Un uomo di valore
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Anteprima del libro
Un uomo di valore - Toni Gagliano
…"
Giugno 1938.
Henry Cornick attraversava il lungo corridoio con passo spedito e aria baldanzosa.
Dalle camere poste a destra e sinistra del corridoio sentiva uscire grida di giubilo e risate, ogni tanto vedeva uscire qualcuno che visibilmente brillo, gridava: "E’ finita!".
Prontamente veniva preso di forza da qualche compagno e riportato dentro la stanza dalla quale era uscito.
L’estate era ormai alle porte e a Cambridge si respirava aria di smobilitazione. I giovani che avevano ottenuto la prestigiosa laurea festeggiavano allegramente pregustando le meritate vacanze, preludio di una futura e proficua attività lavorativa.
Henry si fermò davanti ad una camera e bussò rumorosamente alla porta. Dopo qualche secondo venne ad aprire un giovanotto dai capelli castani e dagli occhi chiari, ben messo di spalle, di statura media e dalla carnagione scura che tradiva il suo sangue mediterraneo.
Are you ready, Marco?
chiese Henry entrando e richiudendo la porta dietro di sé. Giusto qualche minuto e sono pronto
rispose Marco in un ottimo inglese e ritornò in bagno per finire di pettinarsi. Henry lo seguì e vedendolo intento nella sua coiffure, a mo’ di sfottò cominciò a canticchiare un noto motivo nel suo italiano stentato O sole mio, sta in fronte a te …
Ecco come si rovina una bella canzone!
esclamò Marco finendo di pettinarsi e mettendosi un po’ di profumo sulle guance appena rasate.
Così capisci noi poveri Inglesi quando ascoltiamo te che canti le nostre canzoni!
ribatté Henry.
Fuck you!
rispose Marco scoppiando a ridere.
I due uscirono allegramente dalla camera e scesero giù per le scale uscendo, subito dopo, nel cortile dei dormitori maschili dell’università.
Henry era un giovane rampollo di una famiglia inglese di nobili origini; nel loro albero genealogico i Cornick potevano vantare la presenza di diversi baronetti e quindi, la frequenza di Henry a Cambridge era una tappa obbligata della sua educazione. Era poco più alto di Marco, di costituzione magra, chiaro di carnagione (Marco, celiando, la definiva una carnagione english white
), capelli biondi, occhi marroni e la classica aria di ragazzo di buona famiglia.
Aveva legato molto con Marco, uno dei pochi studenti italiani che aveva avuto, grazie ad una borsa di studio, la possibilità di frequentare la facoltà di Filosofia presso la prestigiosa istituzione inglese.
Marco era orgoglioso di quella borsa di studio; non è che alla sua famiglia mancassero i mezzi finanziari per mandare il figlio all’estero, tutt’altro!
Lui ne era contento perché non vedeva l’ora di affrancarsi economicamente dalla sua famiglia, aveva fretta di dimostrare che sapeva cavarsela da solo.
La famiglia di Marco proveniva dall’alta borghesia romana, suo padre era un piccolo industriale che si era fatto da sé e nell’ultimo decennio aveva creato la sua fortuna grazie ad amicizie influenti che l’avevano introdotto nel ricco mondo delle forniture militari. Non per questo si poteva affermare che Pietro De Cesaris (così si chiamava il padre di Marco) fosse un convinto sostenitore del fascismo.
Chi lo conosceva bene poteva affermare il contrario.
In cuor suo l’industriale romano non condivideva del tutto la politica del partito fascista, ma era sicuramente un uomo pervaso dal senso dell’onore e da un forte sentimento patriottico.
Era stato ben contento di mandare il figlio per un po’ di tempo fuori dai confini italici, conosceva bene suo figlio e conosceva bene la sua voglia di viaggiare, la sua sete di conoscenza, il suo desiderio di raggiungere lontani orizzonti.
Marco, sebbene amasse studiare, aveva fatto un patto con il padre. Gli aveva promesso che si sarebbe sempre impegnato con profitto negli studi, che avrebbe conseguito una laurea, ma non gli avrebbe assicurato la propria disponibilità nel continuare l’attività familiare, sebbene non si fosse mai tirato indietro quando c’era da lavorare.
Infatti in passato, col benestare del padre, durante le vacanze estive era andato a lavorare in fabbrica svolgendo mansioni da operaio: voleva così dimostrare che il lavoro manuale non lo spaventava e non lo umiliava.
Henry e Marco si erano messi in ghingheri e con aria scanzonata si dirigevano verso l’uscita del campus universitario.
Avevano preso appuntamento con due amiche e colleghe: Hanne, una ragazza danese di Copenaghen, ed Eleonora, una ragazza italiana concittadina di Marco.
Le due ragazze frequentavano il Girton College che si trovava in un piccolo villaggio a circa 4-5 chilometri a nord-ovest dal centro di Cambridge.
Anche loro, come Marco e come altri giovani stranieri, avevano avuto la possibilità di studiare all’estero, in virtù del fatto che entrambe provenivano da famiglie altolocate o, comunque, facoltose. Eleonora apparteneva alla famiglia Farnesi, uno dei casati più nobili della Caput mundi, quasi tutti i suoi familiari rivestivano importanti cariche amministrative e politiche, frequentavano i migliori salotti della capitale e spesso erano invitati a corte in occasione di eventi particolari.
Il potere della famiglia Farnesi non era venuto meno con l’avvento di Mussolini, anzi si era rafforzato grazie ad una politica spregiudicata di mediazione tra il Vaticano e il nuovo regime fascista. Eleonora aveva faticato non poco a convincere il padre a concederle la possibilità di studiare in Inghilterra, ma Alberto Farnesi stravedeva per la sua primogenita ed era disposto a soddisfare ogni suo desiderio.
Appena usciti dal cancello Henry e Marco si diressero verso Girton, imboccarono la Huntingdon Road e chiacchierando del più e del meno presero un buon passo che li avrebbe fatti arrivare a destinazione in meno di un’ora.
I due giovanotti varcarono il cancello del college e arrivati all’ingresso del dormitorio sedettero sui gradini davanti al portone; per regolamento non potevano entrare all’interno: essendo Girton un istituto esclusivamente per donne, gli uomini dovevano rimanere fuori da quel luogo di tentazione!
Henry tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e fece il gesto di offrirne una all’amico che, fra stizza e scherno, disse: Henry dopo più di un anno che ci conosciamo ancora provi ad offrirmi una sigaretta? Lo sai bene che non fumo …
Well, well, non ti incavolare … Sei nervoso perché usciamo con le ragazze?
chiese l’inglese mentre si accendeva una sigaretta.
Ma che c’entra, Henry, non c’entra proprio niente …
rispose Marco cercando di mostrarsi indifferente all’argomento.
Ma indifferente non lo era per niente.
Era da un po’ di tempo che i pensieri di Marco erano rivolti alla graziosa conterranea e ogni volta che la vedeva la frequenza dei suoi battiti cardiaci aumentava considerevolmente.
I due, sebbene nati e cresciuti nella stessa città, si erano conosciuti in terra britannica, proprio lì a Cambridge, e fra loro fu subito evidente una reciproca simpatia che esulava dalla comune