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Ti scrivo Maria...: Lettere su Maria, la storia, le donne
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Ti scrivo Maria...: Lettere su Maria, la storia, le donne
E-book199 pagine1 ora

Ti scrivo Maria...: Lettere su Maria, la storia, le donne

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Info su questo ebook

Una narrazione in dieci "lettere", dieci come gli anni di lavoro, come i grani di ogni stazione del Rosario, come gli assi lungo i quali l'autrice ha letto la vita di Maria che hanno tracciato il "campo" che fa emergere la tensione delle donne e degli uomini di questo tempo. Scrivere Maria; scrivere come narrare Maria, i suoi ambiti di vita e di valori che fanno diventare parole scritte, impressioni eterne, i nostri giorni.
LinguaItaliano
Data di uscita22 giu 2015
ISBN9788884497581
Ti scrivo Maria...: Lettere su Maria, la storia, le donne

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    Anteprima del libro

    Ti scrivo Maria... - Giuliana Fabris

    riferimento

    Introduzione

    Occorrono, allo stesso tempo, 

    nello spazio pubblico figure

    maschili e femminili di mediazione;

    soggetti capaci di

    comprendere le trappole delle

    proiezioni reciproche, capaci

    di gesti spiazzanti che mettano

    in crisi le polarità tradizionali,

    capaci anche di mostrare

    forme di relazione, di cooperazione

    e di ascolto reciproco

    tra uomini e donne che possano

    disattivare paure che hanno

    radici profonde nell’uno come

    nell’altro sesso

    Una lettera di nome Maria

    Maria è una lettera inviata come segno di Dio «eccedenza 

    assoluta, assoluta trasgressione, assoluto essere oltre gli ordini

    umani», la legge umana. Un Dio puro amore-pura libertà che,

    per non tradire il suo statuto di puro amore-pura libertà, ha avuto

    bisogno del consenso di una donna, del femminile, per partire

    al mondo il puro amore-pura libertà di nome Cristo. Un sì nella

    gioia e a caro prezzo, un sì a nome di tutti.

    Maria lettera dunque, ma non nella linea della legge, del

    nomos, della norma, bensì in quella della profezia che è sempre

    eccedenza di conoscenza e di provocazione. Quella della femminilità,

    memoria e annuncio del primato dell’amore, della tenerezza

    e della compassione, la regola d’oro di portata universale che

    orienta il pensare, il sentire e il vivere. Senza viscere di compassione,

    senza utero materno, l’uomo diventa divisore, dominatore,

    lupo e volpe, e la legge, le istituzioni e le organizzazioni diventano

    non ministre del bene-essere e dell’essere-bene, ma assoluti

    che opprimono e reprimono. Idoli, e l’idolo chiede sempre

    vittime.

    Questo canta il Magnificat e questo ricorda la lettera di nome

    Maria. Donna evento di compassione, la bontà misericordiosa

    del Padre l’ha visitata e guardata con occhi di fiducia, di speranza

    e di amore e l’ha resa bella e buona al suo cospetto. La bontà

    misericordiosa del Padre l’ha costituita dimora di un Sole la cui

    vita è stata declinata dal sentimento di compassione. La bontà

    misericordiosa del Padre l’ha resa veicolo di compassione; questa

    raccontano i suoi viaggi a Elisabetta, al tempio, a Cana, sotto

    la croce, e le sue ospitalità ai pastori e ai magi. Una donna profezia

    e icona del dover essere della Chiesa, dell’uomo, di ciascuno;

    possibile ove accade il grande evento, il riannodarsi alla propria

    origine, il divenire terra del cielo, ove cielo indica l’amore allo

    stato puro e la vita allo stato puro. In cielo non ci sono steccati e

    non ci sono cimiteri, e ove il cielo dimora lì la terra è ricondotta

    alla sua bellezza fontale, al suo approdo terminale e al suo vivere

    il frattempo da resa partecipe del dolore di Dio sul dolore del

    giovane mondo.

    Terra restituita alla sua verginità, alla sua liberazione dalla

    contaminazione dell’odio e della morte, della tristezza data dal

    ripiegamento su di sé, alla sua capacità femminile di accoglienza

    del divino che dischiude ad incontri umanissimi con l’umano

    e il creato. In una tenerezza e capacità di convertire anche la legge

    e l’istituzione in amici felici di servire. Alterità, essere inviato

    dall’Altro agli altri in forte tenerezza e in tenerezza forte, è il

    nome dell’identità.

    Giuliana, prendi come una lettera di grazie inviata a te queste

    poche righe scritte di getto in una serata romana. Hai colto

    il cuore del problema di ieri, di oggi e di sempre, l’urgenza della

    riscoperta del femminile che ha la sua origine nella paternità

    compassionevole di Dio, il suo archetipo nell’amicizia compassionevole

    del Figlio, il suo prototipo nella donna forte e tenera

    di nome Maria.

    E in Maria ciascuno legga sé stesso. Non c’è altra via data per

    uscire dalla barbarie. La pietas è l’in principio di sempre, nuovi

    inizi verso una totalità nell’armonia, la riconciliazione Dio-uomo-

    creato, la pace tra maschile e femminile.

    Giancarlo Bruni

    Pasqua 2015

    Presentazione

    Qualche tempo fa, forse già parecchi anni fa, in una intervista 

    una delle protagoniste dei diritti delle donne dagli anni ’70, diceva

    che il livello di civiltà di una società si misura dal posto che

    hanno, che è riconosciuto a, le donne.

    Dire che la donna è segno di civiltà è qualcosa che da un lato

    è luminoso, ma dall’altro è inquietante, e non per quanto riguarda

    le donne, ma per l’umanità stessa.

    L’inquietante ha a che fare con la domanda di come sia stato

    possibile che le donne siano state riconosciute nei loro diritti

    civili (ed umani) soltanto dal ventesimo secolo in Europa, la

    madre della civiltà mondiale, e soltanto dopo la spinta dei movimenti

    di fratellanza americani votati al riconoscimento delle

    donne e dei negri d’America. Il luminoso invece è il fatto reale

    che l’Europa, sorta nella polifonia di popoli dalle due anime, la

    passione degli opposti del Nord e la perfezione del classico Sud,

    ha trovato voce cantando proprio la donna con i poeti e trovatori

    del Dolce Stil Novo; essi difatti, attorno alla bellezza della

    donna, via celeste, si erano riconosciuti reciprocamente ed oltre

    i confini patri.

    Siamo nati da donna e ogni livello di civiltà sorge di nuovo

    nel cuore del femminile, dimensione capace di riconoscere il

    nuovo, accoglierlo e integrarlo nei contrasti. Per questo il luogo

    del femminile è luogo di contraddizioni che la civiltà ha bisogno

    di integrare nel tempo. Nella donna agisce il simbolo e il riconoscimento

    della donna è misura della capacità simbolica di una civiltà;

    difatti nella donna convivono i contrasti, quelli che nel pensiero

    sono le antinomie, le contraddizioni, a dire della radice vivente

    del simbolo, che tiene insieme ciò che la razionalità deve

    separare e spesso reciprocamente escludere.

    La donna è determinata in un modo che ha bisogno di tempo

    per raccontarsi e per essere raccontabile; e questo è un monito

    anche per le donne stesse, che debbono imparare a darsi tempo

    per riconoscersi in un modo che non sia contro gli uomini, ma sia

    comprensivo dell’umanità tutta, in tutte le sue fasi di crescita.

    Prima di questa possibilità di diritto aperta per l’Occidente (e

    che sta coinvolgendo tutto il mondo), la donna c’era comunque,

    e la sua realtà è stata sacra fino alle soglie del secondo millennio

    a. C (strano spazio di una simmetria temporale: da allora –

    2000, ad oggi+ 2000) per la sua stessa natura: era la civiltà delle

    dee-madri dai grandi tratti fisici legati alla fecondità. Poi ella ha

    lasciato spazio all’emergere nell’uomo della coscienza di sé, di

    sé in quanto essere meraviglioso nel creato; l’uomo si è scoperto

    divino, certo un divino concentrato in una sola figura, il Re-Dio,

    tuttavia la meraviglia del pensiero è nata da questa scoperta, che

    c’è del meraviglioso, del divino nell’uomo. Ed iniziò l’era della

    civiltà, legata ad un capo Re-Dio che, proprio per questo, attorno

    ai grandi fiumi costruiva città e per esse amministrava le ricchezze

    della terra e dell’acqua. I fiumi assorbirono tutto il femminile

    sacro nella città, come nel caso della fecondità sacra del

    Nilo: il femminile aperto ne divenne lo scorrere pervasivo, e la

    potenza feconda assunse la forma dell’ambiguità delle acque, che

    fanno vivere e morire. Poi iniziò la civiltà della legge, del nomos,

    νομος, che significa regola (legge) ma anche consuetudine

    (normalità), e pure distribuire (amministrare). In fondo l’avventura

    al maschile, quella che i movimenti di emancipazione hanno

    chiamata la legge del padre, è rimasta soggetta alla condanna

    di Dio al progenitore, alla fatica a trarre il cibo dalla terra

    (Gen 3,17). E cos’è il pensiero astratto, gloria della nostra mente,

    se non trarre fuori dalle esperienze delle cose quel qualcosa che

    nello stesso tempo rispecchia, nutre e costruisce il nostro spirito

    e che ci ha fatti riconoscere diversi e al di sopra degli animali? E

    questo trarre fuori, ex- ad-trarre (trarre da-verso), è stato capace

    di giungere a consentire, affermare esso stesso l’Ordine Assoluto,

    la Verità mai posseduta ma reale. Dalla certezza della Verità,

    in un viaggio di ritorno, l’uomo ha sperato di de-trarre i modi di

    garantire la propria sopravvivenza sulla terra, vincendone la resistenza,

    la refrattarietà. La civiltà della tecnica è l’esito di questa

    desiderio di sicurezza, ma di una sicurezza di fatto impossibile;

    è la forma del nomos, dove tutto è normato e deve diventare normale,

    una società amministrata che non ha spazio per le differenze,

    dove è a rischio l' individuo e la profondità.

    E a questo punto la donna è ritornata in scena, emersa dal profondo

    simbolico mai venuto meno, anche se era rimasto confinata

    all’ordine naturale. Ora la donna deve manifestarsi per ciò

    che essa è.

    È quindi profetico che l’Occidente europeo abbia riconosciuto

    i diritti delle donne dopo la fine di due terribili totalitarismi,

    quelli che hanno segnato il paradosso della illusione moderna

    di avere in mano la vita e di poter programmare lo Stato: il delirio

    nazista infatti fu quello di purificare il sangue di una nazione

    contro la vita di altri e di un altro popolo intero; la follia russa

    di progettare la vita di una nazione secondo un calcolo puramente

    economico da far vedere al mondo. Nel primo delirio la

    donna era tornata ad essere configurata come puramente fattrice,

    nel secondo ella era assimilata agli uomini, normata senza alcuna

    differenza.

    Proprio nel segno della donna, subito dopo la fine di un conflitto

    apocalittico, spinta dal sensus fidei fidelium, la Chiesa proclamò

    il dogma Assunzione di Maria,

    In cielo apparve un segno grandioso (Ap 12,1).

    Questo fu un indice per le donne che loro debbono identificare,

    perché tocca a loro portare nuove forme di esistere per l’umanità,

    dopo che questa ha visto dove arriva il male e quanto esso

    attanagli e soffochi lo spirito.

    Il maschile è costretto ad operare per divisioni, rompendo

    l’unitario per individuare relazioni da ricomporre poi in diverso

    modo e trarne modelli ed energie che servano l’uomo. Ma la

    natura non è posseduta dall’uomo ed essa gli può sfuggire e rivoltarsi

    contro di lui. Nell’eccesso di divisioni e scomposizioni

    si annida l’azione di Satana ma proprio l’eccesso di oggi è anche

    il segno della fine di Satana: nel capitolo 3 di Marco, a chi

    lo sospettava di essere Satana perché scacciava i demoni, Gesù

    rispondeva:

    "Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso, quel

    regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella

    casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella

    contro se stesso, ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire"

    (Mc 3,23-26).

    La divisione non è l’essenza della Verità, che è unitaria, e tutto

    porta; e l’unità è qualcosa che corrisponde al senso profondo

    delle donne, e difatti così Marco prosegue:

    Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono

    a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco

    tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano".

    Ma egli rispose loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?.

    Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduto attorno, disse:

    "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio,

    costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,31-35).

    È nel segno della Madre che le divisioni sataniche saranno

    ricomposte, che la terra ritroverà Unità non contro

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