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Cesare Pavese amava i gatti - Un dialogo
Cesare Pavese amava i gatti - Un dialogo
Cesare Pavese amava i gatti - Un dialogo
E-book84 pagine41 minuti

Cesare Pavese amava i gatti - Un dialogo

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Info su questo ebook

Due originari dello spesso luogo si incontrano quasi per caso e nasce una conversazione su temi che riguardano la vita, l’esistere, il tempo.

I rimandi e le sezioni sono – o vogliono essere – una riflessione sul tempo e sulla vita. Il senso di ogni cosa è spiegato dalla Nostalgia e da una certa dolcezza nel raccontarle.

Il significato profondo è rappresentato dalla volontà di un ritorno alla comunicazione che, nei tempi e nei modi contemporanei, è del tutto sparita.

L'autore

Pasquale Licursi diventa responsabile delle attività culturali e Biblioteca Comunale del suo paese. Nel 1996 pubblica il suo primo volume di poesie, Sposerò una farfalla (Edizioni Enne). Nel 2006 esce la sua seconda raccolta, Polvere di clown (Morgan Miller Edizioni). Dal 2010 si dedica alla prosa e pubblica per Morgan Miller i romanzi: Dal marciapiede al cuore, Fossi stato un po’ più giovane, Ginestra e cemento, Altrove, Senza vento. Collabra con testate giornaliste regionali dal 1996, come opinionista e cronista.
LinguaItaliano
Data di uscita18 nov 2015
ISBN9788899394325
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    Anteprima del libro

    Cesare Pavese amava i gatti - Un dialogo - Pasquale Licursi

    facile.

    Ma che significato ha una vita senza curve?

    Lo sai che qui c’è gente che non sopporta l’umidità, il freddo, gli inverni lunghi?

    Sì, rispose, ma conosco altri che vivono di pioggia, di vento e piccole tempeste.

    È mondo. Si chiama così.

    Hai voglia di fare un viaggio?

    Dove andiamo?

    In nessun posto. Lo facciamo da qui.

    Si può viaggiare restando, non è necessario spostarsi.

    Senza chiudere gli occhi.

    Bastano i profumi. Se riesci a sentirli.

    A volte li sento, disse.

    E allora già viaggi. E chiusero la finestra.

    Tu sei di qua?

    Sì, disse.

    E non sei mai andato via?

    No, mai.

    C’è un motivo?

    Credo abbia a che fare con l’aria. Qui sento che è più fresca di altri posti.

    Qui mi appartiene.

    Altrove non è la stessa cosa.

    Io vivo meglio dove l’aria non mi appartiene, dove mi sembra di essere in esilio. E dove quando giro per strada è come se mi trovassi in un mondo nuovo, da capire.

    Io senza le mie cose non vivo, sussurrò.

    E cominciò a scrivere.

    Domani andiamo alla stazione.

    Che stazione?

    È una stazione dove non ci passano più i treni. Vecchia, direbbe qualcuno.

    Io dico antica.

    Antica.

    E non è la stessa cosa, credo.

    Ci sono piante selvagge, binari e biglietterie dismesse.

    È un posto bellissimo.

    Tu devi vederlo, se vuoi.

    Certo, ci andremo.

    Quando sei tornato?

    Tornato? Ma io non sono mai partito.

    Dicevo tornare nel senso di …. come potrei spiegarti?

    C’era un treno che potevo prendere ma per andare dove?

    I treni non si prendono per andare da qualche parte.

    No?

    In qualche modo si prendono e basta.

    Muoversi è importante.

    Il resto è relativo.

    Bella questa nebbia che ti abbraccia di mattina.

    È come se fossimo tra le nuvole. Non vedi le persone, ma senti le voci. Ovattate. Lontane.

    Sembra di essere in una di quelle saune turche ma fredde.

    Una sauna fredda.

    Esci sempre la mattina presto?

    Quando posso si. Il lavoro mi restringe la vita.

    Se non avessi un lavoro non avresti neanche quel pò di vita che hai.

    Giusto. È così.

    Bello l’odore dei colori ad olio quando sono freschi.

    Sei lì e guardi il pittore che mescola coi pennelli.

    Tu puoi vedere un pittore che dipinge?

    Sì, quando voglio.

    E dove?

    In Via Roma, Strada Media.

    Esiste davvero?

    Certo, se vuoi ci andiamo stasera.

    Stasera?

    Sì. Mentre fa buio. Sono più belli i colori prima di sera.

    Ed è più bella la voce del pittore.

    A volte canta anche.

    Il pittore canta? E cosa canta?

    Canzoni, inventa frasi.

    Lui canta per addolcire la tela e ammorbidire i colori.

    Canta sempre allora?

    Sempre.

    Anche quando è silenzio tutt’intorno.

    Magia.

    Prova a star fermo. E siediti. Guarda correre i cavalli. Laggiù.

    Sembra di guardare il mare.

    Proprio così. Il mare.

    La corsa dei cavalli che sembra un’onda del mare. Un’onda profumata di mare.

    Lo senti il rumore?

    Rumore? A me sembra musica.

    Musica, giusto. Quella è musica.

    Sei mai stato in un giardino dopo una giornata di pioggia?

    Con le foglie e la terra bagnata?

    E con gli alberi che ancora hanno acqua tra i rami?

    E l’aria che si respira.

    Ti sei mai chiesto cos’è il Paradiso?

    Ci stavo pensando.

    E poi conosci tante persone, amici un pò ovunque.

    Ma non sono gli amici della

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