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Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane
Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane
Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane
E-book299 pagine2 ore

Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane

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Info su questo ebook

Le campane tibetane favoriscono la consapevolezza, l’armonia e l’evoluzione dell’uomo e sono, inoltre, strumento di contatto tra le dinamiche terrestri e le sfere celesti. La loro composizione deriva da una lega di sette metalli che sono in corrispondenza con i sette principali pianeti: proprio tali pianeti fungono da ponte tra l’uomo sulla terra e le stelle nell’universo. Il sottile suono delle campane produce un profondo effetto simpatico, andando a risvegliare le zone corporee più silenti, dove magari muscolature contratte, per effetto di stress differenti, hanno perso l’elasticità e la capacità di essere in armonia risonante con l’intero organismo.
LinguaItaliano
Data di uscita13 nov 2013
ISBN9788827223666
Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane
Autore

Mauro Pedone

Ricercatore attivo nel campo della salute e del benessere, ha codificato un suo personale metodo di massaggio sonoro con le campane tibetane. Insegna a Roma shiatsu, yoga e tecniche di rilassamento. Per il Ministero di Giustizia progetta e realizza corsi rieducativi rivolti alla popolazione carceraria degli istituti di pena e, per la ASL RM/E, organizza cosi di yoga e di tecniche di consapevolezza.

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    Anteprima del libro

    Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane - Mauro Pedone

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    MASSAGGIO SONORO®

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    con le campane tibetane

    Mauro Pedone

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    Copyright

    Massaggio sonoro® con le campane tibetane

    Mauro Pedone

    ISBN 978-88-272-2366-6

    Prima edizione digitale 2013

    © Copyright 2010/2013 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Dedica

    A mia madre

    Ringraziamenti

    Sono sempre più consapevole che i ringraziamenti non bastano mai!

    Sappiamo che la realizzazione di ogni cosa è il risultato di innumerevoli istanze; è il frutto di una sconfinata serie di eventi, a cui partecipano, consapevolmente o meno, più soggetti e differenti realtà.

    Per la realizzazione del testo mi sono ispirato al lavoro di ricercatori e maestri di ogni epoca; nell’attualità del nostro tempo ho ricevuto il contributo di tante persone, anche le tendenze del mercato riguardanti i futuri lettori hanno sicuramente giocato un ruolo significativo.

    Seppur consapevole che non sono le parole il veicolo più adatto per l’espressione della gratitudine, ringrazio tutte le persone che sono state, in diverse modalità, toccate dal massaggio sonoro con le campane tibetane, condividendo con me il vissuto delle esperienze: il loro entusiasmo mi sostiene.

    Conservo un senso di gratitudine per chi ha contribuito alla realizzazione della precedente edizione.

    E per questa nuova edizione un sincero ringraziamento va a Nicoletta Olivanti, Clara Adriani, Claudio Bergamo e Belinda Mancini che compaiono in foto; un grande grazie a Gaetano Pezzella per la disponibilità dei suoi luminosi scatti fotografici. Ringrazio Olga Donati, Marisa Colace e Wilma Talacci che hanno voluto condividere le loro interessanti esperienze. Grazie a Claudia Maria Emiliani per la sua generosa collaborazione. Ancora un grazie a Mauro Maria Saccà per la condivisione dei nuovi orizzonti.

    Un ringraziamento particolare è per Dam Chhoi Lama, nei nostri incontri mi porta a sentire la vicinanza della Tradizione; con la voce e le sue preghiere è presente nel cd musicale: grazie di cuore. Ringrazio Fabio Sartori per le sue musiche e per la voglia di confrontare le ricerca di nuove prospettive di ascolto.

    Nei tre anni trascorsi tra le due edizioni, ho avuto l’opportunità di incontrare tante persone interessate al mondo delle campane tibetane. Potrei dire che questi strumenti, sovente, hanno la prerogativa di velocizzare le istanze sopite, generando intensi stati e opportunità per conoscersi in maniera sorprendente. Veicolano un’energia di forza e delicatezza, grazie.

    Ringrazio l’amministrazione penitenziaria di Regina Coeli e di Rebibbia N.C. che mi hanno dato l’opportunità di far entrare questi preziosi strumenti tradizionali all’interno delle mura carcerarie. Un grazie del tutto particolare alle persone che hanno voluto dare la loro testimonianza, vivendo un momento difficile della loro vita, aiutando in questo modo la comprensione della condizione di reclusione.

    Sono consapevole che sto tralasciando la citazione di tante persone che nelle più varie modalità hanno partecipato alla realizzazione del libro.

    Un sentito grazie alla Tradizione delle campane tibetane.

    Ancora un ringraziamento all’Editore Gianni Canonico, che, ridandomi fiducia, con la sua nuova disponibilità ha permesso la realizzazione di questo libro.

    Presentazione alla seconda edizione

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    L’idea di questo libro è nata dal semplice desiderio di cercare di comprendere la realtà delle campane tibetane, per favorirne la conoscenza e l’utilizzo.

    La buona accoglienza avuta dalla prima edizione ci ha portato a proseguire il nostro percorso in questa direzione.

    In questa edizione è presente un’ampia appendice di ricerche, studi ed esperienze che si va a integrare con il precedente lavoro.

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    Fig. 1 Campane tibetane con un battente di legno

    I primi sette capitoli sono stati strutturati con un andamento lineare, gli argomenti trattati vengono sviluppati capitolo dopo capitolo. Allo stesso tempo, tuttavia, i contenuti sono stati inseriti con una modalità circolare: i temi presentati ritornano e vengono osservati da diversi punti di vista per arricchirne e facilitarne la comprensione, cercando così di evidenziare il senso di relazione e unione che collega ogni essere vivente.

    La dinamica celeste è rotatoria. Tutto ruota, dall’elettrone all’atomo, fino alle costellazioni e ai pianeti¹.

    L’appendice si inserisce in questo percorso circolare cercando di favorire l’esperienza d’unione nell’universo, nel nostro mare di onde, vibrazioni e spirali.

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    Fig. 2 Campane e spirali

    Le campane tibetane si offrono come un prezioso strumento di ricerca, per il nostro allineamento e orientamento consapevole. In tutte le esperienze, le parole presenti e condivise tra le persone narrano di terreni conosciuti e di antichi ricordi, raccontano sensazioni commoventi, descrivono percorsi nel passato e immagini tese nel futuro, con le sensazioni di un intenso presente. Il potere così fortemente evocativo delle campane, come vedremo in seguito, può essere ascritto a diversi fattori: un ruolo essenziale è giocato dalla loro forma circolare e dalla dinamica rotatoria del batacchio di legno impressa lungo il loro perimetro.

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    Fig. 3 Campana tibetana e batacchio di legno con decorazione a stupa

    Per poter arrivare a esporre e far comprendere il senso del massaggio sonoro® con le campane tibetane, ho seguito un percorso che nasce, nel primo capitolo, dall’idea dell’uomo considerato un tramite di contatto tra terra e cielo, per continuare, nel secondo, con la relazione fra l’uomo e le campane, sia quelle di tradizione occidentale, che quelle di cultura orientale.

    Il terzo capitolo si sofferma più attentamente proprio sulla natura delle campane tibetane, considerando i suoni che esse producono come il frutto delle vibrazioni generate dalla particolare lega di sette metalli con le quali sono state forgiate. Sette metalli in relazione ai sette pianeti dell’astrologia tradizionale. Attraverso elementi di acustica ed esempi tratti da esperienze pratiche, si viene condotti al capitolo successivo, il quarto, che si discosta in parte dallo studio vero e proprio delle campane tibetane, per soffermarsi sulla meditazione e sulle pratiche di concentrazione attraverso l’immobilità, il movimento del corpo, la danza e infine la musica. Anche in questo caso le esperienze personali diventano essenziali, per verificare in che modo siano strettamente collegate tutte le tecniche che cercano l’evoluzione: accordando le istanze della mente, le emozioni, le manifestazioni del corpo e dello spirito.

    I capitoli uno, due, tre e quattro hanno segnato il percorso per arrivare a trattare più specificamente il tema del massaggio sonoro: nel quinto, infatti, sono riportati esempi e testimonianze di trattamenti dai quali sono stati desunti dati statistici rilevanti per dimostrare l’effetto benefico di questo tipo di massaggio.

    Il sesto capitolo è la naturale prosecuzione di quello precedente, in quanto affronta e giustifica le diverse terapie legate al suono, sempre partendo dal concetto che l’uomo è un tramite tra il cielo e la terra ed è alla costante ricerca di svolgere armoniosamente la sua funzione di collegamento in sintonia con il tutto. Quando questo equilibrio si perde le tecniche del suono si offrono in aiuto per ritrovare l’individuale e naturale sintonia, per attivare le risonanze!

    Il settimo capitolo affronta direttamente il problema dell’inquinamento acustico dei nostri giorni e propone dei sistemi per cercare di essere in equilibrio con se stessi, generando una realtà dinamica colma di silenzio e ricca di risonanti vibrazioni. Così sono trattate le teorie relative a un arredamento d’interni che miri a favorire l’armonia; vengono riproposte tecniche di concentrazione e meditazione legate all’utilizzo delle campane tibetane.

    Nella nuova appendice ho cercato di unire le speculazioni filosofiche, le ricerche scientifiche, e i fondamenti pratici del massaggio sonoro per la migliore comprensione e l’utilizzo pratico delle campane tibetane.

    Nel capitolo L’unione, la separazione, il ricordo vengono esposti alcuni fondamenti essenziali delle filosofie orientali, semplici aspetti di neuro-psico-immunologia e preziose informazioni tratte dalla tradizione buddhista. Il tutto intrecciato alle esperienze e alle teorie della tecnica del massaggio sonoro.

    Nel penultimo capitolo il nostro percorso si avvicina alla polvere di stelle, in un viaggio che incontra la saggezza del Dalai Lama, le conoscenze dell’astrologia, le indagini scientifiche degli Istituti di Ricerca Aerospaziali e gli studi della psicobiologia, raccontando e descrivendo le esperienze pratiche della tecnica.

    Arrivati all’ultimo capitolo indaghiamo, con curiosità e rispetto, la dimensione del sogno, le antiche tradizioni e la non località della fisica quantica. Completiamo con una serie di suggerimenti, presentati come stimolo per la ricerca e la curiosità di tutti, per un facile utilizzo.

    Con la speranza che tutti i lettori siano stimolati a sperimentare la vibrazione delle campane tibetane per la gioia del cuore.

    È importante che la persona che invita la campana al suono

    rassereni prima di tutto se stessa.

    Se il suo corpo, la sua parola e la sua mente sono sereni e in armonia,

    quando invita la campana, il suono sarà pieno, bello e gioioso;

    questo aiuterà coloro che ascoltano a risvegliarsi al momento presente

    e a vincere l’ansia e il dolore.

    ThiCh NATh hANh

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    Introduzione

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    Cercando quale fosse la forma migliore per introdurci nella realtà delle campane tibetane, ho scelto la modalità più semplice e credo efficace: nell’ottica di avvicinarmi alla fonte, ho consultato direttamente l’amico Dam Chhoi Lama.

    Dam, che attualmente abita a Roma, è nato e vissuto per molti anni in una zona delle montagne himalayane di Kavre, dove i genitori si erano rifugiati dopo essere fuggiti dal Tibet a causa dell’invasione cinese. È stato prima monaco tibetano buddhista e ora è un monaco pubblico, con la missione di insegnare e praticare ciò che ha appreso durante la sua vita per fare in modo che tutti possano conoscere la cultura tibetana.

    Le prime attestazioni relative alle campane tibetane risalgono al 2000 a.C. nelle zone montuose dell’Himalaya: Tibet, Mongolia, India del Nord, Cina e Nepal. Il loro utilizzo è vario e singolare: sono ciotole per raccogliere le offerte, recipienti per cucinare, tazze per prendere il caffè o ancora possono avere funzione taumaturgica, come in Nepal, dove le partorienti mangiano nelle ciotole per ripristinare la mancanza di minerali. Infine, vengono anche usate per ripulire l’atmosfera dalle energie negative e dai blocchi emozionali.

    Suonate per mezzo dei tradizionali batacchi di legno, diventano preziosi strumenti musicali e possono favorire il rilassamento e la concentrazione, guidando la mente verso stati meditativi. La loro duplice mansione, di emanare vibrazioni ed emettere un suono ricco di armoniche, genera sensazioni di pace che toccano nel profondo gli ascoltatori.

    Nella loro composizione c’è l’essenza stessa dell’intento: armonizzare l’uomo con il cosmo.

    Le campane sono forgiate con una lega di sette diversi metalli, connessi ai sette pianeti: oro per il Sole, argento per la Luna, mercurio per Mercurio, rame per Venere, ferro per Marte, stagno per Giove e piombo per Saturno. La loro composizione, il colore, il peso e la grandezza sono variabili.

    Nella tradizione si parla di maestri del suono tibetani, che usavano le campane nei loro rituali segreti, viaggiando con lo spirito fuori dal corpo grazie al potere del suono, e degli sciamani Nefari che le utilizzavano durante le cerimonie del fuoco.

    Una ricerca nella realtà delle campane tibetane ci porta inevitabilmente verso le frontiere di uno spazio-tempo senza confini.

    Spero che durante la lettura possano affiorare le sensazioni di pace e di allegria sempre presenti nei numerosi incontri avuti con Dam Chhoi.

    La strada del libro è iniziata dalla origini stesse delle campane, le pure atmosfere delle vette himalayane, e si snoda attraverso i sentieri e gli incontri con i luoghi e le persone, poiché un elemento saliente di questo viaggio è tratto dall’esperienza di chi ha provato il massaggio sonoro con le campane. Coglieremo l’occasione per rivisitare gli studi di antichi e moderni ricercatori, percorrendo idealmente lo spazio tra Oriente e Occidente e tracciando collegamenti tra le conoscenze tradizionali e le attuali tendenze della musicoterapia. Le moderne tecnologie, inoltre, ci aiuteranno a comprendere la natura delle campane, attraverso l’osservazione della loro forma e del movimento generato dal suono.

    Per il migliore utilizzo di questo libro abbraccio le intenzioni di John Cage, estratte dalle conferenze riportate nel suo libro Silenzio1: Molto spesso, era mia intenzione dire quello che avevo da dire in un modo che in se stesso ne costituisse un’esemplificazione: che, plausibilmente, consentisse all’ascoltatore di sperimentarlo, quel che avevo da dire, e non semplicemente di sentirne parlare.

    Mauro Pedone

    1. L’uomo tra la terra e il cielo

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    Secondo gli antichi testi della Medicina Tradizionale Cinese, per l’uomo non è possibile ammalarsi se è armoniosamente integrato e se costituisce un legame nella circolazione di energia fra la terra e il cielo.

    Nell’ikebana², l’arte giapponese di disporre i fiori recisi, viene descritta una simbologia simile a quella cinese: l’uomo, tramite la sua composizione floreale, riesce ad armonizzare la verità spirituale con la realtà della materia.

    Lo stesso concetto viene anche ripreso nella forma di meditazione buddhista, dove la pratica zen dell’ikebana veniva utilizzata per pacificare e purificare la mente durante gli esercizi marziali dei samurai.

    Ogni persona ha le sue radici, i piedi, saldamente poggiati a terra, mentre il suo punto più elevato, la testa, protende verso il cielo. In quale punto è situato il centro, l’uomo?

    Da un punto di vista anatomico e funzionale, possiamo individuarlo nel diaframma, il muscolo motore della funzione respiratoria. Il diaframma è un muscolo asimmetrico, dalla forma di una doppia cupola che separa il torace e i polmoni, principali organi delle vie aeree, dalle viscere addominali. Simbolicamente la cupola è la forma che si protende verso il cielo (lo spirito) e lo collega alla terra (la materia).

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    Fig. 1 Ikebana zen

    Lo scopo di questo studio è dimostrare che nell’uomo, per essere ben allineato all’interno delle dinamiche tra la terra e il cielo, è di fondamentale importanza avere una buona postura, che a sua volta sarà il frutto di un diaframma elastico che consenta una respirazione libera.

    Gli studiosi del comportamento degli animali ci raccontano che, quando un piccolo volatile cade inavvertitamente dal nido, può mettere in pratica una delle due fondamentali vie strategiche per sopravvivere. La prima consiste nello sbattere freneticamente le ali, gonfiandosi per cercare di sembrare più grande e di spaventare gli ipotetici predatori. L’altra, la strategia complementare, è quella dell’immobilità: fingendosi morto cerca di non essere visibile.

    Con tutte le gradazioni del caso, noi uomini istintivamente facciamo qualcosa di molto simile: di fronte alla paura possiamo aggredire oppure bloccarci. Questi meccanismi spesso sono inconsapevoli e hanno origine in tenera età.

    Abbiamo un chiaro esempio di

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