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L'operazione guru
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E-book406 pagine5 ore

L'operazione guru

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Info su questo ebook

Da sette anni un piano distruttivo, sotto il pretesto fiscale, è stato attuato contro di me, contro tutto ciò che in quarant’anni ho potuto, con migliaia di altre persone, fondare e costruire: imprese, case editrici, associazioni, centri scientifici, culturali, artistici, musei viventi. Ormai quasi tutto è stato distrutto o tolto. Anche la salute. Anche la vita di molti. Nessun diritto civile è stato rispettato. Nessuna verifica è stata condotta. Nessun contraddittorio. È stato inseguito un fantasma, il fantasma del dominus, del guru, dello stregone. E la materia intellettuale è divenuta demoniaca e criminale. Una persecuzione vera e propria. Un processo totalmente demonologico. Questi sette anni sono stati oltre ogni strazio, contro ogni diritto, contro ogni legge. Io li considero come un immenso investimento, benché costretto all’immobilismo e alla paralisi. Io combatto per valorizzarli. Combatto “contro ogni speranza”. L’idea di riuscire è assoluta.  In questo libro: come è sorto e come è stato perseguito il piano distruttivo fino alla sentenza assurda, quali sono i motivi di appello e qual è la realtà intellettuale di oltre quarant'anni di Movimento cifrematico. Armando Verdiglione (www.armandoverdiglione.com) è scrittore, inventore della cifrematica, la scienza della parola, promotore del "secondo rinascimento" in Europa e nel pianeta, fondatore del Movimento cifrematico internazionale.
LinguaItaliano
EditoreSpirali
Data di uscita8 apr 2016
ISBN9788877706720
L'operazione guru

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    L'operazione guru - Armando Verdiglione

    Armando Verdiglione

    L’OPERAZIONE GURU

    Prima edizione formato e-book: aprile  2016

    ISBN 978-88-7770-672-0

    Copyright by

    ©

    Spirali

    Associazione Amici di Spirali

    via Serbelloni, 5, 20122 Milano

    www.thesecondrenaissance.com

    www.spirali.it spirali.ebook@gmail.com

    0. PREMESSA

    1. Sette anni di processo

    Il 18 novembre 2008 arriva la Guardia di Finanza nelle nostre sedi amministrative, operative, redazionali e commerciali di Milano e di Senago. Il pretesto è la verifica della società Villa San Carlo Borromeo srl, proprietaria dell’omonima Villa, restaurata con cura straordinaria in venticinque anni e che, provvista di 4180 opere d’arte e di antiquariato, è sede turistico-congressuale per grandi aziende internazionali, banche, compagnie di telecomunicazione, case automobilistiche, di moda, multinazionali dell’energia, istituti scientifici, centri pubblici e privati, ma è anche sede di convegni e congressi di carattere scientifico, artistico, editoriale e finanziario organizzati dalle istituzioni da me fondate.

    I modi, i gesti, le esclamazioni, l’euforia si doppiano su insinuazioni, sospetti, pregiudizi, affermazioni gratuite sul restauro, sull’arte, sui libri, sui manifesti dei congressi. I marescialli non mirano affatto a una verifica fiscale, eseguono un piano pantoclastico in un quadro demonologico. Prendono documenti di qualsiasi tipo di ventitré società e di decine di associazioni e fondazioni, nonché documenti personali di professionisti e di collaboratori. L’interesse inquisitorio, espresso al massimo dell’erotismo in una costante parata falloforica, è per il personaggio, anzi per il fantasma del personaggio, quello che consente le grandi somme utili agli obiettivi di budget periodico della caserma. Tutto viene portato in una stanza, visitata da loro per ventiquattro giorni, fino al 5 febbraio 2009.

    I nostri professionisti e io dichiariamo subito la disponibilità a rispondere, a chiarire, a spiegare, a documentare. Ma né a me né a nessun altro viene rivolta alcuna richiesta. Non segue nessun contraddittorio. La parola viene tolta. Il 5 febbraio 2009 la verifica s’interrompe.

    Arrivano, il 24 marzo 2009, trecento marescialli in cinquanta siti della Lombardia, dell’Emilia Romagna, del Veneto, del Friuli: case private, sedi di società, di associazioni, di centri culturali, editoriali, artistici, d’istituti scientifici. Sequestrano tutto. Diffondono il terrore fra collaboratori e interlocutori bancari, imprenditoriali, istituzionali. Poi spariscono.

    Ritornano alla fine di maggio 2011: sequestro delle due ville (Villa San Carlo Borromeo e Villa Rasini Medolago), dissequestrate quindici giorni dopo dal Tribunale del riesame. All’occasione, l’11 giugno 2011, fanno un comunicato ufficiale dal titolo Operazione guru. Era chiaro dall’inizio: non hanno mai avuto interesse per la verifica fiscale, non hanno mai fatto una verifica fiscale. Il loro interesse era sorretto dal fantasma del guru, per loro non persona seria come in India, ma stregone.

    Il fantasma di possessione della strega si fonda sul fantasma di padronanza dell’inquisitore. La materia intellettuale diviene materia demoniaca, fittizia, falsa, criminale: libri, arte, laboratori della dissidenza, brainworking, servizi intellettuali alle aziende, congressi scientifici internazionali in tutto il mondo, formazione, processo di valorizzazione delle imprese, il museo vivente.

    Il 19 settembre 2009, Il nostro professionista, con un furgone, porta negli uffici della Guardia di Finanza un materiale immenso con le prove documentali e descrittive della veridicità delle fatture. Erano le otto e trenta. Tutto il materiale viene posto in una stanza, dove sta, ammassato e confuso, tutto il resto dei materiali sequestrati.

    Non hanno bisogno di leggere nulla. Non hanno letto né verificato nulla. Non hanno periziato nulla: né gli ingenti lavori di restauro della Villa San Carlo Borromeo né i beni né i servizi. Non hanno nemmeno verificato l’esistenza delle opere d’arte, dei prodotti editoriali artistici, dei libri. Non hanno verificato la corrispondenza tra fatture e flussi finanziari. Non hanno disposto né eseguito nessuna perizia fiscale, patrimoniale, amministrativa. Bastava a loro seguire il fantasma: "Tutto sarebbe vero e veritiero, se non ci fosse il dominus, il guru". E allora società, servizi, istituzioni, centri scientifici, case editrici, servizi intellettuali: tutto è finto.

    Non importa la verità, ma il verosimile. Non importa la prova, ma il probabile. La loro interrogazione è chiusa: ha già la risposta fondata sul fantasma. Nessuna parola. Nessuna prova. Soltanto il fantasma. Il fantasma dell’accusa di stregoneria. La loro volontà è benefica. La volontà dello stregone è malefica. Invidia sociale. Invidia antintellettuale. Vendetta. Orgia erotica che tutto distrugge, tutto annienta: le strutture, le società, le associazioni, la libertà, la salute, la vita. E tutto è permesso a tutti: linciaggio, sciacallaggio, cannibalismo. Sette anni di stato di assedio, di massacro. Con un solo obiettivo: il sacrificio umano, la vittima. Il fantasma dell’accusa è fantasma di pulizia etnica antintellettuale. Il cerimoniale è gnostico: la creazione dell’inferno in cui collocare persone e cose a propria immagine e somiglianza, l’incenerimento, la renovatio, la rigenerazione sotto la scintilla della salvezza della comunità ideale.

    L’informativa della prima ora redatta dalla Guardia di Finanza è ricalcata dal Processo verbale di constatazione, ricalcata dal rinvio a giudizio, ricalcata dalla requisitoria.

    Anche al maresciallo e al pubblico ministero non servono né la parola né la scrittura. Rappresentano, anzi, l’afasia e l’agrafia. Al maresciallo e al conseguente pubblico ministero bastano il pregiudizio, il fantasma, su cui fondano l’economia del sangue.

    L’ignorantismo è la migliore garanzia della religione della morte, nella sua orgia distruttiva e salvifica, la migliore garanzia della passione tanatologica dell’inquisitore, la migliore garanzia dei funzionari e dei professionisti della morte.

    Nel mese di dicembre 2012, i giudici hanno rinviato gli atti alla Procura, impossibilitati a fare il processo per l’indeterminatezza dell’accusa.

    Un anno dopo, la pubblica accusa presenta l’elenco di fatture emesse. Ancora indeterminatezza. Ma il processo si tiene. E non prova per nulla l’accusa. L’accusa, ancorché pubblica, mantiene il suo fantasma, il dominus, il guru, cui togliere ormai anche la vita. E cancella il processo, cancella le prove, le uniche, quelle contrarie. E ricalca l’informativa della Guardia di Finanza. Ricalca il fantasma. Partecipa con un supplemento di passione neurologica.

    Il 31 marzo 2015, i giudici mi concedono di fare le dichiarazioni spontanee. Io tocco, nel dettaglio, ogni aspetto del processo. Altrettanto fa, da parte sua, Cristina Frua De Angeli. Altrettanto fanno altri. Ma nulla entra nella requisitoria. Nessun atto del processo. Nessuna testimonianza. Nessun documento, pure essenziale. All’accusa, pubblica, basta il fantasma. L’unico che possa produrre la vittima, il sacrificio umano. Io non accetto il ruolo di vittima. Mi è stato tolto ormai tutto. Ma resto combattente.

    Questi sette anni sono stati oltre ogni strazio, contro ogni diritto, contro ogni legge. Io li considero come un immenso investimento, benché costretto all’immobilismo e alla paralisi. Io combatto per valorizzarli. Combatto contro ogni speranza. L’idea di riuscire è assoluta. L’idea opera per la riuscita, mentre il fantasma dell’accusa agisce.

    Come editore ho pubblicato migliaia di libri. Come autore, qualche centinaio, quasi sempre tradotti in altre lingue. Ho organizzato, in questi anni, congressi rivoluzionari secondorinascimentali in ogni paese del mondo, da New York a Tokyo, da San Pietroburgo a Londra, da Parigi a Gerusalemme, da Lisbona a Lubiana, da Roma a Cordova, da Barcellona a Venezia, da Ginevra a Francoforte, da Milano a Mosca, e altrove. Ciascuna volta, l’incontro di coloro che avevano novità in ogni settore della scienza, della poesia, dell’arte, della cultura, della politica, dell’economia, della filosofia. Ho instaurato dispositivi intellettuali nelle imprese, nelle famiglie, nelle istituzioni. Ho contribuito all’instaurazione del numero della vita e del suo capitale.

    La mia ambizione intellettuale è questa: contribuire alla civiltà con un granello di sabbia.

    2. Il fantasma e il processo

    Da sette anni un piano distruttivo, sotto il pretesto fiscale, è stato attuato contro di me, contro tutto ciò che in quarant’anni ho potuto, con migliaia di altre persone, fondare e costruire: imprese, case editrici, associazioni, centri scientifici, culturali, artistici, musei viventi. Ormai quasi tutto è stato distrutto o tolto. Anche la salute. Anche la vita di molti. Nessun diritto civile è stato rispettato. Nessuna verifica è stata condotta. Nessun contraddittorio.

    È stato inseguito un fantasma, il fantasma del dominus, del guru, dello stregone. E la materia intellettuale è divenuta demoniaca e criminale. Una persecuzione vera e propria. Un processo totalmente demonologico.

    Le accusanti e le tre giudicanti non hanno ascoltato il dibattimento, non hanno letto i documenti prodotti e non hanno inteso che l’arte, i libri, i congressi, i monumenti restaurati, i servizi intellettuali alle imprese, gli avvenimenti in Italia e in ogni parte del mondo in quarantatré anni, quindi anche negli ultimi venti, siano effettivi e che non può essere annientato un movimento scientifico, culturale e artistico internazionale, che ha prodotto opere d’ingegno oltre ogni avanguardia e che ha favorito l’incontro e dispositivi di valore nella città planetaria.

    Occorre pure notare quanto segue.

    Nel suo recente intervento, Bernard-Henri Lévy cita un brano del diario di Paul Claudel del 21 maggio 1935: Il discorso di Hitler? Si sta creando al centro dell’Europa una sorta d’islamismo. Lo stato nazista come stato islamico. Oggi, viene rovesciata l’affermazione: lo stato islamico come stato nazista.

    Ma l’islamismo non è il nazismo. Un minimo comune fra nazismo e islamismo è dato, però, dal principio del purismo, il purismo ideologico della razza o il purismo ideologico religioso. Oggi, l’Europa si trova fra il secondo rinascimento e il principio del purismo. Il principio del purismo, prima ancora che apra le porte all’islamismo, è il principio del purismo fiscale, della severità fiscale, dell’ambientalismo fiscale, il principio di sostenibilità fiscale, il principio di accettabilità e di rispettabilità fiscale, il principio di credibilità fiscale, il principio dell’immaginabile fiscale, il principio del fondamentalismo fiscale.

    Promotrice di questo principio è la Germania dopo l’unificazione tedesca e dopo Maastricht, giunta all’apogeo con Angela Merkel. Hitler, il nazismo per la Germania? Un brutto ricordo! Dunque, le frontiere aperte. Le frontiere aperte ai siriani. Le frontiere aperte all’islamismo. Nel centro dell’Europa. E una condanna moderata, calma, equilibrata, di quanto da diversi anni sta accadendo in ogni parte d’Europa rispetto all’aggressione dell’islamismo, non soltanto dello Stato islamico.

    È un nemico, l’islamismo, dell’Europa? Sì, è un nemico, è il nemico. Si rappresenta, si presenta, si costituisce, si naturalizza, si nazionalizza, s’internazionalizza, si universalizza come nemico.

    Il sondaggio rivolto agli islamici ha un esito che vale quanto una sineddoche. In Italia sono quasi due milioni. Dal sondaggio, duecentocinquantamila dichiarano di essere favorevoli all’intervento dello Stato islamico a Parigi e nel Mali. Ma è una sineddoche.

    L’ignorantismo è la migliore garanzia del purismo, del fondamentalismo e dei professionisti e dei funzionari della morte. È la migliore garanzia di ogni religione della morte. È la migliore garanzia di quella che oggi non è una guerra convenzionale, non è una guerra mondiale come nel ventesimo secolo, ma è la guerra globale.

    Alla base, dunque, Dio agisce. L’Europa purista, fondamentalista, naturalista, ambientalista, l’Europa sostenibile nel suo principio è l’Europa in cui Dio agisce. Espunto l’Altro, Dio, nel luogo dell’Altro, agisce. E allora Dio si fa anfibologico: vendicativo e misericordioso. Il fantasma. Dio come fantasma. Dio come fantasma di origine, come fantasma di morte. Dio come fantasma di ritorno all’origine e, quindi, del cerchio. Dio come fantasma della fine e della salvezza. Dio agisce. Dio come fantasma di morte. Ecco tutta una religione! La religione della morte. La morte come vendetta, che fonda tanto la morte come ricatto quanto la morte come riscatto, fonda sia la morte come colpa sia la morte come pena.

    Il terrorismo è il volto soggettivo di questa guerra globale, non si scrive in tutto ciò che è stato chiamato finora, nella storia dell’umanità, terrorismo. È guerra globale.

    Nei miei confronti, alla base della persecuzione presente, cosa sta? L’antefatto? Sono due articoli usciti, uno nel 2007, l’altro nel 2008? È la denuncia di un fornitore di sedie, un fornitore che ha l’amico generale della Guardia di Finanza? Oppure è il principio del purismo come principio sostanziale e mentale, da cui procede la mentalità che pervade la burocrazia, le istituzioni, i tribunali, le corporazioni, professionisti e funzionari, i soggetti?

    L’illuminismo propugnava un principio pagano di laicità. E nell’accusa di oscurantismo cancellava anche l’apporto delle religioni – e oltre le religioni – alla cultura e all’arte, alla parola e alla scrittura, cancellava, in modo specifico, l’apporto dell’ebraismo e del cristianesimo, ma anche un certo apporto, per quanto è valso per l’Europa, da parte di esponenti dell’islam. Cancellava, dunque, l’atto di Cristo. Nonché il suo teorema: non c’è più sacrificio umano, non c’è più vittima. Cancellava il rinascimento. L’illuminismo è la suprema forma di gnosticismo. Dava un contributo nella distinzione fra lo stato e la chiesa e affermava, sì, i diritti dell’uomo, ma questi non sono i diritti dell’Altro.

    Dio agisce. L’azione bellica è l’azione della guerra santa e salvifica. Ecco, la questione: il fantasma, Dio, la fede. Se Dio agisce, Dio è criminale. Se Dio non agisce, Dio non è criminale. Ma Dio non è criminale. Dio opera. La fede opera. L’idea opera. Opera in direzione non dell’idea di bene, ma in direzione della qualità della vita. Opera per la riuscita dell’esperienza.

    Maastricht. Poi, l’euro. Poi, il principio della contabilità pura come principio di ragione sufficiente, come principio del purismo, come principio di sostenibilità economica, finanziaria. Poi, la crisi. Crisi enorme: 2007, 2008. Poi, quella che è stata chiamata austerity, cioè la severità che segue il fantasma di origine, il fantasma di padronanza. La severità fiscale adottata per tutti i paesi con un vantaggio per il paese che l’ha promossa, un vantaggio per un aspetto di quel paese, per una parte di quel paese.

    Ma in questi sette anni, dal 2008 a oggi, l’Europa purista, fondamentalista, contro che cosa si è rivolta? Ha favorito forse la cultura, ha favorito forse l’arte, ha favorito forse la ricerca scientifica? Ha promosso le associazioni libere? Ha promosso l’impresa libera? Questa Europa purista, fondamentalista si è attenuta alle virtù del principio di parola che è la libertà, la libertà di ricerca, la libertà d’impresa, la libertà scientifica, la libertà della parola?

    Questa Europa purista, fondamentalista è stata contro la parola, contro la cultura, contro l’arte, contro la ricerca scientifica, contro la libertà di associazione, contro le istituzioni intellettuali, contro i centri culturali, contro la formazione intellettuale, contro l’esperienza della parola. Contro l’esperienza.

    L’Europa purista, fondamentalista nega l’esperienza, che è originaria. L’Europa purista, fondamentalista detta i compiti agli stati componenti della cosiddetta Unione Europea: compiti ragionieristici, compiti vincolanti e schiaccianti per i cittadini. L’Europa fondamentalista, purista, sostenibile, naturalista, ambientalista nega la parola, nega la dissidenza, nega il numero e la qualità della vita. Predilige, propugna, promuove la robotizzazione. È la mentalità con cui ognuno possa rappresentare l’afasia e l’agrafia. Il trionfo della tecnologia sotto l’impero del purismo nega per i cittadini la parola e la scrittura. Ognuno dev’essere afasico e agrafico. Così i professionisti, così i funzionari, così i marescialli, così i pubblici ministeri: afasici e agrafici. A loro basta porre in azione il fantasma. A loro basta che Dio agisca. Questa è la loro passione demonologica. La loro verifica, sostanziale e mentale, è verifica del fantasma. Non è verifica. E qui, dal 18 novembre 2008 a oggi, non hanno compiuto nessuna verifica. Il loro processo è un processo sostanziale e mentale, non è processo della parola, non è processo per la valorizzazione delle cose, delle istituzioni. Non esalta né la cultura né l’arte né la scienza né la ricerca. Esalta l’euforia pantoclastica. La macchina purificatrice, dal 18 novembre 2008 a oggi, ha distrutto tutto: società, strutture, movimenti, associazioni, case editrici. Sette anni di stato d’assedio, di massacro, che hanno dato luogo a sciacallaggi, a cannibalismi. Hanno tolto cose, beni e ormai quasi la vita.

    La questione, da quarantatré anni, dal 5 febbraio 1973, è questa: la questione intellettuale, la questione della parola, la questione dell’arte e della cultura, la questione della procedura per integrazione. Le cose procedono per integrazione dall’apertura intellettuale. Il viaggio procede per integrazione. Non già l’integrazione stabilita dal principio purista, che è multiculturale, per il quale non importa la cultura: le culture sono tante, sono un mucchio, sono un ammasso, sono un pluralismo di culture che fanno bene, purché sistemate dentro il purismo. Le culture, non già la cultura.

    Dio che agisce: Dio che punisce, Dio che si vendica, Dio che ricatta. Dio che punisce – e che quindi riscatta – libera, salva. Dio, sempre, attraverso la morte. Anche attraverso la morte bianca, il cannibalismo bianco. Dio come fantasma di morte, fantasma di padronanza. Io muoio, faccio morire, quindi sono. Io uccido, quindi sono. Io distruggo, quindi sono. È il cogito purista, fondamentalista, tanatologico.

    Questo l’affaire? L’affaire è ciò che si sta facendo. Machiavelli ha introdotto l’affaire Italia. Leonardo da Vinci ha introdotto l’affaire Europa. L’affaire del secondo rinascimento. Non è l’affaire di natura giudiziaria. È l’affaire della parola, contro cui si rivolge la pulizia etnica antintellettuale. Vengono colpiti i simboli della civiltà europea: i monumenti, le pinacoteche, i teatri e i cosiddetti nuovi simboli, gli stadi, la Villa San Carlo Borromeo. Ovunque, è la vita altra che viene colpita, dove ci sia indizio, anche remoto, dell’Altro nella sua irriducibilità, irrappresentabilità.

    Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! (Pirandello, Così è (se vi pare), 1917). Il fantasma dell’Altro si doppia sul fantasma di sé. Il personaggio che si costruisce europeo non riguarda l’Europa secondorinascimentale, è il personaggio a immagine e somiglianza di chi porta questo fantasma, il fantasma di sé. Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa. Che sia una cosa diversa? No! È il loro fantasma! È il loro fantasma che gli islamisti inseguono, è il loro fantasma che professionisti e funzionari della morte inseguono, marescialli e pubblici ministeri, e avvocati sciacalli e cannibali che fanno istanze di fallimento, per i quali tutto è giustificato perché mercenari, mercenari dell’esercito della salvezza.

    Ah, fratelli, questo Dio che creai era opera e follia umana, come tutti gli dei! Uomo era, questo è Così parlò Zarathustra, Uomo era, e solo un povero frammento di uomo e di io: dalla mia cenere e dalla mia vampa venne a me questo fantasma. E, in verità, non mi venne dall’aldilà! Ma che avvenne, fratelli? Superai me stesso, me stesso sofferente, portai la mia cenere al monte, trovai per me una fiamma più limpida. Ed ecco! Il fantasma si allontanò da me!. Un nuovo orgoglio m’insegnò il mio io e io lo insegno agli uomini: non nascondere più la testa nella sabbia delle cose celesti, ma portarla libera e scoperta, una testa terrena che crea un senso alla terra. Un senso alla terra! Malati e moribondi erano quelli che disprezzavano corpo e terra e inventarono il cielo e le redentrici gocce di sangue (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Parte prima, I discorsi di Zarathustra, Dei transmondani, 1885). Friedrich Nietzsche esplora la criminalità di Dio riscontrandone l’assurdità, quindi l’impossibilità.

    Ogni uomo è in potere dei suoi fantasmi fino al rintoccare dell’ora in cui la sua umanità si desta (William Blake).

    Invece Tito Livio scrive: "Reliquos, qui in Africa militarent, umbras volitare, Scipionem vigere" (Tito Livio, Ab urbe condita libri, Libro XLIX). Anche i fondamentalisti, in altro modo, in altro contesto, sono ombre svolazzanti, i puristi sono ombre svolazzanti. Ombre del proprio fantasma.

    L’idea di sé è terribile. Il fantasma di sé è terribile. Richiede l’espunzione dell’Altro.

    La produzione della vittima e del vittimismo è una finalità del principio fondamentalista, purista, ecologista, ambientalista, del principio di sostenibilità fiscale. Io non accetto il ruolo di vittima, nonostante professionisti e funzionari, sciacalli e cannibali abbiano tolto quasi tutto. Ma non la parola, non la scrittura, non il respiro, non l’aria, non la libertà, non le virtù della parola: la leggerezza, l’arbitrarietà, l’integrità, la tentazione intellettuale, il disagio.

    Nessuno può togliere la parola, né confiscarla. E la parola, nella sua esperienza, nel suo numero e nella sua cifra, è incompatibile con l’idea di vittima.

    Io sono qui per un’altra Europa, per un’altra Italia, per un’altra Milano, per un’altra città, per un’altra impresa. Sono qui a combattere. Non accetto, quindi, il ruolo di vittima.

    1. ELEMENTI DEL PROCESSO

    1. Il processo è politico

    Il 5 febbraio 1973, era una stanza piccola, adibita a studio, con libri negli scaffali alle pareti. La finestra. Dinanzi: la Basilica di san Lorenzo. Enunciavo la questione intellettuale e fondavo qualcosa che è un movimento culturale internazionale, una casa editrice, un istituto di ricerca e di formazione, un’impresa intellettuale.

    Proprio allora, sembrava che l’ideologia, che è sempre ideologia dell’invidia e della morte, fosse giunta all’apogeo, non ancora al trionfo, ma quasi. Sembrava che bastasse poco. Ma la cultura, l’arte, l’intellettualità, i dispositivi intellettuali nei vari paesi non erano in direzione della credenza e dell’osservanza rispetto all’ideologia. Non soltanto gli uomini di cultura e di arte, ma i giovani, a Mosca, a New York, a Parigi, a Londra, nonostante l’ideologia, non credevano più – caso mai avessero creduto.

    Anni difficili, anni di grande attenzione, anni in cui i libri, tuttavia, si leggevano. Curiosità immensa, nei giovani. Fra l’Università Cattolica e l’Università Statale (la basilica di san Lorenzo sta, con piazza Vetra, fra la Cattolica, la Statale e la Bocconi) e i centri che allora erano centri culturali (pur con le mire delle ideologie per un’egemonia sulla cultura) e che costituivano i cosiddetti luoghi d’incontro e di parola, avevo colto un disagio che sfuggiva all’ideologia, un disagio intellettuale. Questo disagio arrivava a enunciare qua e là, in maniera contraddittoria, temi, questioni, tratti. E così, quindi, anche l’esigenza del dibattito, che è il principale dispositivo di parola in un paese.

    Così, dopo pochi mesi, due congressi: 8-9 maggio, Psicanalisi e politica e, 13-16 dicembre, Follia e società segregativa.

    La psicanalisi era una cosa nuova. Quella recepita dalla provincia era interamente assorbita dalla mentalità di provincia e tollerata soltanto in certo modo dalle due chiese, convertita secondo i canoni, per ciò recuperabile. E la politica era quella di Aristotele, la politica che procede dalla logica predicativa, la politica che seguiva la logica del sì e del no, quindi, il principio del terzo escluso, dell’espunzione dell’Altro, politica dell’intolleranza, con il suo partito dell’intolleranza. Non c’era ancora il partito dello psicofarmaco, ma si preparava. L’abolizione degli ospedali psichiatrici avrebbe sancito, in via definitiva, il trionfo della psicofarmacologia, anche sulla psicoterapia. Poi, in attesa di trovare un compromesso sostenibile fra psicoterapia e psicofarmacologia s’inaugurava, allora, la facoltà di psicologia a Padova. Una facoltà inaugurata in modo previdente! La psicologia avrebbe ulteriormente addomesticato la psicanalisi e la politica e, anche, avrebbe dovuto addomesticare, insieme con la psicofarmacologia, il disagio: trasformarlo da disagio intellettuale, da virtù del principio della parola, in disagio mentale, il disagio attribuibile a questa creatura gnostica che è il soggetto.

    Nel 1974, 8-9 maggio, il primo congresso internazionale di semiotica a Milano, ma, anche, la venuta di Lacan in Italia. E, il 23-25 maggio, un altro congresso: Psicanalisi e semiotica.

    Milano, 25-28 novembre 1975: congresso Sessualità e politica. Qui, il congresso è planetario, non soltanto europeo, con tremila persone. Poi, l’anno successivo, 1-4 dicembre 1976, a Milano, il congresso La follia, con cinquemila persone. La città era invasa da partecipanti di vari paesi: su cinquemila, almeno tremila erano stranieri, almeno duemila venivano dalla Francia, ma venivano anche dalla Svizzera, dalla Germania, dal Belgio, dalla Spagna, da varie parti d’Europa.

    Poi, il 1977: congressi in maggio a Lisbona, Pratica della psicanalisi; in giugno a Lubiana, Il politico e l’inconscio; a Milano, La violenza, 24-26 novembre. Poi, il 1978: Parigi, 4-5 febbraio, Dissidenza dell’inconscio e poteri; a Cordova, 6-7 maggio, Allucinazioni; a Londra, 9-11 giugno, Esplorazioni della follia; a Milano, 23-25 novembre, Dell’arte… i bordi. Poi, 1979, ancora Parigi, 10-12 maggio, L’intellettuale; a Milano, 30 giugno-1 luglio, Il monoteismo. Poi, 1980: 30 gennaio-2 febbraio a Milano, L’inconscio; 8-10 maggio a Parigi, La verità; a settembre a Barcellona, La sessualità; a Caracas 20-22 novembre, L’inconscio. Nel 1980, esce il libro La peste in Italia e in Francia. Una pagina intera di Le Monde riporta giudizi e pareri intorno alla Peste. Nel 1981, congressi internazionali a Milano, 28-31 gennaio, Il sembiante e la peste; e a New York, 30 aprile-2 maggio, Sesso e linguaggio. Poi, nel 1982, a Roma 28-30 gennaio, La cultura; 27-29 maggio a Parigi, La voce e il sesso; e ancora a Milano, 26-28 novembre, La psicanalisi. Congressi seguiti dalla stampa mondiale, quindi, d’impatto mediatico planetario. Ma altri ancora: nel 1983, 24-25 settembre, a Venezia, La scuola e le fondazioni di cultura nel secondo rinascimento; a Gerusalemme, Freud, 6-9 dicembre. E poi, Tokio, 4-6 aprile 1984, Il secondo rinascimento. La sessualità: da dove viene l’oriente, dove va l’occidente: congresso grandioso, dove il coinvolgimento del Giappone e dell’Asia, insieme con l’Europa e l’America, avveniva in un modo assolutamente nuovo per il Giappone, per l’Europa, per l’America.

    Durante il congresso, Jorge Luis Borges dice a Maria Luisa Spaziani: Fra un anno, parlare male di Verdiglione in Italia sarà uno sport nazionale.

    Di ritorno dal Giappone, Vittorio Mathieu, come altri che avevano fatto uscire articoli in Francia, in America, in Russia, in Cina, in Giappone – lui che è un filosofo importantissimo in Italia, un collaboratore costante e molto apprezzato del Giornale – proponeva un suo resoconto intorno al congresso. Dal quotidiano gli viene detto: Non possiamo pubblicarlo, perché tra un anno ci sarà un processo a Verdiglione.

    Nell’aprile del 1984, di questo processo non c’era nessun indizio, nessuna premessa, nessun pretesto. Ma il pretesto sarebbe arrivato dopo, nel gennaio del 1985.

    Il 2-4 novembre 1984, nel quarto centenario della morte di san Carlo, viene inaugurata Villa San Carlo Borromeo con una larga e qualificata partecipazione internazionale: Borges, Ionesco, tanti scrittori, intellettuali, compositori, artisti, poeti, imprenditori, banchieri. Il titolo del congresso d’inaugurazione è Il secondo rinascimento. La finanza e la scienza. Analisi della struttura direttiva dell’industria, della banca e dell’assicurazione.

    Il pretesto del processo è fornito da un avvocato, Giuliano Pisapia, che redige una denuncia per conto della sorella di un dentista. Lo schema è semplice: il processo politico non viene fatto per le ragioni per cui, in effetti, viene fatto. Le ragioni sono l’impresa intellettuale, la cultura, l’arte, la ricerca, la casa editrice, i dispositivi intellettuali, la libertà d’invitare nei congressi teologi, ebrei – cosa impossibile per quell’epoca – e dissidenti rispetto ai vari regimi e all’establishment. Queste sono le vere ragioni. E io le espongo con ironia all’inizio del libro Processo alla parola, uscito nell’ottobre 1986. Ma un processo non si può fare per questi motivi, perché sarebbe un boomerang per chi lo fa, perché si direbbe: Come! Tu processi la cultura, processi le idee, la parola?. No! Noi processiamo sul postulato dell’incapace: un dentista con due studi professionali, non è ritenuto incapace dai suoi clienti, ma è ritenuto tale dalla sorella e dall’avvocato Giuliano Pisapia.

    Così, il 24 giugno 1985, s’inaugura il processo, con una prima invasione della Guardia di finanza nelle sedi: piazza del Duomo, via Montenapoleone e Villa San Carlo Borromeo. Apparentemente cercano documenti attinenti al caso del dentista. In effetti, prendono ogni tipo di documento. Il responsabile della pattuglia che viene in via Montenapoleone, dove mi trovavo allora, dice: Professore, non è la sua testa che vogliono, è un’altra testa. Si riferiva al Presidente del consiglio di quell’epoca, Bettino Craxi, che io non conoscevo personalmente, ma alcuni giornali, sopra tutto quelli portatori di un’egemonia ideologica, attribuivano una vicinanza fra me e Craxi. Anche prima del congresso di New York del 1981, in un grande articolo uscito su un settimanale, Craxi si travestiva da Verdiglione per invadere New York sotto mentite spoglie. La vignetta ricopriva una pagina intera. Intorno al mio libro La peste era uscito, nel giugno 1981, una raccolta di scritti intitolata La canzone dell’apocalisse, che riportava anche una breve saggio di Craxi intorno a questo libro. Però non c’era stata mai occasione di conoscerci. Quel processo si è concluso.

    Il 6 novembre 1985, abbiamo inaugurato, alla Villa San Carlo Borromeo, la Triennale delle arti e delle scienze, un dispositivo congressuale che è durato sei mesi, su vari temi e materie. La Triennale riguardava differenti settori, l’industria, le banche, il video, l’informatica, l’economia, l’arte, la finanza, il teatro, la musica.

    La vicenda del primo processo è stata seguita dai media di tutto il mondo, dalla carta stampata alla televisione. Con la solidarietà da parte di intellettuali e imprenditori di molti paesi. Alcuni libri sono usciti proprio su questa vicenda. Nel 1987, Alice Granger aveva scritto L’affaire Verdiglione e alcuni dissidenti russi (Bukovskij, Grigorenko, Kuznecov, Maksimov, Nekrasov, Zinov’ev) erano intervenuti con il volume Per Armando Verdiglione. Nel luglio 1989 era uscito Il libro nero dei nuovi inquisitori, di Cristina Frua De Angeli e Alice Granger. Nel maggio 1990, esce il volume Sotto il nome d’incapace, con scritti di Mauro Mellini e di altri. Mentre Ernesto Battistella, il più grande logico matematico dell’America latina, che nel 1981 aveva tradotto La peste in spagnolo, nel 1996 ha scritto un libro sulla cifrematica, Logica matematica e industria della parola. Il secondo rinascimento in America latina.

    Il processo aveva un pretesto, ma, anzitutto un fantasma, il fantasma del guru, il fantasma di padronanza. Padronanza non divina, padronanza demoniaca. Fantasma di padronanza, fantasma del "dominus". Questo fantasma fondava il postulato dell’incapace.

    Mauro Mellini, che nel 1981 aveva presentato un’istanza alla Corte Costituzionale ottenendo l’abolizione del reato di plagio, aveva notato che il reato di plagio veniva riciclato con il reato di circonvenzione d’incapace – reato assolutamente indeterminato come il reato di plagio, perché l’influenza è indeterminata. Quindi, aveva promosso in Parlamento una raccolta di firme, era arrivato a più di duecento firme, per l’abolizione di questo reato, qualificandolo come reato di truffa, che c’era già. All’epoca, la donna era considerata incapace una volta al mese o, comunque, rispetto all’uomo era sempre incapace. Un redattore, rispetto al direttore, era incapace, un dipendente, rispetto all’imprenditore, era incapace. Ovunque ci fosse una presunta soggezione, coloro che rivendicavano il monopolio della suggestione, della persuasione e dell’influenza creavano il postulato dell’incapace, per arrivare a negare la realtà intellettuale.

    L’ideologia con cui viene chiesta la condanna è esplicita, è l’ideologia dell’invidia che si traveste da ideologia ecologica: dobbiamo fare piazza pulita, pulizia etnica rispetto a questa realtà che è una zona franca. La parola è una zona franca del nostro ordinamento, diceva il Pubblico ministero Giovanni Caizzi, cioè il nostro ordinamento non ha la parola franca come reato. Quindi bisogna sancirla, per analogia. Non c’è il reato di plagio, ma, per analogia, c’è la circonvenzione d’incapace. Il principio dell’analogia era stato sancito dal nazismo nel 1936. Sul principio di analogia poteva avvenire qualsiasi tipo di condanna. Così anche in Unione Sovietica, così in ogni regime, democratico o dittatoriale. Il principio dell’analogia non è un principio giuridico.

    Il primo processo è un processo per campagna, un processo spettacolare, è un processo politico: carcere preventivo – perché per fare il processo stralcio, processo per direttissima, ordinano il carcere preventivo – e, quindi, il

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