Sconcertanti ma non troppo
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L’educazione nelle sue varie eccezioni è da tempo in affanno in quanto la famiglia indulge di frequente al lassismo e la scuola viene sentita quasi come un’imposizione, non rappresentando più un efficace ascensore sociale.
I clan mafiosi che gravitano nell’area romana hanno recentemente subito sconfitte d’importanza storica ma non hanno cambiato la loro vis antropologica.
Il gender rimane un illustre sconosciuto ai più ed è praticamente ignorato il ruolo della scienza e delle sue ricerche sul campo che hanno consentito di decostruire il complesso dispositivo dell’identità sessuale.
La violenza di genere impedisce alle donne di esprimere il proprio valore e la propria autonomia, nel lavoro e nel privato, restando ancora oggi nelle mani degli uomini un preponderante potere.
La medicina fonda la sua autorità sul metodo scientifico oggi sotto attacco a causa della diffidenza diffusa nei riguardi delle elites che ha generato nuove soggettività in contrasto con le acquisizioni e i saperi consolidati.
Il fascismo si ripresenta sempre in nuove forme che sfidano la democrazia e la costituzione in nome di un popolo lasciato a se stesso.
Le tematiche svolte sono corredate di brevi siparietti satirici che ne sottolineano alcuni aspetti paradossali.
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Anteprima del libro
Sconcertanti ma non troppo - Miriam Giannone
Miriam Giannone
Sconcertanti
ma non troppo
Miriam Giannone
Sconcertanti ma non troppo
Prima Edizione, giugno 2019
ISBN - 978 - 88 - 3343 - 154 - 3
LFA Publisher
Via A. Diaz, 17 -80023-
Caivano -Napoli, Italy
Partita Iva 06298711216
www.lfaeditorenapoli.it --- info@lfaeditorenapoli.it
Distribuzione cartacea Libro Co. Italia -Firenze -
Impaginazione a cura di L. Giordano
L’educazione ai tempi di Internet.
I clan mafiosi romani.
Il gender.
La violenza di genere.
Le terapie alternative
.
Il fascismo di ieri e di oggi.
Fatti, opinioni, personaggi, suggestioni.
(con siparietti buffi a tema)
in un mondo vario e avariato.
Navigando e naufragando
Que reste-t-il de nos amours
Que reste-t-il de ces beaux jours
Une photo, vieille photo
De ma jeunesse
Degli amori del passato, di quei giorni belli e irripetibili – cantava malinconicamente Charles Trenet – rimane solo l’inconsistenza di una vecchia foto di gioventù.
Ma di tutti gli accadimenti che non ci toccano direttamente, che pure ci riguardano in qualche misura e che ci sfrecciano a fianco giorno per giorno, che cosa resta?
Ben poco, certo, se non attendiamo, con diligenza, assiduità e passione, a quella abitudine sacra che il filosofo Friedrich Hegel ravvisava nella lettura dei quotidiani: i quotidiani come le preghiere mattutine che predispongono ad una giornata più serena.
Quanti leggono regolarmente i quotidiani, ai nostri giorni?
L’aforisma di Hegel il giornale è la preghiera quotidiana dell’uomo moderno
oggi mostra una lieve, opaca patina vintage, se lo sottoponiamo allo sforzo stressante che l’attuale sistema mediatico e informativo esercita, con i suoi contorcimenti narrativi e il suo inevitabile affollamento di opinioni.
In questa pletora di voci, spesso mancanti di un minimo di approfondimento, magari inzuppate di ideologie corrive o addirittura prive di un plausibile fondamento, si rischia di perdere la bussola.
Entrando nel vivo di un social, capita di assistere ad una contrapposizione tra presunte verità e a uno scontro tra fazioni opposte con un chiassoso alternarsi di commenti e indignazioni, sbotti di veleno e tifoserie senza ritegno.
Ecco che si produce un effetto straniante e frastornante che induce a ritenere le reti sociali come i luoghi privilegiati di un disorientamento di massa.
Senza sottrarmi a questa esperienza virtuale e per molti vitale, sono ben conscia della mia fragilità di figlia del mio tempo. Per fortuna mi supporta una collaudata abilità di evadere rapidamente dall’universo social non appena avverta un cenno di nausea da saturazione alienante.
E così - cercando di fissare concetti ed esperienze, navigando e naufragando tra curiosità e passatismi - ho concepito il proposito di approfondire (pur difettando di varie competenze) una rosa di tematiche sempreverdi: l’educazione ai tempi della rete, i clan mafiosi di Roma bella, il gender sconosciuto e sconcertante, l’atavica violenza sulle donne, la medicina creativa, l’eterno ritorno del fascismo.
Devo confessare, sia chiaro per tutti, di non essere giornalista né insegnante (non lo sono mai stata se non per brevissimi periodi), medico o sessuologa, storica, scrittrice (ho scritto due libriccini di poesiole e divertissement che sarebbero passati inosservati anche sul più insignificante tra i pianeti dell’universo).
Nessuna qualità, quindi, solo una discreta cultura generale, un pizzico di caparbietà, e tanta volontà (degna di miglior causa? Ai posteri...)
L’educazione nelle sue varie accezioni appare oggi in affanno: troppe le prodezze da bulli, troppo poco il rispetto per le istituzioni che offrono comunque una tutela insostituibile, sempre aleatori gli effetti di un impegno educativo che resiste strenuamente a spinte centrifughe sostenute solo da un vitalismo sfrenato e inconcludente.
Nell’era digitale che si apre a un futuro sempre più contrassegnato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale è impresa ardua scalzare le sacche di insipienza e di pregiudizio che resistono al buon senso e a una riflessione che non può non essere che graduale e faticosa.
Se la scuola è vissuta da tanti studenti come un’inutile imposizione, incapace di accelerare l’ascesa sociale (un vecchio ascensore sempre più bisognoso di manutenzione straordinaria), se la realtà non promette vie d’uscita degne di nota, sono le soluzioni più facili ad andare per la maggiore, in un clima di sfiducia crescente nelle acquisizioni del sapere, che pure prosegue il suo percorso di progressiva accumulazione di conoscenze.
Conoscenze, non certezze né miracoli.
E allora si celebra lo sdoganamento dell’ignoranza in nome di un presunto diritto di vivere il proprio qui e ora senza fastidiose interferenze: scialla, frate’!
Né cessa di esplicare la propria azione corrosiva un’invidia delle elite che mette sotto accusa un retroterra denso di vantaggi ma anche di risultati positivi per l’intera collettività.
La diffidenza verso l’establishment spinge giovani e adulti a rivolgere il proprio interesse a nuove verità
, a volte di portata distruttiva - come nel caso dei no vax - nell’ottica di un complotto che grandi potentati economici ordirebbero con l’acquiescenza dello stesso establishment politico.
Di più, l’analfabetismo funzionale oggi in Italia raggiunge livelli preoccupanti.
Pertanto, al di là delle molte sue carenze la scuola rimane essenziale per costruire un futuro in cui consapevolezza e responsabilità conservino un pieno diritto di cittadinanza.
Sembra che le istituzioni, in particolare quelle scolastiche, non siano granché compatibili con le esigenze esistenziali dei clan mafiosi che gravitano nell’area romana.
Noti da tempo alle forze dell’ordine per i loro affari di famiglia (cocaina, estorsioni, usura, tesori nascosti) e per svariate sopraffazioni, pestaggi, risse e guasconate di ogni tipo, i Casamonica, più degli Spada, dei Fasciani e delle altre famiglie malavitose, si sono procurati una clamorosa notorietà: nel 2015 si sono imposti all’attenzione generale con un funerale show a Roma e con controverse apparizioni sul piccolo schermo.
In questa occasione, di questa famiglia numerosa, strabordante di figli e parenti vicini e lontani, è sortita un’immagine inedita corredata di una rivendicazione di normalità; aspirazione tragica in quanto irrealizzabile senza che sia reciso un cordone ombelicale ormai pietrificato.
D’altra parte, pur essendo di fede cristiana i Casamonica continuano a comportarsi da sbruffoni e violenti incontinenti e nemmeno il giorno di Pasqua hanno saputo astenersi da crudeli offese e soverchierie a danno di persone indifese, come è avvenuto nel 2018 al Roxy Bar nel quartiere della Romanina, fortino di famiglia.
I clan che si sono spartiti il litorale di Ostia, i Fasciani, i Triassi, gli Spada hanno lavorato su settori di business quali lo strozzo
, lo spaccio e le estorsioni per poi acquisire le attività imprenditoriali prese di mira come ad esempio gli stabilimenti balneari.
Ma il vento è cambiato negli ultimi anni, grazie anche alla giornalista Federica Angeli che non si è piegata alle loro intimidazioni anzi ha sferrato loro una serie di attacchi che troveranno degna conclusione con le sentenze dei magistrati romani.
Quest’ultimi hanno già scritto una pagina memorabile della storia della criminalità locale, mediante le recenti condanne per associazione di stampo mafioso per alcuni esponenti dei Fasciani e degli Spada.
Le famiglie - un tema sotterraneo che in questo scritto riaffiora qua e là - svolgono un ruolo cruciale per lo sviluppo umano e sociale, in generale, e soprattutto in relazione a determinati soggetti che devono durare più fatica di altri per la propria autorealizzazione.
Le minoranze sessuali storicamente hanno subito un’oppressione imperdonabile poiché le discriminazioni si sono nutrite soprattutto di pregiudizi umani, scellerati.
L’oppressione chiama in causa, fra l’altro, l’ignoranza ovvero l’incapacità di articolare un pensiero rischiarato da fatti oggettivi e da principi etici universali, e il senso di inferiorità e di infelicità che permea il vissuto di troppa gente che fa dei diversi sessuali
un capro espiatorio utile a lenire la propria insoddisfazione.
E allora il gender, un topos variamente dibattuto negli ultimi anni ma ciò malgrado rimasto per i più un illustre sconosciuto, si presenta come un inganno ideologico.
Il pensiero dominante è quello ribadito, fra l’altro, dalle gerarchie ecclesiali della religione cattolica, pontefice incluso: il sesso non può che essere quello riscontrato alla nascita, ovvero di natura rigorosamente binaria, maschio o femmina: tertium non datur.
Le cose cambiano, però, quando si presta maggiore attenzione ai tanti casi particolari e se si riguarda il gender come una nuova categoria, delineata e ampliata dai vari studi scientifici che si sono stratificati negli ultimi cinquant’anni, che aiuta a comprendere noi stessi e i molti aspetti di una umanità da sempre ai margini della dignità sociale.
Il gender come uno strumento utile, quindi, un cacciavite in grado di decostruire il dispositivo complesso e misterioso della identità sessuale.
Da una parte si assiste alla rivendicazione e alla concretizzazione di diritti essenziali per vivere l’identità personale - il proprio nucleo vivificante in una precisa collocazione esistenziale - dall’altra si agita il fantoccio della cosiddetta teoria del gender, sconfessata da molti e competenti operatori della psicologia e della medicina: dr Gender e mr Hyde.
Il motto da mihi ubi consistam, che Archimede formulò in occasione della scoperta della leva, rimane così inascoltato perché si ha paura di una nuova rivoluzione copernicana che mette in crisi l’edificio di credenze sancite dalla chiesa cattolica, e di riflesso da buona parte della società, come verità assolute.
Le discriminazioni a danno di omosessuali, transgender, intersessuali e di chiunque sia considerato difforme da una norma assunta come principio unico di valutazione si sono perpetuate nel tempo e pur non essendo mai cessate definitivamente hanno incontrato negli ultimi anni una forte resistenza che rappresenta una reale speranza per il futuro.
Le donne, l’altra metà del cielo, hanno alle spalle un lungo passato di subordinazione al potere maschile che ha limitato fortemente ogni loro espressione, sia nella scena privata che in quella pubblica.
Anche per loro si sono perpetrate odiose azioni discriminatorie che ancora imperversano nel contesto contemporaneo, soprattutto nel lavoro e nell’ambiente domestico.
Le donne percepiscono guadagni nettamente inferiori rispetto agli uomini al punto che l’Oms ha preventivato la durata necessaria per eliminare questo divario in più di settanta anni.
In tutto il mondo le violenze e gli abusi sessuali che le donne continuano a subire sono balzati in primo piano nel 2017 grazie al movimento MeToo e alle sue denunce contro cineasti senza scrupoli e uomini che si avvalgono del loro prestigio dovuto a un potere economico consolidato per ottenere meschini vantaggi personali.
La posizione sociale femminile è oggi notevolmente migliorata rispetto al passato ma da alcuni anni è in atto una recrudescenza di violenze che alcuni uomini compiono perché inadeguati e incapaci di comprendere e accettare l’autonomia e la crescita sociale delle donne, da cui potrebbe derivare una perdita del loro stesso potere.
Maltrattare una donna - recita lo slogan di una campagna antiviolenza largamente condivisa - non è normale che sia normale
, e intanto i femminicidi si susseguono con tragica regolarità.
Nel corso del tempo la medicina classica, che si basa sul giuramento di Ippocrate e adotta metodi propri della scienza in uso soprattutto nei paesi occidentali, è riuscita a raggiungere progressivamente un risultato più che apprezzabile, aumentare la durata media della vita umana, ma deve tuttora affinare le sue ricerche per sconfiggere definitivamente malattie resistenti come il cancro.
In varie occasioni negli ultimi decenni in Italia sono stati i pazienti affetti da patologie gravi e invalidanti, insieme ai loro familiari, a forzare la classe politica e la magistratura affinché fossero prese in esame alcune terapie non ortodosse e si avviassero le sperimentazioni necessarie per poter validare tali nuovi rimedi.
Nonostante l’entusiasmo iniziale, giustificato dalle condizioni di sofferenza in cui versavano i tanti pazienti, è prevalsa presto la disillusione.
La scienza non consente scorciatoie e consegna i suoi risultati, talvolta lusinghieri e risolutivi, indifferente alla brevità dell’esistenza dei malati.
Purtroppo il volto della scienza non è così familiare presso alcuni strati della popolazione italiana e ai medici vengono preferiti talvolta ciarlatani e avventurieri allettati da facili guadagni.
Questo clima di sfiducia nei confronti della medicina tradizionale ha coinvolto anche quei ritrovati che avevano già dimostrato la loro indiscutibile efficacia per la prevenzione di patologie importanti.
I vaccini costituiscono a tutt’oggi il pomo della discordia nell’agone della politica a dispetto di tante raccomandazioni mediche.
L’obbligatorietà per alcuni vaccini, istituita con legge del 2017 per far fronte ad una situazione in certa misura preoccupante, è stata prima contestata e successivamente indebolita di fatto, essendosi consentito per gli scolari un’autocertificazione dell’avvenuta vaccinazione.
Ultima delle tematiche analizzate, l’esperienza storica del fascismo non si è sedimentata in una memoria condivisa da cui possa (ancora) germinare una pacificazione collettiva.
L’approfondimento di alcuni filoni che hanno segnato la storia degli ultimi cento anni (la questione ebraica, la guerra civile, il negazionismo) può forse contribuire ad una maggiore consapevolezza e portare ad un atteggiamento più risoluto verso i movimenti neofascisti.
La questione ebraica è storicamente evoluta in un maledetto imbroglio: emblematica, a riguardo, è la vicenda degli ebrei abitanti il ghetto di Roma, com’è narrata nel romanzo Il braccialetto di Lia Levi.
La letteratura della Shoah e della Resistenza si offre come un ausilio efficace per la comprensione degli innumerevoli aspetti controversi e talvolta paradossali che un regime totalitario prima e una guerra mondiale poi hanno infaustamente assunto.
È certamente mancato fino ad oggi, da parte di esponenti dei partiti e dei movimenti neofascisti, una vera presa di coscienza scevra da ideologie e parole d’ordine della responsabilità tutta fascista di un’entrata in guerra dell’Italia a fianco di un alleato ingombrante e deleterio come la Germania nazista.
Questa responsabilità si estende alla fondazione della repubblica di Salò che ha causato ulteriori disastri e contraccolpi umani che la storia non potrà mai risarcire.
L’educazione, cenerentola del terzo millennio?
Il termine educazione
utilizzato comunemente in tanti contesti racchiude diversi significati: trasmissione di valori morali e culturali da una generazione all’altra, formazione scolastica e universitaria, capacità di comportarsi correttamente con le altre persone.
È chiaro che la scuola e la famiglia concorrono all’educazione generale di un individuo, ma la buona creanza, ovvero il rispetto delle regole di comportamento nelle relazioni sociali, è prima di tutto a carico della