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Sotto Traccia: Storia di un esodato
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Sotto Traccia: Storia di un esodato
E-book148 pagine2 ore

Sotto Traccia: Storia di un esodato

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Info su questo ebook

Che cosa fa un esodato, divorziato, senza soldi, casa e lavoro, praticamente solo? Fa la rivoluzione. Ma non quella disperata, a fondo chiuso e sostanzialmente inutile che finisce in qualche galera, a marcire umiliata: è troppo complessa ormai, la struttura del Labirinto e a nulla servirebbe abbatterne un breve tratto. La vera rivoluzione sarà interiore. Il cambiamento della prospettiva, innanzitutto: da quella un po’ vile e sedentaria ancorata al Grande Meccanismo, a quella fredda e distaccata di un fuggiasco sotto traccia. Nessun compromesso, nessun rimpianto, nessuna concessione alla paura… e di che cosa, poi?
Anche se nella mente non c’è ancora l’idea di una vita possibile che superi quella effettiva, l’Uomo finalmente slegato dall’ignobile groviglio del nulla, è capace di arrivarci, proprio salendo gli aspri sentieri della solitudine e della precarietà. Con due grandi, decisivi sostegni: la natura e l’amicizia di qualche inatteso compagno di viaggio verso lo stesso ignoto.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mag 2017
ISBN9788826085302
Sotto Traccia: Storia di un esodato

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    Anteprima del libro

    Sotto Traccia - Marti Gruter

    GRUTER

    PREMESSA DELL'AUTORE

    Sinossi

    Che cosa fa un esodato, divorziato, senza soldi, casa e lavoro, praticamente solo? Fa la rivoluzione. Ma non quella disperata, a fondo chiuso e sostanzialmente inutile che finisce in qualche galera, a marcire umiliata: è troppo complessa ormai, la struttura del Labirinto e a nulla servirebbe abbatterne un breve tratto. La vera rivoluzione sarà interiore. Il cambiamento della prospettiva, innanzitutto: da quella un po’ vile e sedentaria ancorata al Grande Meccanismo, a quella fredda e distaccata di un fuggiasco sotto traccia. Nessun compromesso, nessun rimpianto, nessuna concessione alla paura… e di che cosa, poi?

    Che cosa fa un esodato, divorziato, senza soldi, casa e lavoro, praticamente solo? Fa la rivoluzione. Ma non quella disperata, a fondo chiuso e sostanzialmente inutile che finisce in qualche galera, a marcire umiliata: è troppo complessa ormai, la struttura del Labirinto e a nulla servirebbe abbatterne un breve tratto. La vera rivoluzione sarà interiore. Il cambiamento della prospettiva, innanzitutto: da quella un po’ vile e sedentaria ancorata al Grande Meccanismo, a quella fredda e distaccata di un fuggiasco sotto traccia. Nessun compromesso, nessun rimpianto, nessuna concessione alla paura… e di che cosa, poi?

    Anche se nella mente non c’è ancora l’idea di una vita possibile che superi quella effettiva, l’Uomo finalmente slegato dall’ignobile groviglio del nulla, è capace di arrivarci, proprio salendo gli aspri sentieri della solitudine e della precarietà. Con due grandi, decisivi sostegni: la natura e l’amicizia di qualche inatteso compagno di viaggio verso lo stesso ignoto.

    Sotto traccia – I

    La porta era socchiusa e allora, Sandro bussò sullo stipite:

    - Permesso…

    - Avanti! Ciao Sandro, accomodati…

    La stagista grassottella sorrise impacciata e si dileguò in fretta, abbracciando un pesante faldone da cui cascavano fogli di un tabulato grigiastro.

    Il vecchio, come i dipendenti lo chiamavano da sempre, aveva la fronte imperlata di sudore e i pochi capelli bianchi arruffati.

    Un’altra notte insonne… pensò Sandro, leggermente a disagio sulla poltroncina di finta pelle nera:

    - Ho una proposta che non puoi rifiutare…

    - Ascolto, sono curioso…

    Sandro era approdato alla TexCo quando era nata la seconda figlia. Lui non era un vero e proprio commesso ma aveva imparato alla svelta e gli piaceva chiacchierare con i clienti lungo le corsie, davanti agli enormi scaffali, proponendo i nuovi arrivi o suggerendo di ritirare qualche stock…

    - Sai che i negozi chiudono, uno dopo l’altro…

    Sandro annuì distrattamente.

    - …e noi che li forniamo, siamo in crisi…

    - …e la gente non compra più biancheria per la casa! – Aggiunse Sandro come se fosse la strofa successiva di una cantilena già sentita, troppe volte.

    - D’accordo, hai ragione: veniamo al dunque.

    L’ingrosso aveva prosperato negli anni addietro, insieme ai suoi clienti, per lo più piccoli commercianti appassionati di quel lavoro senza orari ma semplice, divertente quasi come un gioco, prima che fisco e contabilità lo trasformassero in un incubo. L’azienda pagava il pranzo ai dipendenti nella trattoria per camionisti pochi minuti a piedi, ma era lui ad offrire il vino. Mai la bonarda sfusa che sarebbe andata come aranciata, solo una bottiglia di qualità da tre quarti e che lui solo poteva ordinare. Il direttore era un po’ come un padre burbero, ma tutti gli obbedivano perché si fidavano.

    Improvvisamente, Sandro lo ricordò seduto a capo tavola maneggiare abilmente lo stuzzicadenti. Incurante della poca attenzione dei commensali, aveva pensato ad alta voce, come faceva spesso: …quando le cose vanno bene, non possono che peggiorare….

    Grazie a quella sua discreta lungimiranza, il vecchio era stato prudente, inseguendo l’indipendenza finanziaria. Quante volte consulenti, promotori finanziari e persino il commercialista bocconiano doc, l’avevano rimproverato, taglienti:

    " Direttore, lei perde opportunità di sviluppo, l’azienda non cresce… quest’accumulo di liquidità è assolutamente inutile e persino dannoso!" Ma ora, poteva permettersi di lasciare a casa i suoi ragazzi più anziani, senza rovinarli:

    - …oltre alla liquidazione, ti diamo diecimila euro in Buoni del Tesoro, scadenza tre anni… e subito dopo, andrai in pensione e te, sei a posto!

    - Diretùr, mi fa un favore se me lo dice in lire: non ci capisco ancora di questi euri dei miei… stivali! - Brontolò Sandro, innervosito più dall’irritante suoneria del telefono che dalla cifra appena sentita:

    - Raddoppia, benedetto uomo… raddoppia! Dopo dieci anni non ti sei ancora abituato, perché sei una crapa dura!

    Il vecchio afferrò il cordless sospirando rassegnato ad una lunga, serrata conversazione con il commercialista. Sandro poté concentrarsi ed immaginare. Fino a sbottare, appena finita la telefonata:

    - Quindici… o non se ne fa niente!

    Il vecchio sembrava ancora con la testa sugli " effe ventiquattro" in scadenza e invece, asciugandosi la fronte e il naso con un fazzoletto di carta, sibilò:

    - Tu sei matto! Ti ho portato qui quando la fonderia è fallita. Eri nella lista di quelli che non potevano stare a casa a cambiare pannolini, ti ricordi? Avevi appena fatto anche il mutuo…

    - Ah, quello è ancora lì! Cinquecento euri ogni mese che Dio mette in terra! Ancora per quattro anni… e in casa, ci sta la sciura… mentre io, vivo in quel buco!

    Sandro si morse quella lingua distratta e irriconoscente. La stanza al piano terra che il vecchio era riuscito a procurargli per settanta euro al mese, proprio dietro l’officina del genero, era stata la sua salvezza. Quante notti, dopo la separazione, passate nella Dacia GPL, attendendo l’apertura del capannone per andare in bagno e lavarsi! Era sempre lui, il vecchio, ad arrivare per primo, alle sette in punto, perché: " Il vero direttore, è già lì quando arrivano i suoi operai!".

    Poi, finalmente, un mattino gelido e nebbioso il Direttore s’era accorto di quella ronda impaziente davanti all’ingresso, aveva capito tutto e l’aveva chiamato:

    - Dai Sandro, vieni dentro… ma guarda che non te li conto come straordinari!

    Eppure, dopo un caffè al distributore automatico vicino ai bagni, Sandro si metteva subito al lavoro.

    Il vecchio afferrò la bottiglietta d’acqua gassata e dopo aver sorseggiato voluttuosamente, confidò:

    - Se sistemo in qualche modo voi altri della vecchia guardia, riesco a tenere i giovani che sanno usare il computer e qualche anno tiriamo avanti… finché c’è qualcosa da vendere, c’è speranza!

    - Dodici… - sospirò Sandro, ricordando con disgusto il primo ed ultimo corso aziendale di informatica.

    - Le tribù d’Israele? D’accordo, qua la mano!

    Già, gli anni del Signore, le tribù d’Israele o i sette vizi capitali… il vecchio trovava sempre qualche riferimento biblico da sparacchiare! Sandro rimuginava scendendo le scale verso il magazzino: se avesse detto tredici, Il vecchio li avrebbe cacciati, sicuramente… o forse no?

    Si avvicinò alle casse dove i giovani ancora assonnati stavano accendendo i computer. Mancavano pochi minuti all’apertura. Afferrò uno dei due carrelli con la lavagnetta e si avviò all’ingresso per il rito quotidiano dell’accoglienza.

    Ricordava ancora quei giorni... il vecchio aveva appena inventato la lavagnetta, una vera rivoluzione, altro che codici a barre e lettura ottica! Aveva fatto fare dei supporti a tubo dove calava facilmente una stecca di ferro girevole ed estraibile su cui era assicurata una lavagna di plastica. Sandro era estasiato. Poteva eliminare l’ingombrante block notes e la penna, limitandosi a trascrivere con un grosso pennarello il codice del prodotto venduto e la quantità. Salutato il cliente, lasciava il carrello davanti al naso del cassiere, che avrebbe fatto il conto mentre lui ne prendeva un altro con la lavagnetta pulita e via. Sandro non poteva immaginare l’incremento delle vendite, ma lo sguardo soddisfatto del vecchio era più eloquente di qualsiasi prospetto contabile.

    Davanti all’ingresso c’erano solo quattro clienti in attesa, tutti di razze sconosciute, nessuno che conoscesse… nessuno da stuzzicare sul derby di domenica scorsa.

    Si sentiva già fuori e i ricordi di vent’anni s’affacciavano pesanti, colorati, dolorosi o teneri… come quel tardo pomeriggio d’estate di tanti anni fa, il magazzino deserto e lui che s’aggirava annoiato tra gli scaffali per impilare meglio gli articoli esposti e spolverare, controllando le etichette. Senza che se ne accorgessero, aveva intravvisto il direttore, allora ancora giovane e magro, confabulare con un cliente turco, un vecchietto tarchiato vestito di nero:

    - Sono lusingato dal suo apprezzamento ma non posso accettare… la ditta mi paga abbastanza e se io la tratto bene è solo perché lei mi acquista camionate di jeans e li paga in anticipo in contanti… – aveva precisato affabilmente il direttore, restituendo la busta gonfia di banconote.

    Per tutta risposta, il commerciante turco aveva infilato la busta nella tasca della giacca ed estratto dalla camicia immacolata il corano rilegato in oro che portava appeso al collo:

    - Allah è grande e generoso perché mi ha concesso l’onore di conoscere un uomo integro… - aveva proclamato baciando il minuscolo libretto.

    No... pensò Sandro sorridendo tra sé, il vecchio non li avrebbe cacciati i tredici!

    Sotto traccia - II

    L’odore rancido di birra e sigarette stagnava ancora nel bar, malgrado il primo sole di quella fresca mattina di metà maggio. Gli occhi plumbei del titolare seguivano distrattamente i pochi clienti del mattino, le mani gonfie e nodose sulla macchina del caffè o alle prese con tazzine e cucchiaini. Sui tavolini dietro al paravento che fingeva di nascondere le slot machine, per gli sfaccendati della scopa era già cominciata la lunga mattinata:

    - Ma si storto? – chiese Carmine, perplesso .

    - Perché? – Rispose Sandro, raccogliendo stancamente un quattro e un due con il sei di bastoni.

    - Mannaia a Santu Roccu d'acquaru maggiori e minori: sparigliasti! - Osservò educatamente Rocco.

    - Ncul'a cu t'è vivu! – sentenziò l’avversario a destra, schiacciando il mozzicone dell’ennesima Muratti nel posacenere già colmo.

    - Torna u ciucciu ari vrocculi… - aggiunse Carmine e alzando la voce verso il bancone:

    - Fortunato, per cortesia, un altro giro di bianco… ammé segnalo!

    - Io no, grazie! – sibilò Sandro, osservando preoccupato le proprie mani tremare.

    - U cazz'u ti spara… - commentò Carmine e con aria di sfida - Checcè, Sandro, ti si offeso?

    - Scopa! – Biascicò trionfante Rocco.

    Finita la partita, Sandro s’era alzato inseguito da un sommesso: " Cu cunno esta?".

    Non ne poteva più. Si sentiva un diverso, un emarginato: estraneo, a casa mia!

    Uscendo rapidamente dal gabinetto maleodorante, rientrò nella sala dove il grande schermo ogni sera propinava fiumi di calcio. Afferrò il telecomando e digitando a casaccio, scoprì che c’erano anche partite di bigliardo e persino documentari. Verdi vallate, picchi vertiginosi e foreste, laghetti e torrenti d’acqua pura, il muschio, i funghi, cerbiatti, orsi, lupi e le aquile, maestose… ma dov’è un posto simile, oggigiorno? Villaggi

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