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Congetture e confutazioni: Quindici racconti sotto un titolo illustre
Congetture e confutazioni: Quindici racconti sotto un titolo illustre
Congetture e confutazioni: Quindici racconti sotto un titolo illustre
E-book119 pagine1 ora

Congetture e confutazioni: Quindici racconti sotto un titolo illustre

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Info su questo ebook

Il volume contiene quindici racconti.
LinguaItaliano
Data di uscita18 nov 2013
ISBN9788867930487
Congetture e confutazioni: Quindici racconti sotto un titolo illustre

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    Anteprima del libro

    Congetture e confutazioni - Luigi Rovito

    © Edizioni SENSOINVERSO

    www.edizionisensoinverso.it

    ufficiostampa@edizionisensoinverso.it

    Via Vulcano, 31 – 48124 – Ravenna (RA)

    ISBN 9788867930487

    1° edizione – Ottobre 2013

    © 2013 - Copyright | Tutti i diritti riservati

    Sensoinverso - P.I. 02360700393

    Creazione eBook | http://creoebook.blogspot.com

    Luigi Rovito

    CONGETTURE

    E

    CONFUTAZIONI

    quindici racconti sotto un titolo illustre

    Napoli, 2013

    In copertina: Marc Chagall:

    Passeggiata

    1917

    Scherza coi fanti

    Le nostre prospettive scientifiche sono ormai agli antipodi fra loro. Tu ritieni che Dio giochi a dadi con il mondo: io credo invece che tutto obbedisca ad una legge, in un mondo di realtà obiettive, che cerco di afferrare per via totalmente speculativa. Lo credo fermamente, ma spero che qualcuno scopra una strada più realistica o meglio un fondamento più tangibile di quanto non abbia saputo fare io. Nemmeno il grande successo iniziale della teoria dei quanti riesce a convincermi che alla base di tutto vi sia la casualità, anche se so bene che i colleghi più giovani considerano questo atteggiamento come un effetto di arteriosclerosi. Un giorno si saprà quale di questi due atteggiamenti istintivi sarà stato quello giusto.

    Albert Einstein a Niels Bohr

    Non è compito di un fisico ordinare a Dio come deve reggere il mondo.

    Niels Bohr ad Albert Einstein

    Il Gatto di SchrÖdinger

    L'esperimento ipotizzato da Schrodinger è un’estremizzazione di quello che realmente dovrebbe avvenire in natura. Avete davanti a voi una scatola: prendete un gatto, un atomo radioattivo, e una lattina di materiale radioattivo. Chiudete la scatola e la mettete da parte. Vi hanno assicurato che l'atomo decadrà entro un giorno, in quel momento verrà attivato un dispositivo che farà aprire la lattina, e di conseguenza morire il gatto a causa dei gas tossici emessi. Dopo una giornata vi ritrovate nuovamente con la scatola in mano: Cosa vi aspettate di trovare? Non ci vuole molta fantasia a rispondere, sono possibili solo 2 combinazioni:

    a) Gatto vivo-atomo integro,

    b) Gatto morto-atomo disintegrato.

    Sembrerà, però, scontato a tutti che nell'istante in cui voi vi accingete ad aprire le sorti dell'animaletto siano già segnate... la meccanica quantistica, invece, vi dice che il gatto si troverà in una condizione stranissima: né vivo, né morto. Per capirci, è come se la natura avesse preso le vostre due combinazioni e proprio nell'istante in cui voi aprirete la scatola ne estrarrà una: sarà questa quella che voi vedrete.

    Siete VOI in un certo senso a decidere riguardo alla sorte del gatto, che resta in bilico per tutto il tempo precedente.

    A questo punto qualcuno si chiede: perché le leggi della Meccanica Quantistica non devono valere anche per chi apre la scatola, ma solo per quello che c'è dentro?

    Naturalmente chi apre la scatola ha una posizione privilegiata ...

    tratto da: http://scienzapertutti.lnf.infn.it

    - - - - - - - - - -

    Il portone sembrava regolamentare: enorme, bianco latte con modanature in turchino, grandi maniglie d’oro e nuvole tutt’intorno. Semplice ma dignitoso: l’estetica che qualsiasi ebreo tedesco naturalizzato statunitense avrebbe immaginato per le porte del paradiso.

    Erano, piuttosto, i suoni a non corrispondere.

    Albert aveva immaginato armonie celestiali, iperaccordi a sette, otto, quindici chiavi cromatiche, oppure lunghissime note monotonali piene di estatica concentrazione, arpe, violini … e invece un brusìo indistinto. Quelle due enormi porte divine sembravano delimitare una qualche specie di mercato, di casbah rumorosa e caotica.

    - A occhio e croce saranno alte ventotto … forse trenta metri e larghe almeno quindici – valutava in silenzio, poggiando l’indice sinistro sulle due dita della mano destra aperte a V, come aveva visto fare in certi film da ispirati registi con berretto basco e pantaloni alla zuava – per potersi reggere devono essere spesse almeno un metro e, nonostante questo, si sente un baccano d’inferno … cioè … un chiasso indemoniato … insomma, si danno da fare lì dietro. -

    - Albert! Finalmente. Che bella sorpresa. -

    Un distinto signore di mezza età, bassino, con un completo grigio gessato e due splendide ghette su un lucido paio di scarpe nere di vernice si avvicinava a grandi passi. Sotto il Borsalino chiaro un sorriso di circostanza che ricordava certe interpretazioni classiche di Edward G. Robinson.

    - Buongiorno a lei, non credo di avere il piacere di conoscerla. Permette? Professor … -

    - Ti conosco Albert, ti conosco meglio di quanto tu possa immaginare, comunque … piacere: Dio. -

    - Oh, piacere mio, cioè … tanto, tanto piacere … voglio dire … se ho capito bene lei è proprio … Lui? Voglio dire … -

    - Tranquillo Albert, NOI siamo l’Amor che move il Sole, Egli, l’Altissimo, il Demiurgo, il Motore Immobile, Helohim, Jehova; Colui che è o come meglio credi, e siamo tuoi grandi ammiratori. -

    - Mi scusi ma … come sarebbe siamo? -

    - Siamo nel senso di siamo! Credevi di trovarti davanti il vecchio con la barba? Forse che a Buddha, Yin, Yang, Allah, Manitù, Shiva, il Grande Cocomero e tutti gli altri dovremmo ritirare il permesso di soggiorno? Noi siamo Dio! Comunque, se preferisci, puoi anche darmi del lei anziché del loro … -

    - Mi scusi, credo di non aver capito bene: loro sono … cioè, lei è Dio nel senso che … -

    - In ogni senso Albert, in ogni senso. Io sono quello la cui ombra è luce abbagliante … è così che dicevi, no? Rilassati e fumati un sigaro. -

    - Grazie no, non fumo. -

    - O.K., allora: ti piace il posto? -

    - S-sì, però avrei … qualche domanda: innanzitutto … -

    - Niente domande Albert. So benissimo cosa vorresti sapere; non è la divinazione che mi difetta. Mettiti comodo e stammi a sentire. -

    Due stupende poltrone Churchill in pelle morbida color rosso pompeiano apparvero in un batter d’occhio e il piccoletto prese immediatamente posto, invitando il suo ospite con un cortese, ma deciso, cenno della mano a fare altrettanto.

    - Qua si crea Albert, da sempre. La storia dei sette giorni è una panzana. L’universo infinito viene creato e ricreato continuamente per … diciamo … un difetto di fantasia degli esseri umani. -

    - Un difetto? Che difetto? –

    I padreterni fecero una smorfia di disappunto sbuffando una nuvola di fumo a forma di paraboloide iperbolico transeuclideo: - l’ho creato e ricreato fino alla nausea, gli ho messo in testa i pensieri più disparati, i sogni più sfrenati, gli stimoli più potenti e le aspirazioni più elevate e continua a riuscirmi da schifo. Con le galassie è diverso. Quelle sono tranquille, regolari: esplodono, si raffreddano, condensano, collassano e … ma poi che dico, queste cose le sai meglio di me. Gli uomini no, gli uomini mettono su filosofie che poi ignorano ma che lasciano insegnare a certi politici da strapazzo, immaginano religioni che esaltano il bene, l’amore, la giustizia ma se non si massacrano dieci o venti volte per secolo non si divertono, accidenti a loro! Io avrei dovuto crearli, dargli l’intelletto e godermi finalmente la pensione mentre loro avrebbero creato tutto il resto e invece … ciccia! Devo ancora fare tutto io, Cristo d’un Noi!

    - Già, già, capisco ... cioè, non è che capisca un gran che, però … a proposito: se lei crea tutto continuamente, chi è che ha creato lei?

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