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Pier Giorgio Frassati: I giorni della sua vita
Pier Giorgio Frassati: I giorni della sua vita
Pier Giorgio Frassati: I giorni della sua vita
E-book202 pagine2 ore

Pier Giorgio Frassati: I giorni della sua vita

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Info su questo ebook

«La figura di Pier Giorgio ci è scudo contro una delle più forti e sottili tentazioni che attentino alla vita spirituale; [...] o essere moderni o esse- re cristiani: Le due concezioni si escludono! Come essere quindi ancora cristiani? [...]  Pier Giorgio risponde con la sua vita» (G. B. Montini – Paolo VI, 1932).
 «Cercate di conoscerlo [...]. Anch’io nella mia giovinezza, ho sentito il benefico influsso del suo esempio e, da studente, sono rimasto impressionato dalla forza della sua testimonianza cristiana» (Giovanni Paolo II, 1989). 
«Vi invito a leggere una sua biografa [...] un ragazzo affascinato dalla bellezza del Vangelo delle Beatitudini, che sperimenta tutta la gioia di essere amico di Cristo, di seguirlo, di sentirsi in modo vivo parte della Chiesa» (Benedetto XVI, 2012). 
«Vi sfido: dite no a una cultura che non vi ritiene forti, che vi ritiene incapaci di affrontare le grandi sfide della vostra vita. Pensate in grande! Il beato Pier Giorgio Frassati affermava: “Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma Vivere”» (Francesco, 2014).
LinguaItaliano
Data di uscita2 apr 2021
ISBN9788838251016
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    Anteprima del libro

    Pier Giorgio Frassati - Luciana Frassati

    Luciana Frassati

    PIER GIORGIO FRASSATI

    I giorni della sua vita

    Prima edizione: 1975

    Sesta ristampa: 2011

    Nuova edizione nella collana Coscienza studi: 2019

    Per le immagini presenti nel volume:

    © Associazione Pier Giorgio Frassati, Roma

    ( info@piergiorgiofrassati.org )

    Copyright © 2019 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 978-88-382-5101-6

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838251016

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    PREFAZIONE

    INTRODUZIONE

    I. LE RADICI

    II. «ERA ORFANO GESÙ?»

    III. PRIME «TRAGEDIE»

    IV. LE VANE LEZIONI

    V. IL FIGLIO DEL SENATORE

    VI. LA SCUOLA DAI GESUITI

    VII. NEUTRALISTA

    VIII. IL «NEMICO» CADORNA

    IX. IL GRANDE GIORNO

    X. LOTTA SOCIALE NEL 1919

    XI. GRIGIO INCONTRO

    XII. IN GERMANIA

    XIII. LA MARCIA SU ROMA

    XIV. IL MIO MODELLO È SAVONAROLA

    XV. IO CREDO

    XVI. L’AMICIZIA

    XVII. GENNAIO 1925

    XVIII. FEBBRAIO

    XIX. MARZO

    XX. APRILE

    XXI. MAGGIO

    XXII. GIUGNO

    XXIII. LUGLIO 1925

    DELLO STESSO AUTORE

    COSCIENZA studi

    Ai miei dodici nipoti Gawronski, Gilardini, O’Meara,

    Salviati, per indicare loro una luminosa via.

    Il Tuo segno, Signore, in me s’incarni e fermi le memorie.

    Pier Giorgio con il berretto goliardico

    del Politecnico di Torino - 1924.

    PREFAZIONE

    Da che cosa l’uomo d’oggi è più colpito? I giovani che camminano per le nostre strade, che riempiono gli stadi o le discoteche, da che cosa sono maggiormente colpiti? È dalla ripetizione verbale di una dottrina pur giusta e vera o dalla solidità e dall’ardore di una testimonianza di fede salda, pura e pienamente vissuta? Non si tratta certo di contrapporre testimonianza e dottrina, ma di capire che cosa intendeva dire Gesù quando disse a Pietro: «Tu sei Pietro, roccia, e su questa roccia io fonderò la mia chiesa» ( Mt 16, 16). Quanti giovani frequentavano l’Azione Cattolica al tempo del beato Pier Giorgio Frassati, quanti giovani frequentavano il Politecnico di Torino? Tra tanti uno era più attraente, costituiva una testimonianza travolgente ogni volta che entrava nell’aula facendo un baccano infernale e tirando fuori dalle sue tasche decine di foglietti con nomi di compagni o di famiglie povere che andava visitando ogni pomeriggio, dopo aver assolto i suoi obblighi scolastici. Qualcuno disse di lui: aveva una superiorità tenace e bella come una dolcezza. E suo padre, il famoso senatore Frassati, fondatore del quotidiano «La Stampa» diceva: Giorgetto mi dà quasi soggezione. E quella Società dei Tipi Loschi che si era andata formando intorno a lui e cresceva di numero dopo ogni gita in montagna, e quei funerali, dopo la morte atroce di un giovane di 24 anni, con una folla mai vista: i poveri di Torino che cosa ci testimoniano? Che cosa ha lasciato questo giovane? Non libri, non fondazioni, nulla di importante se non un pugno di lettere e di corrispondenza con le quali comunicava da Torino, da Pollone, da Berlino con i suoi compagni di università e i suoi familiari raccontando e giudicando i semplici fatti della sua vita; come, se fosse vivo oggi, userebbe con tutta tranquillità smartphone, iPad, computer; cioè lascia la testimonianza di un tipo di umanità e di cristianesimo, giunti fino all’eroismo della fede, della speranza e della carità. E a noi che stiamo per leggere questo libro della sorella Luciana lascia il desiderio di andare a fondo della corrispondenza che suscita nel cuore una vita così bella, così intensa, così immersa nella realtà di tutti i giorni, una vita affascinante e appassionante allo stesso tempo, una vita che si nutriva e si abbeverava da una roccia spirituale che lo accompagnava, e quella roccia era il Cristo (cfr. 1 Cor 10, 4), come un giorno ebbe a dire san Giovanni Paolo II in uno dei suoi tanti viaggi nel mondo: «È necessario dare una testimonianza, sentirsi impegnati dalla testimonianza data e andare fino alle estreme conseguenze di questo impegno» (Ai giovani di Belo Horizonte, 1º luglio 1980). La speranza è che molti giovani, attratti da un loro coetaneo che ha fondato la sua vita sulla roccia di Cristo siano aiutati ad affrontare con più decisione la loro vita, unica e irrepetibile. È un esempio attuale la vita del Beato Frassati? Lo Spirito Santo non fa mai sorgere un’attualità se non quella di una vita alla sequela dell’unica novità che è Cristo. Bene ha ragione quanto scriveva la mistica Adrienne Von Speyr nell’affermare che i santi sono la dimostrazione della possibilità del cristianesimo. Questa è l’ipotesi con cui la sorella, signora Luciana Frassati, legatissima al fratello, ha speso gran parte della sua vita per farlo conoscere e amare iniziando da questo volume, che raccomando di leggere attentamente, in quanto presenta in maniera semplice ed entusiasmante la figura di un uomo che ha vissuto la sua vita in fedeltà al vangelo, diventando un vero amico di Gesù. Quanti leggeranno questo libro, soprattutto i giovani, faranno esperienza che il Beato Pier Giorgio è davvero un modello di santità da seguire, in quanto ci insegna con la sua vita a vivere in modo semplice ma eroico e straordinario la quotidianità; una quotidianità riempita della presenza silenziosa di Dio; possano essi incontrare nella conoscenza del loro patrono le ragioni di una vita più vera, provati come sono dalle mille contraddizioni di un mondo che si ostina a dire il contrario di tutto quello che dice il Vangelo.

    Il beato Pier Giorgio, nella Comunione dei Santi, continua il suo molteplice apostolato, e raggiungendo giovani di tutto il mondo testimonia loro che «tutta l’esistenza, vivificata dallo Spirito di Dio, si trasforma in un’avventura meravigliosa» [1] .

    Robert Cardinale Sarah

    Prefetto per il Culto Divino

    e la Disciplina dei Sacramenti


    [1] San Giovanni Paolo, Discorso ai pellegrini giunti a Roma per la beatificazione di Pier Giorgio Frassati , 20 maggio 1990.

    INTRODUZIONE

    Celebri scrittori come Papini, La Pira e il cardinal Lercaro hanno scritto prefazioni a libri su Pier Giorgio Frassati. Se a questa sua biografia premetto una breve introduzione, non è per dar maggiore importanza al libro, bensì perché io appartengo a quei pochi tedeschi ancora viventi che hanno conosciuto personalmente Frassati e da cinquant’anni serbano di lui ancora viva memoria. Questa mia prefazione non ha lo scopo di narrare alcuni ricordi personali, i quali non farebbero altro che ripetere e confermare ciò che il libro da se stesso meglio racconta. Se, andando contro la modestia, mi è lecito supporre che il lettore leggerà per prima cosa la mia premessa, vorrei approfittare di ciò per fornire alcuni chiarimenti che potranno forse facilitare la comprensione del libro.

    Al fine di poter valutare giustamente la vita e la figura di Frassati basterà qui dare alcune brevi indicazioni. Quando rivado agli anni dopo la prima guerra mondiale con le molteplici iniziative e i movimenti nel mondo e nella Chiesa di quel tempo, e ripenso all’impressione che allora esercitò su di me Frassati (prima che sapessi sulla sua persona quanto oggi so), debbo confessare francamente che lo giudicavo quale uno tra i giovani cristiani di cui allora, all’epoca del movimento giovanile cattolico, quando la Chiesa si era destata nei cuori, ce n’erano tanti. Questa mia impressione dev’essere intesa come una lode e non come un deprezzamento: Frassati rappresentava il giovane cristiano puro, lieto, dedito alla preghiera, aperto a tutto ciò che è libero e bello, attento ai problemi sociali, che recava nel cuore la Chiesa e le sue sorti, e di una spontaneità serena e virile. Giovani come questi meritano tutta l’ammirazione, anche se ce ne sono molti e allora ce n’erano molti (ma la primavera di queste meravigliose promesse ha poi recato un autunno degno di esse?). Pier Giorgio Frassati era tuttavia di più. Il lettore lo apprenderà leggendo questa moderna Vita Sanctorum. Perché di più? Vorrei spiegarlo in maniera semplice e schietta. Certamente a uno sguardo superficiale il suo mondo interiore e il suo stile di vita non offrono nulla di particolarmente originale – a ciò egli non pensava nemmeno lontanamente! Giovani cristiani della sua tempra, grazie a Dio, a quel tempo ce n’erano parecchi in Germania, in Francia, in Italia.

    Sono convinto però che pochi, provenienti da un siffatto ambiente liberale della grande borghesia, diventarono ciononostante così come Pier Giorgio Frassati, senza che sia possibile attribuire questo fatto al solito meccanismo psicologico della ribellione dei figli contro i genitori. Qui sta la singolarità: che questo spirito di ribellione in lui manca. Frassati è un cristiano, lo è semplicemente, e la sua contestazione consiste solo nell’esserlo in una maniera assolutamente spontanea, come se ciò fosse una cosa spontanea per tutti. Egli trae la forza e il coraggio di essere qual è non dall’opposizione alla generazione dei genitori, non da una diagnosi e da una prognosi della cultura di allora, o da cose simili, bensì dalla stessa realtà cristiana: che Dio c’è, che ciò che ci sostiene è la preghiera, che il sacramento nutre l’eterno nell’uomo, che tutti gli uomini sono fratelli. Possiamo senz’altro dire che il carattere pratico e privo di romanticismo, l’intelligenza soltanto «normale», la solidità della cerchia familiare italiana, avrebbero reso piuttosto a priori impossibile in Pier Giorgio quel cristianesimo che nel suo risveglio dopo la prima guerra mondiale era pur sempre condizionato a un ciclo culturale. E invece egli diventa un cristiano della massima spontaneità, un cattolico di Chiesa, senza per questo dire amen a tutte le tradizioni ecclesiastiche, pieno di zelo apostolico, pronto sempre ad aiutare in maniera concreta il prossimo. E tutto ciò non è spiegato né dalla situazione familiare (come è testimoniato in maniera impressionante nel libro), né dalla situazione culturale e religiosa di allora (malgrado uomini come Sonnenschein, Don Sturzo, ecc.). Qui uno percepisce in modo misterioso che la grazia di Dio non è qualcosa di deducibile: ecco improvvisamente di nuovo un cristiano, là dove l’ambiente induceva a pensare che una cosa del genere appartenesse ormai al passato. Eccolo lì, lieto, senza diventare un partito che si separa e cerca a tutti i costi di essere diverso; egli diventa – quale simbolo! – il tramite di riconciliazione di ciò che di contraddittorio vi è nella vita dei genitori. È esagerato se io ritengo che anche a quell’epoca giovani del genere fossero rari?

    Vorrei accennare brevemente anche a un’altra cosa. A quel tempo tutti noi avevamo interesse per i problemi sociali; era cosa naturale. Ma questo impegno sociale, l’amore verso i poveri, la responsabilità nei confronti della miseria altrui, erano (o divennero?) in Pier Giorgio di una genuinità, di una profondità e di uno spirito di sacrificio così radicale, da fare di lui un caso eccezionale tra i molti giovani cristiani di allora. A quell’epoca molti, grazie a Dio, si davano un po’ da fare con le conferenze di S. Vincenzo; ma pochi sarebbero stati quelli che, in preda ai tormenti di una morte per poliomielite, avrebbero ancor pensato al dovere verso la miseria dei poveri. Qui, come in altre circostanze che il lettore avvertirà facilmente, la vita di Pier Giorgio così ricca, così serena, quasi spensieratamente allegra (malgrado tutti i problemi familiari), trascorsa a cavallo, sugli sci, in montagna, leggendo Dante e altri poeti, in compagnia di amici e di ragazze, tra canti, accesi discorsi politici, risse con la polizia, e tante altre belle cose ancora dell’aurea gioventù (egli narrava con entusiasmo questi fatti mentre mostrava le foto), acquista improvvisamente una profondità, e una serietà che le derivano dall’assolutezza suprema della fede cristiana in Dio e nella vita eterna, da colpire il cuore del lettore.

    Non a tutti Dio concede la grazia di morire ancor giovani, quando tutto è promessa mattutina e inizio immacolato. E non ogni morte prematura rappresenta il compimento di siffatto inizio. Ma qui l’inizio immacolato era stato accettato, la croce del Signore, che questo inizio promette come minaccia, era già stata abbracciata e la morte accettata volentieri. Non è però da credere che l’immagine di questa vita sia solo opera di quella malinconia trasfiguratrice che la morte prematura di un giovane suscita. Per quanto è dato di conoscere a noi, che non possiamo far da giudici, qui siamo di fronte a un uomo il quale ha vissuto il suo cristianesimo con una naturalezza che fa quasi paura e con una problematicità che ci riesce sorprendente e quasi invitante (in realtà egli i problemi, forse piangendo, li immergeva nella grazia della fede): pregando, mangiando il pane della vita e della morte, amando il suo prossimo. E non ci urterà il fatto che quando egli cercava di esprimere ciò che aveva dentro di sé, incominciava a balbettare con le frasi della pietà tradizionale. Qui anche queste parole, se lette nella loro giusta luce, diventano nuove.

    A mezzo secolo di distanza tante cose sono cambiate. Ma proprio perché qui, nonostante l’inevitabile stile del tempo, in fondo ciò che è vissuto altro non è se non una giovane esistenza cristiana, questo libro, che descrive una vita entrata nella perfezione di Dio cinquant’anni fa, merita oggi ancora di essere letto e meditato. Ci sono molti cristiani, e ce ne sono anche molti di quelli che con la grazia di Dio hanno vissuto e testimoniato la loro fede in modo eroico – come la Chiesa usa dire, con un concetto di per sé non molto cristiano. Ma di questi esempi non ne abbiamo mai abbastanza. Nessuno di essi è un fenomeno naturale, bensì sempre un miracolo della grazia divina. Se il lettore leggerà questo libro con animo disposto, incontrerà un tale cristiano eroico. Allora levi un inno alla grazia divina e preghi Pier Giorgio Frassati che interceda presso Dio, per sé e per noi tutti.

    Karl Rahner S.J.

    Il 1° ottobre 1921 Pier Giorgio, presentato dal noto reverendo Karl Sonnenschein – l’anziano amico prescelto, detto il san Francesco di Berlino – divenne ospite della famiglia Rahner che tra i sette figli annoverava Ugo e Karl. Mio fratello vi passò «giorni indimenticabili» dovuti anche all’affetto e alla comprensione di Louise Rahner che festeggiava in quel tempo le sue nozze d’argento: ella fu attratta immediatamente dalla luce di Pier Giorgio e dalla schietta semplicità di questo figlio d’ambasciatore.

    I biografi di Karl Rahner – entrato nel 1922 nella Compagnia di Gesù – avviano il racconto della vita del grande teologo con queste parole: «Egli subisce profondamente l’ascendente di un giovane universitario italiano, maggiore di tre anni, il quale morì nel 1925 di poliomielite acuta in odore

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