Quattro zampe nel cuore
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Brevi storie reali che diventano surreali agli occhi di chi non immagina come possano essere frenetiche, divertenti, confusionarie le giornate in una famiglia composta in gran parte da esseri pelosi.
Un libro nato come raccolta fondi per i volontari che, mettendoci spesso del loro, tentano di arginare il problema randagismo nel nostro paese.
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Anteprima del libro
Quattro zampe nel cuore - Lidia Trianti
Natale
Prefazione
Perché scrivere un libro?
Bella domanda, non aspettatevi una risposta: non ce l'ho.
Ho sempre scritto, fin da ragazzina, sui banchi di scuola.
Per la gioia dell'insegnante di Italiano io scrivevo.
Pagine e pagine di testo, con scrittura infantile e una buona dose di errori ortografici.
Nel mio immaginario, una volta cresciuta, sarei diventata un'astronauta.
Si perché, nonostante la mia propensione a scrivere, non ho mai pensato sarebbe diventato il mio lavoro.
Infatti non lo è.
Negli anni, i miei scritti sono serviti a condividere le mie avventure domestiche con gli amici.
Perché la mia famiglia è strana, enorme, chiassosa e, in buona parte pelosa.
Sono madre di due figli bipedi, normali ragazzi vissuti, poco normalmente, in mezzo agli animali.
Tanti, di tutti i generi, ma principalmente cani.
Cani miei, in stallo, trovati per strada e custoditi il tempo necessario a trovargli una famiglia, cani malati che necessitavano cure che una struttura non poteva in quel momento offrirgli.
Animali di tutte le età, con tre zampe al posto delle canoniche quattro, un solo occhio o perfettamente sani hanno percorso con noi un pezzo di strada, lasciandoci sempre qualcosa di cui valesse la pena parlare.
Una piccola parte di loro, facendo comunella con gli amici storici della nostra tribù, mi hanno convinto che le loro storie potessero aiutare chi, come noi, ha scelto di occuparsi in prima persona di queste anime dimenticate.
Da questa idea nasce questa collezione di aneddoti, condividere su larga scala ciò che finora ha fatto sorridere, a volte ridere a crepapelle, pochi intimi.
Se ridere allunga la vita vi offro la fonte dell'eterna giovinezza.
Voi in cambio, leggendo questo libro, offrirete assistenza a molti dei cani di nessuno che popolano il nostro paese.
È per loro che una volta in più scrivo, con la speranza di racimolare quegli spiccioli che a volte fanno la differenza fra la loro vita e la loro morte.
Buona lettura!
Lidia Trianti
Il mio posto nel mondo
Ancora un po di tempo
Devo aspettare ancora un po di tempo.
Cosa vuoi che sia un altro poco di tempo.
Un battito d'ali e guarderemo di nuovo insieme l'orizzonte.
Uno fianco all'altro, senza proferir parola.
Poiché laddove i cuori battono all'unisono, la bocca cessa di esprimer verbo.
Sarà facile riconoscerci.
Anche sotto nuove forme o con nuove vesti, ma sempre noi.
Sogno il giorno in cui arriverai.
Viaggeremo in mezzo alle urla del mondo
ma tu sentirai distintamente la mia voce.
Sarà il cuore a portarti da me, perché l'uomo può cercare di dividere ma è il destino che sempre riunisce.
Aspetto quel giorno come un bambino aspetta la mattina di Natale.
Conto i secondi, so che arriverai.
Aprirai questa gabbia e staremo finalmente insieme.
Killer
Quando l'apparenza inganna
Mi sto godendo il sole di Maggio, il lavoro in scuderia in questo periodo è
spossante e approfitto di questa pausa per sistemare i finimenti dei
cavalli ricoverati presso la struttura.
Maggio è ormai inoltrato e il sole scalda il cuoio scurito dall'uso.
L'aria è satura di una fragranza dolce che fin da bambina amo.
Rigiro fra le mani sporche di grasso delle redini cercando, con movimenti
lenti, di ammorbidirle.
Mi piace questo lavoro che posso svolgere all'aperto.
I rumori della clinica sono lontani, soffusi; un cavallo si rotola
all'interno del suo box.
Il rumore spaventa un passerotto occupato a mangiare i semi
caduti sul piazzale, scappa veloce in un frullare d'ali per poi posarsi al sicuro poco più in là.
Sento dei passi che si avvicinano ma non ho voglia di girarmi a guardare chi
sta arrivando, un camice bianco entra nel mio campo visivo.
Alzo la testa e riconosco uno dei colleghi che lavorano presso clinica
chirurgica.
Non ricordo il nome, troppi colleghi e troppo poco tempo per fare amicizia
nei soli due mesi che ho lavorato qui.
"Puoi venire in reparto? Il Professore ti cerca.".
Un notizia che preferivo non sentire.
Le mani unte e sporche, i pantaloni non proprio puliti, gli scarponi che uso per lavorare non sono ciò
che avrei voluto indossare.
Andare a parlare con il capo, in mezzo a un reparto pieno di gente con il camice immacolato, conciata così mi imbarazza.
La sala visita è come sempre affollata: studenti, medici, anestesisti e pazienti stesi in barella,
o adagiati su teli verdi posti sul pavimento, In attesa di essere addormentati
o risvegliati riempiono ogni angolo disponibile; l'impressione che da sempre mi dona questa sala è di
disordine organizzato.
Il gruppo più numeroso è quello che mi sta aspettando.
Fra tutti svetta per altezza il capo, ormai prossimo alla pensione intimorisce
leggermente per i suoi modi bruschi anche se cordiali.
Alza gli occhi mentre entro e, con la testa fa cenno di avvicinarmi.
"Sei tu che cerchi un cane? Questo è appena arrivato. Il canile è disposto a farlo operare solo se trova
una collocazione immediata".
Mi accorgo che il gruppo circonda una barella, su di essa una sagoma color nocciola giace immobile con occhi chiusi.
Il leggero tremito che la scuote a tratti è l’unico segno del suo essere sveglio.
Il corpo è ricoperto di cicatrici, alcune fresche altre in via di guarigione.
Un frammento bianco rossiccio spunta da un lato della coscia, croste brunastre
coprono gran parte del corpo.
Mi sento emotivamente impreparata a ciò che vedo.
Non ho timore del sangue, ne ho visto tanto nei lunghi anni di volontariato
presso la Croce Rossa, ma la scena è ciò che di più pietoso ho visto negli ultimi anni;
la voglia di conoscere il perché di quelle lesioni si mescola al timore di
domandarlo, non sempre si vuole davvero conoscere