L'isola

Di Peter Watts

Fantascienza - racconto lungo (46 pagine) - Un essere vivente grande come un sistema solare e con la massa di un piccolo pianeta. E intelligente. Premio Hugo 2010

Quella strana intermittenza nella luce della stella li aveva portati a una scoperta sconvolgente: c'era un essere vivente, lì nello spazio. Attorno al sole. Un sottile strato, non più di qualche millimetro, che circondava come una sfera tutta la stella, a 1,4 unità astronomiche di distanza. Un'essere vivente grande come un sistema solare e con la massa di un piccolo pianeta. E intelligente. Ma quando poteva essere intelligente un essere con una quantità di cellule cerebrali equivalente a quella di dieci miliardi di cervelli umani?

Canadese, classe 1958, Peter Watts ha vinto il premio Hugo nel 2010 col racconto L’isola, ma c'era già arrivato vicino nel 2006 col romanzo Blindsight. Biologo specializzato nei mammiferi marini, Watts ha sfruttato le sue conoscenze scientifiche nel romanzo con cui ha esordito, Starfish, al quale ha dato finora tre seguiti. 

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 2 dic 2014
• ISBN: 9788867755448

Peter Watts

Peter Watts is the Hugo and Nebula nominated author of Blindsight.

Anteprima del libro

a cura di Silvio Sosio

Peter Watts

L'isola

RACCONTO LUNGO

Traduzione di Francesco Lato

Prima edizione dicembre 2014

ISBN 9788867755448

© 2009 Peter Watts

Titolo originale: The Island

Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.1

Font League Spartan Bold by Micah Rich, SIL Open Font Licence 1.1

Traduzione: Francesco Lato

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Indice

Copertina

Il libro

L'autore

L'isola

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

In questa collana

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Il libro

Un essere vivente grande come un sistema solare e con la massa di un piccolo pianeta. E intelligente. Premio Hugo 2010

Quella strana intermittenza nella luce della stella li aveva portati a una scoperta sconvolgente: c'era un essere vivente, lì nello spazio. Attorno al sole. Un sottile strato, non più di qualche millimetro, che circondava come una sfera tutta la stella, a 1,4 unità astronomiche di distanza. Un'essere vivente grande come un sistema solare e con la massa di un piccolo pianeta. E intelligente. Ma quando poteva essere intelligente un essere con una quantità di cellule cerebrali equivalente a quella di dieci miliardi di cervelli umani?

L'autore

Canadese, classe 1958, Peter Watts ha vinto il premio Hugo nel 2010 col racconto L’isola, ma c'era già arrivato vicino nel 2006 col romanzo Blindsight. Biologo specializzato nei mammiferi marini, Watts ha sfruttato le sue conoscenze scientifiche nel romanzo con cui ha esordito, Starfish, al quale ha dato finora tre seguiti. 

Dallo stesso autore

Peter Watts, Le cose Robotica ISBN: 9788867752140 Peter Watts, Drone di morte Robotica ISBN: 9788867754403

1

Noi siamo gli uomini delle caverne. Siamo gli Antichi, i Progenitori, le scimmie operaie dell’acciaio. Tessiamo le vostre tele e costruiamo le vostre magiche porte, infilando crune d’ago a sessanta chilometri al secondo. Non ci fermiamo mai. Non osiamo nemmeno rallentare, nel timore che la luce del vostro arrivo ci trasformi in plasma. Tutto per voi. Tutto perché possiate saltare da stella a stella senza sporcarvi i piedi negli infiniti, vuoti deserti che le separano.

È davvero troppo chiedere di parlarci ogni tanto?

Sono esperta di evoluzione e di ingegneria genetica. So quanto siete cambiati. Ho visto le porte dare vita a dèi, demoni e cose che non possiamo nemmeno sperare di comprendere, cose che non si può credere siano mai state umane. Forse autostoppisti alieni, che viaggiano sui binari che ci lasciamo alle spalle. Alieni conquistatori.

Sterminatori, forse.

Ma ho visto anche le stesse porte restare buie e vuote finché non scomparivano dalla nostra visuale. Abbiamo fatto delle ipotesi: decadenze, età oscure, civiltà ridotte in cenere e altre rinate da quelle ceneri… e a volte, dopo, abbiamo visto uscire cose che sembravano un po’ le navi che noi avremmo potuto costruire all’epoca. Parlano tra loro – radio, laser, fasci di neutrini – e a volte le loro voci suonano un po’ come le nostre. Ci fu un tempo in cui osammo sperare che davvero fossero come noi, che il cerchio fosse di nuovo rotondo e si fosse chiuso su esseri con cui potevamo parlare. Ho perso il conto delle volte che abbiamo provato a rompere il ghiaccio.

Ho perso il conto degli eoni passati da quando abbiamo rinunciato.

Tutte quelle lunghe file che ci siamo lasciati alle spalle. Tutti quegli ibridi, postumani, immortali, dèi e catatonici uomini delle caverne intrappolati in carri magici che non potranno mai sperare di capire e nessuno che abbia mai puntato un laser nella nostra direzione per dire Ehi, come va oppure Indovinate un po’? Abbiamo la cura per la Sindrome di Damasco! oppure Grazie, ragazzi, continuate così.

Non siamo un fottuto culto del cargo. Siamo l’ossatura del vostro dannato impero. Non sareste nemmeno qui se non fosse per noi.

E… siete nostri figli. Qualunque cosa siate diventati, una volta eravate come noi, come me. Una volta credevo in voi. C’è stato un tempo, molto tempo fa, in cui credevo in questa missione con tutto il cuore.

Perché ci avete abbandonati?

2

E così comincia un altro assemblaggio.

Questa volta apro gli occhi su un volto familiare che non ho mai visto prima: solo un