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Nord o Sud?: E altri racconti
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E-book69 pagine59 minuti

Nord o Sud?: E altri racconti

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Info su questo ebook

L’autrice, che ha vinto la pubblicazione al Concorso Letterario Nazionale “pennacalamaio@zacem-online.org”, oggi ha 94 anni, vive e lavora in Liguria. Polacca, racconta i ricordi della sua fanciullezza in Polonia, la guerra, il ghetto di Varsavia e l’orrore dei campi di concentramento. Ma proprio là, nei campi, ha incontrato un italiano che ha seguito e sposato alla fine della guerra. Nella raccolta sono compresi anche testi in SMS che messaggiano di violenza sulle bambine e sulle donne, di Lampedusa, di un bimbo non vedente, e persino una bella favola. La copertina, che ben raffigura la sofferenza e la salvezza, è della giovane artista Ilaria Gianoglio, mentre la prefazione è di Maria Teresa Castellana, un punto fermo nella vita culturale savonese. (Renata Rusca Zargar)
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita8 lug 2014
ISBN9788867521081
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    Anteprima del libro

    Nord o Sud? - Janina Maciaszek

    SMS

    La lunga vita (anche letteraria)

    di Janina Maciaszek.

    Ovvero: Anno 2014, lavori in corso d’opera.

    Ho promesso a me stessa di non confessare che Janina Maciaszek è mia zia: familiarmente zia Janette. Ciò, per non instillare nel lettore il dubbio che quanto sto per affermare - semplicemente che Janina Maciaszek è un prodigio! - lo dico per via affettiva e non per via professionale.

    Bene. Non ho mantenuto la promessa. Innanzitutto perché sono fiera di essere su questa pagina con Janina Maciaszek, come nipote e come prefatrice.

    Due ruoli tanto impegnativi quanto è impegnativo per me (classe 1953) tener testa a lei (classe 1920), il cui carnet di impegni culturali e di progetti fanno arrossire (o impallidire!) la mia esile agenda. Difatti mentre questa pubblicazione è qui per essere assaporata, sta per uscire tradotto in polacco il delizioso romanzo La poltrona di Kazia che, stampato e presentato nel 2010, è - ma probabilmente non destinato a rimanere tale - il primo romanzo di un’Autrice che ha avuto l’ardimento di esordire alla chiarissima età di 90 anni. Non prima di aver prodotto innumerevoli testi brevi, soprattutto racconti veri, dei quali, molti premiati a concorsi letterari.

    Così nella vita di Janina il passato si dispone, attraverso il racconto, a diventare futuro.

    È bene dire subito che la pagina di un’esistenza degna di essere raccontata non è il viatico per diventare narratori. La capacità di narrare è innanzitutto un talento ovvero una dote insita nella persona, che, certamente, si irrobustisce e si affina con l’esercizio costante. Fino a transitare dal parlato alla scrittura.

    La vita di Janina contiene già i materiali del romanzo: la giovinezza strappata alla colta famiglia di Varsavia, per essere mortificata in un campo di lavoro tedesco; l’arte di sopravvivere con dignità; l’incontro con il soldato italiano Pierino; l’amore al tempo della paura; l’amore in cammino verso la libertà, verso l’Italia; l’abbraccio di Vado Ligure, il paese che accoglie con un applauso la sposa straniera. Vado Ligure, la nuova patria di Janina. Una Vado fieramente proletaria che sa conquistare subito la studiosa ragazza di Varsavia, con la sua comunità di operai che leggevano i classici e cantavano le arie delle opere liriche. Una casa dove entravano le sirene delle fabbriche, le parole di rivendicazioni dei lavoratori, i rintocchi delle campane per la messa, accolti con uguale rispetto. Una casa dalla quale esce verso fortune sportive quel Felice Levratto, il bomber di famiglia, campione prima del Genoa poi dell’Inter (allora Ambrosiana), quando un gol che faceva partita valeva una cravatta e non una Maserati come oggi.

    Poi, sopra ogni ricordo, il sapore delle acciughe fritte. Il profumo di acciughe fritte. Il profumo (anche il sapore) di una storia personale - inserita nella Grande Storia - che sarebbe rimasta una pagina appunto personale, intima, se Janina Maciaszek non avesse deciso di portare la sua testimonianza oltre il proprio sé, verso gli altri: nella scuola innanzitutto, a cominciare dagli innumerevoli incontri con gli alunni delle elementari, per arrivare a coinvolgere gli studenti delle superiori. Consapevole che un’emozione colta de visu, un discorso a braccio, con lo sguardo luccicante e il sorriso sempre vivace nel volto che intanto s’infittisce di rughe, dicono molto di più di un capitolo del libro di testo.

    Quindi è stato spontaneo il passo dal racconto orale alla scrittura.

    Una scrittura parlata dove affiora simpaticamente l’inflessione straniera di Janina, soprattutto nella scansione (polacca) delle pause, dove si percepisce un’ironia sottile che blandisce anche le tinte drammatiche e ammorbidisce la tensione, dove l’Autrice non cede mai alla retorica che talvolta insidia i racconti della memoria. Dove la libertà ha un profumo quotidiano, quel profumo di acciughe fritte così domestico, così familiare. Che sa così tanto di Liguria. Una scrittura vissuta dove la Maciaszek mantiene una freschezza d’espressione che - stante la pagina anagrafica dell’Autrice - maggiormente sorprende, e piacevolmente coinvolge. Una scrittura gentile che non offende, non si scaglia, non rimugina, ma cerca sempre di comprendere dove l’essere umano si può nascondere oppure rivelare. Una scrittura virtuosa perché cerca le parole giuste, perché usa le parole che servono a far capire bene le cose anche ai bambini, perché si concede il gusto di sorridere. Una scrittura futura perché per zia Janette non verrà mai il tempo di chiudere i quaderni, pardon, il computer! visto che è anche una tecno-zia.

    Noi mettiamoci pure tranquilli sulla poltrona (di Kazia) a leggere i racconti di Janina. Pensando che: il prossimo romanzo non tarderà.

    Maria Teresa Castellana

    LACRIME

    Un’infinita distesa bianca. L’aria gelida immobile inodore. Il cielo avvolto in un velo come se fosse in lutto. Il silenzio assordante. Nessun cane abbaia, nessun insetto sussurra. Anche la luna ci sembra ostile, nascosta fra le minacciose nuvole, ignara dei nostri sguardi imploranti. Una fila di ombre nere sporca il pietoso biancore. Grazie a lui riusciamo a intuire le poche tracce del passaggio di un essere vivente. Tremanti di freddo e di paura ci consultiamo. Siamo state

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