Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il figlio del drago
Il figlio del drago
Il figlio del drago
E-book230 pagine3 ore

Il figlio del drago

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Passo del Lupo è un paesino socialmente avanzato. Tutti i cittadini, all’insegna della vera democrazia, partecipano alle cariche direttive. Paradossalmente, la sicurezza economica e sociale, non riesce a rendere felici gli abitanti. Un giorno nella piccola stazione scende un individuo. Prima dell'arrivo di Vlad Tepes non c'erano morti ammazzati. Il maresciallo del posto pensa che siano vittime di un vampiro. Quando Vlad è stanato, fugge in volo: lui non sapeva nemmeno di esserne capace. Così, come gli abitanti del piccolo ma emancipato centro non sospettavano di essere, a dispetto del loro modernismo, ancora mentalmente medievali. E di credere nei vampiri.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2018
ISBN9788867827121
Il figlio del drago

Leggi altro di Mimmo Parisi

Correlato a Il figlio del drago

Ebook correlati

Fantasy Young Adult per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il figlio del drago

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il figlio del drago - Mimmo Parisi

    Mimmo Parisi

    Il figlio del drago

    Diverso dai normali, diverso dai diversi

    Mimmo Parisi

    Il Figlio del drago

    Diverso dai normali, diverso dai diversi.

    EDITRICE GDS

    Via Pozzo 34

    20069 Vaprio d’Adda-MI

    Tel 02.90970439

    www.gdsedizioni.it

    Ogni riferimento descritto nel seguente romanzo a cose, luoghi, persone o altro è da ritenersi del tutto casuale.

    Non abbiate paura dei diversi, ognuno di noi, dieci anni fa, era diverso da quello che è ora

    Capitolo primo

    Le parole È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli esprimono una grande verità. Perlomeno per chi le ha coniate.

    Tuttavia, per la Millennial generation, pongono alcuni problemi di esegesi. Insomma, cos'è 'sta cruna? I Millennials conoscono a menadito lo smartphone. Mica la cruna (quelli che lo sanno, non suggeriscano, per favore!). Ma l'intuizione, in qualche modo, aiuta e porta al concetto di cruna = qualcosa di molto piccolo. Si prega di astenersi dal chiedere come si arrivi a tale presagio: ognuno ha i propri informatori. Tuttavia ed en passant, è ora di finirla di discriminare sui ricchi che non entrano nel regno dei cieli. Evidentemente, la porta di quel principato è stata fatta da un falegname di terz'ordine: basterebbe chiamarne uno bravo per farla allargare. Se poi, la frase, avesse un valore ironico, be', è ora di finirla lo stesso. Qui non si sta parlando del banale operaio che ha perso il lavoro, che non sa come pagare le bollette, che non riesce a capire dove trovare i soldi per il mutuo secolare acceso per il suo castello di 55 m² (ben gli sta, la prossima volta ne scelga uno più piccolo…) e che non sa se curarsi i denti o pagare la mensa scolastica a suo figlio. Ovviamente, sono sicuramente situazioni critiche, non lo si può negare. Ma niente paura, prima o poi, il Comune o la Caritas o qualche Ong di passaggio, si daranno da fare per trovare una soluzione per l'omino e la sua famigliola in momentaneo(?) disagio. Per contro, si pensi a chi ha autentici ed enormi problemi da superare.

    Per chi, eroicamente, ha deciso di sacrificarsi. Prendendosi i problemi veri, quelli grandi. Grandi quanto? Tanto.

    Un nome su tutti: Sergio Marchionne. Nel 2016 l’amministratore delegato di Fiat Chrysler, ha guadagnato 10,6 milioni di euro. Si dica sinceramente, quando mai in tutta la propria esistenza capiterà a un uomo del popolo di vedere, uno dietro l'altro, un euro poi un altro euro e poi un altro… Fino a raggiungere un milione. Uno non 10,6! Eppure, a dispetto di quello che possa apparire, quelli come Marchionne sono sempre lì con l'ansia alla gola. Sempre con gli occhi lucidi a scrutare gli indici value weighted come lS&P500 (USA), lFTSE Mib (Italia), CAC40 (Francia), DAX30 (Germania), FTSE 100 (Inghilterra), Topix (Giappone). E ci si può dimenticare del popolare Dow Jones (USA) o del Nikkei 225 (Giappone)?

    È facile andare in rovina, un nichelino che fugge da qua, uno di là e si è perduti. Si rimane con poche centinaia di milioni di dollari rimasti sotto il materasso. Altro che l'operaio e il suo mutuo: quella di Sergio è una vitaccia!

    Inoltre, si aggiunga che, pur non avendo un tabulato con la percentuale dei ricchi che riescono a raggiungere il Paradiso attraverso conoscenze e amicizie, non è democratico. Un morto di fame che non ha mai fatto un cazzo in tutta la vita va in Paradiso e un riccone che ha sfruttato quelli che non hanno mai fatto un cazzo nella loro vita rimangono bloccati nei tornelli del prode Brunetta, templare dell'equità che fu? È un'ingiustizia bella e buona! Basta costringere quella gente a usare sotterfugi e trovatine. Si faccia tutto alla luce del sole. Cosa stanno a fare al Parlamento tutto il santo giorno i colleghi del Brunetta dei tornelli? Nessuno è capace di proporre un decreto o una leggina salva Paradiso (senza la parola fiscale, quello già ce l'hanno) per i vari poveri Briatore, Trump, John Davison Rockerduck, Berlusconi, Paperon de' Paperoni, etc.? Popolo, scendete nelle strade e scioperate. Fate una raccolta firme per abrogare i cammelli. Chiedete un piede di porco statale per scardinare 'sta porta del regno dei cieli.

    Ma, si calmino gli animi e si torni al tema principale: è ancora di moda la cruna, il foro dell'ago? E, se sì, quanto è grande?

    Ecco i Millennials al lavoro sui loro smartphone. Qualcuno, trionfante, ha trovato un risultato: 143 metri di lunghezza per 38 di larghezza. Difficile che sia il buchino di un ago. Infatti, sono le misure del Foro di Pompei, piazza dell'epoca romana. Qualcun altro, avvantaggiato dalla notizia, ha pensato bene di digitare su Google foro del lago. Con la vaga sensazione che sia una piazzetta di fronte a una distesa d'acqua dove portare la propria ragazza nelle sere d'estate. Un fan di Ligabue (forza Liga!), giustamente, ha arguito che, avendo quest'ultimo gran successo nella musica, nel cinema, nella letteratura, qualche comune della Bassa gli abbia dedicato un improbabile foro del Liga. Purtroppo, seppur creative, le ricerche, non sono quelle adatte a condurre verso la risposta al quesito. Insomma, bisogna cercare semplicemente grandezza della cruna o foro dell'ago. Nient'altro.

    Inutile. La cruna è spiegata benissimo. Ma non c'è ombra di notizie precise sulla sua estensione. Per contro, interrogando il telefono intelligente (c'è poco da ridere, smartphone significa letteralmente quello! Parola di zio Wiki e zia Pedia), si viene a sapere a quanti km² corrisponde Passo del Lupo. Un piccolo paese. Non quanto una cruna, ma piccolo.

    Questo breve proemio o menata, dipende dai punti di vista, serve a introdurre una domanda: in un mondo dove tutto dev'essere grande, il patrimonio, l'amore, la vacanza, lo stipendio, l'automobile, il partito, la squadra etc., ha ancora valore una filosofia della cruna? Una epopea del piccino? Fuor di metafora, può un piccolo luogo geografico ospitare una società giusta e una storia straordinaria?

    Per saperne di più e se non si hanno impegni impellenti, è consigliabile continuare la lettura.

    Ovviamente e per bon ton, ci si avvicinerà al contesto e ai fatti che vi accaddero con circospezione e da una certa distanza.

    Quindi...

    Non così...

    Troppo lontano!

    Troppo vicino!

    Giusto.

    Da lontano, nella valle circondata dai monti assopiti, il paese sembrava un nido d'api abbandonato. Tutte le sere, sul fondale di stelle acuminate e dietro i vetri delle case dai tetti aguzzi, cinquecento ombre si muovevano come in un presepe eterno.

    Perlomeno fino a quando Giorgio, il figlio della tabaccaia, non si sganciò per inseguire i suoi sogni di gloria in qualche guerra lontana.

    Qualcuno avanzò l'ipotesi che il ragazzo fosse diventato un foreign fighter, e che avesse individuato nell'Isis una ideologia capace di dare un senso alla sua esistenza. Comunque, non vi era niente di preciso. Nelle rade telefonate ai genitori lui spiegava solo che, lontano dal posto isolato che gli aveva dato i natali, aveva raggiunto finalmente un suo equilibrio.

    A quel punto, quindi, le ombre si erano ridotte a quattrocentonovantanove. La segnalazione non è una sottigliezza marginale perché, in quel luogo, i suoi abitanti erano così coesi che anche l'allontanamento di uno solo di loro, acquisiva valore di emorragia la quale, per quanto limitata, indeboliva l'organismo sociale.

    Il fatto era che a Passo del Lupo non offriva tante opportunità per compiere grandi cose e così, ogni tanto, qualche testa calda (come dicevano gli abitanti più anziani tentennando la testa) cercava fuori dal nido ciò che sentiva mancargli fortemente.

    Come Giorgio.

    Comunque, esclusi coloro che volevano fare gli eroi a tutti i costi, i cittadini potevano contare su un sistema sociale egalitario: qualsiasi occupazione o ruolo ricoprissero, erano apprezzate allo stesso identico modo. Infatti, a dispetto dell'apparenza intorpidita e compatibilmente con quello che offriva il territorio, quel paese dava a ognuno la possibilità di svolgere l'occupazione e lo stile di vita per i quali si sentiva tagliato.

    Perfino le varie cariche politiche erano alla portata di tutti e non c'era nessuno che, almeno per una volta, non avesse fatto il sindaco o l'assessore di qualcosa. Innegabilmente – come in tutti i Comuni del resto – questo significava essere, per il tempo del mandato, alla mercé della particolare volontà, innovatrice o reazionaria che fosse, del notabile di turno. Ma, visto che lì le cariche – per dare appunto a tutti la possibilità di sperimentare le proprie capacità di Ufficiali del Comune – duravano solo pochi mesi, nessuno ne soffriva particolarmente.

    Così, lo scoglionamento stuzzicato dal sindaco Vivaicani che permetteva di riempire di simpatiche eiezioni ornamentali il territorio cittadino, si allontanava abbastanza in fretta quando gli succedeva il nuovo sindaco Nonsiamomicanelfarwest che, pur amando gli animali cercava di non far diventare il ridente luogo urbano, letteralmente, una cittadina di merda.

    I ragazzi andavano a scuola con gioia perché le loro richieste venivano prontamente accolte: in Comune avevano aperto un ufficio che si occupava espressamente delle loro necessità e perfino dei loro dubbi sulla vita! I Promessi Sposi e I Malavoglia erano tenuti in grande considerazione, ma il testo più rispettato a scuola (non perché Passo del Lupo fosse malato di esterofilia ma per una naturale emulazione), era l'invenzione sociale scritta da Thomas Moore: Utopia.

    Tutto sommato, anche se di dimensioni minimali e passibile di aggiustamenti, quel consorzio umano aveva trovato la soluzione giusta per ognuno dei suoi partecipanti. Così, in quella valle isolata ma socialmente progredita, il fiume della vita scorreva rassicurante.

    Rassicurante e palloso.

    Questo, a dirla tutta, lo sentivano anche i più reazionari di coloro che amavano quell'esistenza priva di scossoni. La sera nel bar di Fabrizio, l'unico di quel posto, si parlava di donne e motori, e sport. Tanto sport. Come in tutti i bar che si rispettino. Si parlava, si discuteva, ma sottovoce. A volte, ma raramente, magari per le partite della Nazionale, si manifestava qualche grido di sostegno. Il fatto era che i temi trattati erano lontani, senza alcun legame con la loro vita, e quindi incapaci di infiammare gli animi.

    Certo, parlare di Penelope Cruz o discutere dei gol di Totti riempiva la serata, ma in fondo quando cazzo mai avrebbero incontrato la prima o in che occasione Totti sarebbe passato da lì a salutarli? Forse per un abitante di Roma, ma perfino di Cologno Monzese, una remota possibilità di contatto con quei personaggi poteva esistere, ma per i cittadini di quel paese ordinato ma sonnacchioso, non esisteva alcuna speranza: quegli argomenti erano solo un pretesto per dire qualcosa prima di darsi la buonanotte. Tutto sommato, alla fine sarebbe andata bene anche una discussione sulle guerre puniche, ammesso che qualcuno se le ricordasse!

    A Passo del Lupo nessuno era manchevole di nulla, non succedeva nulla e non c'era nulla di cui parlare.

    Nulla!

    Mese dopo mese, le stagioni si dileguavano. Il caldo che succedeva al freddo e il suo contrario, come del resto in tutte le altre parti del pianeta, erano di una banalità terribile. Così come il vento che spazzava la polvere delle sue stradine linde. Quest'ultimo sarebbe potuto risultare di una certa utilità per smuovere l'ambiente paesano ma, per quanto fosse energico, tuttavia non riusciva a scacciare il tedio che rimaneva attaccato al suolo come un chewing gum testardo sotto una scarpa.

    Il massimo che i passodelupesi potessero permettersi di raccontare con entusiasmo, come resoconto di un'epica personale, poteva riguardare temi vacui come la loro straordinaria vacanza dell'ultima estate. Roba pessima fatta da tipi pessimi. Ma simpatici. Sono quei fatti che succedono a quei giovanotti che si annidano in tutti i bar di tutti i paesi di tutti i Mondi! Perché, è sicuro, in tutto l'Universo ci sono migliaia di bar con migliaia di quei cialtroni. È scientifico. Li conoscono tutti, e quelli di Passo del Lupo sono uguali ai tanti minchioni degli altri bar. Dopo un lunghissimo anno di fatica – per quanto il Comune ci tenga ai suoi cittadini, bisogna pur lavorare! – essi si preparano alla loro sortita con grande aspettativa. Quindi, se ne vanno da soli a fare i 15 giorni di ferie ad Ostuni, la Città Bianca. O posti similari. Si sistemano nell'hotel a 5 stelle. Prezzo medio 530 euro ogni 24 ore. Qui, dopo aver adocchiato la ricca stangona svedese(?) che abita alla porta prima della loro, affittano la Maserati Gran Cabrio prezzata 920 euro al giorno. Secondo loro è la macchina giusta per le curve della svedese. Comunque, la prendono per tre giorni. Il primo serve a fare dei gran giri intorno all'albergo sgommando. Per farsi scorgere dalla ricca svedese. Il secondo a chiederle se abbia voglia di fare un giro a Torre Canne. E a cena. Qui, sotto lo sguardo inebetito del cuoco che, tutto bardato da cuoco appena fuoriuscito da MasterChef, soffre perché non può dire cazzate come in tv – già alcuni di loro manifestano gravi problemi di identità: in particolare, è da tempo che infesta le reti televisive, ce n'è uno che, quando è solo in casa, afferma che finalmente riesce ad essere solo Carlo, chissà chi cazzo crede di essere in altre occasioni, mah! – il nostro ragazzo di Passo del Lupo, finalmente, si lancia con le balle spaziali sulla rilevazione dei locali della vecchia Fiat, usati ora per la produzione industriale della sua camomilla San Melassa, la bevanda che ti rilassa. Il terzo per invito a pranzo, cena – senza dimenticare la bottiglia di vino da 231 euro – e conclusione del progetto. Al quarto dì riparte per Passo del Lupo.

    Chiuso nel bagno del treno.

    «Ho preferito rientrare. Troppa ressa. Ma ho conosciuto una ricca svedese incredibile!»

    Questo lo storytelling che poi raccontano al bar.

    Con improbabili particolari.

    Ovviamente, quelle cazzate costano loro 4 mesi di stipendio.

    Le svedesi si rivelano delle oriunde di San Candido, in provincia di Bolzano.

    Sono originarie dell'est e per questo hanno quel grazioso accento straniero che le fa somigliare alle svedesi degli anni '70.

    Tanto chi cazzo lo conosce l'accento svedese, quello vero?

    Dormono negli alberghi a 5 stelle perché accompagnano qualche anziana milionaria che ha al seguito almeno un'altra assistente, per darsi il cambio.

    E sono ragazze di vedute elastiche.

    Molto elastiche.

    Capitolerebbero anche con il fornaio di Ticchetecity.

    Ma vuoi mettere tutto il progetto costruito intorno dall'imbecille di turno che poi lo va a raccontare ai suoi amici sprovveduti e creduloni?

    Ecco, a Passo del Lupo le novità erano queste.

    E bisognava farsele bastare fino alla prossima estate.

    Magari facendosi raccontare altri particolari sfuggiti nelle precedenti narrazioni.

    Una società avveduta e moderna aiuta, ma se ti rompi i maroni e hai l'inventiva di una libellula degli acquitrini, è colpa tua, o no?

    Poi, finalmente, l'avvenimento insolito che permise al Comune di rompere il contratto con la ditta Scoglionamenti & Brothers! Quella sera, probabilmente l’unico apparecchio tv in bianco e nero rimasto al mondo, trasmetteva il tg delle 20 parlando di migranti: Esplosione di arrivi di extracomunitari in Italia, secondo i dati dell’agenzia europea Frontex, i migranti sbarcati sulle coste italiane illegalmente dal Nord Africa, nel solo mese di giugno è aumentato vertiginosamente….

    Il televisore era vecchio. Anche il bar era vecchio. Ed anche la sua fruizione era vecchia: chi riuscirebbe a trovare più, in questo terzo millennio, una comunità che si attardi a seguire insieme le notizie che i giornalisti di Rai1, o di qualsiasi altra rete, propongono? Qualcuno iniziò a bofonchiare che se, come stava succedendo in altri Comuni italiani, lo Stato decidesse di mandare a Passo del Lupo degli extra comunitari, si sarebbero difesi coi forconi:

    «Non è questione di razzismo. Semplicemente, dopo tutto quello che abbiamo sudato vogliamo tenere fuori gente che potrebbe portare sbandamenti nella nostra comunità» si giustificò la voce.

    Il piccolo capostazione della piccola stazione del piccolo paese, aggiunse:

    «A proposito di stranieri, proprio oggi ne è arrivato uno. Non è nero. Tuttavia, per me, è un extracomunitario. Magari uno dell’est… che poi è la stessa cosa di quelli che sbarcano a Lampedusa. Secondo me è un rumeno.»

    «A be’, se è rumeno non è extracomunitario» disse il barista.

    «Che vuoi dire?» chiese il capostazione giocherellando con il cappello.

    «Semplicemente che, dal 2007, la Romania è stata accolta come Stato membro dell’UE.»

    «Sarà, ma l’aria da extracomunitario non è facile perderla… Comunque, il tipo non ha detto niente. Mi ha guardato e si allontanato a piedi seguito dal rumore del suo trolley. Salvo, poi e da lontano, chiedere dove fosse la casa di Giobbe. Nello sferragliare del treno che si allontanava, gli ho risposto di tirare dritto per un chilometro e di girare a destra; poi e per un altro chilometro avrebbe trovato quello che cercava. Tutto qua» concluse l’impiegato delle ferrovie.

    La casa di Giobbe era un casermone a due piani chiuso da anni. Non si era mai capito di chi fosse né, tanto meno, chi fosse quel Giobbe associato alla sua definizione. Forse, i più vecchi del paese sapevano qualcosa. Tuttavia, non era un grande argomento, così nessuno ne parlava. Ma, a quanto pare e visto che lo straniero si era annidato dentro le sue pareti, il proprietario o

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1