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La ricetta della felicità
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E-book94 pagine1 ora

La ricetta della felicità

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La ricetta della felicità è il romanzo corale di un gruppo di voci narranti, personaggi la cui esistenza, a un bivio cieco, prende una direzione inaspettata e si incontra nel disegno di un destino imprevedibile che confluisce nelle pagine del Signor Maquis, uno scrittore in cerca d'ispirazione, teso ad ascoltare un altrove che lo conduca oltre il suo Io.

Le storie di Felix, Guillaume, Olivia, Pablo, Francesca, Anna e Mattia si incrociano nelle prove della vita, si sfiorano nell'*ashram* del guru Sri Babà Rama e si consolidano in un rendez-vous astrale in Corsica, conducendo il lettore in un'allegoria sull'autorealizzazione, a interrogarsi sul segreto della felicità e su quanto essa sia impossibile senza la libertà di una crescita personale che passi dalle emozioni, eludendo certezze e paure.

Passione, coraggio, dedizione e gratitudine sono gli* ingredienti *di una narrazione che si intreccia continuamente, che passa dall'abisso per raggiungere la luce, che sceglie di svuotarsi per potersi nuovamente riempire, lasciando spazio al nuovo e all'imprevisto, arricchendosi di considerazioni filosofiche sul senso della vita e della conoscenza di se stessi.
LinguaItaliano
Data di uscita6 apr 2018
ISBN9788827822463
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    Anteprima del libro

    La ricetta della felicità - Pier Francis Bitter

    peluche

    L’ispirazione perduta

    Una manciata di granelli di luce fluttuanti nell’infinito oceano dell’onniscienza si arena con grazia ancora una volta per motivi imperscrutabili sulla spiaggia della mia coscienza. La bruma del mattino si dirada lentamente all’orizzonte rivelando i contorni di un porto noto, sicuro approdo dopo le avventure notturne alla scoperta di nuovi mondi. Anche oggi mi sveglio. Sono di nuovo io. Ma quei mondi continuano a lungo a stimolare la mia fantasia quasi fossero reali. Li assecondo volentieri, perché sono alla ricerca di ispirazione perduta - o forse mai trovata - e in fondo li sento più veri della normale realtà, qualsiasi cosa essa sia.

    Scorro la stanza con lo sguardo e finalmente lo ancoro su qualcosa che riconosco: una valigia rossa. Dunque la mia mente si desta del tutto: mi trovo in una stanza d’albergo. Probabilmente in vacanza, ma non ne sono certo perché un’indefinita inquietudine stona con un soggiorno di piacere. Con fatica mi alzo e apro le tende, il sole irrompe violento come uno schiaffo, senza tuttavia scalfire la mia inerzia. Con flemmatica ritualità mi preparo per la colazione e raccolgo i pensieri per l’immane sforzo di un nuovo giorno. Ogni mio giorno si apre con la prudente speranza di una svolta e fatalmente si chiude come è iniziato. La mia normalità è gravata da un senso di incompiutezza e la mia realtà quotidiana dalla vertigine dell’attesa.

    Buongiorno, Signor Maquis. Il solito? chiede Thomas, il cameriere.

    Un cenno di saluto e un sorriso di approvazione bastano. Tempo fa qualcuno mi fece notare che la mia discrezione rasenta la maleducazione, ricevendo in risposta un ritegnoso silenzio. La terrazza della colazione offre un panorama incantevole sul mare, la giornata è calda e apprezzo l’ombra di un ulivo. Il cameriere mi serve succo d’arancia, yogurt naturale con pezzi di frutta fresca, due fette di pane con marmellata di fichi, croissant caldo al cioccolato e tè verde al gelsomino. Di solito consumo il tutto in questo ordine, tuttavia oggi con un pizzico di inconsueto ardore comincerò dal croissant. Dopotutto qualcuno disse che sarebbe folle aspettarsi un cambiamento se non si fa nulla per cambiare.

    Don Chisciotte contro

    i mulini a vento

    Come ogni mattina varco la soglia dell’azienda dove lavoro, passo il badge, prendo l’ascensore fino all’ottavo piano, appoggio la mia roba in ufficio e mi dirigo alle macchinette del caffè.

    Acqua e caffè nero senza zucchero, come al solito, vedo. Buongiorno Felix, nottata lunga? mi chiede un collega.

    Senza fine, Gimbo. L’ho sempre chiamato così, non ricordo più il motivo. Io sono venuto alla luce di notte, il buio riempie i miei occhi anche di giorno, il crepuscolo è il mio colore e la bile il mio sapore.

    Ha chiamato di nuovo l’Alpha? si informa Gimbo.

    Annuisco. Il branco si riunisce quando la luna rischiara la pece. I fratelli hanno il lupo tatuato sul cuore, chi viola le regole non scritte è fuori.

    L'ultima volta ci hai messo giorni a riprenderti insiste lui.

    Ne è valsa la pena. Il gruppo ha bisogno di me, io ho bisogno del gruppo.

    Cosa fate in giro tutta la notte? è curioso.

    Combattiamo. Nelle periferie degradate ancora oggi non c’è legge, le bande si scontrano per il territorio, le persone lottano per sopravvivere spiego con pazienza.

    Perché lo fai? continua il suo interrogatorio.

    Perché mi sento vivo e parte di una famiglia, che non posso e non voglio tradire. Non pretendo che capisca.

    Tu sei fulminato conclude. Eppure il suo sguardo tradisce ammirazione.

    Vuoi venire con noi al prossimo raduno? So che vorrebbe.

    Scherzi? Io non sono fatto per certe cose! Ha paura.

    Quali cose?

    Beh, quelle cose...

    Lo guardo negli occhi. Già, nessuno lo è. I demoni fanno paura a tutti, ma chi li affronta conquista la libertà.

    A volte parli come Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. Non esiste più quel mondo.

    Quale mondo?

    Beh, quel mondo...

    Il mio silenzio ferma il suo cuore, in fondo speranzoso di essere smentito. Gli ideali esistono ancora nel cuore di chi ci crede. Per tutti gli altri rimane solo il denaro. Questa è la tua libertà?

    Lavoro per vivere, Felix. Sono una persona normale risponde Gimbo stizzito.

    "Cosa significa normale? Uguale agli altri? Qualcuno ha detto che non esiste fiore più bello di quello che si apre nella pienezza di ciò che è."

    Pensi di essere migliore di me? Anche tu lavori in questa azienda per uno stipendio.

    Oh no, io non sono migliore di te. Ho perso tante battaglie e le ferite invisibili sono il mio più pesante fardello. Tuttavia non rinuncio a scrivere la mia storia. Siamo colleghi da due anni, Gimbo, conosco il tuo curriculum vitae, ma non so chi sei. Tu lo sai?

    Trovo frustrante farsi troppe di quelle domande.

    Quali domande?

    "Beh, quelle domande..."

    Di nuovo un silenzio palpabile. "Qui dentro mi pagano per fare quelle domande" rispondo con calma.

    Perché vorresti aiutarmi?

    Perché credo in quel mondo che non esiste più, dove accadono quelle cose che la gente preferisce ignorare e qualcuno aiuta gli altri a trovare risposte a quelle domande che nessuno vuole porsi.

    E se preferissi le mie false certezze alla cruda verità? mi chiede titubante.

    "Qualcuno ha detto che la verità rende liberi" rispondo sereno.

    "E qualcun altro che libertà è anche ignorare deliberatamente la verità. E poi la verità è soggettiva, di ogni verità anche il contrario è vero, quindi forse non esiste neppure…" svicola.

    "O forse ne esiste più d’una e qualunque verità è meglio di una

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