La formazione a distanza
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Anteprima del libro
La formazione a distanza - Pietro Vigorelli
operatori.
PRIMA PARTE
Il Quaderno si apre col richiamo ai tre pilastri della formazione capacitante (capitolo 1) e ai tre livelli della formazione (capitolo 2).
Nel capitolo 3 vengono presentati numerosi giochi
che si possono proporre per favorire la realizzazione dei tre pilastri citati.
Nel capitolo 4 vengono presentate e confrontate tra di loro alcune delle numerose forme di FAD possibili.
CAPITOLO 1: I tre pilastri della formazione capacitante
Nel Quaderno Anchise n.3 (QA3) abbiamo già presentato i tre pilastri su cui si fonda la formazione capacitante degli operatori delle RSA: esperienza, partecipazione, interattività. Conviene quindi riesaminare questi pilastri alla luce dalla nuova condizione, la FAD.
Esperienza
La formazione capacitante privilegia l’aspetto esperienziale, quello del fare e dell’esserne consapevoli, rispetto al conoscere, all’acquisire nuove informazioni.
Intendo la formazione come un incontro tra persone, come un frammento di vita vissuto insieme, come un tratto di strada in cui abbiamo camminato fianco a fianco.
L’esperienza è importante da due punti di vista:
• l’esperienza che ciascun partecipante fa al di fuori della sessione formativa, durante la sua attività lavorativa;
• l’esperienza che ciascun partecipante fa all’interno della sessione formativa.
Per quanto riguarda il secondo punto, i limiti della formazione a distanza sono subito evidenti, tuttavia noi non rinunciamo a organizzare anche la FAD come un’esperienza da vivere e da condividere con i partecipanti, durante le sessioni stesse di FAD.
Partecipazione
Quanto alla partecipazione noi sottolineiamo l’opportunità, per l’operatore, di coinvolgere non solo il proprio io professionale nel processo formativo, ma anche un pizzico di io personale (v. QA1). Un modo per ottenere questo coinvolgimento consiste nel proporre esercizi o giochi che coinvolgano anche il corpo e il movimento del corpo nello spazio, più raramente anche il toccare ed essere toccati. Lo strumento più utilizzato (v. QA1) è costituito dalle Presentazioni a Palla (PP).
Interattività
La nostra formazione è sempre interattiva. E’ importante che la interattività cominci subito, fin dai primi momenti, dall’accoglienza degli operatori in aula e dal contratto formativo. Consiglio di evitare lunghe presentazioni e passerelle di autorità.
Anche a questo livello possono sorgere dei problemi e sono comunque necessari dei cambiamenti, degli adattamenti del metodo.
Mettendoci alla ricerca di soluzioni possibili per affrontare al meglio i nuovi problemi che si pongono, abbiamo fatto ricorso a vari giochi o esercizi che descriveremo nelle pagine che seguono. Ovviamente ci interrogheremo anche per valutare se questi strumenti si sono rivelati efficaci e in linea con i tre pilastri della formazione capacitante.
Come fare?
In questo Quaderno proponiamo alcuni giochi a distanza da proporre in apertura oppure nel corso di una sessione formativa. Sono l’equivalente delle Presentazioni a palla di cui abbiamo parlato nel Quaderno n.1, concepiti per introdurre fin dall’inizio e per rinforzare poi esperienza, partecipazione e interattività nella FAD capacitante.
CAPITOLO 2: I tre livelli della formazione
Le occasioni di fare formazione sono innumerevoli e ho imparato ad approfittarne, a esprimere la mia anima di formatore a diversi livelli.
• Primo livello: nel rapporto con le singole persone (corsi di formazioni per gli operatori e Gruppi ABC).
• Secondo livello: nel rapporto con le istituzioni, tramite consulenze, corsi per i dirigenti, proposta di progetti capacitanti.
• Terzo livello: nei confronti della società in cui vivo, cercando di favorire un cambiamento culturale.
I miei obiettivi sono:
– arricchire e valorizzare l’immagine sociale degli anziani e in particolare di quelli smemorati e disorientati;
– suscitare una nuova consapevolezza di quello che succede nelle RSA, di quanto le cure siano e non siano davvero centrate sulla persona;
– favorire la conoscenza e il confronto tra operatori, far emergere nuove chiavi di lettura dei fenomeni osservati, aprire la mente a nuovi scenari possibili;
– proporre strumenti di parola (tecniche capacitanti) e strumenti organizzativi (progetti capacitanti) per promuovere buone prassi e favorire una convivenza sufficientemente felice tra gli operatori e gli anziani smemorati e disorientati.
Questi obiettivi sono perseguibili a tutti e tre i livelli della formazione.
CAPITOLO 3: I giochi a distanza
Nella presentazione che segue facciamo riferimento a una sessione di formazione continua per formatori capacitanti (16 marzo 2021) in cui sono stati utilizzati in successione tutti i giochi. Nella realtà di altre sessioni il formatore può scegliere uno o più giochi a seconda degli obiettivi che si pone. Li ho chiamati così per invitare il formatore a proporli con serietà ma anche con leggerezza, introducendo nel clima formativo un pizzico di giocosità.
I primi tre giochi possono essere utilizzati per presentarsi, introducendo da subito uno sguardo introspettivo sul proprio mondo interiore.
Il quarto gioco aiuta a focalizzare l’attenzione sul qui e ora, sull’esserci, sulla presenza personale alla sessione formativa.
I giochi dal quinto all’ottavo mettono in scena il corpo (il volto) e il fare (respirare), due componenti importanti della formazione che altrimenti potrebbero essere escluse durante la FAD.
Il nono gioco rimette al centro dell’attenzione il mondo interiore di ciascuno e la consapevolezza delle emozioni.
I vari giochi possono essere proposti singolarmente o in serie, all’inizio della sessione o durante il suo svolgimento.
Gioco 1: Come mi chiamo, presentazione breve
Presentazione
Il primo gioco ricalca fedelmente le classiche Presentazioni a palla anche se si realizza senza scambiarsi un oggetto.
Descrizione
1.Il Formatore dice la consegna:
Adesso invito qualcuno, per esempio Anna, ad accendere il microfono, a presentarsi per nome e a dire il nome di chi vuole invitare a presentarsi.
2.Anna accende il microfono, ripete il proprio nome e si presenta brevemente. Poi invita qualcun altro a presentarsi.
3.Il gioco procede finché tutti si sono presentati e l’ultimo ridà la parola (la palla virtuale) al formatore.
Svolgimento
Durante lo svolgimento del gioco il formatore idealmente fa un passo indietro, cioè evita di intervenire e lascia che il gioco proceda spontaneamente spinto dall’iniziativa degli operatori che rispettano la consegna ricevuta.
Commento
In alcuni casi il formatore può decidere che sia opportuno intervenire per ricordare la consegna, permettere la prosecuzione del gioco, risolvere problemi emergenti o cogliere l’occasione per innestare dei primi contenuti formativi.
Questo primo semplicissimo gioco serve da riscaldamento ed è di facile esecuzione. Nonostante la sua semplicità è già sufficiente per far vivere un’esperienza, per creare interattività (gli operatori si chiamano l’un l’altro) e per favorire la partecipazione, cioè un iniziale coinvolgimento personale: ciascun operatore dice il proprio nome, si presenta e col suo parlare espone se stesso (io personale) all’attenzione degli altri.
Questo primo gioco può essere modulato variamente, a seconda dei partecipanti (sono colleghi che già si conoscono? provengono da strutture diverse? hanno qualifiche e mansioni diverse?) e del tipo d’incontro (è il primo incontro? un incontro intermedio? l’ultimo incontro?).
Il conduttore potrà via via modificare la consegna, chiedendo una presentazione più o meno breve, più riferita agli aspetti professionale o a quelli personali.
Gioco 2: Vorrei ma non posso
Presentazione
Siamo ancora in piena pandemia e dobbiamo confrontarci con le limitazioni nei movimenti, nelle relazioni, nel fare formazione. Con l’Approccio Capacitante siamo abituati a concentrarci sul qui e ora, sulla situazione del momento che stiamo effettivamente vivendo. Dobbiamo quindi assegnare un compito che faccia riflettere sul momento attuale.
Descrizione
1.Il Formatore dice la consegna:
Adesso invito qualcuno, per esempio Donatella, a riflettere sulla situazione che sta vivendo in questo tempo di restrizioni dovute alla pandemia. Vuoi dirci che cos’è che vorresti fare e non puoi fare? Ti chiedo di fare un solo esempio, il più possibile concreto, preciso.
2.Donatella accende il microfono, ripete il proprio nome e dice quello che vuole dire. Poi invita qualcun altro a presentarsi.
3.Il gioco procede finché tutti si sono coinvolti e l’ultimo ridà la parola (la palla virtuale) al formatore.
Svolgimento
Durante lo svolgimento del gioco il formatore idealmente fa un passo indietro, cioè evita di intervenire e lascia che il gioco proceda spontaneamente spinto dall’iniziativa degli operatori che rispettano la consegna ricevuta.
Riflessioni sull’esperienza Dario Ferrario
Abbiamo provato a sperimentarci nel Gioco Vorrei ma non posso durante il percorso di Formazione Continua per Formatori del Gruppo Anchise.
Il conduttore ha lanciato la palla virtuale ad uno dei formatori, chiamandolo per nome, e ha posto una domanda: In questo lungo periodo di restrizioni legate all’emergenza sanitaria, cos’è che vorresti fare e non puoi fare?
Ciascuno, rispondendo a chi gli lanciava la palla virtuale, ha risposto alla domanda.
Questo è ciò che è emerso:
- Abbracciare
Quello che mi manca tanto sia dal punto di vista personale che professionale è abbracciare gli altri. Io in reparto sono quella che abbraccia i pazienti, sblocco la parte emotiva con l’abbraccio… il contatto non c’è più. Quando qualcuno mi chiede un abbraccio e non posso darlo è dura!
- Incontrare amici e parenti
Anche solo fare un pranzo con mia sorella, le mie nipoti, mia suocera, tante persone… ci si incrocia in qualche modo ma non si sta insieme da tantissimo. Mi manca tanto la convivialità.
- Accettare il caffè quando sono in visita domiciliare
Dal punto di vista professionale è tutto molto legato, mi piacerebbe avere più libertà di movimento e di gestione delle situazioni, di decisione… accettare un caffè è un modo per entrare nella famiglia, fermarsi a chiacchierare, è sempre stato un momento bello e mi sento bloccato… bisogna evitare il contatto con tutto, con la tazzina. E’ un aspetto che mi manca!
- Il contatto fisico con familiari e amici
Mi manca la vicinanza fisica, il potersi