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La formazione capacitante degli operatori delle RSA
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E-book120 pagine1 ora

La formazione capacitante degli operatori delle RSA

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Info su questo ebook

Questo Quaderno Anchise n. 3 vuole fornire strumenti nuovi a chi si occupa di formazione degli operatori che lavorano con gli anziani, in particolare quelli fragili e con demenza.

Viene presentato il contributo che l'ApproccioCapacitante® ha sviluppato anche in questo campo, offrendo al Lettore i trucchi del mestiere nati dall'esperienza dell'Autore e illustrati con esempi della pratica professionale.
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2018
ISBN9788827824788
La formazione capacitante degli operatori delle RSA

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    Anteprima del libro

    La formazione capacitante degli operatori delle RSA - Pietro Enzo Vigorelli

    633/1941.

    Prefazione

    Nei Quaderni Anchise precedenti siamo partiti dalla riflessione sul corpo e la cura (Quaderno n.1), descrivendo alcuni strumenti utili per rendere l’operatore consapevole dell’importanza del proprio corpo nella cura e del coinvolgimento, inevitabile e positivo ma da gestire con sapienza, dell’io personale oltre che di quello professionale nell’attività assistenziale. Nel secondo Quaderno è stata messa a fuoco la relazione formativa tenendo presente soprattutto il punto di vista del formatore.

    In questo terzo Quaderno sulla formazione capacitante l’argomento, come già nei precedenti, viene affrontato in modo molto esperienziale. Non si tratta di un manuale ricco di informazioni ma di un testo che mette in risalto i contributi innovativi e specifici che l’ApproccioCapacitante® offre a chi si occupa di formazione degli operatori nelle case per anziani (e non solo).

    Il Lettore potrà restare sorpreso per i numerosi esempi e riferimenti derivati dalla mia esperienza di formatore. Il motivo della scelta è semplice: il valore speciale di questo breve testo sta proprio nel condividere esperienze, nel trasmettere l’arte di formare, i cosiddetti trucchi del mestiere così come via via li ho scoperti. Ciascuno poi cercherà di trovare uno stile di formazione personale, quello che gli è più congegnale. Sta al Lettore far proprio quello che gli può essere utile e mettere da parte il resto.

    Questo Quaderno, come i precedenti, è arricchito anche da importanti contributi di altri Autori.

    Angelo Roncari, una voce autorevole nata al di fuori del Gruppo Anchise, presenta il formatore come esperto dei processi di apprendimento; Alberto Latorre propone alcune riflessioni sulla formazione all’ApproccioCapacitante® utilizzando l’approccio stesso. Nell’ultimo capitolo come di consueto si può leggere il testo di una conversazione professionale: Ilaria Pacifico parla con un’anziana signora che vive con una demenza di grado moderato. Il testo suggerisce importanti spunti di riflessione sul rapporto paritario e la saggezza di una grande anziana con demenza di grado moderato, sulla vita, la vecchiaia e la morte. Ne discutono, permettendosi la libera espressione del proprio io personale, oltre che Pacifico e Vigorelli, Alberto Latorre, Elena Giachetti, Emanuela Botticchio e Angerlo Forti.

    Capitolo 1. Le tre monete

    Il formatore capacitante deve essere consapevole di avere un patrimonio specifico di competenze da utilizzare nella formazione, ha tre monete da spendere:

    una proposta innovativa

    un metodo innovativo

    un’esperienza da condividere

    Una proposta innovativa

    Spesso l’oggetto della formazione è l’ApproccioCapacitante® stesso, quindi la novità consiste nel messaggio che il formatore possiede e che intende trasmettere agli allievi.

    Un metodo innovativo

    In tutti i casi in cui svolge attività formativa (anche su temi diversi dall’ApproccioCapacitante®) il formatore ha un’altra novità da offrire: il metodo capacitante nel fare formazione.

    In particolare, l’ApproccioCapacitante® offre numerose tecniche specifiche per favorire

    la partecipazione attiva,

    la consapevolezza dei partecipanti,

    il coinvolgimento dell’io personale del formatore,

    la focalizzazione sulla parola,

    la focalizzazione sull’esperienza,

    la focalizzazione sui risultati,

    la focalizzazione sulla felicità possibile nel qui e ora dell’evento formativo.

    Abbiamo cominciato a parlarne nel Quaderno n. 1 Il corpo e la cura e nel Quaderno n. 2 La relazione formativa e proseguiamo con questo Quaderno n. 3. Il coinvolgimento attivo e personale degli operatori, l’attenzione alle parole che dicono nel qui e ora della formazione o che riferiscono dalla loro attività di assistenza (là e allora) rendono ogni ora di formazione sempre nuova e saldamente ancorata all’esperienza.

    Un’esperienza da condividere

    La terza moneta che il formatore capacitante ha a disposizione non è meno importante delle prime due: è se stesso.

    Infatti l’ApproccioCapacitante® suggerisce al formatore di mettere in gioco non solo il proprio io professionale (quello di operatore e di formatore) ma anche il proprio io personale, naturale. Così come invita l’operatore a rendersi conto che un pizzico di coinvolgimento personale è utile per migliorare l’assistenza e per ottenere maggiore soddisfazione dal proprio lavoro, allo stesso modo invita il formatore a mettersi in gioco anche a livello personale, a condividere non solo le conoscenze professionali ma anche la propria esperienza con gli anziani e la propria esperienza di vita.

    La disponibilità del formatore a rivelare qualcosa di se stesso favorisce un atteggiamento analogo da parte dei partecipanti. Inoltre, in questo modo ogni evento formativo risulta originale e nuovo.

    I risultati che si ottengono con una formazione capacitante non dipendono solo dalle conoscenze che vengono trasmesse ma dipendono anche dall’opportunità di vivere un’esperienza, di condividere un’esperienza relazionale tra gli operatori e il formatore.

    Capitolo 2. Metodologia formativa

    Come ho già spiegato nella Prefazione, in questo testo sarò molto personale e mi soffermerò solo sugli aspetti della formazione che fanno riferimento all’Approccio capacitante. Parlerò di Identità molteplici, di percorso formativo, dei tre pilastri della formazione capacitante, degli interventi del formatore e della consapevolezza. Nell’ultima parte, Guidare o seguire l’aula?, prendendo spunto dalla mia esperienza, sintetizzo gli aspetti più rilevanti del modo capacitante di fare formazione.

    1.Sulle Identità molteplici

    Siamo così abituati a comportarci in modo professionale quando lavoriamo e in modo familiare quando siamo in famiglia che neppure ci accorgiamo che nelle due situazioni viviamo indossando due diverse identità. Tutto cambia.

    Cambia l’abbigliamento, cambiano la postura, il modo di muoversi e il tono di voce. Cambiano addirittura pensieri, emozioni e principi di riferimento. Siamo la stessa persona ma siamo anche due persone diverse. È importante rendersene conto e uno degli obiettivi della formazione è di favorire questa consapevolezza.

    I tre livelli

    Chi fa formazione deve tenere presenti le Identità molteplici a tre livelli:

    l’anziano smemorato e disorientato

    l’operatore

    il formatore

    L’anziano smemorato spesso vive un’identità che è appropriata nel mondo possibile in cui lui vive ma che appare inadeguata nel mondo possibile in cui vive l’operatore. L’anziano, inoltre, non è consapevole dell’identità che mette in gioco e non può sceglierla e gestirla consapevolmente. Tra le sue numerose identità (nonno, padre, figlio, ragazzo, lavoratore, anziano…) quelle di cui più ci occupiamo sono il suo io sano e il suo io malato (v. oltre).

    Anche l’operatore ha numerose identità stratificate e compresenti nel suo sé. Quelle di cui più ci occupiamo sono il suo io professionale e il suo io personale (o naturale). Ne abbiamo già accennato nel Quaderno n. 1.

    Per svolgere al meglio l’attività di formazione, è bene che anche il formatore sia consapevole delle proprie Identità molteplici. In questo modo potrà favorire una analoga consapevolezza negli operatori.

    Le Identità molteplici degli anziani, degli operatori e dei formatori

    Un’anziana signora chiama mamma un’operatrice che la accudisce con gli stessi gesti con cui si accudisce un bambino, per esempio quando la imbocca o le cambia il pannolone.

    Un’altra anziana si guarda nello specchio ed esclama: chi è quella brutta vecchia!

    Un’altra ha fretta di andare a casa perché i bambini sono restati soli e deve preparare la cena.

    In questi casi per l’operatore è abbastanza automatico riconoscere i segni di disorientamento tipici delle demenze ed etichettare la persona come demente: è l’io malato quello che emerge nell’interlocutore. Osservare però l’anziano da questo punto di vista è di scarsa utilità: serve solo a confermare una diagnosi già nota. L’Approccio capacitante, invece, propone di prendere in considerazione l’io sano che si sta esprimendo in quelle stesse situazioni: un’anziana-bambina che riconosce l’accudimento materno; un’anziana-giovane che si distingue dai vecchi, un’anziana-mamma che si preoccupa

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