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La moglie del Gigolò
La moglie del Gigolò
La moglie del Gigolò
E-book92 pagine1 ora

La moglie del Gigolò

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Info su questo ebook

Avevo vinto la bufera di neve, ero salito su un impianto in alta montagna con quel tempaccio, pur di raggiungere Edoardo, un simpatico e grazioso vecchietto che aveva promesso di parlarmi del suo passato, delle sue mille donne, di come avesse intrapreso quel mestiere così strano ed invidiato. E la fatica, i rischi corsi per raggiungerlo in quel rifugio in mezzo alle dolomiti, sono stati davvero ben ripagati dal racconto della sua breve ma intensa carriera di play boy, quando le donne erano disposte a pagare fior di milioni per poter passare una serata con lui. Un racconto veramente avventuroso e coinvolgente il suo, narrato sul filo dei ricordi di una vita che non gli ha proprio risparmiato niente, sia nel bene che nel male. Belle donne, fama, ricchezza, ma anche paura, rischio, solitudine, fino alla prigione. La bufera continuò ad infuriare per tutta la notte, mentre lui mi parlava delle sue vacanze sulla costa Azzurra, dei suoi soggiorni a Cape d'Agde con sua moglie, delle corse in Ferrari tra l'Italia e la Francia. Davvero un contrasto senza precedenti, quello; tracannare grappa parlando di moito e di aperitivi sulla spiaggia.
Ma a pensarci bene, ancora oggi, dopo che è passato più di un anno da quella notte, ancora non so se quell'incontro ci sia mai stato davvero, se è stata la burla di un amico, o se mi sono sognato ogni cosa.

LinguaItaliano
Data di uscita2 ago 2012
ISBN9781476060422
La moglie del Gigolò
Autore

Tobia Spark

Tobia Spark nasce nel New Jersey nel 1974. Giovanissimo segue i suoi genitori in Italia dove si trasferiscono per motivi di lavoro, e qui il piccolo Tobia frequenterà la scuola pubblica nel quartiere Eur di Roma. Da sempre attratto dalla scrittura, seguirà una preparazione prettamente classica, frequentando il liceo classico e poi gli studi letterari, conseguendo nel 2000, all'Università La Sapienza di Roma la Laurea in Lettere. Nel 2003 si trasferisce da Roma in provincia di Ferrara dove trova un impiego come giornalista freelance in alcuni quotidiani e periodici locali. Da sempre interessato alle nuove tecnologie, soprattutto applicate al campo letterario, scopre il mondo del libro elettronico, dell'ebook, del libro liquido, che gli fornisce ampie possibilità di esprimere e di far conoscere i suoi scritti. Così, nei ritagli di tempo si dedica alla scrittura di piccoli saggi e racconti brevi che pubblica autonomamente nei formati elettronici, e che incontrano un discreto successo di pubblico. Nel 2012 i suoi racconti diventano anche audio, con l'incontro dell'autore con la casa editrice Lybra Edizioni Digitali, specializzata appunto in nuove tecnologie e nella realizzazione di audiolibri.

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    Anteprima del libro

    La moglie del Gigolò - Tobia Spark

    La moglie del Gigolò

    Tobia Spark

    Published by Tobia Spark at Smashwords

    Copyright 2012 Tobia Spark

    Discover other titles by Tobia Spark at Smashwords.com

    tobia.spark.italy@gmail.com

    ~~~~~~

    Smashwords Edition, License Notes

    This ebook is licensed for your personal enjoyment only. This ebook may not be re-sold or given away to other people. If you would like to share this book with another person, please purchase an additional copy for each recipient. If you are reading this book and did not purchase it, or it was not purchased for your use only, then please return to Smashwords.com and purchase your own copy. Thank you for respecting the hard work of this author.

    ~~~~~~

    Indice

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Epilogo

    Altri titoli dello stesso autore

    Biografia

    ~~~~~~

    Prologo

    Nevicava di grosso quel pomeriggio mentre guidavo su per la stretta strada di montagna tra i grossi cumuli di neve che gli spazzaneve avevano ammucchiato ai margini della carreggiata. Le ruote della mia Alfa iniziavano a scivolare sul fondo viscido e bianco della strada che si inerpicava su per la montagna, con i tergicristalli che faticavano a tenere pulito e sgombro il vetro dai fiocchi grossi e asciutti che continuavano a cadere copiosi. Era ormai il tardo pomeriggio ed io dovevo assolutamente prendere l'ultima corsa della seggiovia che mi avrebbe portato lassù, a quota 2500 metri, al rifugio, dove una persona mi stava aspettando. La neve continuava a cadere ed il vento urlava fuori dall'abitacolo della mia macchina, sempre più immersa in quel contorno completamente bianco. Le quattro ruote motrici della mia Q4 solcavano sicure il manto bianco e soffice della neve appena caduta sul fondo ghiacciato di quella strada di montagna. Avevo scelto proprio una brutta giornata per andare a trovare quell'uomo che avevo conosciuto soltanto per telefono alcune settimane prima. Era stato un mio amico a parlarmi di lui qualche tempo fa, dicendomi che, per me che ero sempre a caccia di storie, quell'uomo poteva rivelarsi una vera miniera d'oro. Secondo le parole del mio amico, l'uomo, ormai settantenne, si era ritirato lassù parecchi anni fa ed ormai viveva tra quei monti senza essere mai tornato giù a valle, con i suoi ritmi scanditi dagli orari dell'impianto di risalita che si occupava anche di fargli avere tutto il necessario. Incuriosito dalle parole del mio amico e dalla stranezza di questa vicenda, lo contattai telefonicamente, chiedendogli se poteva raccontare anche a me la sua storia, che aveva così impressionato e colpito altre persone.

    Ricordo perfettamente che fui molto titubante prima di decidermi a chiamarlo e a sentire se fosse disponibile a passare una serata in mia compagnia per sentire i fatti e gli avvenimenti che gli erano capitati ormai parecchi anni prima. Avevo paura di essere inopportuno, inutilmente curioso, di riaprire vecchie ferite, ma alla fine, spinto anche dal mio amico che mi assicurava come quel delizioso vecchietto fosse sempre ben felice di ricevere visite, di parlare con qualcuno, presi il telefono e chiamai.

    L'uomo, Edoardo, si era dimostrato molto disponibile e accondiscendente nei miei confronti. Mi tranquillizzò subito dicendomi che, raccontare i fatti di cui era stato protagonista gli dava una specie di serenità interiore, facendoglieli rivivere di nuovo, anche ora, a distanza di anni, dandogli così la sensazione di sentire ancora la presenza di sua moglie vicino a lui, almeno mentre lei riviveva di nuovo nelle sue parole.

    Mi tranquillizzai un poco e decisi così, appena avessi avuto un attimo di tempo, di salire lassù, nei suoi monti, nella sua tana. Certo, potevo anche scegliere un periodo meno ostile per farlo, magari una giornata soleggiata e più calda rispetto ai meno cinque gradi che il termometro della mia macchina segnava in quel momento. E il freddo era ancora destinato ad aumentare; lo capii immediatamente quando salii sull'impianto di risalita per l'ultima corsa utile che mi avrebbe portato lassù. Nonostante fosse ormai il crepuscolo, dovetti inforcare i miei occhiali da sole che avevo fortunatamente con me, per proteggermi gli occhi dai fiocchi di neve che il vento mi sbatteva addosso senza tanti riguardi, e mentre il mio seggiolino saliva lentamente tra i piloni dell'impianto, mi sentivo come sospeso in una immensa nube di neve che riempiva tutto lo spazio intorno a me. Di riuscire a vedere il magnifico panorama delle dolomiti che mi circondava, neppure a parlarne, era già tanto che riuscissi a scorgere la cabinetta di vetroresina davanti a me, che distava solo pochi metri dalla mia. Certo, di cosa avrei dovuto meravigliarmi, era normale trovare questo tempo, se uno sceglieva di venire quassù il 17 gennaio, in pieno inverno e quell'anno poi, il 2010 era un anno particolarmente freddo. Poi, finalmente, intravidi la stazione di arrivo e scorsi alcune flebili luci poste lì, a poca distanza ad indicare una costruzione che, fortunatamente, mi avrebbe offerto riparo dal gelo di quella tormenta.

    Avevo le gambe intirizzite quando le posai a terra per scendere dal seggiolino che mi aveva portato su, in alto, e mi stavo chiedendo tra me se fossi riuscito a muoverle e ad utilizzarle per recarmi fino all'ingresso di quello che, almeno da fuori, sembrava un rifugio caldo ed accogliente. L'atmosfera era veramente spettrale quella sera. Mi ritrovavo lassù, da solo, in mezzo alla neve. Non c'era nessuno lì con me, neppure il guardiano dell'impianto era ancora nella sua cabina riscaldata a controllare che tutto fosse a posto. La cabina era buia e vuota e, a vederla così, contribuiva all'atmosfera tetra ed inquietante di tutta la situazione.

    Quando varcai la porta della baita, mi ritrovai in un locale ampio, confortevole, caldo e dal profumo intenso, riscaldato da un ampio caminetto acceso al centro della stanza, che infondeva in tutto il locale in penombra, la sua luce calda e rassicurante, insieme al profumo di resina e di pino selvatico, grazie ai grossi ciocchi che ardevano allegri e scoppiettanti.

    Mi venne incontro una donna, ormai in là con gli anni anche lei, dai capelli ormai grigi ma con un paio di occhi verdi che, in gioventù, probabilmente, avevano fatto impazzire più di un uomo. Mi salutò cordialmente e mi condusse in un angolo del grosso salone dove, nella penombra, c'era un uomo, ormai anziano, che stava versando del liquido incolore, probabilmente grappa, su alcuni bicchierini appoggiati in un vassoio sul tavolo davanti a lui.

    La donna, mi presentò così Edoardo, la persona con cui avevo parlato al telefono e per il quale avevo fatto così tanta strada e preso così tanta neve per venire a conoscere. La donna, che scoprii chiamarsi Teresa fece cenno di andarsene per lasciarci da soli, ma lui la fermò chiedendole di restare lì

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