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Maria è un nome da donna
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E-book107 pagine1 ora

Maria è un nome da donna

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Info su questo ebook

Il libro, prima opera dell’autrice, nella forma del diario e quindi del linguaggio diretto in prima persona, racconta la crescita di una giovane, che dalla fase della purezza delle ideologie adolescenziali arriva fino all’età matura, ove conquista sicurezza e disincanto.
 Sofia, nonostante la sua testardaggine a rimanere immutabile, come  ogni individuo al mondo, diventa una tela bianca su cui la vita imprime i suoi colori più accesi e vivi.
LinguaItaliano
Data di uscita11 lug 2017
ISBN9788868226022
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    Maria è un nome da donna - Vincenza Cavallaro

    Vincenza Cavallaro

    MARIA È UN NOME DA DONNA

    Proprietà letteraria riservata

    © by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy

    Edizione eBook 2017

    Isbn: 978-88-6822-602-2

    Via Camposano, 41 (ex via De Rada) - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Sito internet: www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinieditore.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    A te lettore,

    che son certa

    saprai accogliermi.

    ‘È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.’

    Il Diario di Anna Frank

    1 settembre 2076

    Il Sole è così ostinato stamattina che splende e illumina quelle lontane spiagge vuote forse più intensamente rispetto al giorno di Ferragosto.

    Peccato che oggi tutti i ragazzetti abbiano abbandonato secchielli e palette per dare avvio a un nuovo anno scolastico.

    Eh sì, quest’anno l’uscita fuoriporta per il classico pic-nic di Ferragosto, in occasione del quale tutti i villeggianti del Maresole club si spostano dal lido costruito su delle robuste assi di legno a mò di palafitta preistorica per occupare le più lontane spiagge di sabbia fine e rossa, non andò per nulla bene.

    Alle 13:00 in punto venne giù una grandine capricciosa che costrinse tutti ad acciuffare quelle poche vivande sparse sui teli da mare, che come per incanto si erano trasformati in tovaglie per quattro, sei, a volte dieci persone e a ripararsi nei chioschetti improvvisati lungo la spiaggia pubblica che divide i due famosi lidi di Roccaforte, il Maresole club e il Lido Perla.

    Oggi invece il beffardo risplende con vigore, fa quasi rumore il giallo che, senza distaccarsi, unisce la sfera infuocata con il mio banco verde e impolverato… beh almeno una spolverata potevano darla… Nonostante ciò per le prime due ore non mi è riuscito di alzare il mento dalla superficie liscia dell’ultima fila.

    Ieri sera ho fatto le 3:00 al telefono con Ginevra per decidere con che tipo di divisa debuttare al Ginnasio.

    Lei ha optato per jeans e camicia di seta bianca a fiorellini rossi, per non dimenticare che in fondo ancora è estate, nonostante le scuole abbiano riaperto i loro cancelli e abbiano riacceso i loro motori.

    Io invece, dopo ore passate di fronte allo specchio, ho deciso di affidarmi a una monetina: testa gonna, croce pantaloni.

    A una persona cerebrale e puntigliosa come me non poteva che uscire croce e così ho indossato il mio triste pantalone blue con golfino rosso e, con le mie ballerine, mi sono avviata verso il nuovo istituto scolastico.

    Che poi – mi chiedevo stamattina mentre aspettavo Ginevra la lumachina "perché mai il Dittatore ha deciso di aprire le scuole in tutta Italia lo stesso giorno? Al Nord è autunno già da un po’, ma qui al Sud la colonnina di mercurio segnava 31 gradi ieri pomeriggio.

    Forse qualche altro giorno la famiglia Bellocchi poteva incassare altro con il lido aperto."

    Mentre cercavo di distendere la tensione causata dalle infinite raccomandazioni provenienti dai miei, che erano specchio delle loro aspettative, Ginevra, la mia migliore amica, mi riportò a Roccaforte anche con i pensieri, chiedendomi se fosse il caso, secondo la mia nota avvedutezza, invitare a cena la professoressa di lettere, perché, come diceva sua madre, la signora Verardi, intrattenere dei rapporti extrascolastici con la moglie del Prefetto non poteva che giovare alle nostre pagelle e all’immagine che tutti i docenti si sarebbero fatti di noi.

    La signora Verardi ne pensava sempre una più del diavolo.

    Moglie di un politico in pensione che, per racimolare qualcosa, abbracciò ideologie politiche e partiti lontani anni luce tra di loro, aveva pianificato, con la connivenza dei miei genitori, il futuro mio e di Ginevra: studio legale associato, completamente al femminile, dove lei avrebbe smistato le telefonate e mia madre avrebbe tenuto la contabilità.

    Il fatto che io e Ginni ci addormentassimo ogni qual volta ci piazzassero di fronte alla Tv per vedere L’avvocato del diavolo non importava.

    Due giovani come noi, intelligenti e spigliate, oltre che di bell’aspetto, non potevano non diventare avvocatesse.

    Io in realtà non ho un sogno da inseguire, mi affascina molto l’architettura, ma non so tenere una matita degnamente in mano.

    Invece Ginni è una bravissima tennista, dall’età di cinque anni fa delle magie in aria con la racchetta e molte volte, anche di nascosto dai suoi genitori, ha partecipato (con la complicità della nonna) a svariate gare e tornei, qualificandosi quasi sempre tra le prime tre. Il suo sogno, c’è poco da fare, è Wimbledon e la madre dovrà farsene una ragione.

    Stasera a cena ho notato che il sogno, probabilmente, è compatibile con la mia vena pragmatica e coscienziosa.

    Per tutto il tempo non riuscivo a distrarre il pensiero dalle strane domande del professore di filosofia.

    Ovviamente il blablablare di mia madre, che mi ha sottoposta a un terzo grado circa la nuova scuola e i nuovi compagni, non mi ha permesso di afferrare il senso e soprattutto il sapore di quelle strane domande che il professore ci porgeva in classe.

    Cosa avrebbero mai smosso in me? Che colore ha il mio essere, o meglio la mia ousìa (come diceva il professore)?

    Adesso è veramente tardi per soffermare il mio pensiero su queste sciocchezzuole; probabilmente l’Italia invaderà i

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