto da autori ebrei, seppur ispirati da Dio. Nel corso dei secoli, Questi parlò in un modo particolareggiato a diversi uomini che vissero in un determinato periodo storico-culturale. Lo Studio della Parola di Dio, per tali ragioni, necessita di un approccio contestuale, che tiene conto, quindi, del contesto storico-culturale e letterario. Una lettura superficiale dei testi biblici può offrire delle nozioni basilari, ma può anche essere soggetta, in alcuni casi, ad interpretazioni improprie che possono allontanare il lettore o lo studioso dal suo reale significato. Alcune difficoltà interpretative possono essere di tipo storico (nazioni o città non più esistenti), geografico (paesi, climi, dati topografici stranieri), culturale (usi e costumi locali inerenti a diverse situazioni antropologiche) e linguistico (parole il cui senso si è evoluto nel tempo, perdendo così il significato originario; sintassi, stili e generi letterari passati; misure non più utilizzate). Oltre allo studio del contesto si rende necessario, pertanto, uno studio linguistico appropriato, allo scopo di comprendere il significato (o i significati) dei termini utilizzati nel testo scritturale. Le traduzioni bibliche, generalmente, prescindendo dalla versione utilizzata, tendono ad adoperare alcuni vocaboli per tradurre gli originali biblici; il problema di fondo sta nella scelta di determinati termini, precludendone degli altri. A volte i significati sono molto più ampi o alcune parole sono traducibili in più modi, mantenendosi ad ogni modo nel loro contesto; difatti, una sola parola ebraica e/o greca solitamente corrisponde a maggiori parole o a dei concetti più ampi delle nostre lingue occidentali. Inoltre, le lingue bibliche presentano delle forme verbali che non trovano sempre corrispondenza in molte lingue occidentali.¹² Relativamente a ciò, è comprensibile che non tutti hanno avuto l’opportunità di studiare le lingue bibliche (ebraico, aramaico e greco koinè), ma è anche vero che, oggigiorno, vi sono numerose fonti cui attingere per poter ovviare a tale mancanza: Antico e Nuovo Testamento interlineare, dizionari dei termini biblici, pagine web riportanti i vocaboli originali ed i loro significati, testi biblici correlati a quelli masoretici, libri e molto altro ancora. Uno studio di questo genere, però, richiede sempre tempo ed impegno, ma i risultati che si ottengono valgono gli sforzi impiegati. Per un corretto studio biblico si rende necessaria, dunque, un’adeguata interpretazione. Secondo il dizionario, l’interpretazione è « l’atto di rendere comprensibile e chiaro ciò che è o sembra oscuro». [...] L’interpretazione funge da elemento di mediazione fra un emittente e dei riceventi
.¹³ Un buon interprete deve possedere la competenza e la fedeltà per il lavoro da svolgere. Per uno studioso delle Sacre Scritture, queste due caratteristiche presuppongono la conoscenza delle lingue bibliche e l’onestà nei confronti dell’autore del messaggio. Lo scopo dell’interpretazione biblica è quello di stabilire l’esatto significato della Scrittura, al fine di comprendere il pensiero dell’autore che Dio ha ispirato, il significato che esso aveva per i primi destinatari e quello che comunica ai nostri giorni.¹⁴ La Parola di Dio non presenta solo testi di facile comprensione; per intendere il significato di questi sorge la necessità di fondarsi su regole interpretative affidabili, sviluppate durante i secoli dagli studiosi delle Scritture. La capacità interpretativa è indispensabile per due ragioni: la prima riguarda noi: noi ci avviciniamo alla lettura della Bibbia con tutta una serie di idee preconcette che svolgono il ruolo di regole di interpretazione. [... ] La seconda ragione riguarda la natura della Scrittura: essa non è un libro come un altro
.¹⁵
3.1 Il metodo Induttivo (2)
Una metodologia di studio che utilizza alcune tecniche interpretative sopra-descritte è il Metodo Induttivo. Esso è un approccio letterale allo studio ed utilizza un criterio analitico - investigativo. Questo metodo è un procedimento di studio che mira ad esaminare i dettagli, per poi giungere alla completezza del testo o del tema trattato. A livello biblico si tende, perciò, a vedere i libri della Scrittura, primariamente, come delle singole unità di studio. Spiegato in maniera semplicistica e pratica, invece di partire dall’osservazione della figura più grande per poi andare alla piccola, si utilizza il procedimento inverso; poi, le tante piccole figure, messe insieme, mostrano la grande. Il metodo induttivo induce o porta al generale partendo da una particolare osservazione e da dati sperimentali; esso consiste in un procedimento logico che tende a ricavare da osservazioni ed esperienze particolari i principi generali che in esse sono implicite. Siffatta