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Anteprima del libro
#EuropeanUnion - Emanuele Carramusa
L’EUROPA OGGI - di Roberto Musacchio
Già Europarlamentare della Sinistra Europea
L'Europa e gli europei
Di Roberto Musacchio
Sembra ieri che la caduta del Muro di Berlino faceva celebrare con enfasi la nascita di una nuova Europa oltre, appunto, i muri. A vedere oggi i nuovi muri che si alzano da ogni parte, fino alla civilissima
Austria, c'è da chiedersi cosa e' successo. Ma, a ben vedere, la domanda, e lo sguardo, andrebbe spostato ancora indietro nel tempo, alle solenni promesse che videro riempire di buoni propositi il tempo che arrivava dopo l'orrore delle Guerre Mondiali, la seconda delle quali conobbe l'indicibile.
Mai più' guerre
fu l'impegno solenne e la costruzione della Europa nacque sotto questo imperativo categorico. In realtà la speranza europea
aveva radici più' antiche e, a ben vedere, anche antichissime. Narra la leggenda che Europa era il nome di una principessa fenicia che fu rapita da Giove invaghitosi di lei. Per ritrovarla, secondo l'auruspice consultato, sarebbe stato necessario inseguire il cammino di un bove e fondare una città' in ogni luogo ove esso si sarebbe fermato a riposarsi. Ma- aggiungeva il vaticinante- in realtà non la ritroverete mai
. E' il mito che Zigmunt Baumann riprende all'inizio del suo L'Europa e' un'avventura
in cui parla di questa strana natura dell'Europa che in realtà e' luogo senza confini o di confini cangianti nella stessa rappresentazione dei secoli.
E l'allargamento e' infatti una politica permanente dell'Europa, previsto nei suoi Trattati. Si parte in sei con la Ceca, Comunità Economica dell'Acciaio e del Carbone, materiali fondamentali per la ricostruzione post bellica. Siamo oggi a ventotto. E in sospeso ci sono nuovi ingressi. Come quello della Turchia, di cui si discute da anni. Pratica prima assai spinta
e poi frenata
ed ora riaperta sull'onda di un accordo, per me indecente, sul cosiddetto rimpatrio dei migranti. Ma cosa e' che si allarga? E per fare che? Ma in realtà le domande sarebbero altre. Ma cosa e' l'Europa? E chi sono gli Europei. Cioè cosa e' la natura di ciò' che stiamo facendo e chi sono quelli che la vivono.
Etilene Balibar parla di una natura sociale dell'identità europea e dunque di una identità da costruire e da condividere, per sua natura aperta
e poggiata su quel modello sociale europeo frutto di una storia lunghissima fatta di urbanesimo, cultura, arte, giurisprudenza e poi di quel compromesso sociale avanzato che ha caratterizzato i trenta anni gloriosi del novecento. In mezzo, tante guerre e tanti orrori.
Ma, questa e' la domanda angosciosa dell'oggi, questa Europa Reale, cioè quella che concretamente si e' edificata, e' figlia della sua storia migliore e in particolare continua ed estende quel compromesso progressivo, quel modello sociale, per altro alla base di tante Costituzioni nazionali, oppure va in una direzione che nega, contraddice, addirittura demolisce questo portato storico?
La domanda e' urgente da porsi in quanto la dimensione europea e' ormai preponderante rispetto alle scelte e ai contesti in cui esse si operano. E, peraltro, i populismi che si vanno alimentando si nutrono di una risposta regressiva e speculare ai problemi posti dall'Europa Reale. Ma quali sono i problemi? Dove nascono? Come si risolvono?
Il primo problema e' che la edificazione dell'Europa avviene con una scarsa partecipazione popolare e viene appaltata sostanzialmente alle elites. Quell'irrompere delle masse nella Storia che caratterizza la modernità si disperde sulla dimensione europea. Le correnti europeiste democratiche restano minoritarie e elitarie. Prevale un assunto funzionalistico
che si concentra sulle sinergie economiche e sulla creazione di assetti di governance che sono insieme intergovernativi e tecnocratici. Per altro esistono problemi, come quello della mancanza di una lingua comune, che rendono più' difficile la partecipazione popolare. Ma poi sono i grandi corpi intermedi, dai Partiti, ai sindacati, ai mass media, a non cimentarsi realmente sulla costruzione di una nuova loro dimensione europea.
Nel contempo la cosiddetta globalizzazione finanziaria capitalistica
non solo aggredisce i compromessi sociali avanzati ma modifica radicalmente senso e funzioni dello stesso impianto democratico. L'Europa, per altro, procede per alcuni decenni in una sorta di binario parallelo. Quello nazionale, a forte presenza dei conflitti,della partecipazione democratica e dell'impronta costituzionale. Quello europeo che si tecnicizza, da' prevalenza a governi ed elites, sconta un gap democratico che diviene infine un vero e proprio cambio di senso del sistema.
Il modo di funzionare dell'Europa e' praticamente unico al mondo. Assenza di Costituzione, sostituita da Trattati che mano mano sostituiscono le Costituzioni nazionali. Diritto legislativo sostanzialmente in capo agli esecutivi intergovernativi, il Consiglio, o tecnici, la Commissione, o tecnocratici, BCE e Troika e con un Parlamento che, anche quando diviene finalmente a suffragio universale resta confinato nella codecisione e privo di facoltà di iniziativa legislativa autonoma.
Per altro le materie delegate alla sfera europea crescono negli anni e definiscono una gerarchia che risente dell'impronta neo liberista e monetarista vincente su scala globale, codificata nei Trattati europei e fortemente agita dalle leadership europee borghesi, tecnocratiche e delle nazionalità prevalenti. Tale gerarchia per altro retroagisce sulle funzioni sociali formalmente rimaste nella sfere nazionali ma in realtà sempre piu' rese residuali. Tutto cio' si accelera con la crisi finanziaria degli ultimi anni e con la messa in campo delle nuove misure di controllo, e imposizione, sui bilanci sancite dal Fiscal Compact, da pacchetti legislativi e agite dalla Troika.
Parlare di commissariamento della democrazia non e' dunque improprio. Piu' preciso parlare di una struttura, l'Europa Reale, che si colloca nella globalizzazione con un proprio profilo particolarmente criticabile. Una struttura ademocratica e senza popolo. Per altro una realtà con problemi profondissimi a partire da una situazione demografica squilibratissima. Una societa' vecchia e incattivita. Ma poi disuguaglianze crescenti per aree e classi. Classi dirigenti inadeguate e non legittimate. Mancanza di corpi intermedi.
Per altro questa Europa Reale e' corresponsabile delle scelte peggiori di questa epoca, dalle guerre ripetute, alla subordinazione alla finanza, alla incapacità di affrontare sfide come