Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Pratica della Pratica
La Pratica della Pratica
La Pratica della Pratica
E-book361 pagine5 ore

La Pratica della Pratica

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La Pratica della Pratica di Jonathan Harnum

I segreti di una pratica musicale efficace svelati da musicisti di fama mondiale.

Quando si tratta di migliorare, il talento non significa niente. La pratica è tutto. Ma esattamente, cos’è la buona pratica? E come crea il talento? Cosa cavolo c’entra una girandola con la pratica? Questo libro si concentra sulla pratica musicale, ma le tecniche e le idee menzionate possono essere applicate a qualsiasi abilità vogliate migliorare.

In questo libro troverete strategie e prospettive che non troverete da nessun’altra parte. Imparerete il Cosa, il Perché, il Quando, il Dove e il Chi e specialmente il Come della buona pratica musicale. Apprenderete ciò che le ricerche dicono in proposito, ma soprattutto cosa pensano a riguardo professionisti di molti generi musicali e quali sono le loro strategie e tecniche preferite. Questo testo vi aiuterà a migliorare più velocemente, che suoniate musica rock, Bach o qualsiasi altra cosa.

Qualsiasi sia il vostro strumento, La Pratica in Pratica vi aiuterà a trarre il massimo dall’esercizio e a diventare dei veri esperti del progresso musicale. Vi aiuterà anche a essere degli insegnanti più aggiornati e dei genitori più attenti alle necessità dei vostri figli musicisti.

Non serve esercitarsi a lungo, ma in maniera più intelligente.

Il libro ha 6 sezioni, ognuna delle quali si occupa di un aspetto della buona pratica:

Cosa: definizioni ed effetti della pratica sul cervello.

Perché: la motivazione è fondamentale. In questa sezione imparerete a tenere la fiamma accesa.

Chi: molte persone, inclusi voi stessi, hanno un impatto sulla vostra pratica. Imparate a trarne vantaggio.

Quando: in questa sezione scoprirete per quanto tempo e in che momento della giornata sarebbe meglio esercitarsi. Parlerò anche dello sviluppo della pratica nel tempo.

Dove: il luogo in cui ci si esercita ha degli effetti sulla pratica. Imparate a sfruttare al meglio questo aspetto.

Come: la sezione più lunga del libro include informazioni sugli obiettivi, sulla struttura della pratica.

Troverete tecniche specifiche testate da ricercatori e strategie usate dai professionisti per migliorare.

Migliorate di più e più velocemente. Non serve esercitarsi a lungo, ma in maniera più efficace.

LinguaItaliano
Data di uscita16 giu 2018
ISBN9781547519613
La Pratica della Pratica

Correlato a La Pratica della Pratica

Ebook correlati

Metodi e materiali didattici per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La Pratica della Pratica

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Pratica della Pratica - Jonathan Harnum

    2018_tPoP_FrontCover-ITALIAN.png

    La practica della practica

    Scritto da Jonathan Harnum

    Tradotto da Stefania Cipro, Eleonora Baldari

    diritto d’autore © 2017 Sol Ut Press e Jonathan Harnum

    www.sol-ut.com

    Tutti i diritti riservati.

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Disegno di copertina © 2017 Sol Ut Press

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati di Babelcube, Inc.

    Trovare materiale extra gratuiti per questo libro su:

    ThePracticeOfPractice.com

    a Michelle

    Un ringraziamento sincero

    a questi generosi musicisti

    Nicholas Barron

    Ethan Bensdorf

    Bobby Broom

    Avishai Cohen

    Sidiki Dembele

    Hans Jørgen Jensen

    Ingrid Jensen

    Sona Jobarteh

    Om Johari

    Rupesh Kotecha

    Rex Martin

    Chad McCullough

    Erin McKeown

    Allison Miller

    Peter Mulvey

    Colin Oldberg

    Nick Phillips

    Michael Taylor

    Prasad Upasani

    Serge van der Voo

    Stephane Wrembel

    Sommario

    parte 1: Che succede?

    L’uovo o la gallina 3

    Pedala, che la ruota gira 7

    Hai un cervello di plastica 14

    Rallenta, vai 21

    troppo veloce 21

    Sbaglia meglio 25

    parte 2: La stazione della motivazione

    Serve motivazione 33

    Potere del posteriore 39

    Lasciati trasportare dalla corrente 42

    Piedi per terra 47

    Il silenzio è d'oro 52

    parte 3: Chi

    Ripeterre a pappagallo 57

    Il gioco delle colpe 61

    Genitori 67

    Materiale scottante per il maestro 71

    Sotto pressione 77

    parte 4: Il tempo è dalla tua parte
    (sì lo è)

    La giornata è lunga, ma il tempo è poco 83

    Quanto è abbastanza? 85

    La pratica del guerriero 90

    Quando non esercitarsi è un bon esercizio 93

    Da' la colpa alla giovane età 97

    Quando avró 64 anni 102

    parte 5: Ovunque tu vada

    La spazzatura puó diventare un tesoro 109

    Sotto influenza 111

    Nel pieno della concentrazi 115

    Un rifugio tutto per me 121

    parte 6: Mettiamoci all’opera

    Pratica creativa 127

    Prima lezione di pratica 135

    Aguzza le orecchie 139

    Il potere dell'imitazione 143

    Potere de droni 147

    Usa la testa 153

    Avanti e indietro 160

    Giocattoli! 163

    Tiene il tempo 169

    Giocare col tempo 175

    Con le mani 179

    Migliora improvvisando 184

    Componi 189

    Fai gioco di squadra 194

    Fai i compiti 197

    Tu, la musica e la notte 203

    Pratica la performance 211

    Coda 215

    Materiale aggiuntivo: Appendice

    Strettamente commerciale 219

    Leggere tra le righe 223

    Anche da Jonathan Harnum 234

    Dedica

    Alla memoria del pioniere Bennett Reimer

    alla sua idea di educazione musicale.

    È la connessione della musica alla vita che la rende così importante per le persone. Capire la musica vuol dire capire la sua intima connessione a tutte le esperienze umane. Comprendere la musica vuol dire comprendere come noi tutti, in qualità di individui, siamo connessi agli altri esseri umani della nostra comunità e a quelli di tutte le comunità del mondo e della storia. La musica abbraccia tutto.

    Bennett Reimer (1932-2013)

    A Philosophy of Music Education, p. 60

    parte 1

    Che succede?

    Cos’È l’allenamento,

    come ti cambiae perchÉ

    È importante

    Imparare senza pensare è fatica perduta;

    pensare senza imparare è pericoloso.

    Confucio (551- 487 A.C.)

    nota d’apertura

    I nomi hanno un potere. Le definizioni di cosa sia e non sia la pratica possono darvi forza o buttarvi giù. Secondo i musicisti professionisti con i quali ho parlato, allenarsi è molto più che stare seduti da soli in una stanza, esercitandosi su una tecnica.

    La pratica fa cose incredibili anche per il cervello. Sapere di cosa ha bisogno il cervello per un apprendimento solido e a lungo termine vi aiuterà a migliorare nella musica, e non solo.

    Capitolo 1

    L’uovo o la gallina

    Il sudore del duro lavoro non è fatto per essere mostrato.

    È molto più elegante sembrare favoriti dagli dei.

    ¹

    Maxine Hong Kingston, autore (n. 1940)

    Zing-Yang Kuo spalmÒ della vaselina calda su una covata di uova di gallina fecondate. Stava conducendo una ricerca sul ruolo svolto dalla memoria genetica-o istinto-nei polli al momento di beccare. Possiamo dire che Zing-Yang Kuo stesse facendo ricerche sul talento di una giovane pollastrella nella cosiddetta beccata.

    Kuo è stato uno psicologo dello sviluppo, attivo nella prima metà del XX secolo, che si è dedicato a investigare il ruolo della natura in contrapposizione a quello dell’allevamento nei comportamenti animali. Kuo credeva che comportamenti etichettati come istintivi o genetici ci impedissero di vedere la reale situazione dal punto di vista dello sviluppo, situazione che riteneva celarsi dietro a tali comportamenti. Agli inizi degli anni ‘20, quando Kuo pubblicò la sua ricerca, si credeva che la particolare beccata dei pulcini appena nati fosse istintiva, un comportamento codificato nella genetica dei polli. Zing-Yang Kuo scoprì che l’abilità di beccare è, in effetti, il risultato di un processo molto più interessante, che corrode la linea tra natura e allevamento.

    Non appena spalmò la vasellina sul guscio dell’uovo, la superficie diventò traslucida. Kuo poté così osservare attentamente il tuorlo dorato trasformarsi in embrione. Dopo uno sviluppo di alcuni giorni, il piccolo proto-cuore del pulcino iniziò a battere. Ben presto il tuorlo venne consumato dal pulcino in crescita e il fragile nido conteneva ora un futuro pollo ben compattato.

    Il pulcino era così ben impacchettato nel guscio che il collo rimaneva stiracchiato verso il basso e la testa andava a posarsi direttamente sul piccolo cuore pulsante.

    Kuo osservò un fatto interessante riguardo alla posizione della testa dell’embrione. Il movimento ritmico del cuore pulsante faceva sì che il movimento della testa e del collo del pulcino si sviluppasse in maniera da imitare precisamente² la caratteristica beccata dei polli mentre si alimentano. Il movimento della beccata non è codificato nei geni. Al contrario, i pulcini praticano questo tipo di comportamento migliaia di volte nell’uovo prima che questo si schiuda.

    Il tipo di pratica che sperimentano i pulcini nell’uovo non è certamente una pratica consapevole. Chiamiamola pure pratica circostanziale. E’ quel tipo di pratica che si verifica in relazione a dove cresciamo. Il cantante classico indiano Prasad Upasani ha detto: Abbiamo una parola per definire questo, samskar, che basicamente si traduce con ‘influenza inconscia’. In pratica si sviluppa un orecchio per la musica. Sicuramente aiuta essere esposti alla musica già in tenera età.

    Prasad Upasani è un affermato cantante della tradizione musicale Industana del nord dell’India. Uno dei primi ricordi di Prasad è svegliarsi per ascoltare il padre cantare di prima mattina. A volte il giovane Prasad trotterellava nella stanza per cantare alcune delle sue melodie preferite con lui. Parla con trasporto di quelle sessioni mattutine con il genitore. Alcuni ricercatori hanno scoperto che le prime esperienze musicali di molti musicisti professionisti sono ricordi piacevoli e divertenti. Va da se che se la pratica è considerata piacevole o divertente fin dagli inizi, vorremmo farne di più.³ Una cosa da ricordare bene se sei un principiante di qualsiasi età o un genitore.

    Alcuni tipologie di allenamento sono influenzate dall’ambiente d’origine. Potete ritrovare il Samskar nelle biografie di molte persone di successo, inclusa Sona Jobarteh, l’unica donna al mondo virtuosa del kora. È cresciuta in un ambiente ricco di suoni in una famiglia Griot del Gambia, nell’Africa occidentale. La tradizione Griot è antica e risale a oltre 700 anni fa. I Griot erano musicisti e danzatori che viaggiavano attraverso l’impero del Mali portando novità, diplomazia e servizi cerimoniali sia per il popolo che per la nobiltà. Ms. Jobarteh cominciò a imparare il kora per la prima volta a quattro anni, dal fratello Tunde Jegede.

    Possiamo prendere ad esempio anche il musicista e insegnante di tuba Rex Martin. Entrambi i fratelli maggiori di Rex suonavano la tuba, per questo motivo la corteccia auditiva di Rex venne esposta al suono della tuba prima ancora che egli nascesse. La neuroscienza ci dice che quando il cervello sente un nuovo suono, inizia a lavorare per processare quel suono fino a che non riconosce l’input, aiutandoci ad analizzarlo più attentamente. Il giovane cervello di Rex è stato ben presto sottoposto all’ascolto degli esercizi di tuba. Ci sono prove scientifiche solide riguardo al fatto che i bambini nel ventre materno possano imparare le canzoni e memorizzare i suoni, tra i quali uno dei più importanti è proprio la voce della madre.

    I samskar, le prime esperienze inconsapevoli di Prasad, Sona e Rex sono simili a quelle del pulcino che allena la beccata all’interno dell’uovo. Influenze involontarie come queste sono una delle fonti della dannosa nozione di talento naturale, l’idea che o sei nato con abilità musicali oppure no. C’è un vivace e a volte perfino acceso dibattito sull’effettiva esistenza dell’abilità musicale naturale.

    Per il nostro scopo, l’abilità musicale naturale è paragonabile a una lattina di vermi da tenere ben lontana, perché per quanto possa essere affascinante l’idea, non ha niente a che vedere con la capacità di migliorare. Qualsiasi sia il dono che vi è stato dato o negato, la pratica rimane ancora il solo modo per migliorare in qualsiasi campo: musica, scacchi, sport, programmazione, paternità... qualsiasi.

    La buona notizia è che non sono indispensabili circostanze favorevoli come un ricco ambiente musicale per diventare veramente bravi in qualcosa. Molti grandi musicisti –inclusi vari con i quali ho parlato di pratica per scrivere questo libro- non hanno avuto il beneficio di vivere un’infanzia musicalmente ricca. Sebbene le circostanze musicali favorevoli possano aiutare, l’allenamento resta ancora l’unico modo per migliorare.

    Se volete migliorare, dovete semplicemente fare pratica. Non c’è via di scampo. Anche se Prasad, Sona e Rex hanno avuto esperienze precoci con la musica, ognuno di loro ha dovuto dedicare migliaia di ore alla pratica per acquisire abilità musicali. Rex mi ha detto: Se le persone avessero vissuto la mia vita e tutte le ore spese a fare pratica con la tuba da solo in una stanzetta chissà dove, probabilmente non mi etichetterebbero come una persona particolarmente talentuosa.

    Eppure Rex Martin è estremamente dotato, veterano di migliaia di registrazioni professionali e performance per il mondo insieme ad altri artisti di fama internazionale, alcuni assolutamente sorprendenti. Chicago Symphony? New York Philharmonic? Luciano Pavarotti? Rex è un Maestro di tuba classica, quindi queste collaborazioni sono notevoli, ma non sorprendenti. Ha suonato anche con vincitori di Grammy Awards come i precursori dell’R&B, gli Earth, Wind & Fire, il padre del Soul, Ray Charles, e la leggendaria cantante Jazz, Sarah Vaughn.

    Vedere il talento come un dono naturale, invece di percepirlo come il risultato di molte ore di allenamento, non è certo una novità. Michelangelo disse: Se le persone sapessero quanto duramente ho dovuto lavorare per acquisire la mia maestria, questa non sembrerebbe così favolosa, dopotutto.

    Rex, Sona e Prasad sono dotati perché si sono allenati e continuano a farlo. Diligentemente. Rex ha detto: Non esiste qualcosa come il mantenimento. Se non stai provando a migliorare, stai peggiorando.

    Il fatto è questo: fare pratica non vuol dire solo stare seduti in una stanza, suonando scale e ripetendo passaggi. Samskar è solo uno dei modi semi-nascosti in cui le persone migliorano nella musica. Ce ne sono molti altri. Vi dirò di più nelle prossime pagine.

    L’abilità musicale non viene né dall’uovo né dalla gallina, ma è sia l’uovo che la gallina. Il talento non è una misteriosa abilità naturale. Il talento è allenamento camuffato.

    E la pratica è più di ciò che pensiamo.


    1Hong Kingston, 1976, p. 64

    ²Firestein, 2012.

    3Sosniak, 2006.

    4 Trainor, 2005; Chang & Merzenich, 2003; Hepper, 1991; Parncutt, 1993.

    5Per esempio il diverbio accademico tra Gagné, 2013 y Ericsson, 2013.

    6Tutte le affermazioni di musicisti in questo libro- se non diversamente specificato- sono tratte dalle mie interviste.

    Capitolo 2

    Pedala, che

    la ruota gira

    Non dobbiamo permettere alle percezioni

    limitate delle altre persone di limitarci.

    Virginia Satir, psicoterapeuta (1916-1988)

    Il cantante e compositore di chicago, Nicholas Barron, somiglia a Vince Vaughn, ha la voce potente come quella di John Lee Hooker, e scrive e si esibisce in uno stile tutto suo.

    Barron spesso apre i concerti del leggendario bluesman Buddy Guy all’omonimo blues club di Chicago. Nicholas suona in tutta Chicago. Anche sotto di essa. Da giovane passò i giorni a suonare nelle stazioni della metropolitana sud di Chicago. È stato uno dei primi musicisti professionisti con cui ho parlato di pratica musicale, e una delle prime cose che disse fu Io non mi esercito mai.

    La sua affermazione così diretta e inequivocabile mi lasciò perplesso. Con tali capacità e quella voce così potente, ero sicuro che le sue abilità dovessero essere il risultato di molti anni di allenamento. La sua affermazione andava contro tutto quello che la ricerca e gli scritti tradizionali sulla pratica mi avevano trasmesso. Ricordo di aver pensato: Che cavolo succede qui?.

    Nicholas acconsentì a un’intervista più formale, pensata per rispondere a tre domande sull’esercitazione: Cos’è la pratica per musicisti di diversi generi musicali?, Che cosa fanno questi musicisti per migliorare? e Come hanno imparato a fare pratica?. Oltre venti musicisti professionisti appartenenti a generi diversi hanno condiviso con me i loro pensieri riguardo alla pratica. Alcuni di questi musicisti sono i migliori del mondo nel loro campo.

    Quando parlai con Nicholas, avevo passato già più di tre anni a fare ricerche, a leggere centinaia di studi di colleghi e decine di libri famosi e il tutto puntava alla pratica intenzionale come il Santo Graal dell’apprendimento, musicale e non solo. Molte delle ricerche -e specialmente gli scritti rivolti al pubblico- includevano la quotata regola delle 10000 ore, il concetto secondo cui ci vogliono almeno quel numero di ore di pratica intenzionale per raggiungere la padronanza in ogni disciplina.

    Quella definizione -pratica intenzionale e la regola delle 10000 ore che l’accompagna- è tratta da un saggio del 1993 di Anders Ericsson, Ralf Krampe e Clemens Tesch- Römer, in cui vengono presentati i dati di quattro diversi studi condotti da esperti di vari settori, inclusa la musica.

    Anche se vera, le 10000 ore standard sono una falsa pista per molte ragioni. Prima di tutto, l’unico allenamento importante è quello che state facendo in questo momento. Dimenticatevi delle 10000 ore da accumulare e concentratevi sulle sfide che vi si propongono adesso. Esperti che hanno raggiunto le 10000 ore di pratica non stavano cercando di accumulare proprio quelle ore; la loro concentrazione era rivolta ad altro, al compito che stavano svolgendo.

    Un’altra ragione per cui la regola delle 10000 ore di pratica volontaria è fuorviante ha a che vedere con le definizioni. I musicisti dello studio del 1993 erano tutti musicisti classici dell’Europa occidentale. Chiaramente, Nicholas Barron, che affermò di non allenarsi mai, doveva utilizzare una diversa definizione di pratica, perché è un eccellente musicista. Quindi, cosa significa pratica per Nicholas Barron e cosa fa per migliorare? Il suo approccio alla pratica viene affrontato più avanti in questo libro. E’ piuttosto affascinante.

    Erin McKeown è un’altra musicista non molto interessata alla parola pratica. Trova, infatti, che sia un concetto del quale è difficile parlare. La sera prima della nostra intervista, Erin stava parlando con un amico proprio di pratica e di come ci sia una sorta di identità affibbiata a una persona se si allena oppure no.

    Erin lo descrisse come "una sorta di mito: più ne sai di musica, meno ne sei appassionato, meno reale diventa la tua musica, che penso sia parte di quell’identità. Non vogliamo allenarci perché non vogliamo rovinarla".

    Quel sentimento sembrava ben radicato in Erin, perché spesso evitava la parola stessa pratica e usava espressioni come passare il tempo con il mio strumento. Erin rievoca il pensiero di Nicholas Barron quando dice: La mia esperienza con il mio strumento non ha riguardato la pratica per molto tempo. Per molti, molti, molti anni non ho fatto pratica.

    Un’altra affermazione sconcertante. Erin è una musicista professionista in tour, reduce da migliaia di esibizioni, che ha raccolto il plauso della critica per i suoi album. Cosa ha fatto Erin per diventare così brava? Lo scopriremo più avanti. E’ un fantastico esempio di come migliorare in un modo che non sembra allenamento.

    Cominciai a sospettare che piuttosto che chiedermi come si allenano i grandi musicisti?, avrei dovuto chiedermi come migliorano i musicisti?. Omettere la parola con la P evita il bagaglio che le viene associato.

    La definizione di pratica ha importanza. Tutte le ricerche pubblicate in lingua inglese sulla pratica musicale—e intendo proprio—si concentrano esclusivamente sulla pratica di musica classica occidentale.

    Alcune ricerche hanno toccato superficialmente altri tipi di pratica, come l’importante lavoro di Lucy Green sull’apprendimento nella musica popolare, l’accurato studio di Paul Berliner sui musicisti jazz, o l’analisi sull’insegnamento e sull’apprendimento della musica in tradizioni non-occidentali condotto da Patricia Shehan Campbell.¹ Ma anche in questi studi, i dettagli esatti non sono stati approfonditi.

    Al momento non esistono studi, di cui io sia a conoscenza, che esaminano specificatamente come i musicisti jazz si esercitino, nessuno studio su come migliorino i musicisti punk rock, nessuna ricerca su come cantanti e autori come Nicholas Barron ed Erin McKeown fanno pratica. Né ci sono studi che esaminano come i musicisti classici indiani facciano esercizio, né suonatori di didgeridoo, o artisti hip hop o Dj... niente. Silenzio. Rien. Nada.

    Adesso non fraintendetemi. Le ricerche fatte finora su questo argomento sono risorse preziose. Ma limitare l’esplorazione alla musica classica occidentale è come dire che tutte le piante possono crescere nello stesso clima. Questa è una pazzia. Ciò che cresce e prospera in un certo clima, seccherà e morirà in un altro. Abbiamo bisogno di espandere la nostra comprensione di come le persone facciano miglioramenti in tutti i tipi di musica. Perché no? Mark Twain lo spiegò così:

    Il viaggio è fatale per i pregiudizi, il bigottismo e la ristrettezza mentale e molte persone avrebbero bisogno di essere corrette a riguardo; l’ampiezza di vedute, l’elasticità e la generosità di pensiero non possono essere acquisite vegetando per l’intera esistenza in un unico piccolo angolo del mondo.²

    Ho intervistato decine di musicisti professionisti del panorama musicale, molti di loro esecutori di fama mondiale: cantautori, musicisti jazz, maestri nel djembe africano, musicisti classici indiani e occidentali e anche musicisti provenienti da altre tradizioni. Ognuno di loro ha fatto un elenco di attività che considerano allenamento e che non sono normalmente riconosciute come tali. Ve le mostrerò.

    Nessun libro può darvi tutte le risposte, ma spero che questo vi aiuti a pensare alla pratica musicale in una maniera più ampia, oltre le pareti della tipica stanzetta. In questo libro troverete strategie specifiche, tecniche e atteggiamento mentale dei quali ha bisogno ogni musicista, sia che suoni musica rock o Bach.

    Per cercare di capire i molti modi in cui le persone possano fare progressi nel mondo della musica, ho usato una metafora che organizza l’esercizio musicale in sei semplici categorie. Pensate all’esercizio come una girandola colorata con sei pale in movimento. Cercare di vedere i confini tra le pale mentre girano è come cercare di capire tutto sulla pratica in una volta sola. È impossibile vedere qualcosa di chiaro mentre la girandola gira: contorni e colori si fondono insieme ed è difficile distinguere una cosa dall’altra.

    Ma se stoppate le pale, potrete vedere più chiaramente. Potete contare le pale, vederne forma e colore; potete vedere dove finisce un colore e inizia l’altro; potete vedere come gira sull’asse. Fare pratica è come quelle sei pale. Fermeremo la girandola della pratica per osservare più da vicino come funziona. Mentre osserviamo, è bene tenere a mente il consiglio del maestro di arti marziali, Bruce Lee: Assorbi tutto ciò che è utile; elimina ciò che non lo è; aggiungi ciò che è unicamente tuo.

    Ogni pala della girandola della pratica è una sezione del libro:

    Cosa: Quando capite qualcosa, avete potere su di esso. Questa sezione si occupa di cos’è la pratica, come la pratica cambia il cervello e come potete controllare la natura di quei cambiamenti per migliorare.

    Perché: Senza motivazione, non c’è ragione di migliorare. Questa sezione raccoglie le motivazioni e analizza come le vostre convinzioni abbiano un effetto non solo su di esse, ma anche sul modo in cui vi esercitate.

    Chi: Molte persone avranno un impatto sulla vostra pratica, specialmente voi stessi. Il vostro atteggiamento e le vostre convinzioni hanno profonde conseguenze sul vostro perfezionamento. Ci sono altre persone che possono aiutarvi od ostacolarvi, come genitori, insegnanti e compagni.

    Quando: Tempo ed esercizi. Per quanto tempo dovreste esercitarvi? Qual è il momento migliore della giornata? Quant’è il minimo indispensabile? Quando è troppo poco? Potete esercitarvi troppo? Come cambia la pratica musicale da principiante a esperto?

    Dove: I posti dove praticare. Una piccola sezione sarà dedicata allo spazio stesso, incluso cosa lo rende più o meno adatto. In questa parte si prende in considerazione anche come il contesto può influenzare la pratica.

    Come: Cosa bisogna fare praticamente per migliorare? Cosa funziona meglio? Questa è la risposta che tutti vogliono avere, ed è la sezione più lunga del libro.

    Quindi, cos’È la pratica?

    Molti di noi hanno in mente lo stereotipo del musicista sfigato, seduto in una stanza tetra a ripetere le stesse cose, ancora e ancora. Di solito c’è di mezzo anche uno spartito musicale.

    Il nostro stereotipo di pratica include scale, esercizi, ripetizioni e l’idea generale che esercitarsi non sia per niente divertente. Sicuramente tutte queste cose sono parte dell’allenamento, ma, come scoprirete, molti musicisti eccellenti non fanno niente di tutto ciò.

    L’idea che l’allenamento non sia divertente è dichiarato esplicitamente in una delle definizioni più usate di pratica, pratica intenzionale, che afferma che l’esercizio non è gradevole per natura.³ Io non credo sia vero, e non sono il solo.⁴

    Tutti i musicisti con cui ho parlato mi hanno detto che esercitarsi è piuttosto piacevole. Per alcuni, sicuramente anche per voi, allenarsi è necessario per il benessere mentale. Certamente l’esercizio può essere impegnativo e frustante, ma è allo stesso tempo coinvolgente e, spesso, addirittura divertente. Il trombettista jazz Don Cherry riassunse questo pensiero al meglio quando dichiarò: Non c’è niente di più serio del divertimento.

    Esistono altre attività, diverse dallo stare chiusi in una stanza da soli, utili a perfezionare l’abilità musicale. Sono convinto che qualsiasi cosa aiuti a migliorare possa essere considerata pratica; e credetemi, non sono l’unico a pensarlo. Qui riporto, in ordine casuale, solo alcune delle attività che i musicisti più affermati considerano esercizio:

    Ascoltare

    Eseguire

    Assistere alla performance altrui

    Suonare in modo informale

    Improvvisare

    Insegnare

    Comporre

    Provare in gruppo

    Nel corso delle

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1