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Ali infuocate
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E-book323 pagine4 ore

Ali infuocate

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Info su questo ebook

Grazia e Carlo sono due amanti. In un tempo sospeso, tra incontri, attese, lettere e telefonate si perdono nella loro passione. Seguiamo le vicende amorose dei due protagonisti, cogliendo gli impulsi che li animano attraverso le scelte che compiono. Molte vite si incrociano nel romanzo, non solo mortali, angeli e demoni osservano da vicino l’evolversi degli eventi. Perché “L’amore nasce dai sentimenti e non dalla sola attrazione fisica: gli amanti vedono l’uno nell’altra qualcosa di unico, nuovo, irripetibile, un frammento di terreno solido entro un mondo che crolla. Ma dopo l’enfasi della passione, nata nell’illusione delle forme, ecco che si materializza la realtà quando gli amanti si vedono per quello che sono, nella quotidianità dell’esistenza. È questa la prova della solidità del sentimento, quella che fa capire se esiste una ragione vera per rimanere insieme”.

Susanna, l’autrice di questo romanzo giocato tra le molteplici dimensioni della vita, è una donna attiva, forte di carattere, che ama l’arte e il bello in tutte le loro espressioni. Ritiene che la dignità umana debba essere sempre rispettata e sia la base per costruire giuste relazioni tra le persone. Susanna è giornalista e scrittrice dotata di grande sensibilità e capace di entrare in sintonia con il sentire dei suoi personaggi. È autrice, con il marito, de L’Alito del Drago, sempre per le Edizioni Albatros.

Loris, giornalista e scrittore, collabora con numerose testate con articoli sul folclore, le tradizioni popolari e la spiritualità. È autore, con la moglie Susanna, de L’Alito del Drago, sempre per le Edizioni Albatros. Ritiene che ogni integralismo debba essere superato in nome della libertà di pensiero, e che le persone debbano riflettere sul senso della vita, nel rispetto di ogni fede, religione e corrente di pensiero e, soprattutto, nel rispetto reciproco, promuovendo il dialogo interreligioso e interculturale, tanto che è curatore del romanzo Angela, una vita, un amore, tra Islàm e Cristianesimo, Edizioni Albatros.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2022
ISBN9788830660588
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    Anteprima del libro

    Ali infuocate - Susanna Abbriata

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile:

    Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere.

    Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Introduzione

    Le vite umane s’intrecciano in modo inesplicabile, attraverso una continua concatenazione d’eventi e d’incontri, senza che una logica apparente ne spieghi le vere ragioni: forse non ce ne sono, ma tutto è sospinto da un fluire continuo di possibilità, da cogliere o da rifiutare.

    Ognuno, che lo voglia o meno, è un attore sul palcoscenico del grande Teatro del Mondo, e recita una parte che si trasforma, con l’affinarsi della sua sensibilità, se sa davvero cogliere le lezioni che gli sono date dagli eventi. E poiché non sempre ciò accade, spesso gli stessi errori si ripetono.

    "Se non ho compreso la forza del tuo amore, me ne dispiace molto, ma ora voglio solo che tu sia felice.

    Capisco quanto tu sia frastornata dal divenire incessante e frenetico degli avvenimenti, ma desidero che tu sia consapevole dell’importanza che ha, per noi due, questo viaggio, questa nostra vita, che stiamo percorrendo insieme.

    Non siamo ancora arrivati al termine, ed è tempo di definire nuovamente le nostre esistenze, cercando di essere felici.

    Se il prezzo che dovrò pagare per la tua felicità sarà alto e pieno di dolore, soffrirò con dignità, pensando sempre al tuo bene, e soffocando i miei desideri. Tuttavia, ti amerò per sempre, e cercherò di tenerti con me, perché so che abbiamo ancora molte belle cose da realizzare assieme.

    È tempo di dar corso alle nostre aspirazioni, senza farci più condizionare da quello che altri vogliono spingerci a fare, perché il tempo scorre veloce e la notte scenderà presto sulla nostra vita, quasi senza che ce n’accorgiamo.

    Non si tratta soltanto di sistemare le cose, ma anche, e soprattutto, di costruire quello che desideriamo: primi fra tutti i nostri sogni che sono la trama delle nostre vite.

    Le pagine del libro della nostra vita sembrano tante, ma sono poche, se paragonate al multiforme mulinare delle immagini che si affastellano nella mente, ai sogni ed ai desideri.

    Quando ripercorriamo le vie meno battute della coscienza, ecco che riemergono in tutta la loro presenza situazioni dimenticate, occasioni perdute, lacrime trattenute, dove ancora sono fermi, come se il tempo si fosse fermato, il cuore e la mente. Non sembra possibile, ma tutto sopravvive, anche se ci sembra lontano.

    Non possiamo immaginare la forza che ci trattiene e condiziona: ma soltanto accettarla, e vedere il bene che è venuto a noi anche da ciò che vorremmo non fosse mai stato.

    Volerti bene ed amarti è un naturale moto dell’animo."

    - Da una lettera mai consegnata di Giorgio a Grazia, scritta dopo aver scoperto che lei aveva un amante -

    La forza dell’amore

    Vi sono amori sospesi tra Cielo e Inferno, capaci di trasformare la vita e renderla migliore, o peggiore, nel bene o nel male, come quando si vola con ali di cera e le ali s’incendiano, ed allora si cerca di salire sempre più in alto prima che siano completamente bruciate e il peso del corpo ci faccia precipitare verso terra, per vivere almeno la gioia di un istante che ci sembra essere eterno.

    In questa storia, ricostruita dalle tracce che ne sono rimaste, s’incrociano i destini dei protagonisti, in una trama che avrebbe potuto avere molti altri sviluppi, ma che, alla fine, ha seguito la strada che il destino ha voluto segnare, senza una logica razionale e senza alcuna speranza.

    In questo quadro si incontrano creature della vita e del sogno, e le lacrime si fondono al quieto sorriso che viene dalla contemplazione della propria storia, come se si osservasse un film, perché è così.

    Nella penombra

    La stanza era in penombra, e lei dormiva immersa in un sonno agitato.

    Piccole ombre si inseguivano saettanti attorno alle lame di luce che filtravano dalle veneziane accostate. Non avevano una forma e bisbigliavano piano, invisibili agli occhi ed alle orecchie umane. L’unico a vederle era Osvaldo il chihuahua, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine, e sapeva che non erano un problema: anzi, creavano una bella atmosfera di pace quando le si lasciava fare, e fuggiva anche il gatto, quello trasparente, che lui proprio non sopportava, e che era vissuto lì tanti anni prima e si sentiva ancora padrone. Ma questa è un’altra storia.

    Grazia aveva faticato molto ad addormentarsi, e adesso stava vivendo dentro la cornice di un sogno particolarmente confuso. Era ancora bella, anche se un po’ d’argento faceva capolino tra i suoi capelli. Dormiva abbracciata al cuscino, mentre la coperta era scivolata per metà fuori dal bordo del letto e lei si era ben raggomitolata nel lenzuolo. Ma nella stanza non faceva freddo, anche grazie al climatizzatore che si accendeva quando era necessario, e poi la stagione si stava dimostrando molto clemente.

    Dalla strada, più in basso, giungeva ovattato il rumore delle automobili.

    Tutto era silenzioso e quieto.

    Sul comodino c’erano delle fotografie, irriconoscibili nella penombra, e davanti al letto, a destra della porta, era appesa una riproduzione del Campo di grano con volo di corvi di Vincent van Gogh.

    Sul letto, proprio dove finiva la coperta, erano posate delle carte, tra le quali una lettera scritta a mano.

    Grazia le aveva estratte da una scatola che teneva sul ripiano dell’armadio, quello scuro e massiccio che troneggiava al fondo della camera. Erano trascorsi alcuni anni dall’ultima volta che aveva preso in mano quelle carte, ma il giorno prima aveva sentito il desiderio di ricordare quel periodo della sua vita che ormai sentiva lontano: mentre prendeva la scatola le era sembrato che fosse passato poco tempo da quando aveva chiuso tutti quei documenti lì dentro, ma in realtà sapeva bene che erano già trascorsi quattro anni.

    La stanza era piccola, ma arredata sobriamente. Dalle veneziane socchiuse della grande finestra filtrava un po’ di luce e dagli stipiti si incanalava una lieve brezza, quasi innaturale, come se il vento avesse voluto entrare per curiosare un po’ anche lui tra i suoi ricordi, prima che svanissero per sempre, come è naturale nelle cose umane.

    Il tempo sembrava immobile, quasi sospeso e irreale.

    Qualcosa stava per accadere.

    E c’era lei, nel suo sogno, ritta sulla tolda di una nave che veleggiava verso un’isola lontana, con a fianco ‘l’amore della sua vita’. Il cielo era azzurro ed il sole caldo.

    Intanto l’atmosfera della stanza sembrò incresparsi, come quando uno spirito viene a visitarci, non si sa se per amore, per misericordia o perché è giusto che sia così.

    L’Angelo

    Quando l’Angelo della Morte scese nella via l’aria ebbe un tremito. C’era silenzio, rotto solo dallo scricchiolio dei suoi passi sulla neve.

    Uno spirito non lascia impronte, sibilò il vento.

    Quando vuole sì, replicò la neve.

    L’Angelo sorrise. Si avvicinò alla porta di un condominio e l’attraversò come se non esistesse.

    Era nell’androne. L’ascensore scese e la porta si aprì. Ne uscirono una signora giovane e vestita di rosso acceso, che teneva per mano una bambina. La bambina poteva avere quattro o cinque anni.

    Gli occhi della donna scivolarono oltre l’angelo senza vederlo, mentre la bambina lo osservò attenta, malgrado lo strattone della madre.

    Che fai Chiara? Ti sei incantata? Cosa guardi?

    L’angelo pose l’indice sopra le labbra per chiederle di tacere, e la bambina sorrise e rispose alla mamma:

    Niente, mamma. Mi era sembrato un gatto.

    La madre rise.

    Che fantasia che hai, sarà stata una macchia sul muro.

    L’angelo attese che le due uscissero, poi entrò nella cabina dell’ascensore senza aprire la porta, e l’ascensore si mosse salendo. Non ne aveva veramente bisogno, ma gli piaceva usare le macchine che avevano creato gli uomini. Arrivò al quinto piano. Scese e si diresse verso una porta dove sul campanello c’era un nome, anche se era difficile leggerlo nella semioscurità. Entrò senza bussare e si diresse verso la camera da letto. Il cane, un bel chihuahua dal pelo ramato, abbaiò correndo verso di lui, ma l’angelo fece un gesto con la mano ed il cane subito tacque e ritornò tranquillamente a distendersi sul tappetino morbido che gli serviva da cuccia.

    La casa era arredata sobriamente, quasi tutta con mobili moderni ma di buona fattura, ed intorno c’era un buon odore di pulito. Entrò nella camera da letto e vide la donna ancora addormentata.

    Sotto il suo sguardo una brezza gelida le alitò intorno al viso e lei si svegliò, aprì gli occhi e trasalì nel vederlo.

    Chi sei?

    Lui si diresse verso la finestra, dalla quale, oltre la tenda gialla, si vedeva una grande piazza, e rispose, sempre guardando verso l’esterno: Sono l’Angelo della Morte.

    Lei sospirò. Poi si aggrappò al pensiero che fosse un sogno. Ma lui rispose alla domanda, anche se non era stata posta.

    Non è un sogno, non più di quanto lo sia la vita.

    Sei qui per portarmi via?

    Non ancora. È che lui sta morendo, e mi ha detto che, se te lo avessi chiesto, tu avresti accettato di sostituirlo nella morte. Ha detto che lo ami molto e che non potrai dire di no.

    Lui … Proprio lui? Chiese la donna, e poi, senza attendere la risposta, esclamò: Dopo tutti questi anni … Ebbene io ...

    Aspetta! Prima di rispondermi voglio farti rivivere la vostra storia d’amore, come se fosse un libro, così potrai decidere. Non c’è fretta. Sono l’Angelo della Morte, e posso anche fermare il tempo.

    L’Angelo fece un gesto con la mano e gli occhi di lei si colorarono di verde scuro mentre la sua mente scivolava nell’abisso dei ricordi, resi vividi, come se fossero presenti, dal potere dell’angelo.

    Il freddo cessò ed un clima di primavera invase la stanza, mentre lei ricordava.

    E mentre Grazia perdeva coscienza di sé, l’Angelo vide un altro essere uscire dall’oscurità.

    Non alzò neanche lo sguardo: Benvenuta Thuran, cosa ci fai qui?

    Sono curiosa di conoscere la scelta di questa donna.

    Da quando ti interessi alle donne?

    Questa storia mi interessa, non lei. Lei è molto bella, anche se un po’ invecchiata, ma a me interessa solo sapere come va a finire.

    Mi stupisci. Tu sei una Succube. Che ci fai qui?

    Io sono una Succube, ma sono anche una donna, caro Uriel, e l’ho compreso grazie a lei, anche se non lo sa e non lo saprà mai.

    Una donna?

    Sono millenni che ci conosciamo, Angelo della Morte, e sai quanti uomini ti ho consegnato.

    Lo so.

    Poi ho capito che c’era dell’altro oltre l’apparenza.

    Che cosa?

    Che Lui, quello che io non posso nominare, il tuo capo, non è solo il Dio dei Cristiani, e che accoglie anche quelli che lo onorano con un altro nome.

    L’Angelo la guardò con uno sguardo fulminante. Poi piegò il capo, quasi colpito dalle sue parole.

    Allora hai capito. Non avrei creduto. Bene. Puoi rimanere.

    Lei sorrise carezzandosi il corno sinistro.

    Ti ringrazio Angelo di Dio. E rimarrò silenziosa nel buio.

    Non è necessario. Lì c’è una sedia. Mettiti comoda che qui andrà per le lunghe. Conosco queste storie d’amore. Ci sono momenti interessanti, ma altri di una noia mortale, e la storia di questa donna li alterna entrambi.

    Poi la guardò ancora e scosse la testa, sorridendo.

    Ti sei innamorata?

    Che importa? Tanto noi non siamo umani.

    E lui ti ama?

    Forse sì. Ma vuole bene a questa qui più che a me. E voglio capire perché.

    E poi?.

    E poi non lo so! Però io sono Thuran. Ho il nome di una dea. E lo vorrei per me. E se anche cedesse, cosa che voglio, non te lo darei mai.

    L’Angelo sorrise: Una Succube innamorata! Siamo davvero alla fine dei tempi.

    Hai poco da ridere, Angelo di Dio. O devo ricordati di quella ragazza tedesca, alla fine della Seconda Guerra Mondiale? Quella che si chiamava Helga e che hai lasciato in vita, e con la quale hai pure fatto un figlio!

    A quelle parole appena sussurrate l’Angelo ebbe un breve sussulto, dal quale si riprese subito, e poi la guardò con maggiore attenzione: Come sai? … Bene! Non importa. Adesso ascolta!

    Come una introduzione

    La donna iniziò a rivivere quelli che erano i suoi ricordi ed i fogli sparsi sul letto furono mossi delicatamente da un vento leggero. La lettera, quella scritta al computer con una grafia corsiva, lentamente uscì dalla busta e spiegò la sua carta ingiallita. Era come se una voce leggesse i vecchi caratteri ad alta voce, ridando vita ai vecchi pensieri, mentre una mano invisibile scorreva i caratteri e li interpretava.

    Caro Giorgio,

    ti scrivo, anche se non ti invierò mai questa lettera.

    Questa mattina ti sei svegliato, e per prima cosa hai voluto ricordarmi che era il nostro anniversario di nozze. Sono trascorsi quindici anni.

    Ti ho detto che avevo intenzione di lasciar trascorrere questo giorno senza ricordati la nostra data di nozze, per vedere se te ne saresti ricordato, ed anche che non avevo acquistato la torta fatta fare apposta che facevo preparare tutti gli anni, e che non avevo invitato alcuno per festeggiare con noi.

    E poi cosa c’è da festeggiare?

    L’ennesima delusione del giorno, che ormai non conto più.

    Anche oggi hai accompagnato Marco e Selina, i nostri figli, alla Messa della domenica.

    Ma se per te questa giornata aveva un significato, perché non avete ascoltato la messa ieri sera, dopo essere stati nel negozio di informatica, come era anche accaduto la settimana prima?

    Staremo a vedere! Avrai di sicuro una valida giustificazione e forse mi avrai preparato un bigliettino sul quale avrai scritto che mi ami e che ci tieni a me.

    Io sono qui, molto arrabbiata con me stessa, perché ormai sono anni che sto talmente male da non riuscire più a piangere. Se riuscissi a piangere probabilmente mi sentirei meglio, invece di avere sempre un nodo alla gola, che mi fa sentire impotente e mi blocca.

    Non nego che tu ti preoccupi della famiglia, che cerchi sempre di sistemare le cose, e vedo che hai accumulato talmente tanti problemi, che si specchiano nelle pile di carte che hai sulla scrivania, da non riuscire a fare tutto. Come potresti riuscire a darmi le attenzioni che sento di meritare per farmi sentire che per te esisto, che ho un posto nel tuo cuore, che non sono solo una cameriera?

    Ora sei rientrato e mi hai detto: Brava! Stai scrivendo.

    Io ti ho chiesto se faceva freddo e tu mi hai risposto di sì e poi mi hai domandato se volessi una bevanda calda, ma ti ho subito risposto, quasi con gioia: No grazie, perché temevo che altrimenti avrei dovuto lasciare quello che stavo scrivendo ed andare io a preparare le bevande. Non ero sicura che sarebbe davvero andata così, ma lo temevo, e poi mi ha dato gioia dirtelo. Desideravo davvero umiliarti e farti stare male.

    In fondo anch’io lavoro senza riguardarmi: ma ho sempre tenuto a certi momenti e ho cercato di trovare il tempo e credo di esserci sempre riuscita."

    La Succube guardò l’Angelo: Ma continua così ancora per molto? Ha sicuramente delle buone ragioni, anche se considera soltanto il suo punto di vista, ma mi sembra una lettera troppo lunga! E poi è così noiosa! Se è così arrabbiata con lui perché non pianta le unghie nel viso del marito e gli strappa dei lembi di carne piuttosto che scrivere tutte queste cose?

    È la mente umana che funziona così: è analitica. Deve provare a capire tutto analizzandolo pezzo per pezzo. E poi lei non è una demone come te.

    Non cominciamo con …

    No: ti chiamo demone così come tu mi chiami angelo. È solo un dato di fatto. Nessun giudizio.

    Va bene. Comunque, ho anche un nome, Uriel, ricordatelo.

    Sì, Thuran. Ma adesso ascolta l’ultima parte. È interessante.

    Lei si rimise seduta: Speriamo bene.

    Che dirti? Ci sono, ma non ci sono, e penso che a te poco importi che io ci sia o meno. Tu hai i tuoi figli e sei presente per loro, e questo ti fa onore, ma il nostro rapporto, come tanti altri, è stato danneggiato dai troppi impegni, e dire che anche noi c’eravamo promessi di difendere i nostri spazi ed i momenti solo nostri. Io ho smesso di cercarti, di correrti dietro per avere le tue attenzioni, di chiederti di pensare a noi. Tu hai scelto, senza accorgertene, il tuo lavoro, ed io non ho più avuto la forza di lottare per difendere i mercoledì della Grazia, momenti nei quali entrambi ci saremmo liberati dal lavoro per stare insieme, e i quindici giorni all’anno da trascorrere in un posto lontano e soprattutto senza telefono cellulare".

    Il tuo lavoro, come il mio, è importante.

    Tutti i lavori sono importanti ed indispensabili per fare andare avanti le famiglie, ma noi donne cosa siamo? Quelle che vi rendono padri per poi annullarsi ed essere messe da parte ed essere superate dal lavoro, dai figli, dai problemi di casa, immerse nei magazzini che si creano custodendo ogni oggetto appartenuto alle famiglie di origine?

    Che bello, quando abbiamo potuto comperare qualcosa per noi, con i nostri gusti e poi …Tutti quei maledetti lavori in casa! Che non finiscono mai per colpa di tutti i professionisti incompetenti che abbiamo incontrato sulla nostra strada!

    È entrato in camera proprio adesso Jack, il nostro cane, a cercarmi: lui sa che esisto, ed ogni tanto mi cerca e non solo quando ha fame. È un cane sensibile e penso che capisca molte cose. Mi guarda e non mi chiede nulla.

    Ti sei avvicinato e volevi portarlo via da me, ma, quando ti ho detto con voce alterata, Fai quel che vuoi, lo hai accarezzato e gli hai detto: Tranquillo! E lo hai lasciato seduto e fermo ai piedi del letto, dove si era accoccolato.

    Credo che non te ne importi niente neppure di quello che sto scrivendo, a chi sto scrivendo.

    Se tu me lo avessi chiesto o ti fossi avvicinato, io te lo avrei detto, ed a quel punto mi sarei fermata nello scrivere, tu l’avresti letto e ti saresti sicuramente arrabbiato.

    Quindi è meglio così!

    Adesso sei entrato a chiedermi cosa fare

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