Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Bianca, fra i casteli di sabbia: The Red Collection, #7
Bianca, fra i casteli di sabbia: The Red Collection, #7
Bianca, fra i casteli di sabbia: The Red Collection, #7
E-book302 pagine4 ore

Bianca, fra i casteli di sabbia: The Red Collection, #7

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Mara Popescu-Vasilca porta al suo pubblico un nuovo racconto di vita dal ciclo "L'amore, che lo bruciassero le fiamme", un romanzo che, attraverso il tema abbordato, non fa altro che aggiungere una pagina a un'intera panoplia delle tipologie umane. Le sue eroine sono reali e veritiere, possono trovarsi intorno a te o fra i personaggi pubblici del momento, indifferentemente dal fatto che questo momento si trovi nel passato, nel presente o nel futuro ‒ e qui non ho sbagliato ‒ hanno detto i personaggi poiché vanno fino a identificare un certo soggetto letterario, essendo un'interpretazione reversibile delle trasformazioni dalla persona al soggetto e viceversa.

Di fatto, i romanzi della signora acquistano autenticità che fa sì che la loro lettura vi catturi in un vortice di vicende, alcune volte identificandovi con i personaggi, altre entrando in contatto con loro, anche se non sono sempre personaggi propriamente positivi.

Così succede anche in questo romanzo, Bianca fra i castelli di sabbia, nel quale la problematica sociale combinata al trambusto familiare, alla profonda povertà e al disinteresse per l'educazione e il progresso fanno sì che l'eroina, in un'età sensibile, affronti il suo destino e agisca di conseguenza, assumendosi il rischio del compromesso di fronte alla società ma, soprattutto, di fronte a se stessa.

Qui si arriva al punto chiave del romanzo, l'arte del compromesso nella vita; ma fino a che punto e, soprattutto, con che conseguenze? Quanto si è disposti a sopportare e che prezzo si è pronti a pagare per passare oltre un ponte pieno di peccati per il proprio personale completamento?

Niente nella vita succede per caso perché la vita di per sé è una concatenazione di eventi che, se imparati a gestire, avranno un costo finale di gran lunga minore.

Ancora una volta, Mara Popescu-Vasilca ci introduce in un mondo di moralità e decadenza umana ancora attuale, nel quale la lotta per la sopravvivenza non è altro che un modus vivendi, in una società in cui i valori morali vedono un massivo crollo. Ma guardando dal punto di vista del personaggio principale? Perché arriviamo a provare empatia con esso nonostante la sua immoralità intenzionale? Le sue scelte non saranno state anche nostre? Non è che forse, chi più chi meno, abbiamo percorso gli stessi passi sulla strada dei compromessi?

Ci sono molte domande, ma vi invito a scoprire da soli le risposte leggendo il romanzo che, sicuramente, sarà una lettura accattivante.

LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2023
ISBN9798223885382
Bianca, fra i casteli di sabbia: The Red Collection, #7
Autore

MARA POPESCU-VASILCA

Mara Popescu-Vasilca este o scriitoare canadiana de origine romana care publica carti despre femei si pentru femei contemporane. Mara locuieste in Montreal, Quebec, si este casatorita cu George Vasilca. 

Correlato a Bianca, fra i casteli di sabbia

Titoli di questa serie (7)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa psicologica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Bianca, fra i casteli di sabbia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Bianca, fra i casteli di sabbia - MARA POPESCU-VASILCA

    Bianca fra i castelli di sabbia

    Collezione L’amore, che lo bruciassero le fiamme

    Romanzo

    2021

    Nota dell’autore

    Un anno fa ho iniziato a pubblicare i romanzi a cui lavoro da molto tempo, tutti sono stati pubblicati nella collezione L’amore, che lo bruciassero le fiamme. Ed ecco che ora arriva anche l’ultimo romanzo di questa collezione: Bianca fra i castelli di sabbia. Quando ho iniziato a pubblicare questi romanzi, i cui titoli sono tutti nomi femminili, ho voluto fare un omaggio alle madri, sorelle, mogli e, perché no, alle amanti. Ogni donna può ritrovarsi leggendo con interesse come sono riuscite o no a vivere parte della loro vita. Come lettore è necessario solamente entrare in contatto con i personaggi. Sono sinceri, liberi e lasciano andare i pensieri e i desideri, i dubbi e soprattutto i sentimenti. Sicuramente la sofferenza è evidente, ma non sai com’è il dolce pensiero della felicità se non hai sentito quello amaro della delusione.

    Bianca è una donna che costruisce castelli di sabbia da desideri, speranze e piani particolari di vita. Castelli che cadono lasciando solamente la delusione e il desiderio di giudicarsi per non aver potuto prendere la propria vita in mano, lasciandosi guidare dal bisogno e facendosi manipolare da alcuni che se ne sono approfittati senza tener conto della sua fragilità e della sua ingenuità in un’età sensibile.

    Se volete chiedermi perché a fianco a Vanda, Paula, Nora, Catia e Ursula è arrivata Bianca ... beh, vi rispondo che ha bussato alla porta dei miei desideri di aggiungere il racconto di una vita agitata come il mare, seguita dai fantasmi del passato ma soprattutto torturata dal presente nel quale situazioni sempre complicate vengono verso di lei e non sa bene come affrontarle: isolarsi dal mondo in cui vive o aprire la porta verso la vita con molto coraggio e viverla a pieno, con tutte le sue conseguenze? Il fatto è che Bianca mi ha accompagnata e si è confidata con me per diventare un’esperienza pienamente educativa e confortante.

    Mara Popescu-Vasilca

    Montreal 2021

    Nota della redazione

    Mara Popescu-Vasilca porta al suo pubblico un nuovo racconto di vita dal ciclo L’amore, che lo bruciassero le fiamme, un romanzo che, attraverso il tema abbordato, non fa altro che aggiungere una pagina a un’intera panoplia delle tipologie umane. Le sue eroine sono reali e veritiere, possono trovarsi intorno a te o fra i personaggi pubblici del momento, indifferentemente dal fatto che questo momento si trovi nel passato, nel presente o nel futuro ‒ e qui non ho sbagliato ‒ hanno detto i personaggi poiché vanno fino a identificare un certo soggetto letterario, essendo un’interpretazione reversibile delle trasformazioni dalla persona al soggetto e viceversa.

    Di fatto, i romanzi della signora acquistano autenticità che fa sì che la loro lettura vi catturi in un vortice di vicende, alcune volte identificandovi con i personaggi, altre entrando in contatto con loro, anche se non sono sempre personaggi propriamente positivi.

    Così succede anche in questo romanzo, Bianca fra i castelli di sabbia, nel quale la problematica sociale combinata al trambusto familiare, alla profonda povertà e al disinteresse per l’educazione e il progresso fanno sì che l’eroina, in un’età sensibile, affronti il suo destino e agisca di conseguenza, assumendosi il rischio del compromesso di fronte alla società ma, soprattutto, di fronte a se stessa.

    Qui si arriva al punto chiave del romanzo, l’arte del compromesso nella vita; ma fino a che punto e, soprattutto, con che conseguenze? Quanto si è disposti a sopportare e che prezzo si è pronti a pagare per passare oltre un ponte pieno di peccati per il proprio personale completamento?

    Niente nella vita succede per caso perché la vita di per sé è una concatenazione di eventi che, se imparati a gestire, avranno un costo finale di gran lunga minore.

    Ancora una volta, Mara Popescu-Vasilca ci introduce in un mondo di moralità e decadenza umana ancora attuale, nel quale la lotta per la sopravvivenza non è altro che un modus vivendi, in una società in cui i valori morali vedono un massivo crollo. Ma guardando dal punto di vista del personaggio principale? Perché arriviamo a provare empatia con esso nonostante la sua immoralità intenzionale? Le sue scelte non saranno state anche nostre? Non è che forse, chi più chi meno, abbiamo percorso gli stessi passi sulla strada dei compromessi?

    Ci sono molte domande, ma vi invito a scoprire da soli le risposte leggendo il romanzo che, sicuramente, sarà una lettura accattivante.

    Căprar Florin

    CAPITOLO 1

    Ambasciata

    È un pomeriggio d’estate tardiva, mi trovo a Bucarest. Sono al volante e una folata di vento rinfrescante mi accarezza il volto. Il cielo è limpido, solo qualche nuvola gioca a nascondino con il sole, coprendolo, per poi lasciarci di nuovo in mano sua, a riscaldarci. La mia direzione è l’ambasciata francese, situata sulla strada Biserica Amzei, un edificio signorile. Qui, la diplomazia francese ha la sua sede da noi, a Bucarest. Sono pochi quelli che conoscono la storia di questo edificio: fa parte delle relazioni fra la Romania e l’Esagono. Era conosciuta così la Francia del IX secolo, un patrimonio comune che viene preservato come tale. Sono emozionata poiché so che ne hanno varcato la soglia tutti i presidenti della Quinta Repubblica. L’edificio è stato concepito per ricevere ospiti. Un luogo di incontri cordiali. Qui ha luogo il ricevimento offerto in occasione della giornata nazionale francese, oggi, 14 luglio 2012.

    Il momento in cui vengono aperti i grandi e alti portoni è arrivato, entriamo. Facciamo i primi passi al suo interno. L’architettura dell’edificio è un accostamento di stili. Sono arrivata nella hall; davanti a me ci sono due colonne greche che danno un tocco di supremazia. Il mio sguardo viene attratto dalle due nicchie che custodiscono due vasi di Sèvres color cobalto. Le pareti laterali hanno due specchi infissi nelle arcate appoggiate ai pilastri. Alla mia destra, un signore sta spiegando a colui che ha di fianco:

    – Sapete, signor Petrescu, che all’inaugurazione il principe ereditario Ferdinando e la principessa Maria sono stati invitati d’onore, loro hanno compiuto il primo sontuoso valzer.

    In questo spazio hanno fatto i loro passi l’arte, lo charme e la storia francese insieme all’esposizione di un pezzo di mobilio nello stile di Ludovico XV e nello stile Impero come anche la ceramica di Sèvres, signore.

    Sono contenta di trovarmi vicina a loro e di riuscire a sentire la conversazione. Il signor Petrescu si gira verso di me piegando la testa in un saluto elegante ed educato.

    – Signor Mardare, abbiamo una signora a fianco a noi che è obbligata a sentire la nostra conversazione, non credete sia meglio salutarla?

    Mi fissa incuriosito, dopodiché approva.

    – Certo, come no.

    Cambia di posto, adesso si trova alla mia destra, così che mi ritrovo fra i due uomini. Facciamo le consuete presentazioni, dopodiché avanziamo. La sala d’ingresso è incastrata fra due colonne.

    – Sapevate che è stata progettata da un architetto olandese che ha vissuto a Bucarest?

    – Sì – gli rispondo in maniera concisa.

    È sorpreso, non se lo aspettava. Avevo letto tutto quello che si poteva sulla storia di questo edificio. Non posso andare da qualche parte e non sapere nulla sul luogo in cui mi troverò. Siamo fra le due imponenti colonne.

    – Sono di marmo, bellissime. – Dice il signor Mardare.

    – In realtà, non sono di marmo, sono dipinte. È stata utilizzata una vernice che imita in maniera eccellente il marmo.

    Sono curiosa di sapere se sa chi è l’autore della statua davanti a noi. Momentaneamente non sta dicendo nulla. Mi avvicino un po’ al signor Mardare e gli sussurro all’orecchio:

    – La statua è di Ludovico XIV, è di bronzo, è...

    – Il re della Francia e della Navarra vestito con la sua uniforme da generale romeno, con la parrucca – conclude il signor Petrescu.

    Sono lieta di avere due persone con cui potrò tenere una piacevole conversazione in questa serata speciale. Sono arrivata a fianco dell’ufficiale all’entrata. Gli porgo il mio invito. Guarda il nome mentre inarca il sopracciglio sinistro con fare dubbioso, dopodiché mi sorride amabilmente e mi annuncia:

    La signora Bianca Ionescu Poitiers. Osservatrice della scena politica europea e internazionale. Cala il silenzio per un breve periodo di tempo.

    Entro nella sala del ricevimento, mentre sento il ripetersi del mio nome, lentamente, come un’ombra sussurrante.

    – La signora Poitiers...

    L’ufficiale mi guarda nuovamente con ammirazione. Sicuramente il mio completo elegante lo ha convinto, non devo nemmeno spiegargli che proviene da Parigi. Mi sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio per mettere in evidenza quell’unico orecchino che è estremamente chic e il mio abito da sera. Lo guardo, così non può pensare di avermi intimidita fissandomi.

    Sono nella sala del ricevimento. Cerco il tavolo e il posto assegnatomi sull’invito, ma non mi siedo. Gironzolo, alla fine è il mio lavoro scoprire il più possibile sulle onorificenze presenti. I due signori di prima non li intravedo più, avranno sicuramente raggiunto la loro cerchia. Sento voci in lingue diverse: alla mia destra si parla inglese; camminando, più avanti, rumeno. Finalmente, francese. Mi avvicino e mi fermo. Due grasse signore parlano quasi bisbigliando.

    – Cosa ne pensi cara Janet, verrà con il signor Petrescu?

    – Come può non venire con lui cara, è stato sposato con la moglie di uno che lavora qui. Una rossa, la conosco. Una volta abbiamo viaggiato sullo stesso aereo tornando da Parigi.

    – So che lui ha finanziato dei progetti rumeno-francesi e che gli affari gli vanno a gonfie vele!

    Il discorso mi interessa, mi siedo dandole la schiena e ascoltando con grande attenzione. Sembra proprio che queste due signore conoscano molto bene la sua storia. Starò attenta a che tavolo si siederanno.

    Janet, mi ripeto nella mente per non essere sentita da nessuno. Cala il silenzio, si aprono le due porte sulla sinistra e fa il suo ingresso la signora ambasciatrice. È una persona che si è fatta valere per la sua spiccata capacità intellettuale dal punto di vista politico e amministrativo, mantenendo importanti relazioni internazionali e conservando un legame attraverso il suo modo di vedere le relazioni fra Romania e Francia. Chapeau!

    L’ambasciatrice tiene il suo tradizionale discorso, dicendo fra le altre cose:

    – La Francia è un partner strategico della Romania, le relazioni fra i nostri paesi sono privilegiate. E saranno, di conseguenza, coltivate su un piano bilaterale nel quadro dell’Unione Europea, per un futuro raggiante dell’Unione stessa.

    Chiude il suo discorso facendo il tradizionale augurio:

    – Tanti auguri alla Francia e ai cittadini francesi!

    Non è la prima volta che partecipo a simili incontri, conferenze e altri eventi con cui ho familiarizzato molto. La intervisterò dopo la fine della cerimonia, mi sono iscritta alla lista di coloro che vorrebbero porle alcune domande riguardanti l’avvenimento.

    Gironzolo con il bicchiere di champagne in mano, in questo luogo dove sembra che stia affrontando un piccolo viaggio in un castello della Loira. Entro nel salone della musica, è illuminato dai raggi del sole che giungono dalle grosse finestre della stanza. Questa sala ha la vista sul giardino del retro, e l’insieme delle nuance di beige, marrone e verde pallido ne sottolineano la bellezza. Anche se in questo momento non si sentono gli accordi del piano, riesco a immaginarmi le sue vibrazioni: è un Pleyel realizzato a Parigi dal pianista e compositore austriaco Ignace Pleyel che ha portato il legno d’abete rosso dall’Italia, trovato sulle montagne della Val di Fiemme. Questo strumento musicale ha completamente avvolto in piena armonia la residenza durante i vari concerti.

    Ma io cerco discretamente qualcuno, qualcuno che avevo perso tanto tempo fa. Adesso, e qui, è la mia ultima chance per rivedere Vlad.

    Viaggiavo per l’Europa, avevo vissuto a Parigi, adesso sono di nuovo a Bucarest al fianco dell’uomo che aveva capito che nemmeno io ero pronta per una vita familiare. L’avevamo rifiutata entrambi fin dal principio. Ma dopo qualche mese mi ero accorta che non era così: è lui la persona che desidero, con cui voglio avere una famiglia. Non avrei mai pensato che mi sarebbe mancata una cosa del genere. No, non siamo stati fidanzati, non ci piaceva questo termine. Il concetto di matrimonio non ci soddisfaceva, eravamo troppo egoisti, così com’eravamo liberi. Ma il destino ha deciso di separarci, io per l’Europa e lui per l’India senza fare sforzo alcuno per tornare insieme, era solamente un desiderio mio. Vlad, perché è di lui che stiamo parlando, è stato il mio ragazzo, ma ho capito troppo tardi che l’amavo. È un uomo affettuoso, quasi 18 anni più grande, che ho conosciuto a un incontro di box dell’Arena di Bucarest. Abitava da molti anni solo e tranquillo in capitale. Fin dal primo sguardo ho sentito un’attrazione, dopodiché mi ha fatto la corte qualche ora, poi, con mia grande sorpresa, è nato quel sentimento nuovo: l’amore. Non parlavamo di matrimonio, non era un argomento che ci interessava allora. Vlad e io ci amavamo, credevamo di poter essere felici così, nonostante fosse un’ardua lotta. Io con le mie idee infondate e lui con le sue, basate su una vita in cui ha affrontato troppe difficoltà. Lui divorziato, io vedova. Per quanto riguarda Vlad, il matrimonio con Janet, una francese intelligente, affascinante, rossa di capelli e con le lentiggini, era finito molti anni prima di conoscerci. Il loro divorzio si è svolto in maniera civile, senza accuse in tribunale, la richiesta era motivata dal fatto che non si capivano, una questione di carattere. Così lei era tornata a Parigi, lasciando delle orme nel suo animo sensibile, resti di tristezza, rimpianti e il desiderio di isolarsi.

    I nostri esperimenti ci hanno stancati, ognuno con il suo passato difficile da dimenticare e soprattutto da accantonare. In tutte le discussioni eravamo sospettosi, io con i miei racconti incredibili, e lui con i suoi. Frettolosi, ci siamo lanciati uno nelle braccia dell’altro con la speranza di ritrovare quello che avevamo perso, credendo che la nostra intimità sarebbe stata una possibile rinascita.

    Siamo nel salone dei ricevimenti, dove ci stiamo preparando per assaggiare le specialità culinarie francesi e romene. I tavoli e le sedie sono in stile Ludovico XV; i piatti utilizzati sono famosi, realizzati appositamente per la nostra ambasciata dalla manifattura di Sèvres, e presentano foglie d’oro di 24 carati.

    Devo riconoscere di essere emozionata, questi sono momenti speciali poiché qui brinderemo al futuro. Sento la pelle d’oca, emozioni che mi accompagnano ogni volta, ogni 14 Luglio. Adesso ne ho una in più. Mi chiedo se troverò Vlad, qui, oggi. Mi avvio verso la sala da ballo, è illuminata da quattro candelabri stile Impero e il mobilio è in stile Ludovico XVI. Ci sono due meravigliose mensole in anacardo, un comodo tavolino da salotto con oggetti in ceramica di Sèvres, sui tavolini del salotto grande sono posizionati album d’arte e libri che riguardano il nostro sovrano Mihai Viteazu, uno sullo scultore Constantin Brâncuși e altri riguardanti il delta del Danubio.

    Da dietro sento la voce del signor Mardare:

    – Ah, ecco la donna che avevamo perso, signora Ionescu.

    Mi fermo, sorrido gentilmente e gli riferisco che mi stavo dirigendo alla biblioteca.

    – Anche noi! – Rispondono contemporaneamente.

    Il mobilio è moderno, solamente i libri sono antichi. I due obelischi egizi in miniatura, fatti di porcellana di Sèvres, sono discretamente illuminati. È stata creata un’atmosfera impressionante che spiega da sé lo champagne francese e le persone eleganti. Nell’angolo a destra, a circa cinque metri da me, una donna mi fissa insistentemente mentre tiene dei dépliant in mano fingendo di sfogliarli. L’ho sorpresa guardandomi. La osservo in volto. Mi viene un brivido di paura. È lei, la mia ex responsabile di progetto, Elena Burlacu. Mi giro verso i miei accompagnatori per una frazione di secondo, dopodiché guardo nuovamente verso di lei; non c’è più, sparita. Mentre i miei custodi guardano il maestoso candelabro, mi allontano in maniera discreta cercando di farmi coraggio da sola. Evidentemente mi era parso di vederla, non poteva essere lì. Bevo un altro bicchiere di champagne facendo un tour minuzioso fra gli invitati: io devo trovare lui...

    Su Vlad

    Vlad partì per l’India tre anni fa mentre io ero in Europa. Non è semplice cercare sempre il bello nella vita degli altri dimenticandoti di te stesso. Ho capito solo ora quanto mi manca. Non ho avuto il coraggio di dirgli che solamente ora ho compreso che lo amo. Soffro in maniera terribile, non ha risposto alle mie domande, dov’è? Cosa fa?

    Non posso non pensare nuovamente a lui. Devo prendermi la briga di cercare di nuovo nella società in cui vivo uomini che meritino tutta la mia stima e il mio rispetto, coloro che provvedono affinché possiamo vivere in pace, affinché possiamo conservare gli edifici storici e le vite delle persone.

    In fondo, siamo partiti per scappare l’uno dall’altro, da tutto quello che lui non era riuscito a fare con me, la donna dei compromessi, del doppiogiochismo.

    Mi ricordo ancora che mi aveva scritto, fra le altre cose, che nel viaggio in India aveva incontrato molte persone che recitavano il rosario, che loro chiamano Japamālā, che si utilizza da centinaia di anni. Gli italiani li chiamano rosari, hanno anche una croce di Gesù, noi le chiamiamo Mătănii. Tutti hanno 108 perle, un numero multiplo di tre, composto da tre cifre, e la loro somma è nove, cioè tre per tre. Si sa che il tre rappresenta l’equilibrio supremo, la Santa Trinità. Il numero 108 viene considerato in sanscrito come harshad, che significa ‘una grande gioia’. In molte religioni viene considerato un numero sacro poiché simbolizzerebbe l’Universo. Mi chiedo se ne possiede uno anche lui, se sa come pregarci e soprattutto per cosa prega.

    Avrei voluto essere lì con lui. Sarei voluta partire per l’India, per cercarlo; così, da sola, per dimostrargli quanto è stato importante per me. Per fargli vedere che sono diversa, non sono più la selvaggia con cui ha lottato. Alla fine, lui ha ceduto ed è andato via come gli elefanti che vanno verso i loro cimiteri quando sentono di essere arrivati alla fine dei loro giorni.  La paura mi attanaglia. Se fosse partito per morire lì? Se fosse malato? Perché non vuole dirmi dove si trova? Magari non riesce più a lottare, magari gli è bastata la lezione che ha preso con una donna come me.

    Ha sentito il bisogno di cercare le vie spirituali autentiche? Se ha un guru donna? Una generosa, che lo capisce. Se fosse scappato da me? Perché poi?

    Sa che sono desiderosa di nuove avventure, è una curiosità personale. Allora si è sacrificato andando via senza spiegazione alcuna. L’ho capito. Evita ogni tipo di contatto, è una separazione. Vlad è in India e io continuo a soffrire. Perché mai dobbiamo sacrificarci in nome dell’amore, ne vale forse la pena?

    Lui è partito alla ricerca di se stesso lasciandomi. Non pensa che io sia capace di soffrire per amore?

    Se dovessi analizzarmi avrei paura di me stessa. Soffro ripensando alla Bianca di allora. Ho vissuto a Parigi nella falsità, nella seduzione e nel dolore prendendo una dura lezione di vita, ma ora sono diversa, il tempo mi ha cambiata. Ho costruito castelli di sabbia sopra i quali cammino senza pietà, come sopra le mie sofferenze e l’inconsapevolezza della vita.

    Dopo la morte di Bazil ho sofferto di depressione. La paura della solitudine mi ha crogiolato poiché non sapevo che cosa fare.

    Ho dovuto ritrovare da sola la strada verso me stessa, vedova ‒ e non mento se lo dico ‒ addolorata nella pena di Bazil, nella pena di me stessa, delle mie azioni. Così ho mollato tutto e sono tornata nella mia patria.

    Ho fatto solo idiozie nella mia vita, visto che non ho avuto un modello da seguire, non conoscevo le regole del buon senso; non avevo avuto un’educazione e nemmeno un esempio in famiglia. Quel poco che mi aveva trasmesso Pascal era solamente una minima parte di quello che avrei dovuto sapere. Pascal, anche lui un uomo che non ha realizzato quello che si era proposto nella vita e adesso voleva riconquistare ciò che aveva perso in gioventù. Le nostre strade si sono incrociate inconsapevoli che ognuno voleva qualcos’altro dalla vita.

    L’incontro di boxe

    Ho conosciuto Vlad a un incontro di boxe. Ero con la mia amica Alis, una giovane bionda, accattivante, ben messa e grande appassionata di boxe: la fidanzata di un pugile che si guadagna da vivere praticando questo sport duro. Con i pugni, le urla e il sangue in un edificio di vetro e pietra.

    Il posto di Vlad era davanti al mio, quinta fila, io nella sesta, esattamente sulle sue spalle. Mi viene da ridere. Litigo. Calmati Bianca! Se dovessi allungare le gambe sarebbero sulle sue spalle. Alis mi chiede perché rido. Ovviamente non posso dirle una cosa del genere, ogni tanto la mia mente pensa troppo andando oltre. Ho un’impertinente e fervida immaginazione.

    Lo osservo da dietro, ha circa 48-50 anni, in forma, abbronzato, i capelli castani brizzolati. Mi ha presa in braccio al primo pugno che il pugile per il quale era venuto ha sferrato. Avevo inspirato, mi ero alzata e mi ero abbandonata nelle sue braccia. Siccome c’erano solo uomini intorno a lui, mi ha abbracciata dopodiché si è spostato nel posto a fianco al mio.

    – Vi dispiace?

    – No.

    Rispondo rauca cercando di schiarirmi la voce. Mi chiede qualcosa, ma non sento la domanda. Si gira verso di me e sorride, dopodiché si alza nuovamente mentre io rimango abbastanza sorpresa. Cerco di controllarmi, mentre lui con una mossa delicata mi prende per i fianchi. Sono sorpresa, devo farmi coraggio per chiedergli cosa vuole da me. Lo fisso. Santo cielo, quanto è bello!

    Mi alzo e gli allungo la mano.

    – Sono Bianca.

    – Cosaaaaa?

    Mi chiede nel baccano che si era ricreato; ci rinuncio, mi risiedo al mio posto. Non guardo sul ring, tanto non mi piace la boxe. Ha dei lineamenti fini, è pieno di vitalità, imprevedibile, attraente. Alto, vestito con un pantalone beige e una camicia bianca a maniche lunghe tirate su. I capelli sono disordinati per quanto si è agitato, il suo sguardo intenso mi emoziona, mi fissa scaltro quasi a ipnotizzarmi. È anche vero che non avevo mai visto prima un esemplare di maschio come questo.

    Ciò ha risvegliato in me la curiosità. Mi attrae. Strano, no? Qualcosa che macina noi donne giovani e belle. Voglio qualcosa di diverso, sono stufa delle smancerie, delle buone maniere esagerate, delle voci finte e degli uomini con i capelli pettinati e laccati.

    Mi chiedo: ma tutto sommato gli piacerò? Sicuramente, io voglio una persona che mi prenda alla sprovvista. Che mi attiri a sé con mascolinità, che mi baci ... uno come lui. Anzi, resterei anche a farmi dare una sberla. Un uomo deciso che sa cosa vuole e, soprattutto, cosa deve fare. Che sa se entrare nella vita di qualcuno seriamente, non solamente per noia.

    Ha capito che lo sto osservando. Sì, ora gli dico con la mente "guardami, guardami". Ecco, mi ha guardata. Miracolo! Funziona. Proviamo a dirgli qualcos’altro: vorrei che mi baciassi mi hai sentita? Vorrei che mi baciassi. Gira la testa verso di me, sorride come se mi stesse dicendo stai giocando col fuoco, diavolo! Non so chi sta avendo la meglio sul ring, ma non vedo l’ora che mi prenda nuovamente fra le sue braccia. Toh, si sta alzando veramente, mi prende di nuovo in braccio, mi stringe a sé, mi bacia direttamente sulle labbra con la fretta di rimettermi al mio posto per riuscire a vedere il seguito del match. Chiudo gli occhi, sensuale mi lecco lentamente

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1