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Quasi Come Forrest Gump
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E-book679 pagine10 ore

Quasi Come Forrest Gump

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Info su questo ebook

Come nella famosa pellicola di Zemeckis, l’autore ripercorre gli anni salienti della sua vita, che si intrecciano indissolubilmente con la storia della sua città – Perugia – e con quella d’Italia. Dagli anni della guerra, da lui vissuti solo marginalmente essendo ancora in fasce, a quelli del boom economico, delle contestazioni e dei cosiddetti “anni di piombo”, la storia si dipana fino ai giorni nostri, raccontata attraverso ricordi personali e stralci di quotidiani locali e nazionali. Uno straordinario contributo storico e archivistico che, tra il serio e il faceto, disegna un percorso che guarda con speranza e intelligenza alle generazioni future.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2017
ISBN9788856783537
Quasi Come Forrest Gump

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    Anteprima del libro

    Quasi Come Forrest Gump - Rino Fruttini

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8353-7

    I edizione elettronica giugno 2017

    Ringraziamenti: A Michele Manzari per alcune puntualizzazioni.

    Per le foto: Letizia Magnini, Maria Luisa Martella, Alberto Mori, Luigi Petruzzellis.

    Grafica di Ayumi Makita (ha realizzato i fotomontaggi di Forrest Gump)

    "A Tom Hanks, temerario stunt man, la mia controfigura del libro, nel racconto della mia fantasia"

    Introduzione

    Potrebbe essere il titolo o l’imprinting letterario, di un "amarcord autobiografico che ognuno di noi potrebbe pensare e scrivere, se ne avesse voglia. Io ne ho voglia e lo propongo ai miei lettori. E condivido la soffice filosofia della brezza"¹, come metafora di un viaggio esistenziale di Zemeckis², autore del film Forrest Gump: "Non so se ognuno abbia il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro a caso come da una brezza… può darsi le due cose".

    La condivisione del soffice destino, segnato dalla capricciosa leggerezza di una piuma, in caduta libera, mi porta a parafrasare, nelle scansioni del film, gli episodi della vita di Forrest Gump con quelli del mio racconto storico amarcord. Ne deriva un sommario, per capitoli nella cronologia commentata degli avvenimenti, rivisitati e interpretati con la lente d’ingrandimento autobiografica della storia, di Perugia in particolare, dal 1943 in poi.

    L’espressione, "brezza esistenziale", merita una chiosa poetica ispirata da una poesia di Stephane Mallarmé.

    BREZZA MARINA³

    Come è triste la carne…. E ho letto tutti i libri!

    Fuggire! laggiù fuggire! Ho udito il canto di uccelli

    Ebbri tra l’ignota schiuma e i cieli! Nulla,

    Neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,

    Potrà trattenere il mio cuore che s’immerge nel mare.

    O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada

    Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo candore

    E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.

    Partirò! Vascello che dondoli l’alberatura

    l’àncora sciogli per una natura straniera!

    Una Noia, crede ancora, tradita da speranze crudeli,

    Nell’ultimo addio dei fazzoletti!

    Gli alberi che attirano la tempesta

    Il vento farà inclinare sopra i naufragi

    Perduti, senz’alberi, lontani da fertile isole.

    Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai!

    La consapevolezza dell’età, smarrita nei ricordi e nelle illusioni di un evergreen senza fine, mi porta a filosofeggiare sul paradosso di Zenone della corsa fra Achille e la tartaruga che parte con alcuni metri di vantaggio, secondo il racconto di Aristotele: "Un mobile più lento, la tartaruga, non può essere raggiunto da uno più rapido, Achille; giacché quello che segue deve arrivare al punto che occupava quello che è seguito e dove questo non è più (quando il secondo arriva); in tal modo il primo conserva sempre un vantaggio sul secondo".

    Ebbene, se tentiamo una parafrasi del paradosso di Zenone, sulla "vita dell’uomo e la sua speranza di vita"⁴, possiamo coltivare l’illusione che la "vita dell’uomo, che corre veloce come Achille (tempus fugit", il monito impresso sulle antiche pendole), non raggiungerà mai la seppur lenta tartaruga, alias la "speranza di vita, intesa come spes ultima dea", per estinguerla. "Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai!" conclude il poeta nella metafora della speranza che, al di là di ogni difficoltà contingente, egli continua a coltivare.

    Infatti il tifo dell’uomo per la tartaruga è pari solo alla sua caparbia fede verso la propria sopravvivenza.

    Il fenomeno, nei suoi riferimenti matematici al calcolo infinitesimale, si rappresenta con il diagramma che segue, ovvero la sintesi laica di un ciclo di vita perpetuo:

    1 La brezza marina è un vento diurno che spira nelle zone costiere dal mare verso terra. È causato dal minimo depressionario che si forma sopra la terraferma a causa del diverso calore specifico.

    2 Il film di Robert Zemeckis del 1994 che ha consacrato Tom Hanks come attore n.1 USA è una cavalcata nella recente storia americana. Difatti Forrest Gump è probabilmente una metafora dell’americano puro, pioniere e vincente perché non distratto dai dubbi che provengono dalla conoscenza (e dalla intelligenza), come nel personaggio altrettanto emblematico della sua ragazza. Ma forse è una ironica presa in giro del mito americano, dove ognuno può diventare presidente, o almeno imprenditore di successo, anche se parte da zero a patto però che sia totalmente credulone e segua, senza farsi domande, le istruzioni. Nella ambiguità del personaggio, splendidamente resa da Hanks, risiede la forza del film. Fa ridere ma anche induce partecipazione emotiva, ironizza sui miti che scorrono a fianco del protagonista senza intaccare il suo unico vero obiettivo, mettersi con la sua compagna di banco delle elementari, Jenny, e contemporaneamente prendere in rassegna gli stessi miti (e assieme la storia) dagli anni Sessanta agli anni Novanta, che passano accanto all’imperturbabile protagonista sfiorandolo, ma scalfendo ben poco del suo nucleo d’acciaio di poche e circoscritte certezze. Quindi per avere successo bisogna essere puri, o addirittura stupidi? E poi a parte il successo materiale, alla fine Forrest è felice? O la felicità risiede alla fine nelle cose più semplici, una compagna che lo ama, un figlio? E il mito della corsa che torna più volte, è fuga o corsa verso il futuro? Queste sono le domande che rendono intrigante il film. (Da http://www.musicaememoria.com/ForrestGump.htm).

    3 La lirica presenta temi e motivi ancora legati alla poesia di Baudelaire: il desiderio del viaggio, il bisogno di evasione e di fuga dal reale verso luoghi esotici e lontani. Schema metrico: nella versione italiana, versi liberi; in quella francese a rima baciata.

    4 La speranza di vita è un parametro demografico. È data dal numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere al momento della sua nascita in quel paese in base ai tassi di mortalità registrati nell’anno considerato.

    Sommario delle analogie dell’autore con Forrest Gump

    Capitolo 1

    "Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". Ovvero: il futuro e gli imprevisti.

    Le date fatidiche di una storia, soprattutto se lunga e complessa, seguono un itinerario a forma di parabola, nelle loro cadenze; e, come funzione di un modello che gli addetti ai lavori chiamano matematico, le sue coordinate si snocciolano in un divenire, quasi sempre formale e prevedibile. In tal modo ne risulta più facile la lettura; e la interpretazione degli accadimenti si evolve, obiettiva e veritiera, quasi in uno schema classico e semplice della vita dell’umanità e allo stesso tempo personale dell’individuo, a svelare la verità storica di una comunità dinamica. I "corsi e ricorsi storici", scientificamente delineati da Gianbattista Vico, ne sono una teorizzazione. Emerge allora, nella profondità dell’indagine, il contesto storico di una narrazione⁵, questa sì, complessa perché articolata nelle classi demografiche e nelle categorie sociali ed economiche, attraverso i caratteri e gli interessi individuali dei protagonisti e/o comprimari. Ma come cercare e rinvenire i dati, le informazioni di cronaca, le documentazioni di contesto se non attraverso i giornali locali, di provincia, reperti di vita quotidiana e di costumi dell’epoca che fu? Mi riferisco agli anni che scandiscono la mia età, dalla nascita, anno 1942, fino alla prima decade del secondo millennio. Allora la carta stampata era un efficace mezzo d’informazione. Ed in quanto tale sicuramente attendibile: pochi potevano essere i riscontri, secondo la formula: "salvo prova contraria! Ed in quanto tale, ricca di inquadrature di situazioni, di descrizioni, di cronache locali indispensabili per la memoria storica che mi riguarda. C’era anche la radio di Stato ed i Film Luce" (L’Unione Cinematografica Educativa), una società per azioni italiana, creata nel 1924 durante il ventennio fascista. Soprattutto strumenti di propaganda, con input di parte per la storia a venire. Chi, della mia generazione, non ricorda questo prestigioso marchio della propaganda cinematografica del Duce del Fascismo?

    5 "Il concetto di narrazione è molto ampio e travalica i confini del racconto orale e/o letterario; la narrazione è riferibile al mito, alla leggenda, alla fiaba, alla novella popolare, all’epica, alla storia, alla tragedia, al dramma, alla commedia, al mimo, alla pittura, al cinema, al teatro, ai fumetti, alla conversazione. Indipendentemente da una suddivisione in buona e cattiva letteratura, la narrazione sembra internazionale, transtorica, transculturale: la vita stessa è narrazione in quanto storia" (Bruner, 1988).

    Capitolo 2

    "I giorni dell’odio. Mamma diceva sempre: devi gettare il passato dietro di te prima di andare avanti". Ma, dico io, gettare non è dimenticare. Il Passato è pur sempre lo zoccolo duro della nostra cultura.

    Perugia, come tante altre città italiane, vive il primo decennio della prima repubblica parlamentare, dopo aver superato le drammatiche contraddizioni di un’Italia divisa in due dalla destituzione di Mussolini con l’ordine del giorno Grandi, presentato alla sessione del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio 1943. Da una parte l’Italia meridionale, il governo del Re, con Badoglio, sostenuto dalle truppe alleate; dall’altra la Repubblica Sociale Italiana centro settentrionale, con Mussolini ancora per due anni, dittatore, sostenuto dai tedeschi, ormai truppa di occupazione, sebbene alleati dei fascisti. In un frastuono di cruente battaglie all’arma bianca fra partigiani, alleati angloamericani e nazifascisti, alternate in tragiche sequenze ai bombardamenti aerei sui cieli d’Italia, in un clima di sospetti, velenose delazioni e corse affannate al "si salvi chi può, la vita di ogni giorno è sempre più di sopravvivenza e di fame, in progressivo arretrato, essendo il tutto razionato e controllato dall’annona" di troppo scarse risorse.

    Capitolo 3

    "La madre di Forrest Gump: La vita ci insegna che bisogna fare il meglio che si può, con quello che Dio ti ha concesso". Tradotto: ognuno è artefice del proprio destino

    Gli anni del secondo dopoguerra segnano una transizione epocale della società italiana e non solo. Dalla dittatura alla democrazia; dalla società di classe, divisa fra un popolo proletario ed una borghesia elitaria, fino alla democrazia industriale, produttrice di reddito, realizzata con i lavoratori delle competenze tecniche e della manualità delle linee di produzione, in sinergia con il capitale economico-finanziario, privato e pubblico della crescita. E man mano si contrae la società conservatrice dei rentier e dei plenipotenziari del principe, per "grazia ricevuta". Mentre si affermano le categorie specializzate dei plutocrati della finanza e delle burocrazie dell’apparato statale; poiché il potere, da che mondo è mondo, da qualche titolare di competenze o da un’aggregazione di mercenari degli idoli baconiani⁶, deve essere pur governato. Ma ora si tratta di un potere conquistato, nella dinamica di una lotta di classe e di serrati confronti di modelli di governo della cosa pubblica, per fortuna senza sbocchi rivoluzionari. Lo potremmo definire un potere che fa sistema e si identifica con i fantomatici e spesso evocati "poteri forti". Con le elezioni del 2 giugno del 1946 nasce la prima Repubblica Parlamentare e l’Assemblea per decidere sulla nuova Costituzione della Repubblica.

    6 Il compito principale di Bacone è l’eliminazione dei pregiudizi, gli idola a cui è soggetta la nostra esperienza sensibile, dunque la nostra conoscenza: - idola tribus, comuni a tutta la specie, l’uomo è giustificazionista tende a giustificare le proprie azioni piuttosto che criticarle; - idola specus, sono i pregiudizi dell’individuo, (il nome specus si rifà al mito della caverna di Platone), ognuno di noi vive in una caverna, in una propria grotta. La nostra mente è spinta da pregiudizi che dobbiamo riconoscere, nonostante siamo portati a fare ciò che ci piace, ciò che più ci fa comodo; - idola fori, sono quei pregiudizi sociali ovvero derivati dalla piazza, cioè dal linguaggio e dai suoi equivoci, frutto di termini inusuali o di termini che non hanno corrispondenza nella realtà; - idola theatri, pregiudizi che derivano dalle dottrine filosofiche del passato (paragonate a scene teatrali).

    Capitolo 4

    "Quando mamma mi spiegava le cose, io le capivo sempre". Si pone l’algoritmo, del leggere, recepire, percepire, ovvero del divenire della conoscenza

    Era il 1948. Ad appena quattro anni di età, i ricordi della mia infanzia che aveva lambito la guerra perduta, sono rimasti legati a motivi musicali di pura fede fascista: "Giovinezza, che scandiva ogni manifestazione ginnica, a cadenza settimanale, del sabato; Faccetta nera alternata a Io ti saluto, vado in Abissinia che insieme alle mitiche strofe di Zichipachi -Zichipù miravano a tenere alto l’umore dei soldati, in partenza per la guerra d’Etiopia del 1936. D’altra parte tutta la società nazionale era militarizzata dal P.N.F. La mia generazione perugina allora frequentava l’asilo Santa Croce delle Montessori, al Carmine, e poi le elementari Primo Ciabatti di Porta Pesa, ex Littorio o Medaglia d’oro Lamberto Fruttini". E l’estate un mese di mare all’Adriatico, con le colonie del C.I.F. (Centro Italiano Femminile), un’organizzazione delle donne cattoliche che ricalcava l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) del ventennio.

    Capitolo 5

    "Sei stato su una vera barca per gamberi? No, ma sono stato su una per uomini". Tutta l’esperienza di Achab per affrontare la Moby Dick delle incognite quotidiane.

    Gli anni Cinquanta si esprimono nelle loro foto d’epoca, quasi iconografie, come da un diaframma che da una parte ne evidenzia lo sfondo immobile e tragico di case, monumenti, strade ridotti a residui bellici, anneriti, ancora sotto shock per i bombardamenti della guerra; dall’altra giovani in posa, sorridenti e ottimisti. Saranno la nuova generazione post bellica, i protagonisti della rinascita nazionale. Sono gli anni in cui la democrazia italiana, secondo i criteri del pluralismo dei partiti politici e delle istanze liberali dell’intrapresa economica, si rafforza con l’affermazione della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati anticomunisti e antifascisti. Le parrocchie, con la loro capillarità organizzativa sul territorio e l’impegno dei cattolici, furono determinanti per la stabilità politica di almeno 40 anni a venire.

    Il cinema giapponese comincia a conquistare la platea internazionale: sono entrambi del 1954 i capolavori I sette samurai di Akira Kurosawa e Godzilla di Ishiro Honda. James Dean gira poco prima della sua morte il suo successo Gioventù bruciata. Consacrazione di Marlon Brando con il film Il selvaggio. Federico Fellini esordisce come regista: nel 1957 e nel 1958 vince l’oscar al miglior film straniero rispettivamente con La strada e Le notti di Cabiria.

    La guerra fredda Usa/Urss evocando il pericolo di una guerra nucleare, condiziona la tranquillità di tutto il mondo, ma lo preserva da un terzo conflitto mondiale; mentre la mia adolescenza coincide con gli anni di collegio dai Padri Salesiani, al Penna Ricci di borgo Sant’Angelo a Perugia e al Vitale Rosi di Spello (padri Somaschi). Una necessaria costrizione disciplinare, se volevo acquistare la benemerenza e il privilegio di un indispensabile diploma, meglio se di livello universitario. Nel contempo il primo satellite artificiale, lo Sputnik, con la famosa cagnetta Laika viene messo in orbita attorno alla terra dall’Unione Sovietica nel 1957. Gran titolo in prima pagina de L’Unità. Un duro colpo per la tecnologia U.S.A. e la sua credibilità.

    Capitolo 6

    "Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città, pensai di correre attraverso la contea di Greenbow, poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell’Alabama, e così feci. Corsi fino all’oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre, quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girare di nuovo e continuare a correre; quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare..., insomma, la facevo!" Ecco un comportamento caparbio e lo stile di vita del libertario, del liberale e del liberista. Con qualche spunto di anarchia.

    Gli anni Sessanta furono fondamentali per il mio lavoro, ricercato e trovato, con possibilità di scelta fra diverse opzioni, quasi tutte lontane da Perugia. È strano che un soggetto come me, il coinvolgimento nella politica non l’abbia portato a sperimentare una qualche contestazione durante le esperienze di vita sociale, partecipata all’interno dell’Università e nei suoi organismi studenteschi, oltre a qualche sporadica occupazione dell’Ateneo perugino. Ma ormai la strada della famiglia e del lavoro era tracciata; le responsabilità e le necessità erano anche di natura familiare, con moglie e prole al seguito. Ed allora penso che la contestazione trovi terreno fertile soprattutto fra i perditempo di professione, nell’esemplificazione della massima "l’ozio è il padre dei vizi. Il riferimento ai centri sociali" è del tutto causale!

    Gli anni di questo decennio si affermeranno come sinonimo di boom di benessere, socialmente diffuso. Si temette che, compiuta la ricostruzione post-bellica, l’economia rallentasse. Invece sorprendentemente la crescita, lungi dall’interrompersi, s’intensificò. Basti citare ad esempio il numero delle auto: alla fine del 1961 circolavano in Italia 2.936.000 autoveicoli, e si registravano 17,2 abitanti per auto. Sei anni dopo, alla fine del 1967, gli autoveicoli, 7.311.000, si erano più che raddoppiati mentre gli abitanti per auto erano scesi a 7 (nel 1998 giungeranno a essere quasi 35 milioni, di cui 31.370.765 auto, una ogni 1,8 abitanti).

    Nell’anno delle Olimpiadi a Roma, il 1960, vinsi, nel mio piccolo, i campionati provinciali studenteschi di atletica leggera, nella corsa ad ostacoli. Allenamento nella corsa e competizione nella gara, mi videro molto determinato. L’anno dopo mi diplomai al Liceo Scientifico G. Alessi, per iscrivermi al primo anno di Chimica. Ma subito dopo passai ad Economia e Commercio. Per due motivi; avevo trovato l’indirizzo che più si addiceva alle mie potenziali caratteristiche professionali: la ricerca di mercato, fatta di intuito commerciale e statistiche matematiche; ed inoltre mi potevo mantenere agli studi con un incarico annuale di insegnante di ginnastica alla scuola media. Infatti alla facoltà di Economia e Commercio non v’era l’obbligo di frequenza. Nel 1963, all’età di 21 anni, presi il mio primo stipendio di £ 36.000 per un incarico di supplente alla scuola media di Panicale. Il governo Fanfani, uomo di punta della DC, da poco insediato, stava realizzando l’Autostrada del Sole; congiungeva Milano a Roma in poche ore d’auto. Incrementò gli stipendi degli statali, fra i quali anche il mio. Due figure di grande rilievo, pur se tra loro assai diverse sia per ruolo che per funzione e, se vogliamo, per gerarchia dello spirito, inaugurarono il decennio diventando il simbolo internazionale delle speranze, anche illusorie, che ne caratterizzarono l’inizio: il papa Giovanni XXIII, salito al soglio pontificio nel 1958, e il presidente americano John Kennedy, eletto nel 1960.

    Nel 1968 Mosca aveva potuto far intervenire in Cecoslovacchia i suoi carri armati, insieme a quelli degli alleati del Patto di Varsavia, per schiacciare la primavera di Praga. In Italia, le più volte celebrate ed evocate contestazioni del ‘68 nacquero dall’equivoco che il regno del Bengodi sarebbe stato senza fine, tale da soddisfare qualsiasi richiesta di maggiore distribuzione del reddito nazionale. Tali controverse illusioni trovarono terreno fertile per le rivolte studentesche del 1968; poi le brigate rosse (B.R.), fondate nel 1969, inaugureranno quelli che in Italia sono passati alla storia come "anni di piombo. Ma le contestazioni delle future classi dirigenti furono soprattutto di sistema, contro un certo tipo di costume e di gerarchie sociali, consolidato dall’ordine costituito della società del benessere", che non intendevano più accettare. Alla crescita del ruolo politico del movimento studentesco di estrema sinistra extra-parlamentare, si contrappose una reazione di estrema destra extra-parlamentare, alla quale si addebita la strage di Piazza Fontana del 1969. Proprio quel giorno tornavo da Milano dove, appena nei pressi di Piazza Fontana, avevo superato il primo colloquio di lavoro, da laureato. Il 20 luglio 1969, alle ore 22.56 EDT (le ore 5.56 ora italiana del 21 luglio) l’astronauta americano Neil Armstrong posava il primo piede sulla luna. L’America, con Richard Nixon presidente, si prese la sua rivincita nella corsa alla scoperta dello spazio con l’URSS.

    Il 9/09/1969 nasceva la mia primogenita Federica. Giusto il tempo di aver convolato a giuste nozze con Anna Maria Mariotti.

    Capitolo 7

    "Non permettere mai a nessuno di dirti che è migliore di te, Forrest. Se Dio avesse deciso che fossimo tutti uguali avrebbe dato a tutti un apparecchio alle gambe. Volli, e volli sempre e fortissimamente volli" (Risposta di Vittorio Alfieri alla lettera di Ranieri de’ Calzabigi)

    Il 1970 iniziò all’insegna di un lavoro ed una sua posizione, commisurata alle mie aspettative, economiche e di consolidamento familiare. Poter recarsi all’ufficio quasi sotto casa e per di più averne un riconoscimento gratificante è stato come aver fatto "bingo. Ma il contesto sociale ed economico non era dei migliori. Nel 1973 l’improvvisa impennata dei prezzi del petrolio, seguita alla guerra arabo-israeliana detta del Kippur, provoca per contraccolpo un rallentamento generale dell’economia europea che si protrae per tutto il resto del decennio, con i due, cosiddetti, shock petroliferi". La conseguente forte rivalutazione del dollaro, dà un ulteriore colpo di freno all’economia nel 1979. In Italia le brigate rosse, B.R., tra il 1977 e il 1979 si rendono responsabili di una fitta sequenza di attentati e di rapimenti il cui episodio culminante è il sequestro, previa strage della sua scorta, del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Le BR contribuirono in modo determinante a impedire che democristiani e comunisti giungessero a dar vita a un’alleanza di governo: un’eventualità cui Washington si opponeva apertamente. Il mio impegno politico nella D.C. provinciale di Perugia si svolse con l’organizzazione dei G.I.P. (Gruppi di impegno politico) nei luoghi di lavoro. Nel 1973 divenni padre per la seconda volta, con la nascita della mia secondogenita, Gioia.

    Capitolo 8

    "Gump! Quale è il tuo solo scopo in questo esercito? – Fare tutto quello che mi dice sergente istruttore! – Maledizione Gump! Sei un maledetto genio, è la risposta più azzeccata che ho sentito, devi avere un maledetto Q.I. di 160, sei maledettamente dotato, militare Gump!" Il genio è esemplificativo, immediato, intuitivo. Non sempre è sregolatezza.

    Gli anni Ottanta furono determinanti per le nuove tecnologie dell’informatica, con il personal computer, e della telefonia mobile, con i cellulari. Fu scoperto il tracciato del DNA, una molecola composta da cromosomi che contengono tutte le informazioni genetiche che si trasmettono da un individuo all’altro. In Italia il governo Craxi, il primo governo organico di democristiani e socialisti, realizza alcuni recuperi della nostra economia. L’anno 1983 segnò l’inizio di una mia nuova attività lavorativa, in gran parte ministeriale-romana, con la quale potei mettere a frutto sia le conoscenze tecniche ed il "know how" acquisito nell’industria, sia l’esperienza in politica, come militante e responsabile del settore degli ambienti di lavoro. Interessanti sono i confronti fra i due sistemi di area organizzativa, privato e pubblico. Epocale fu nel 1989 il crollo del Muro di Berlino. Un collega si recò a vivere di persona quei momenti, da lui storicizzati con il recupero di un cimelio: un pezzo di mattone, residuo della sua demolizione. Io non ci andai; avevo altre incombenze di lavoro.

    Capitolo 9

    Da un colloquio di Benyamin Buford Blue, detto Bubba e Forrest Gump: "Il gambero è un frutto del mare, te lo puoi fare sia arrosto, bollito, grigliato al forno, saltato, c’è lo spiedino di gamberi, gamberi con cipolle, zuppa di gamberi, gamberi fritti in padella, con la pastella, a bagnomaria, gamberi con le patate, gamberi al limone, gamberi strapazzati, gamberi al pepe, minestra di gamberi, stufato di gamberi, gamberi all’insalata, gamberi e patatine, polpette di gamberi, tramezzini coi gamberi, e questo è tutto, mi pare". Varietà, diversità, opzioni: è l’economia del superfluo delle società affluenti. È il marketing delle idee business e dei capitani coraggiosi.

    Poi, a partire dagli anni Novanta, ormai, lo stile di vita cambiò. Rispetto agli anni Ottanta il modo di comunicare e di lavorare fu enormemente influenzato dalla tecnologia: basti pensare ad internet, oppure alla grande espansione della telefonia mobile. Si vive ogni giorno in maniera più frenetica. Si dà più importanza agli status symbol, per esempio i cellulari di nuova generazione, di dimensioni più contenute e le agende elettroniche (gli attuali palmari) in uso soprattutto tra coloro che esercitano una libera professione, un settore del mondo del lavoro in continua crescita in questi ultimi anni.

    Capitolo 10

    "Sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa ora ". A questo punto la mia sintonia con Forrest è totale; e l’essere un po’ stanchino rivela voglia di cambiamento ed esigenza di nuove esperienze da trasmettere alla progenie.

    Dal 2000, il nuovo millennio, ai giorni nostri avverto come una evoluzione della mia personalità e delle mie competenze professionali. Nell’arco degli ultimi venti anni ho cambiato sedi di lavoro ministeriale ed infine ruolo di professione; mi sono messo in proprio, divenendo imprenditore di terziario avanzato a pieno tempo. Ora, dopo quasi cinquant’anni di lavoro, convivono in me due anime: quella del pensionato che ha tempo di curiosare, approfondire, meditare, e quella complementare dello scrittore. In questi giorni sto mettendo a punto queste righe di storia vissuta, letta e documentata nei giornali dell’epoca e nei libri, seguendo il lungo percorso di una intera vita; e qui c’entra il mitico Forrest Gump, dal titolo enigmatico ed analogico del mio libro; perché anch’io più di una volta, senza aver percorso la fantastica parabola di Forrest, mi sono fermato perché mi sentivo "...un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa"⁷. Per poi riprendere il racconto che di seguito a Voi, miei cari lettori, presento… ed un altro andrò a scrivere. Ho già in mente il titolo: LA YOGA, D’Annunzio e Fiume nel 1919.

    7 È la famosa frase dell’attore Tom Hanks, interprete di Forrest Gump quando in corsa sulla strada Monument Valley Navajo Tribal Park ha un improvviso ripensamento sul che fare da grande dato che non si può correre tutta la vita.

    Capitolo 1

    "Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". Ovvero: il futuro e gli imprevisti.

    "Signore! Signori!... Scusatemi se da sol mi presento. Io sono il Prologo⁸": una premessa, in punto di metodo

    Il movimento nel dirigere un’orchestra è circolare. Nelle lezioni di un famoso direttore ai suoi giovani allievi, si enfatizzava il movimento circolare delle braccia, nell’esecuzione del brano musicale. D’altronde la stessa posizione degli orchestrali è in genere in una formazione semicircolare, secondo la tradizione scenica del teatro greco e romano.

    Non sempre l’esecuzione degli orchestrali è coerente con il carisma, la competenza e le attese del direttore. La Prova d’orchestra del film di Federico Fellini ne è una riprova, seppure funzionale alla metafora di una società di individui (gli orchestrali) indisciplinati che non riconoscono alcun demiurgo (il direttore d’orchestra), se non dopo aver dato sfogo alle proprie libidini individuali, e compulsioni di gruppo, esternate in un riferimento scenico di malessere sociale.

    La composizione di un concerto o di una sinfonia, invece è a parabola. Prevede movimenti ben definiti, come l’Allegro, un insieme sistemico-musicale di note secondo la canonica forma-sonata, con un fondamentale bitematismo e la classica tripartizione: esposizione-sviluppo-ripresa. Segue un Movimento lento, la cui struttura può variare; le forme più impiegate sono la romanza, il tema e variazioni e il rondò. Il Terzo movimento è un minuetto, in tempo moderato, che costituisce in genere la parte più breve della sinfonia. A partire da Beethoven esso viene sempre più spesso sostituito da uno scherzo. L’opera si conclude con un Movimento rapido, in forma-sonata o di rondò. È un "periodare, come in un discorso politico, con una fase iniziale di captatio benevolentiae", seguita da una stringente sollecitazione all’attenzione del pubblico, mediante un’argomentazione logica di note musicali, risolutamente ineccepibile. La conclusione è eclatante. Infatti si intende lasciare un significativo messaggio. Si potrebbe enucleare un altro sinonimo concettuale, se non anche di metodo, come quello dell’azione commerciale di un abile venditore, la cui tecnica di felice conclusione del business si basa sul seguente acronimo, di facile memorizzazione, soprattutto per i melomani: A.I.D.A., ovvero: "A sta per attenzione. Nel proporre un affare o la vendita di un oggetto occorre catturare l’attenzione dell’interlocutore, spesso impegnato e sollecitato da altre situazioni. I sta per interesse. Se non si presenta una proposta commerciale adatta all’interesse ed alle attese dell’interlocutore, l’azione di vendita rischia di insabbiarsi. D ovvero desiderio. La combinazione delle due sollecitate funzioni: attenzione/interesse è talmente sinergica che a quel punto l’interlocutore desidera ottenere l’oggetto proposto, o concludere l’affare descritto. Infine: A, come acquisto", a conclusione positiva dell’azione commerciale, secondo un prezzo che sarà tanto più conveniente per il venditore, tanto più efficace sarà stata la sua argomentazione di vendita.

    Ed anche un ciclo di vita, sia esso di un prodotto o di una vita biologica o quello dell’energia vitale dell’uomo, si articola in quattro fasi canoniche: nascita, crescita, maturità e declino; e l’andamento parabolico di tale fenomeno appare a tutti molto chiaro. Ma quando, fortunosamente, si riesce a superare il declino e risalire la china, allora la funzione parabolica della storia e del progresso vichiano, secondo il quale i contemporanei sono dei fortunati giganti perché poggiano le loro conoscenze sui risultati, nella sintesi di verità della civiltà pregressa, diviene una curva sinusoidale, a forma di anaconda, che tende ad una continua crescita di sapere. Godiamo dunque dei benefici della filiera della conoscenza, mediante la quale si accumula la nostra rendita di posizione, in gran parte dovuta alla decantazione e/o decriptazione dell’esperienza e sapienza dei nostri avi. Cosicché la cronaca degli anni delle generazioni precedenti diviene storia, e verità, per interpretare quella odierna. Le figure geometriche euclidee, dunque, soprattutto se circolari, e le funzioni algebriche cartesiane, soprattutto se paraboliche, divengono le chiavi di lettura, quasi un passe-partout, ad interpretare dinamismi di fatti di vita quotidiana ed analizzarne in profondità cause ed effetti, nel breve e lungo termine.

    Circolare è infatti il processo della lotta di classe del secolo XX, poiché, nonostante la fase apparentemente esaustiva della vittoria del proletariato, nel mondo, con la rivoluzione russa del 1905, prima, e del 1917, poi, alla fine con la caduta del muro di Berlino del 1989, si è tornati punto e a capo, nella società della borghesia e del capitalismo, di allora; ora neo capitalismo, edulcorato dai principii leviatani del Keynes. Viene in mente il romantico film dei biondissimi attori hollywoodiani Robert Redford e Barbra Streisand, Come eravamo, in cui la Barbra si ritrova, dopo lustri di entusiasta propaganda e fede comunista anti maccartista, nella sua essenza di piccola borghese della middle class statunitense, senza più utopie rivoluzionarie e con qualche disillusione in più. È un po’, seppure molto ridimensionata, la storia del marxismo rivoluzionario, almeno per come si è realizzato, con le sue ideologie e organigrammi di socialismo reale nell’URSS e per come si è dissolto, nel recupero di un capitalismo occidentale, magari intriso di democrazia di governo popolare, se non populista e come tale imperniato su retoriche comiziali, annunci attesi, promesse non mantenute.

    Il rischio di qualsiasi esegesi storiografica, anche se limitata alla sfera del proprio privato, per me che scrivo questo libro, può essere quello di sfociare o nell’agiografia, seppure in un contesto di avvenimenti locali e nazionali, con qualche venatura di egocentrismo, o abusare della pazienza di qualche lettore, portandolo nella noia totale, dovuta al racconto di una storia che non ha avventure o colpi di scena, né tanto meno l’avvincente trama di un giallo poliziesco. Ma è un rischio che corro; e me ne assumo la responsabilità. Ed allora, "che si vada a incominciare. E che il libro abbia inizio".

    Anno 1942/1943. A Perugia le truppe anglo-americane stanno arrivando. I tedeschi dopo aver distrutto tutti i ponti sul Tevere, se ne vanno; e gli italiani rimasti fedeli al fascismo, alcuni rimangono; altri emigrano al nord, nella Rsi (Repubblica Sociale Italiana) con Mussolini ancora Capo del governo

    In quell’anno ero un neonato in fasce. Una curiosità. L’espressione "in fasce" va interpretata alla lettera. Solo dagli anni Settanta (altra innovazione di quel periodo!) venne abbandonato l’uso di sottoporre il neonato alla liturgia della fasciatura, dalla vita fino ai piedi; veniva fasciato come un insaccato, in modo che vita, fianchi e gambe, in un unicum di anima e corpo, seguissero un’impostazione diritta dell’asse del corpo; veniva inoltre salvaguardata la sicurezza del bambino. Poi prevalse una nuova scuola di pensiero dei pediatri: lasciare libero l’infante in tutti i suoi movimenti. Da pochi mesi sembra ritorni in auge l’antica prassi della fasciatura. Anche in questo campo abbiamo corsi e ricorsi. Ma nel Settecento e oltre il bambino fasciato fino alle braccia, poteva essere così appeso ad un gancio, posto sulle pareti in modo da permettere alla madre di svolgere tranquillamente le faccende domestiche. In alcuni casi queste fasciature erano talmente strette, da non permettere al bambino di piangere. Erano lunghe strisce di lino, avvolte intorno a tutto il corpo del bambino. Potevano arrivare a pesare quanto il piccolo; venivano cambiate e lavate non molto di frequente; quindi vi lascio immaginare le condizioni igieniche... Verso i tre mesi di solito si liberavano almeno le braccia del bambino per permettergli il movimento. Per fortuna, non era certo la mia situazione, trasferito pur precariamente in fasce, da casa al rifugio più vicino durante i bombardamenti di "quell’aereo misterioso definito ‘dell’orfanello’, al centro di tante supposizioni, che bombardava Perugia nel maggio-giugno 1944 provocando molti morti"⁹. Eppure di lì a poco le truppe anglo-americane, da bombardieri nemici divennero l’esercito amico, di liberazione della nostra città, dal dominio nazi-fascista. Purtroppo la guerra aerea dei bombardamenti massicci, più che strategica era distruttiva, secondo la logica del "fare terra bruciata, per il rapido avanzamento delle truppe di terra. L’errore tattico, e non solo strategico, della distruzione del monastero di Montecassino nel febbraio del 1944, dovuto ad una sorta di fanatismo nel cupio dissolvi" della guerra moderna degli anglo-americani, con tecnologia incorporata, ne è una riprova!

    Formalmente dopo il 25 luglio 1943, nonostante la destituzione di Benito Mussolini deliberata dal Gran Consiglio del Fascismo, l’attività fascista a Perugia ed in Umbria sembrò tornare alla normalità, secondo i canoni dittatoriali, ma con più comprimari e meno attori; ridotti i programmi e mutati i contenuti. Il nuovo settimanale del fascismo ternano, Prima linea, ad esempio si presentava come un "giornale operaio" e si andava a collocare sulla scia del corporativismo proletario di sinistra. L’inizio dell’autunno 1943 fu carico di pathos. In quei giorni maturano scelte differenti: c’è chi va ad ingrossare la cosiddetta zona grigia del disimpegno, c’è chi decide di combattere il fascismo attivamente fra le fila partigiane, e c’è chi, infine, movendo da un forte – talvolta esasperato – senso dell’onore, va "a cercar la bella morte."

    "Già il 12 settembre – ricorda Gianfranco Robimarga, componente del battaglione Orvieto della Rsi¹⁰ – a Perugia, Armando Rocchi, tra lo sbandamento generale, diede vita ad una sorta di ‘reclutamento’ per chi intendeva rimanere fascista. Scopo precipuo del gruppo in formazione, era cercare di tutelare l’ordine cittadino, turbato da furti e razzie, da uno sfacelo morale e materiale. Le riunioni si svolgevano a Porta Sole. Dal nucleo iniziale di circa settanta persone si passò, nel giro di dieci giorni, ad oltre 500. Studenti ed operai abili alle armi vennero inviati alla caserma di corso Garibaldi, presso il 51° fanteria, dove furono inquadrati dal tenente Tarantini. La nostra prima attività riguardò dunque l’ordine pubblico, fu, sostanzialmente, un’azione di polizia: eravamo nati e cresciuti nel clima e nel sistema di regole fasciste e di fronte alla confusione, al vuoto di potere e all’incertezza, a me e ad altri sembrò che l’unica e naturale soluzione fosse quella di agire per ripristinare la disciplina su cui si basava la nostra educazione". L’amministrazione militare tedesca, la Militar Kommandantur (MK) 1018 con competenze sulle province di Perugia, Terni e Rieti, s’insediò alla fine di settembre, spostando la propria sede da Orvieto al capoluogo regionale il 22 dicembre. La coesistenza con le subordinate ‘istituzioni’ della Rsi fin dall’inizio fu difficile. Dietro ai toni ossequiosi espressi nei confronti del «cameratismo delle forze armate della Germania» si celava una sottile avversione per l’arroganza del comando tedesco, espressa in più di un’occasione nelle relazioni riservate del prefetto Armando Rocchi al ministero dell’Interno".

    Il Tenente Tarantini, severo e burbero militare di lungo corso, abitava negli anni Cinquanta a Monteluce, in Via Cialdini, proprio di fronte alla mia abitazione. Sua moglie, donna di stile teutonico, seppure di nascita meridionale, guidava con perizia una giardinetta topolino, utilitaria familiare; mentre sua figlia, Viviana, bellissima giovinetta dagli occhi di cerbiatta, quasi mia coetanea, giocava con il gruppo dei "freghini" della via, senza traffico, di fronte alla chiesa, a fianco delle antiche botteghe medievali.

    Nata in un clima di diffuso disorientamento politico e militare, la Rsi stentava ad organizzarsi, assoggettandosi così al Comando tedesco. Nonostante la ricostituzione dei Fasci, dei comitati dei balilla, dell’istituto fascista di cultura e del dopolavoro, malgrado la creazione della Guardia nazionale repubblicana (Gnr), risultante della fusione tra la Milizia e i Carabinieri, l’amministrazione "saloina "¹¹ trovava a Perugia e in Umbria gravi difficoltà, riducendo il proprio ruolo essenzialmente all’individuazione e alla repressione della incipiente attività ribellistica. Il fascismo repubblicano era incapace di far fronte alle difficoltà crescenti causate dagli eventi bellici. La penuria dei rifornimenti alimentari, pur rimanendo meno grave rispetto ad altre zone del Paese, contribuiva al peggioramento dell’ordine pubblico in città e nelle campagne circostanti. Pur in assenza di veri e propri moti di ribellione, si percepiva un distacco ed un’opposizione sempre più diffusa e marcata, tra i cittadini e le istituzioni nazifasciste. Tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944 si assistette – come d’altronde a livello nazionale – ad un netto incremento di alcuni reati. L’illegalità nella maggior parte dei casi era legata alla sopravvivenza: crebbero i furti, spesso a danno delle amministrazioni pubbliche e degli eserciti, le infrazioni annonarie, la ricettazione, le macellazioni clandestine ed i mancati conferimenti all’ammasso di grano e olio d’oliva.

    Siamo ancora in piena guerra "di terra, di mare e dell’aria; e per di più da combattere su due fronti: nazi/fascista (o tedesco/italiano), contro le truppe anglo-americane (cosiddette alleate); partigiano/italiano (e/o comunista) contro i tedeschi, identificati con i nazisti, per crimini ed efferatezze, e contro i fascisti che erano rimasti fedeli a Mussolini ed alla nuova Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul Lago di Garda. Quasi l’appendice di tre anni di guerra civile che terminò non prima dell’amnistia del 1946. E la popolazione era presa fra due fuochi di belligeranti, di armi, di opzioni ideologiche, di interessi, di attese per un futuro post bellico di pace e benessere. Nacque a questo punto un problema. Come si doveva schierare l’esercito l’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 con il quale ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza? E dove andava a parare la M.V.S.N. (Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale) che aveva giurato fedeltà al Duce? Siamo di fronte ad una situazione ambigua per un soldato perugino: seguire il Re e Badoglio, fuggiti a Brindisi, e darsi alla macchia al seguito della Brigata garibaldina Antonio Gramsci, che operava in Valnerina, o rimanere a Perugia, ancora sotto il controllo e la giurisdizione della Rsi nazifascista. Mentre per un milite fascista non ci dovevano essere dubbi: seguire il duce sul lago di Garda, assecondando le sue decisioni irrevocabili. Restava comunque un’ambiguità che era insita nella rivoluzione fascista, iniziata nel primo dopoguerra, la quale ebbe la sua conclusione più strepitosa e controversa, allo stesso tempo, nel momento in cui il 28 ottobre del 1922 il potere e le sedi delle decisioni politiche erano state spartite fra Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini, ovvero fra lo Stato di matrice albertina" e quello della Rivoluzione Fascista, della Milizia volontaria nazionale, del Partito unico, del Duce Supremo!

    Emblematica fu la posizione ideologica e, allo stesso tempo il modo di essere del padre del mio amico e compagno di liceo Michele Manzari in tale scenario di totale sbandamento delle istituzioni nazionali. «Per quanto concerne la grave e colpevole confusione nella quale furono gettati gli italiani con l’armistizio dell’8 settembre 1943» mi dice Michele «mio padre, al fronte in Grecia con il grado di Capitano di artiglieria, fu fatto prigioniero dai tedeschi e portato in campo di concentramento in Polonia. Non aderì con il giuramento di fedeltà alla RSI e così si fece 22 mesi di prigionia. Quando gli chiesi il perché della scelta, mi disse che la formula del giuramento era sbagliata: prevedeva la fedeltà a Hitler, mentre lui aveva giurato fedeltà al re. Per molti anni dopo la guerra, aveva l’abitudine, come molti reduci, di portare all’occhiello della giacca un distintivo con i nastrini (in miniatura) delle sue decorazioni. Ne aveva cinque, ed una volta gli chiesi cosa significassero. Mi disse: Il primo è la Croce di Guerra, e fin qui tutto bene essendo un ex combattente. Il secondo è la Croce di Cavaliere della Corona; il terzo è la Croce di Cavaliere della Repubblica, e questo rispecchiava la realtà politica dell’epoca, anche se apparentemente contraddittoria nella sua evoluzione. Il quarto è la Campagna con i Tedeschi contro gli Alleati; il quinto è la Campagna con gli Alleati contro i Tedeschi. Credo che questi ultimi nastrini rappresentino pienamente tutte le contraddizioni italiane dell’epoca!»

    Ancora oggi, "mutatis mutandis ", ci portiamo dietro ambiguità ataviche, quasi ancestrali insite nella nostra natura di mediterranei, levantini. La politica che riscontriamo al Parlamento, nei giornali, nelle convinzioni dell’opinione pubblica cade in diverse contraddizioni, dolose più che colpose, in quanto si manifestano in occasioni topiche del dibattito ragionato, in Parlamento o nei talk show. Ad esempio, quando si vuol delegittimare Matteo Renzi, attuale Presidente del Consiglio dei Ministri (anno 2015), si afferma che non è stato eletto dal popolo. Ma si fa finta di non sapere che la nostra è una repubblica parlamentare e non presidenziale e che il presidente del consiglio ed i singoli ministri, su sua proposta, sono nominati dal Capo dello Stato e che il governo, nel suo insieme, quando presenta il suo programma deve ricevere la fiducia dal Parlamento. La scheda elettorale che, ormai dal 1995, con la riforma del maggioritario, indica da parte degli elettori il candidato Presidente del Consiglio, confonde le idee al cittadino-elettore. Il quale, dunque, indica, ma non elegge direttamente il Presidente del Consiglio dei Ministri. Ed ecco l’ambiguità di una legge elettorale maggioritaria, non realizzata appieno e coerentemente con la natura parlamentare e non presidenziale della Costituzione della nostra Repubblica. Non a caso venne stigmatizzata con lo pseudonimo di "porcellum dallo stesso mentore della legge, il senatore leghista Calderoli. Da tale confusione di riforme incompiute, deriva la cosiddetta seconda repubblica", ovvero un ordinamento di compromesso fra una repubblica molto parlamentare ma anche un po’ presidenziale, almeno secondo il desiderio dei riformatori più decisi. Ed è qui l’ambiguità e l’equivoco che ci opprime nelle ormai stucchevoli diatribe sulla legittimazione popolare di Renzi. Almeno fino a quando la riforma costituzionale non sarà approvata nel referendum del 2016.

    Un esempio della crisi di coscienza e delle difficoltà morali in cui si poteva trovare un soldato, di stanza in una caserma del sud, all’indomani dell’8 settembre 1943

    "La salma di Leone Maccheroni è tornata ad Assisi"¹²

    "È giunta ieri dal Cimitero militare di Mignano la salma del sottotenente dei Bersaglieri Leone Maccheroni, della classe 1922, caduto in combattimento l’8 dicembre 1943 nell’azione che portava alla conquista di Montelungo. L’articolo prosegue con un commento della controversa situazione in cui si vennero a trovare i belligeranti, prima schierati con i tedeschi e poi con gli anglo-americani. Leone Maccheroni veniva sorpreso dall’8 settembre 1943 a Bari, mentre frequentava il corso allievi ufficiali dei Bersaglieri e in quel caotico momento restò al suo posto, senza porsi grandi problemi. Ai primi di dicembre 1943, il battaglione allievi ufficiali di cui faceva parte veniva inviato in prima linea nel settore di Cassino. Era la prova del fuoco e dello spirito. I paracadutisti germanici tenevano la quota 283 di Montelungo, la quota che i comandi avevano fissato quale obiettivo da raggiungere. Molto tempo è passato da allora. La prova era ardua perché di fronte a lui c’erano gli alleati di ieri carichi di odio e di propositi di vendetta verso i soldati italiani che in quel momento unici fra tutti, apertamente ubbidivano, combattevano e morivano in silenzio per l’Italia. Era l’alba dell’8 dicembre 1943 e coi primi bagliori del giorno nascente giunse l’ordine di attaccare e conquistare Montelungo. L’inferiorità dei mezzi italiani di fronte a quelli delle truppe germaniche era palese, ma nonostante questo alle 7,28 la prima quota era presa. All’appello tanti mancavano, tra questi Leone Maccheroni, che erano restati sul terreno accomunati nel silenzio della morte assieme ai paracadutisti germanici che avevano difeso coraggiosamente e tenacemente le loro posizioni come coraggiosamente e tenacemente le avevano conquistate i bersaglieri e i fanti. Ieri dopo tre anni Sua madre lo ha riportato in Assisi coronando il sogno che l’assillava da lungo tempo… L’Associazione Combattenti di Assisi, sicura di interpretare il pensiero della famiglia di Leone Maccheroni, ringrazia il sig. Coletti Nello di Perugia che a sue spese ha provveduto a riportare in Assisi la salma dell’eroico giovane".

    Con i tedeschi in casa, anche a Perugia si comincia a inasprire l’economia di guerra

    Il 23 ottobre del 1943 si potevano leggere nelle pagine della "Riscossa, trisettimanale del movimento fascista repubblicano di Perugia" alcune raccomandazioni di comportamenti di sicurezza individuale e collettiva e disposizioni annonarie in regime di guerra. A Perugia, nonostante il 25 luglio e l’armistizio dell’8 settembre, ancora il governo fascista aveva il potere.

    "In queste sere di allarmi aerei è stato dato modo di notare come per molta, per troppa gente, le norme dell’oscuramento siano un mito o, peggio, un’interpretazione del tutto personale: la luce non soltanto filtra dalle imposte mal chiuse, ma addirittura esce ampiamente e comodamente da finestre e lucernai. Ora le pattuglie della Milizia fanno regolarmente fuoco contro queste finestre ed è già molto. Ma non è escluso che i fascisti possano agire con maggiore e diretta decisione contro questa gente che si infischia di ogni ordine. Il popolo di Perugia è avvertito: anche in questo settore disciplina. Ed ancora disciplina".

    Dal tono di queste raccomandazioni trapela quasi che la popolazione perugina avesse, in un subconscio autolesionista, un’intelligenza col nemico. Sta di fatto che nella primavera del 1944, come ci dice Stramaccioni nel suo articolo già citato: "…diverse squadriglie britanniche dal maggio 1944 colpivano le città dell’Italia centrale in modo da suscitare uno stato di permanente allarme prima dell’arrivo della fanteria e dell’artiglieria. Le loro bombe procurano molti morti tra i quali 17 sfollati di Roccasecca in Via Brunamonti e poi altri in Via Caporali e presso la Chiesa del Carmine nel centro città. Nel ruolo di ‘aerei disturbatori’, venivano impiegati velivoli appartenenti alle Squadriglie 255°, 256°, e 600°, specializzate in attacchi notturni. Furono usati bimotori Bristol Beaufighter o Blenheim britannici che, nella versione Mk X, potevano portare fino a 1.200 kg di bombe con un’autonomia di sei ore di volo".

    Le raccomandazioni e le reprimende del foglio "repubblichino"¹³, poi si estendevano ai maggiori problemi di sopravvivenza della popolazione perugina: "L’orario dei negozi è diventato arbitro dei dirigenti delle Ditte. Infatti malgrado le precise disposizioni dell’Unione Commercianti e negozi, naturalmente non tutti, aprono e chiudono quando vogliono i titolari. Gradiremmo che i Vigili Urbani addetti all’ordine pubblico nel Mercato della verdura [l’attuale mercato coperto di Piazza Matteotti] s’impegnassero un tantino di più nell’espletamento delle loro mansioni e soprattutto nella disciplina delle file. C’è sempre qualcuno o qualcuna che riesce a farsi servire per prima pur essendo giunta per ultima. La quotidiana distribuzione delle sigarette si svolge più che regolare dopo le 7,30 di ogni mattina. Ad eccezione degli appartenenti alle Forze Armate e dei Grandi Invalidi di guerra tutti i fumatori sono in fila e tranne per i ritardatari ognuno, a seconda delle disponibilità riesce ad acquistare uno o due pacchetti, oppure il sigaro, o il trinciato. Sennonché nel corso della giornata un vecchietto piagnucolante o una donnetta dall’aria affettata ingenua, son disposti a cedervi dieci sigarette ‘macedonia’ o ‘nazionali’ a dieci lire il pacchetto. Quale sarà la fonte di… approvvigionamento di questi venditori clandestini. È un mistero che vorremmo veder chiarito. Sintomatico di una grave situazione di indigenza il fenomeno dei cosiddetti vecchietti della borsa nera che per avere qualche lira in più nel loro borsellino, rinunciano alla propria razione di sigarette, per metterle in vendita. Piccola e innocua operazione anomala che non sfugge al solerte giornalista de La Riscossa, il giornale locale, portavoce della Repubblica Sociale di Salò, del lago di Garda, che sostituì, dopo il 25 luglio 1943 L’assalto, settimanale di battaglia dei fasci umbro-sabini", portavoce del P.N.F. (Partito Nazionale Fascista) di Perugia dal 1921 al 1943. Certo, l’animosità del titolo dei due fogli della liturgia fascista non era da sottovalutare, nelle reali intenzioni dei suoi redattori e fondatori. L’Assalto venne fondato all’inizio degli anni Venti da Giuseppe Bastianini, gerarca di caratura nazionale. La Riscossa, in poco più di un anno di vita, fu diretto da Virgilio Coletti, un fascista che fino all’ultimo numero del giornale del dicembre 1944 seppe rimanere coerente con la sua idea politica e lo stile di vita che ne derivava. Dopo il 25 aprile del 1945 il Coletti mantenne la sua fisionomia integra di "Giornalista, scrittore, critico d’arte, letterario e musicale (era figura di spicco agli Amici della Musica e alla Sagra Musicale, con la garbata e amicale vicinanza di donna Alba Buitoni e Francesco Siciliani), figura di vastissimi interessi e singolare qualità. Con la firma di Euliste segnalava difetti e virtù della Perugia del suo tempo, in una rubrica di ampia eco, denominata "Soste in città"¹⁴.

    È evidente la precarietà e l’assoluta carenza di senso della realtà di queste raccomandazioni ai perugini sottoposti ai bombardamenti anglo-americani. E, da che pulpito viene la predica! Come dovevano essere considerati gli esponenti fascisti perugini, se non una specie in estinzione, dopo che Mussolini, duce supremo, aveva condotto l’Italia, teoricamente militarizzata in spirito e fisico, in un preannunciato massacro bellico del si salvi chi può? E che credibilità potevano avere fra la gente!

    Mussolini, durante i convulsi giorni della sua prigionia, prima di essere brutalmente giustiziato senza processo, in alcuni colloqui con i suoi carcerieri sostenne che la guerra l’avevano voluta gli italiani, aderendo ai suoi proclami, con le loro frequenti e numerose manifestazioni consensuali di piazza. Ecco un alibi che ancora oggi, i fautori del populismo del consenso, quale legittimazione a qualsiasi processo decisionale, vogliono far passare come autentico democratico stereotipo della volontà del popolo. Né le oceaniche manifestazioni sindacali di piazza in "quel del Circo Massimo del 2002 a Roma, quando Cofferati, segretario della C.G.I.L. radunò oltre due milioni di lavoratori, potevano essere un esempio di democrazia compiuta; ma semmai di massa delirante, come quelle, numericamente ben più contenute, che riempivano Piazza Venezia di italiani di tutti i ceti, per ascoltare i dilaganti proclami radiofonici del duce del fascismo. Ma né le une né le altre erano sinonimi di democrazia, poiché il consenso di popolo era immaginifico, momentaneo, costruito da propaganda e demagogia. Pur tuttavia, per gli uni, i fascisti di ieri, e per gli altri, i post comunisti di oggi, la piazza, con le sue oceaniche manifestazioni di massa, è espressione di democrazia, è una elaborazione di consenso, ovvero capacità di governo che viene dal basso: buttom up, come si usa dire nel moderno linguaggio delle smart city".

    La democrazia è ben altra cosa! È proposta, dialogo, confronto per un processo decisionale che, per essere efficace, va delegato alle discussioni ed ai dibattiti di un Parlamento di eletti dal popolo. E per dirla in un "paradigma di rappresentanza democratico-proporzionale": una repubblica parlamentare sta alla democrazia, come il suffragio universale sta al popolo. Infine, se vogliamo inquadrare le responsabilità di Mussolini, nel contesto delle cause ed effetti della seconda guerra mondiale, valutate per chi, come me e la gente in generale, le ha recepite attraverso gli strumenti di propaganda di parte e conoscenza storica, senza aver letto i ben dodici volumi in materia dello storico Renzo De Felice, emerge che una guerra di tali proporzioni planetarie non può che essere frutto della progressiva ed inarrestabile sequenza di errori umani, una tragica sommatoria di eventi improvvidi, vocati ad un destino ineluttabile.

    Eppure molti sostenevano, allora come oggi, che se la nostra strategia fosse stata allineata a quella della Spagna, di neutralità rispetto alla furia bellica hitleriana, la storia, almeno per l’Italia avrebbe avuto un altro corso. Saremmo una monarchia parlamentare; al governo un rappresentante del popolo, così come fu l’evoluzione iberica. Ma Mussolini non era il generalissimo Franco: troppo ambizioso e geniale condottiero! E il popolo italiano non era democraticamente maturo per esprimere una classe dirigente che contenesse (o eliminasse per tempo) le demenziali demagogie del Duce nella fase del declino fascista!

    Le tragedie della guerra sulla popolazione

    Un altro commento dalle pagine de La Riscossa: "Fra gli sfollati accolti a Perugia si è diffusa la voce che prossimamente partirà per l’Italia meridionale un treno speciale della Croce Rossa Internazionale per favorire il ritorno degli sfollati stessi alle regioni di provenienza. Non diamo credito a tali panzane; gli sfollati ospiti della nostra provincia, collaborino invece con le autorità locali che si adoperano per rendere meno precaria la loro temporanea situazione". Il fenomeno era il seguente: dall’inizio della guerra, dal giugno 1940, il sud era stato il più penalizzato per bombardamenti strategici, ad agevolare gli sbarchi di Sicilia, Salerno, Calabria, Taranto e in seguito Anzio e le marce delle truppe anglo-americane. Molti erano gli sfollati provenienti da Napoli ed accolti a Perugia nella struttura del Favarone; in tempi antichi era il lazzaretto, a poche centinaia di metri da Monteluce; oggi è sede di una moderna foresteria per studenti dell’Università di Perugia. Ebbene, la voce che le truppe anglo-statunitensi stessero avanzando nel sud, portava a far credere che a breve si sarebbero allestiti dei treni speciali della Croce Rossa per riportare i profughi nei loro comuni di residenza. Il che significava che i giorni e le ore erano contate anche per l’amministrazione fascista perugina.

    Questo fenomeno dei profughi mi torna utile per dimensionarlo, seppure con i dovuti correttivi di cronologia e di metodo, ai recenti flussi migratori provenienti dalla Siria, dalla Libia e da altri paesi rivieraschi del Mediterraneo, alle prese con le

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