Twitto Ergo Sum
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Anteprima del libro
Twitto Ergo Sum - Pasquale Bottone
XX
PRIMA PARTE
PROLOGO
Talvolta non so nemmeno quanti anni ho. Mi sveglio, apro le imposte al mondo, e non faccio subito mente locale su chi sono e dove sono. Mi corrono a velocità impressionante lungo la corteccia cerebrale vari pensieri e mi sembra di attraversare le più disparate epoche storiche in un niente. Poi mi guardo allo specchio e, se alla fine mi riconosco, non so se sono proprio io, il padre o il figlio di me stesso.
I
Vivo in un paese attraversato dal sole e baciato dal mare in un antico continente ricco di storia e di decadenza. Sono uno dei 57 milioni che abitano questa terra felix, fertile di frutti e idee e avara di buon senso: l’immutabile Malparadiso, uguale a se stesso ora come trent’anni fa, quando cominciavo ad affacciarmi alle scuole dell’obbligo. Ricordo ancora il maestro delle elementari che mi regalò la prima delusione della vita preferendomi l’alunno Lino Del Prete nella lettura de Il 2 novembre
del principe De Curzio. Non la presi granchè bene perchè i miei familiari da mesi mi avevano illuso che l’opera decurziana mai avrebbe trovato un interprete migliore di me; ma il maestro Gino Genova, ricordo ancora il nome, non la pensava così. Sommerse lo spocchiosetto Del Prete (il classico figlioletto di papà fino al midollo, cresciuto a plasmon, ostriche, champagne e costosissime Polistil) di ogni gratificazione possibile, affidando a lui l’ambita lettura del memorabile testo. A me concesse solo piccoli scampoli di gloria, rendendomi interprete dell’accorata autodifesa, sovente assai vibrante nei toni, dello scalognato netturbino Ianuario Degli Esposti. Fu da allora forse che maturai una naturale propensione a difendere la causa dei più deboli che ancora ammorba le mie giornate di egualitarismo solidale.
II
Non so quanti di voi abbiano poi trascorso le medie a scuola dai preti. A quelli mi rivolgo in primis per ottenere immediata comprensione; ma anche a coloro i quali magari mai ne son venuti a contatto perchè perpetuino la felice tradizione estendendola a figli e nipoti. Non che studiare in un istituto religioso avesse solo lati negativi: lì studiare dovevi per forza e le nozioni ti arrivavano potenti tanto che ancora oggi qualcuna improvvisa ti vien fuori dalla memoria e ti consente anche magari uno sfoggio culturale salottiero che rafforza il tuo prestigio negli ambienti cittadini che contano. È solo che gli istituti religiosi, purtroppo, sono palestre inarrivabili di nevrosi sessuali e di rapporti conflittuali con la figura femminile, a quei tempi solo stilnovisticamente idealizzata per lunghi anni di ginnasio e liceo. Di esempi con tanto di nome e cognome di compagni di scuola folgorati da insana e nevrastenica libido nel corso o al termine degli anni scolastici potrei farvene tanti, ma il mio avvocato mi ha appena detto che in tempi di crisi è meglio limitare le querele all’osso. Così posso solo farvi dono di un accenno alle burrascose, private vicende del figlio di un affermato geriatra cittadino che, sentito il richiamo della carne da uomo fatto, collezionò conquiste esotiche a pagamento a frotte, fino a concupire poi, platonicamente, con romantico afflato, graziose e frigide fanciulle della buona uptown tardo-yuppies; più tardi, il rampollo di tal prestigiosa schiatta, si ritrovò a produrre videocassette hard core pirata per i mercati rionali e poi a diventare l’affascinante e procace Amanda, trans noto in un certo circuito periferico del mercato dell’amore per le sue richiestissime, intime performances offerte in pacchetti convenienza col tempo divenuti leggendari. Ora Amanda è nonna di quattro nipotini adottivi, fa la volontaria alla Caritas ed è richiesta protagonista delle chat televisivo-satellitari che vanno in onda a tarda notte e che magnificano la sexy raucedine della sua grave voce.
III
A 10 anni credevo di essere un ottimo centrattacco e di poter tranquillamente figurare nel campionato scolastico curial-cittadino. Ero un seguace convinto e fedele di Bob Bonimba dell’Intercontinentale F.C., la cui immagine ricopriva a mò di colorato parato monotematico le pareti della mia stanza. Del mio idolo sapevo tutto: vita pubblica, vita privata, goal segnati, presenze in campo dall’esordio da dilettante al passaggio al grande club e persino il nome dei suoi cani e dei suoi gatti. Quando vedevo le sue foto su Audax
, il giornaletto che compravo settimanalmente, andavo in totale brodo di giuggiole e sognavo ad occhi aperti un suo autografo. E nello stesso tempo maturavo in me la convinzione di poterne emulare le gesta di strepitoso centravanti. Fu con questo spirito che mi iscrissi in quel lontano anno non bisestile, quando l’uomo aveva già messo piede sulla luna da un lustro buono, al suddetto campionato scolastico curial cittadino. Ricordo ancora quella serata di inizio autunno quando vennero formate le varie squadre in gara. Fui arruolato dal giovane allenatore dell’Intercontinentale-Megalopoli over 14 convinto della mia bravura su carta dalla precisa descrizione degli schemi calcistici dell’Intercontinentale-La Madunina (prima serie senior) che io gli facevo ogni dì e dalla mia passione per il 4-3-3, scoppiata e cresciuta nei lunghi pomeriggi domenicali passati ad ascoltare alla radio Tutto il football dal 1° al 90°
e i rauchi efficacissimi commenti dell’indimenticabile Alessandro Liotti.
IV
Eppure il mio atteso esordio fu piuttosto