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Ti ricordi papà?
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E-book54 pagine32 minuti

Ti ricordi papà?

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Info su questo ebook

La vita e la vitalità di un uomo, ora in ospedale, sono raccontate con affetto dalla figlia, soprannominata Ninnì. Attraverso i dolci ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, emerge lo spessore di un padre capace di offrire insegnamenti preziosi partendo dalla propria esperienza e capacità di osservazione della realtà. Dalla pittura alla musica, dalla poesia all’ingegneria, dalla filosofia all’artigianato, Ti ricordi papà? non è solo un diario unico e personalissimo, ma un viaggio stimolante nelle tante sfumature che possono offrire linguaggi diversi. È poi universale e toccante il legame che unisce un padre alla propria figlia, in cui possono riconoscersi tutti coloro che hanno ricevuto questo dono.

Diana Di Donatantonio (Teramo, 1965)  ha scritto racconti per bambini, poesie, saggi. Dottore in economia, commercialista,  insegna alla scuola di formazione  della Difesa a Roma, dove vive con la sua famiglia. Tra i suoi scritti: il racconto Tenerezza (Other voices, L’Erudita, 2018), le raccolte di racconti Angoli di strada e La città che vorrei (pubblicate e adottate dal Comune di Roma per l’educazione stradale nelle scuole primarie), il saggio Violenza economica (Violenza sulle donne, Studium, 2018) i dialoghi d’amore Ti amo forse (Albatros, 2020).
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2024
ISBN9788830694859
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    Ti ricordi papà? - Diana Di Donatantonio

    donatantonioLQ.jpg

    Diana Di Donatantonio

    Ti ricordi papà?

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-8822-3

    I edizione dicembre 2023

    Finito di stampare nel mese di dicembre 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Ti ricordi papà?

    … poi sorrido, pensando che tu ci sei .

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri,

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