Crescere emotivamente competenti: Proposte dalle scuole della Svizzera Italiana
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La scuola, la più importate agenzia educativa, è stata viceversa fino ad oggi troppo indaffarata ad insegnare verbi, coniugazioni, date storiche, algoritmi matematici e quant’altro, per potersi occupare anche di questo dettaglio.
Ma il punto è che nulla si vuole togliere al ruolo educativo della scuola in fatto di insegnamento/apprendimento di verbi, coniugazioni, date storiche, algoritmi matematici e quant’altro. E soprattutto, nulla si vuole aggiungere al già oneroso lavoro degli insegnanti: non si propone di insegnare anche le emozioni, al contrario, si propone di insegnare con le emozioni.
Il volume ha questo specifico obiettivo, guidare gli insegnanti ad insegnare con le emozioni, con il più ampio e lungimirante fine di “formare le persone” come individui competenti e consapevoli, e non soltanto di dotarle di cultura e/o informazioni.
La necessità che la scuola rivisiti i suoi programmi formativi con questo obiettivo è sentita già da alcuni anni in molte parti del mondo, e come ben illustrano gli autori, vi sono già realtà abbastanza avanzate di Social Emotional Learning negli Stati Uniti. Alcune di queste esperienze sono già state adottate da diversi anni dagli autori nella Svizzera Italiana, consentendo certamente loro di raccogliere il meglio in questo volume.
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Anteprima del libro
Crescere emotivamente competenti - Davide Antognazza
Davide Antognazza
Crescere emotivamente competenti
Proposte dalle scuole della Svizzera Italiana
collana Risorse Didattiche Digitali
DIGITAL DOCET
Davide Antognazza
Crescere emotivamente competenti
Proposte dalle scuole della Svizzera Italiana
Collana Digital Docet: Risorse didattiche digitali
© 2016 Digital Index Modena www.digitalindex.it
ISBN 9788899283087
versione 1.3 - Febbraio 2016
www.digitaldocet.it/crescere-emotivamente-competenti
Nell'eventualità che citazioni o illustrazioni di competenza altrui siano riprodotte in questo volume, siamo a disposizione degli aventi diritto che non si sono potuti reperire: info@digitalindex.it
Si ringrazia per l'editing Maria Grazia Falgiano.
Collana Digital Docet: Risorse Didattiche Digitali
Diretta da Silvia Sbaragli
La collana presenta studi e proposte derivanti dalla didattica delle diverse discipline tesi a fornire agli insegnanti in formazione iniziale ed in servizio, di tutti i livelli scolastici, una lettura utile per acquisire professionalità e per interpretare le situazioni d’aula. I contributi presentati hanno un forte carattere sia teorico sia empirico e puntano sulle riflessioni di ricerca che si trasformano in strumenti efficaci per la realizzazione di buone
situazioni di insegnamento-apprendimento.
www.digitaldocet.it
Prefazione di Antonella D'Amico
Ho il piacere di introdurre il lettore all’approfondimento su un tema, quello delle emozioni, che mi sta particolarmente a cuore
. Ma cosa vuol dire che le emozioni mi stanno a cuore
? Vuol dire che scelgo di occuparmene, le considero importanti, dedico loro la mia attenzione, sono disposta ad impegnare il mio tempo e le mie energie per tutelarle, proteggerle, educarle.
Ecco, è tutto qui, semplicissimo e complicatissimo.
Nonostante le abilità e competenze emotive siano quello che fa di noi persone sane ed adattate o infelici e disadattate, e nonostante esse siano tra le più importanti life skills, il loro insegnamento/apprendimento è stato per anni affidato alla fortuna di avere una famiglia, un parente o un amico particolarmente illuminati, che ci indicassero la strada.
La scuola, la più importate agenzia educativa, è stata viceversa fino ad oggi troppo indaffarata ad insegnare verbi, coniugazioni, date storiche, algoritmi matematici e quant’altro, per potersi occupare anche di questo dettaglio.
Ma il punto è che nulla si vuole togliere al ruolo educativo della scuola in fatto di insegnamento/apprendimento di verbi, coniugazioni, date storiche, algoritmi matematici e quant’altro. E soprattutto, nulla si vuole aggiungere al già oneroso lavoro degli insegnanti: non si propone di insegnare anche le emozioni, al contrario, si propone di insegnare con le emozioni.
Il volume ha questo specifico obiettivo, guidare gli insegnanti ad insegnare con le emozioni, con il più ampio e lungimirante fine di formare le persone
come individui competenti e consapevoli, e non soltanto di dotarle di cultura e/o informazioni.
La necessità che la scuola rivisiti i suoi programmi formativi con questo obiettivo è sentita già da alcuni anni in molte parti del mondo, e come ben illustrano gli autori, vi sono già realtà abbastanza avanzate di Social Emotional Learning negli Stati Uniti. Alcune di queste esperienze sono già state adottate da diversi anni dagli autori nella Svizzera Italiana, consentendo certamente loro di raccogliere il meglio in questo volume.
Parlare di emozioni può essere molto semplice, perché pressoché tutto intorno a noi è esperienza emozionale, e può esser molto complesso, perché nell’affrontare questa tematica è necessario non perdere mai di vista la sottile linea di demarcazione tra ciò che può essere gestito ad un livello educativo e pedagogico, e ciò che richiede un occhio e delle competenze di carattere psicologico se non medico. Un secondo livello di complessità, nel parlare di emozioni, è dato dall’enorme mole di letteratura di natura psicologica, pedagogica, neurofisiologica, di cui oggi disponiamo in fatto di emozioni.
In questo senso, trovo che gli autori siano riusciti nel volume:
1. a parlare di emozioni nel modo giusto volendo rivolgersi agli insegnanti, attenti ai tempi ed agli spazi che la l’organizzazione scolastica scuola può concedere
ad un lavoro sulle emozioni;
2. a definire qual è e quale non è il ruolo che un insegnante può e deve esercitare, e le competenze che un insegnante può e deve possedere in fatto di emozioni;
3. a parlarne in riferimento ad uno specifico modello teorico, ma senza precludere il contributo che tanti altri autori e modelli teorici stanno dando in questi anni in questo campo.
In relazione al punto 1, nel volume vengono dati numerosi suggerimenti sullo svolgimento di attività che possono essere facilmente realizzate in classe per avviare percorsi di educazione emotiva. Tuttavia, ancor più delle singole attività, risulta particolarmente efficace l’esortazione a dare dare cittadinanza
alle emozioni in classe (cap. 2), non perdendo di vista, come avviene per l’insegnamento-apprendimento delle altra discipline, che anche l’educazione emotiva necessita di sistematizzazione (es. calendarizzazione e sistematizzazione delle attività) per poter avviare un’adeguata generalizzazione degli apprendimenti. Al contempo, estremamente valido risulta il suggerimento ad avviare una didattica delle emozioni "embedded", che corrisponda al concetto di insegnare con le emozioni accennato in precedenza. Portare il bambino a riflettere sul contenuto emozionale delle opere che sono oggetto di studio (es. opere artistiche o letterarie) o addirittura allo stato emotivo che ha guidato un personaggio storico, della letteratura o delle scienze, a compiere le sue gesta, fa sì che le emozioni diventino un’attività intrinseca al momento di studio e non un momento altro
rispetto ai contenuti disciplinari.
Una discussione approfondita sul punto 2, meriterebbe forse un altro volume, per i motivi che cerco brevemente di sintetizzare. Le emozioni sono patrimonio di tutti e, come dicono gli autori, sono ospiti di cui bisogna occuparsi
sempre: questo vale per tutti gli alunni, in condizioni di normalità ed in assenza di patologia. Ma la scuola, com’è noto, accoglie anche una moltitudine di alunni che, per ragioni di natura sociale, familiare o neurobiologica, presentano anche bisogni educativi speciali, transitori o cronici. Per questi alunni, l’attenzione alla sfera emotiva a volte rischia di condurre l’insegnante in territori che non sono di sua specifica competenza.
Cercare di dare un significato all’esplosione di un comportamento di rabbia di un alunno o ad un suo disegno particolarmente toccante, confortarne un altro che esplicitamente confida esperienze dolorose vissute in contesti familiari o extrafamiliari, sono situazioni che gli insegnanti si trovano spesso a dover gestire anche in assenza di un’attività mirata all’educazione emotiva. In presenza di attività specifiche sulle emozioni, la frequenza di episodi di questo tipo tende naturalmente ad aumentare e l’insegnante si può trovare investito da un carico emotivo che potrebbe non essere nella condizioni di gestire, per il suo ruolo, per le sue competenze, per il contesto in cui si trova. Per questo, come viene giustamente sottolineano dagli autori, è bene che le proposte di questo volume vengano gestite ad un livello che non vada oltre quello educativo. Ciò non toglie che l’insegnante debba fare tesoro dei segnali emersi nel corso delle attività, importantissimi per la prevenzione e l’individuazione precoce delle situazioni di rischio. In questi casi il lavoro di rete tra l’insegnante, l’equipe psicopedagogica e/o i presidi sanitari è fondamentale, e va anzi sempre più potenziato (in quanto purtroppo piuttosto carente in moltissime realtà scolastiche, soprattutto in Italia).
Altrettanto complesso è sintetizzare in poche parole un riflessione in merito al punto 3. In questi anni si è assistito ad un prolificarsi di modelli e strumenti intorno al tema dell’educazione emotiva e dell’intelligenza emotiva. Al di là dei modelli che rientrano sotto l’etichetta di educazione emotiva o intelligenza emotiva (che sono già piuttosto numerosi), si può dire che la più larga percentuale di studi e contributi della Psicologia e delle Pedagogia si siano di fatto da sempre occupati di emozioni. In questo scenario, benché gli autori abbiano scelto il modello di Goleman quale framework per la costruzione di un percorso didattico, giustamente non hanno trascurato i contributi che provengono da studi basati su modelli teorici alternativi.
Ne è un esempio tangibile il fatto di aver richiesto a me la redazione di questa prefazione, dal momento che i miei studi si sono fino ad ora incentrati sul modello di abilità definito da Mayer e Salovey (1997).
Di fatto, le differenze tra i diversi modelli di Intelligenza emotiva oggi più noti nella letteratura sono molto profonde sotto il profilo epistemologico e soprattutto sotto il profilo psicometrico. Solo per fare un esempio, mentre Goleman propone un concetto di Intelligenza emotiva basato su un misto di abilità, competenze personali e dimensioni di personalità, nel modello di abilità di Salovey e Mayer si enfatizza e circoscrive solo la dimensione cognitiva di elaborazione dell’informazione emotiva, separata da aspetti disposizionali o di personalità (per un approfondimento si vedano De Caro e D’Amico, 2008, e D’Amico, 2013).
Tuttavia, è pur vero che sul versante educativo sia le proposte basate sui modello di Goleman che quelle basate sui modelli di Salovey e Mayer presentano ampi spazi di sovrapposizione: ad esempio, pressoché tutte le proposte partono da attività sul riconoscimento delle espressioni facciali delle emozioni, che di fatto storicamente precedono le teorizzazioni sull’Intelligenza Emotiva e che ne costituiscono comunque solo uno degli aspetti.
In questo senso, parafrasando quanto prima detto in fatto di emozioni, è possibile dire che, tutti i modelli teorici possono avere cittadinanza
nell’auspicabile obiettivo di avviare percorsi di educazione emotiva nel contesto scolastico, in quanto ognuno può offrire un contributo prezioso in ciascun particolare contesto.
Sarà poi la ricerca evidence based a dirci, in ciascun contesto, ordine e grado scolastico, quali possano essere i percorsi più indicati.
Intanto, a scuola, è ora di dare spazio alle emozioni
.
Buona lettura.
Antonella D'Amico
Ph.D. in Psicologia, Ricercatore
Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione
dell’Università degli Studi di Palermo
&
Presidente MetaINTELLIGENZE ONLUS
Centro Studi Internazionale
www.metaintelligenze.it
Introduzione
Un nuovo testo sulle emozioni, anzi, come vedremo più precisamente, sull’educazione socio-emotiva. Un altro libro, dunque, che parla di un tema sviscerato e analizzato ormai da diversi anni e secondo diversi punti di vista. Ce n’è davvero bisogno? Secondo noi, sì!
L’idea nasce da una serie di circostanze e considerazioni. Il tema dell’intelligenza emotiva, e di conseguenza la sua declinazione pedagogica in educazione socio-emotiva, riscuote un grandissimo interesse tra docenti, genitori e istituzioni scolastiche. D’altro canto, i testi in lingua italiana sul tema presentano di norma una serie di attività (gli uni) o alcuni punti di vista teorici (gli altri) caratterizzati da pochi contatti con la ricerca e con il movimento del SEL (Social and Emotional Learning, così è definito in ambito internazionale), che invece lega le proposte di attività pratiche con un forte sfondo teorico di riferimento. Unitamente a ciò, la questione della gestione emotiva
, che gli stessi insegnanti dovrebbero esercitare su sé stessi e sulle dinamiche della classe, viene normalmente o tralasciata o affrontata da un punto di vista reattivo – ad esempio in situazioni di bullismo – senza privilegiare quello che riteniamo essere l’approccio fondamentale alla questione, cioè la diffusione di interventi di educazione socio-emotiva che abbiano come scopo lo sviluppo di specifiche competenze nei bambini, l’accompagnamento allo sviluppo di queste competenze nella scuola e, soprattutto, la promozione del benessere emotivo, quale componente fondante per una crescita armonica e sana della persona. Da qui, la nostra visione dell’educazione socio-emotiva come il pezzo mancante
nelle proposte educative degli adulti in generale e dei maestri in particolare.
L’esperienza da noi condotta nella Svizzera Italiana (dfa-blog.supsi.ch/chiamalemozioni/), attiva dal 2007, ci ha confermato nell’idea che, per il grande interesse che la proposta suscita, c’è forte necessità di accostarsi al tema in un modo coerente e durevole, evitando interventi estemporanei e incentrandosi su termini come sistematizzazione, focalizzazione, esplicitazione. Tale metodologia garantisce la messa in campo di metodi più efficaci per l’ottenimento di risultati osservabili e generalizzabili, alla portata di chiunque voglia affrontare il tema con il chiaro obiettivo di migliorare le condizioni di apprendimento, i risultati scolastici degli allievi e il clima di lavoro della propria classe.
L’idea è dunque quella di pubblicare un testo che unisca a un rigore scientifico - in termini di linee guida e risultati di esperienze già condotte a livello internazionale - la descrizione di una serie di attività che possano essere realizzate in classi principalmente della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, o in gruppi che hanno a che fare