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L'ultimo battito
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E-book128 pagine1 ora

L'ultimo battito

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Info su questo ebook

Antonio si ritrova in Ospedale, vecchio e malato, a ripercorrere la sua esistenza in attesa di un trapianto cardiaco. Come a voler stabilire un contatto tra il vecchio cuore e il nuovo, egli ‘sfoglia’ i suoi ricordi. Ripensa al passato, agli amori ed alle passioni di un tempo. Attraverso una sorta di flusso di coscienza Antonio seleziona, come flashback, gli oscuri frammenti di storie passate, gli avvenimenti che hanno maggiormente segnato i suoi 74 anni di vita, passando dall'infanzia alla gioventù. Affiora la storia con Catherina, un amore vissuto nella penombra, che ad una nuova rivisitazione assurge, con dignità, a 'grande amore’.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2012
ISBN9788863697896
L'ultimo battito

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    Anteprima del libro

    L'ultimo battito - Leonardo Gorgoglione

    Leonardo Gorgoglione

    L’ultimo battito

    (La finestra sul mare)

    Alla mia donna

    il mio amore eterno, la passione più lunga,

    la madre di tutte le gioie.

    <L'ultimo battito> è un romanzo di memorie.

    Antonio si ritrova in Ospedale, vecchio e malato, a ripercorrere la sua esistenza in attesa di un trapianto cardiaco. Come a voler stabilire un contatto tra il vecchio cuore e il nuovo, egli ‘sfoglia’ i suoi ricordi. Ripensa al passato, agli amori ed alle passioni di un tempo.

    Attraverso una sorta di flusso di coscienza Antonio seleziona, come flashback, gli oscuri frammenti di storie passate, gli avvenimenti che hanno maggiormente segnato i suoi 74 anni di vita, passando dall'infanzia alla gioventù. Affiora la storia con Catherina, un amore vissuto nella penombra, che ad una nuova rivisitazione assurge, con dignità, a 'grande amore’.

    I.

    La luce che illumina la stanza si riverbera attraverso i vetri della finestra che s'affaccia sull'androne. Sono qui con i miei pensieri e guardo distratto l'andirivieni delle persone che frettolosamente si dileguano lungo i corridoi circostanti.

    Nonostante sia ammalato, lo ammetto con riluttanza e provo rabbia per essere nella condizione di dover subire un evento incontrollabile. Il mio cuore è malato e sono qui in ospedale in attesa di un trapianto di cuore.

    Il mio corpo è stato sminuito dagli anni e il volto è divenuto scarno, ma nei gesti e nelle movenze sento d’essere ancora l’uomo di un tempo.

    Il solo pensiero di abbandonare per sempre il mio vecchio cuore mi leva la serenità. Potrebbero essere questi gli ultimi istanti, il capolinea della mia esistenza, ma il lamento che odo dentro offusca la paura della morte.

    Sento urgente il bisogno di svelare a me stesso la vita, come per davvero l’ho vissuta. Ho la necessità di rimuovere dal mio cuore malato tutti i momenti importanti e apparentemente dimenticati, e devo farlo prima che me lo levino dal petto.

    Per il medico, il cuore è semplicemente un muscolo che spinge in avanti il sangue, è solo un muscolo cui è affidata la vita.

    La Scienza è la forza della ragione; s’illude di possedere il seme della Verità, ma forse le sfugge l’essenza stessa della vita. 

    Il ritmo del cuore ha inseguito i miei giorni e scandito i momenti di gioia e delusione. È stato in ogni caso il muscolo più infaticabile del corpo.

    Il cardiologo si mostra freddo e insensibile di fronte a queste mie digressioni e mi ripete:

    …Il trapianto è necessario se vuoi continuare a ragionare, se ti piace vivere; queste sono le condizioni.

    Confesso che la sua calma mi angoscia e mi irrita. La sua freddezza mi terrorizza.

    A questo punto preferirei morire suicida, piuttosto che morire di paura; sarebbe più dignitoso.

    Poi penso che devo affidarmi, devo concedergli di giocare con la mia vita e sperare che me la restituisca. Non ho proprio nessuna scelta. Devo prestargli fede!

    Afferro con forza l'inferriata del letto d'ospedale e i miei occhi fissano il vuoto. Penso all’ansia sofferta nella ricerca di un cuore compatibile, eppure, ora che l’ho trovato, rimpiango già il mio cuore malconcio. L'incertezza e i dubbi mi rendono fragile.

    Tina devia con garbo e astuzia i miei pensieri tristi.

    Lei è nei miei sogni, la danzatrice infaticabile e bella di una volta. La sua età senza tempo non scalfisce l‘armonia del corpo o la dolcezza del suo sguardo.

    Oggi mi capita di vivere più nei ricordi che essere allettato dalle nuove conoscenze; e la consapevolezza del tempo che passa, inesorabile, m'impone una pausa di riflessione.

    Probabilmente si ragiona sulle cose della vita solamente nel momento in cui non si ha più la forza di cambiarle. Ecco perché non sono certo di avere la giusta obiettività per voltarmi indietro.

    Sono stanco. Vorrei distendermi rilassato nel letto e allungare la mano per cercare quella di Tina.

    Mi aspetto che lei, amorevolmente, si accorga e si accosti a rimboccarmi le lenzuola e poi, silenziosa e discreta, esca socchiudendo la porta.

    Nella stanza ora regna un silenzio ovattato. A occhi chiusi frugo nella mente.

    I ricordi affiorano e spariscono alla stessa velocità. Le sensazioni gratificano e angosciano al contempo.

    Vecchi e nuovi colori accendono la mente e frullano in un mare di ricordi, s'immergono e poi affiorano.

    Mi pare di navigare nel mezzo di una tempesta.

    Il silenzio nella stanza è rotto di tanto in tanto dal barbugliare dei miei sospiri affannati, dalle mie parole mozze. Mi dimeno e sudo.

    Ho desiderato e avuto tanto nella mia vita. Ho incontrato tante persone per la mia strada ed ho scambiato amore con quelle che mi sono rimaste più care, ma i sentimenti e i ricordi più forti sono rimasti nascosti e protetti da una ‘parola chiave’.

    Ho sempre considerato il cuore come uno scrigno segreto, capace di conservare ogni palpito, ogni pensiero, ogni sensazione. E’ forse giunto il momento di levare le chiavi dallo scrigno in sfratto e trasferire tutto il contenuto nel nuovo.

    Il calore, che mi offre la mano carezzevole di Tina, mi agevola a trovare il senso dei ricordi, a cercare la catarsi e a spingermi nel limbo dei pensieri.

    Tra me e Tina c’è il silenzio, forse l’attesa di un evento, ma non provo ansia per questo.

    Tra noi c’è sempre stato un dialogo subliminale in cui le parole sembravano non indispensabili.

    Tina mi ha sempre dato serenità nei momenti cruciali e la vita insieme ha mescolato le nostre anime. Con gli anni siamo diventate due facce della stessa persona e perciò ho sempre considerato Tina come l’altra parte di me. Mai, ho concepito un’esistenza senza di lei. Mai, la noia della convivenza ha scatenato l’intolleranza.

    A un tratto, il silenzio si rompe definitivamente e un medico entra nella stanza con un'invadenza che gli sembra dovuta. I suoi modi sono sbrigativi, ma non arroganti, e legittimati da un sorriso tirato e cortese. Tina rimane fuori ad aspettare, come in punta di piedi, chiudendosi alle spalle la porta.

    Buonasera, Antonio, come va? esordisce il dottore.

    L’avevo visto già tante volte e non ricordavo mai il suo nome. Egli aveva uno sguardo deciso e leale, ma i suoi occhi sembravano gettarsi addosso senza pietà.

    Mi stropiccio forte il viso.

    Bene, dottore, sto bene… almeno spero! Gli rispondo. Lei piuttosto che mi dice?...Guardi che mi aspetto sincerità!

    Sapevo che non mi avrebbe deluso, perché, già in altre occasioni, aveva parlato senza giri di parole e, brutalmente, aveva spiattellato le mie reali condizioni di salute.

    Mi dice: Allora, è pronto per il patibolo?

    Veramente non ancora, spero sempre in un'amnistia! Rispondo.

    Ride e poi:

    Guardi che lei non è il colpevole ed io non la sto giustiziando; quello che dovrò fare è solo sostituirle il suo vecchio cuore malandato con uno perfettamente funzionante.

    Dottore, mi perdoni, ma se proprio devo esserle sincero avrei preferito che continuasse a funzionare il mio vecchio cuore.

    Ha ragione! Certo, sarebbe stato meglio; ma lei non può decidere, se ci tiene alla pelle! Purtroppo non mi pare abbia altra scelta. La sua nave sta andando a fondo perché c’è una grossa breccia e la stiva si sta allagando. Vedrà che, appena chiuderemo la falla, riemergerà pronto a navigare.

    Sono una vecchia nave malconcia, dottore! Pensa che basterà solo una riparazione per farla tornare a navigare?

    Nel mare della vita affondano anche navi più veloci e più nuove dice, con aria celebrativa e pomposa. Non lo dico per incoraggiarla Antonio. Mi creda! Il compito mio è quello di riparare quello che è possibile riparare, poi il destino farà il resto.

    Va bene! Dottore, lei è sempre convincente. La mia è una battaglia persa. Ripari pure questa mia nave, sarò nelle sue mani.

    Guardi Antonio, che a volte un solo giorno di navigazione può dare le emozioni di mille viaggi. Si affidi con serenità, solo questo è importante al momento.

    D’accordo dottore, faccia il meglio per me!

    Una veloce svista alla cartella, un attimo di riflessione e poi, con un sorriso benevolo, mi chiede:

    Che lavoro faceva, Antonio? Immagino che ora è in pensione?

    Facevo l’antiquario, dottore, anzi la mia vera passione è sempre stata quella dell’orologiaio. Riparavo anch’io i delicati meccanismi che avevano segnato il tempo. Proprio come fa lei! Tuttavia non l'ho mai considerato un lavoro; mi piaceva farlo e perciò non mi è mai costato fatica. Sono stato fortunato a lavorare per passione, perciò non ho mai smesso.

    Certo che la sua è stata una fortuna. Magari, se così fosse per tutti!

    Anche lei però fa un lavoro importante. Questo non la entusiasma?

    A dire il vero, non sempre...

    Pensi che avevo immaginato che il lavoro del medico fosse certo una missione impegnativa dissi con un sorriso impertinente …ma che riservasse privilegi e onori.

    "Lei ha ragione, in teoria, ma l'essere umano non è solo buono e disponibile con i suoi simili. L’uomo ha anche dei difetti. È presuntuoso, arrogante, ambizioso. Il medico è un uomo e non si sottrae a questa legge. Può essere un buon missionario che

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