I fioretti di San Francesco
Di Anonimo
3.5/5
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Info su questo ebook
Prefazione a cura di Giovanni Fantasia
Nato a Gaeta nel 1984 e giornalista pubblicista dal 2008, ha collaborato con quotidiani, periodici, programmi radiofonici e siti internet di informazione. Laureato in Industria Culturale e Comunicazione Digitale ha ricoperto l’incarico di addetto stampa del Comune di Gaeta dal 2007 al 2012.
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Recensioni su I fioretti di San Francesco
66 valutazioni3 recensioni
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5I didn't really know what to do with this as I have no real understanding of saints and how to read about St. Francis. I appreciated the stories, but kind of left wanting a more objective look of St. Francis. This definitely piqued my interest significantly.
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5St. Francis walked the earth at the turn of the twelfth century. In the later half of the fourteenth century, this book of stories about his life was published.The stories are (literally) the stuff of legends. This is where we hear that St. Francis preached to the birds (although I think his evangelism and discipleship of a wolf was much more exciting). This is where we learn of the stigmata St. Francis was blessed with. Here we learn how St. Clare blessed a loaf of bread only to see the sign of the cross on every slice.What I found most interesting about these stories was not that their creation or collection, but what they reveal about the mindset of the Christians of those centuries. While I found some elements inspiring, I was also saddened by misguided theology. I want to end with the positive, so let's start with the bad.The BadSt. Francis and his followers were gripped with the idea of penance and mortification in a very physical way. Chapter 3 provides a good example. One day St. Francis lamented that his companion, Friar Bernard, didn't answer him when he called three times. God proceeded to tell St. Francis that Friar Bernard was busy in Divine communion, so he could not answer anyone on the creaturely plane. Overwhelmingly upset with himself for his frustration with Friar Bernard, St. Francis found his companion, threw himself down before him, and said,"I command you in the name of holy obedience that, to punish my presumption and the arrogance of my heart, when now I shall cast myself down on my back on the earth, you shall set one foot on my throat and the other on my mouth and so pass over me three times, from one side to the other, crying shame and infamy upon me, and especially say to me: 'Lie there, you churl, son of Peter Bernardone, whence have you so much pride, you who are a most abject creature" (9)?The Christians of this era seemed to take a perverse joy in being abused. This attitude is miles removed from Jesus' words to sinner caught in the act: "I don't condemn you ... Go home, and from now on don't sin any more" (John 8:11 NIV). Instead of hearing Jesus' words of forgiveness, they chose their own self-punishment.The GoodThe inspiring part of this collection of stories can be seen in the same story: they took their sin seriously. If there was a tendency in their culture to overemphasize the most minute attitude of the heart and take matters into their own hands, there is a tendency in ours to ignore all sin and continue living like nothing is wrong. St. Francis and his followers recognized the diverse ways that pride can infect a community and did everything they could to resist it.While I firmly believe that every Christ-follower should be rightly called, "saint," it's clear why the Roman church set some Christians apart as shining examples.
- Valutazione: 3 su 5 stelle3/5I'm not really sure if I approach this classic the right way - with the necessary prayerful devotion. First of all, this is not a reliable biography of Assisi. These are collected legends - the stuff of folklore - when the miracles, dreams and visions just gets more and more fantastical when they are told and retold and eventually one jots them down. I read it with a smile on my face - a lot of them are quite humorous, inspiring in a childish kind of way - the devotion so extreme it becomes, well, oddly funny.No doubt, Assisi was a very humble man, serving Christ and others with much devotion. When I read about this man who can tell the destiny of other monks, quiet the birds when he preach to them, calm the fierce wolf of Gubbio, have dreamlike visions of Christ, St. Paul etc. etc. well - I smile. It's just a lot of wonderful stories - we want them to be true…..and some of them no doubt are true, and some of it did happen. Some of it.
Anteprima del libro
I fioretti di San Francesco - Anonimo
Capitolo I
In prima è da considerare che il glorioso san Francesco in tutti gli atti della vita sua fu conforme a Cristo benedetto: che come Cristo nel principio della sua predicazione elesse dodici Apostoli, a dispregiare ogni cosa mondana, a seguitare lui in povertà, e nell’altre virtù; così san Francesco elesse dal principio per fondamento dell’Ordine dodici compagni, possessori dell’altissima povertà. E come uno dei dodici Apostoli di Cristo, riprovato da Dio, finalmente s’impiccò per la gola; così uno dei dodici compagni di san Francesco, ch’ebbe nome Frate Giovanni della Cappella, apostatò, e finalmente s’impiccò sè medesimo per la gola. E questo agli eletti è grande esempio, e materia di umiltà, e di timore; considerando, che nessuno è certo di dover perseverare infino alla fine nella grazia di Dio. E come que’ Santi Apostoli furono al tutto maravigliosi di santità e umiltà, e pieni dello Spirito Santo, cosi que’ Santissimi Compagni di san Francesco furono uomini di tanta santità, che dal tempo degli Apostoli in qua, il mondo non ebbe così maravigliosi e santi uomini; imperocchè alcuno di loro fu rapito insino al terzo cielo, come san Paolo, e questi fu frate Egidio: alcuno di loro, cioè Frate Filippo Lungo, fu toccato nelle labbra dall’Angiolo col carbone del fuoco, come fu Isaia Profeta: alcuno di loro, e ciò fu Frate Silvestro, parlava con Dio, come fa l’uno amico coll’altro, a modo che fece Mosè: alcuno volava per sottilitade d’intelletto, infino alla luce della Divina Sapienza, come l’aquila cioè Giovanni Evangelista: e questo fu Frate Bernardo umilissimo, il quale profondissimamente isponeva la Santa Scrittura: alcuno di loro fu santificato da Dio, e canonizzato in cielo, vivendo ancora nel mondo; e questo fu Frate Ruffino gentiluomo d’Assisi; e così furono tutti privilegiati di singolare segno di santità, siccome nel processo si dichiara.
Capitolo II
Il primo Compagno di San Francesco si fu Frate Bernardo d’Assisi, il quale si convertì a questo modo. Essendo san Francesco ancora in abito secolare, benchè già avesse disprezzato il mondo, ed andando tutto in dispetto, e mortificato per la penitenza, intanto che da molti era reputato stolto, e come pazzo era schernito e scacciato con pietre e con fastidio fangoso dalli parenti e dalli strani, ed egli in ogni ingiuria e scherno passandosi paziente, come sordo e muto: Bernardo d’Assisi, il quale era de’ più nobili, e de’ più ricchi, e de’ più savi della città, cominciò a considerare saviamente in san Francesco il così eccessivo dispregio del mondo, la grande pazienza nelle ingiurie; che già per due anni così abbominato e disprezzato da ogni persona, sempre parea più costante; cominciò a pensare, e a dire frase medesimo: Per nessun modo può essere che questo Frate non abbia grande grazia da Dio; e sì lo invitò la sera a cena, e albergo: e san Francesco accettò, e cenò con lui ed albergò. Ed allora Bernardo si pose in cuore di contemplare la sua santità: onde e’ gli fece apparecchiare un letto nella sua camera propria, nella quale di notte sempre ardea una lampada. E san Francesco, per celare la santità sua, immantinente come fu entrato in camera, si gittò in sul letto, e fece vista di dormire: e Bernardo similmente, dopo alcuno spazio si pose a giacere, ed incominciò a russare forte, a modo come se dormisse molto profondamente. Di che san Francesco, credendo veramente che Bernardo dormisse, in sul primo sonno si levò del letto, e posesi in orazione, levando gli occhi e le mani al cielo, e con grandissima divozione e fervore dicea: Iddio mio, Iddio mio. E così dicendo, e forte lagrimando, istette fino al mattutino, sempre ripetendo: Iddio mio, Iddio mio, e non altro; e questo dicea san Francesco, contemplando e ammirando la eccellenza della Divina Maestà, la quale degnava di condiscendere al mondo, che periva, e per lo suo Francesco poverello disponea di porre rimedio di salute dell’anima sua e degli altri. E però alluminato di Spirito Santo, ovvero di spirito profetico, prevedendo le grandi cose, che Iddio dovea fare per lui e l’ordine suo, e considerando la sua insufficienza e poca virtù, chiamava e pregava Iddio, che colla sua pietà ed onnipotenza, senza la quale niente può l’umana fragilità, supplisse, ajutasse e compiesse quello, che per sè non potea. Veggendo Bernardo, per il lume della lampada, gli atti divotissimi di san Francesco, e considerando divotamente le parole che dicea, fu toccato e ispirato dallo Spirito Santo a mutare la vita sua; di che, fatta la mattina, chiamò san Francesco, e disse così: Frate Francesco, io ho al tutto disposto nel cuore mio d’abbandonare il mondo, e seguitare te in ciò che tu mi comanderai. Udendo questo san Francesco, si rallegrò in ispirito, e disse così: Bernardo, questo che voi dite è opera sì grande e malagevole, che di ciò si vuole richiedere consiglio al nostro Signore Gesù Cristo, e pregarlo, che gli piaccia di mostrarci sopra a ciò la sua volontà, ed insegnarci, come questo noi possiamo mettere in esecuzione: e però andiamo insieme al Vescovado, dov’è un buono Prete, e faremo dire la Messa; poi istaremo in orazione infino a terza, pregando Iddio, che infino alle tre apriture del messale, ci dimostri la via che a lui piace che noi eleggiamo. Rispose Bernardo, che questo molto gli piacea. Di che allora si mossero, e andarono al Vescovado: e poichè ebbero udita la Messa, e istati in orazione infino a terza, il Prete alle preci di san Francesco, preso il messale, e fatto il segno della Santissima Croce, sì lo aperse nel nome del nostro Signore Gesù Cristo tre volte: e nella prima apritura occorse quella parola, che disse Cristo nel Vangelo al giovane, che domandò della via della perfezione: Se tu vuoi essere perfetto, va’, e vendi ciocchè tu hai, e da’ ai poveri, e seguita me; nella seconda apritura occorse quella parola, che Cristo disse agli Apostoli, quando gli mandò a predicare: Non portate nessuna cosa per via, nè bastone, nè tasca, nè calzamenti, nè danari; volendo per questo ammaestrargli, che tutta la loro speranza del vivere dovessero ponere in Dio, ed avere tutta la loro intenzione a predicare il Santo Vangelo; nella terza apritura del messale occorse quella parola, che Cristo disse: Chi vuole venire dopo me, abbandoni sè medesimo, e tolga la croce sua, e seguiti me. Allora disse san Francesco a Bernardo: ecco il consiglio, che Cristo ci dà: va’ dunque e fa’ compiutamente quello, che tu hai udito; e sia benedetto il nostro Signor Gesù Cristo, il quale ha degnato di mostrarci la sua vita evangelica. Udito questo, si partì Bernardo, e vendè ciocchè egli aveva, 3 ed era molto ricco; e con grande allegrezza distribuì ogni cosa a vedove, a orfani., a prigioni, a monasteri, e a spedali e pellegrini; ed in ogni cosa san Francesco fedelmente e pavidamente l’ajutava. E vedendo uno, ch’avea nome Silvestro, che san Francesco dava tanti danari a’ poveri e faceva dare, stretto d’avarizia disse a san Francesco: Tu non mi pagasti interamente di quelle pietre, che tu comperasti da me per racconciare la chiesa ; e però ora che tu hai danari, pagami. Allora san Francesco, maravigliandosi della sua avarizia, e non volendo contendere con lui, siccome vero osservatore del Santo Vangelo, mise le mani in grembo di Bernardo; e piene le mani di danari, le mise in grembo di Silvestro, dicendo, se più ne volesse, più gliene darebbe. Contento Silvestro di quelli, si partì e tornossi a casa: e la sera ripensandosi di quello ch’egli avea fatto il dì, e riprendendosi della sua avarizia, considerando il fervore di Bernardo e la santità di san Francesco, la notte seguente, e due altre notti ebbe da Dio una visione cotale, che dalla bocca di san Francesco usciva una croce d’oro, la cui sommità toccava il cielo, e le braccia si distendevano dall’Oriente infino all’Occidente. Per questa visione egli diede per amor di Dio ciò che egli avea, e fecesi frate minore, e fu nell’Ordine di tanta santità e grazia che parlava con Dio, come fa l’uno amico coll’altro, secondo che san Francesco più volte provò; e più giù si dichiarerà. Bernardo similmente ebbe tanta grazia da Dio ch’egli spesso era ratto in contemplazione a Dio: e san Francesco dicea di lui, che egli era degno d’ogni riverenza e che egli avea fondato questo Ordine; imperocchè egli era il primo ch’avea abbandonato il mondo, non riserbandosi nulla, ma dando ogni cosa a’ poveri di Cristo, e cominciata la povertà evangelica offrendo sè ignudo nelle braccia del Crocifisso; il quale sia da noi benedetto in saecula saeculorum. Amen.
Capitolo III
Il devotissimo servo del Crocifisso, san Francesco, per l’asprezza della penitenza e continuo piagnere, era diventato quasi cieco, e poco vedea. Una volta tra l’altre e’ si partì del luogo dov’egli era, e andò a un luogo dove era frate Bernardo, per parlare con lui delle cose divine: e giugnendo al luogo, trovò ch’egli era nella selva in orazione, tutto elevato e congiunto con Dio. Allora san Francesco andò nella selva e chiamollo. Vieni, disse, e parla a questo cieco; e frate Bernardo non gli rispose niente; imperocchè, essendo uomo di grande contemplazione, avea la mente sospesa e levata a Dio: e perocch’egli aveva singolare grazia in parlare di Dio, siccome san Francesco più volte avea provato, ei pertanto desiderava di parlare con lui. Fatto alcun intervallo, sì ’l chiamò la seconda e la terza volta in quel medesimo modo; e nessuna volta frate Bernardo l’udì, e però non gli rispose, nè andò a lui; di che san Francesco si partì un poco isconsolato e maravigliandosi e rammaricandosi tra se medesimo che frate Bernardo, chiamato tre volte, non era andato a lui. Partendosi con questo pensiero san Francesco, quando fu un poco dilungato, disse al suo compagno: Aspettami qui; ed egli n’andò ivi presso in un luogo solitario, e gittossi in orazione, pregando Iddio che li rivelasse il perchè frate Bernardo non gli rispose: e stando così, li venne una voce da Dio che disse così: povero omicciuolo, di che sei tu turbato? deve l’uomo lasciare Iddio per la creatura? Frate Bernardo, quando tu lo chiamavi, era congiunto meco; e però non potea venire a te, nè risponderti; adunque non ti maravigliare, se non li potè rispondere; perocchè egli era sì fuori di se che delle tue parole non udiva nulla. Avendo san Francesco questa risposta da Dio, immantinente con grande fretta ritornò inverso frate Bernardo, per accusarglisi umilmente del pensiero ch’egli avea avuto verso di lui. E veggendolo venire inverso di se, frate Bernardo gli si fece incontro e gittoglisi ai piedi: ed allora san Francesco il fece levare suso, e narrogli con grande umiltà il pensiero e la turbazione ch’avea avuto verso di lui, e come di ciò Iddio gli avea risposto; onde conchiuse così: Io ti comando per santa ubbidienza che tu facci ciò ch’io ti comanderò. Temendo frate Bernardo che san Francesco non gli comandasse qualche cosa eccessiva come solea fare, volle onestamente schifare quella ubbidienza; onde egli rispose così: Io sono apparecchiato di fare la vostra ubbidienza; se voi mi promettete di fare quello ch’io comanderò a voi; e promettendoglielo san Francesco, frate Bernardo disse: Or dite, padre, quello che voi volete ch’io faccia. Allora disse san Francesco: Io ti comando per santa ubbidienza che, per punire la mia prosunzione e l’ardire del mio cuore, ora ch’io