L'IO integro: Il ritorno a casa di tutti i frammenti della nostra vita
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Info su questo ebook
sviluppa un forte spirito di ricerca e decide di porsi queste domande: chi sono, che cosa voglio dalla vita e che cosa posso fare per ottenere ciò che desidero.
Il percorso di presa di coscienza é utile per apprezzare l’eredità di conoscenze, saperi, tradizioni che le generazioni che ci hanno preceduto ci hanno regalato, ma anche per poter eliminare tutto ciò che può rappresentare una zavorra che appesantisce la vita.
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Anteprima del libro
L'IO integro - Giovanna Ferrero
GIOVANNA FERRERO
L'IO INTEGRO
Il ritorno a casa di tutti i frammenti della nostra vita
2018
Titolo: L'Io integro
Autore: Giovanna Ferrero
Copyright © 2018
Tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, deve essere preventivamente autorizzata dall’Editore. Nell’eventualità che testi o illustrazioni altrui siano riprodotti in questa pubblicazione, l’autore é a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire. L'autore porrà rimedio, dietro segnalazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.
I° Edizione: marzo 2018
INDICE
PREFAZIONE
PRIMA PARTE
L'ELEFANTE E IL PALETTO
NOI SIAMO UN ALBERO
IL CANE E IL CAMPANELLO
IL RABDOMANTE
SIAMO UN FIUME, NON UNO STAGNO
IL PERCORSO DI UNA GOCCIA DI SANGUE
IL NOSTRO ELDORADO
L’ISTANTE MAGICO
LA CASETTA SULL'ALBERO
SECONDA PARTE
MARIA ovvero LIBERTA' E UBBIDIENZA
IRIS ovvero IL COMPLESSO DI INFALLIBILITA' E ONNIPOTENZA
ANNA ovvero LA VITA ORIZZONTALE
LENA ovvero NASCERE A 16 ANNI
LUIGI ovvero LA VERA PURIFICAZIONE
TERZA PARTE
L’ALBERO CONFUSO
NESSUNA FERITA E' PER SEMPRE
IL CASTELLO FORTIFICATO
DALL’ELEFANTE ALLA TIGRE
LA STRADA NUOVA
D’ORA IN POI
RINGRAZIAMENTI
PREFAZIONE
L'IO INTEGRO
L’io integro, un titolo assolutamente perfetto rispetto al contenuto del testo. Già questa scelta ci illumina riguardo alle peculiarità della dottoressa Giovanna Ferrero, professionista preparata, sensibile e creativa.
Infatti se ricerchiamo l’etimologia delle parole io ed integro, scopriamo che io come pronome indica la prima persona singolare e come sostantivo1’uomo che ha coscienza di se stesso e del proprio mondo, mentre integro significa completo degli elementi relativi alla propria interezza e funzionalità, inoltre indica cosa o persona di qualità e consistenza purissima e uomo d’intemerata ed ineccepibile onestà.
Inoltre integro deriva dal latino intĕger ed è composto da in: dentro e tangĕre che si traduce, fra l’altro, con toccare, prendere, gustare, estendersi fino a, ricordare, intraprendere. Integĕr si traduce con non toccato, intero, non ferito, indenne, non svigorito, non diminuito, nuovo, intellettualmente sano, non prevenuto, calmo, incorrotto, onesto, puro, virtuoso, mentre in latino intégrităs: vuol dire, fra l’altro interezza, pienezza, completezza di sensazioni, totale presenza a se stessi nella mente e nei sensi.
Dunque si può dire integra la persona che non si Iascia rubare l’esistenza da chi, anche con amore, gli sta accanto, chi non proietta sugli altri parte della sua essenza e così facendo si priva di una parte di sé, chi mantiene salda la propria presenza resistendo alle pressioni degli altri, chi sviluppa un forte spirito di ricerca e decide di porsi queste domande: chi sono, che cosa voglio dalla vita e che cosa posso fare per ottenere ciò che desidero. Un metodo per dare risposta a queste domande può essere un percorso che ha come inizio una riflessione che riguarda le proprie famiglie d’origine, come secondo momento una serena valutazione della propria vita e come conclusione un’attenta considerazione dei propositi che si hanno rispetto al futuro. Questo percorso di presa di coscienza é utile per apprezzare 1’eredita di conoscenze, saperi, tradizioni che Ie generazioni che ci hanno preceduto ci hanno regalato, ma anche per poter eliminare tutto ciò che può rappresentare una zavorra che appesantisce la vita.
La dottoressa Ferrero ci mostra attraverso archetipi, casi, storie simboliche come sia sempre possibile tornare ad uno stato di integrità, di scoperta del vero io, anche dopo la frantumazione della nostra individualità a causa degli accadimenti vissuti. L’autrice afferma: Ognuno di noi ha la capacita di autoascolto, ognuno ha occhi e orecchie interiori da usare al meglio, da allenare con costanza, perché é indispensabile conoscere e capire cosa avviene in noi
¹
I1 prerequisito opportune in questo itinerario interiore é il grado di coscienza che si possiede rispetto alle persona1i preferenze, risorse, intuizioni, emozioni, alla conoscenza dei punti di forza e dei limiti individuali, alla fiducia e alla sicurezza nel valore delle proprie potenzialità, alla padronanza degli stati d’animo, all’adattabilità al cambiamento.
L’autrice ci indica una strada nuova per riprendere i frammenti grandi e piccoli del nostro io, rimasti qua e là
... Ovviamente, quando si cerca di cambiare strada, le resistenze interiori ed esteriori sono spesso molto forti e non facilmente superabili
?²
"E' fondamentale accogliere tutte le emozioni che la vita ci procura, anche quelle dolorose o, comunque, negative. Sono una parte preziosa di noi; impariamo a gestirle bene. Sono un elemento fondamentale della condizione umana. Quando siamo invasi da un'emozione negativa, é importante essere al nostro fianco.
E' giusto sostenerci con amore nei momenti in cui un dolore, un'emozione negativa rischiano di sommergerci... E' altrettanto importante accompagnarci nel momenta in cui nella nostra vita arriva un'emozione positiva... non é così facile convincerci che la gioia ci appartiene e che le cose belle della vita ci stanno aspettando, sono lì anche per noi, non solo per gli altri...
Quando la gioia arriva, teniamocela stretta e assorbiamone ogni goccia. In tal modo, ci convinceremo sempre più che abbiamo diritto al gustamento della vita... contribuendo sempre più a creare e a mantenere il nostro benessere interiore. Inoltre, la nostra vista diventerà maggiormente acuta e vigile nel cogliere attorno a noi gli aspetti piacevoli e gioiosi.... a questo punto, faremo veramente un capolavoro se ci autocompiaceremo del nostro positivo approccio alla vita... che diventerà ricca di colori vivaci e squillanti."³
Da leggere, certamente una bussola per la scoperta del tesoro che é nascosto dentro di noi.
Marina Carré
Pedagogista — Vice-Presidente ANPE Piemonte
1 G. Ferrero - L'Io integro ←
2 G. Ferrero - L'Io integro ←
3 G. Ferrero - E' per me! Allora sì! Come sto? Cosa posso fare per me? ←
PRIMA PARTE
La nostalgia, i rimpianti, i rimorsi sono segnali da ascoltare attentamente, perché, anche se ci fanno sentire la mancanza di qualcosa o di qualcuno, possono farci nascere il desiderio di trovare il modo di riempire dei vuoti, di tornare a far vibrare lo strumento interiore, di cercare degli indizi, di trovare delle risposte.
A volte, la nostalgia può farci rimpiangere il tempo in cui la nostra vita era più libera, meno oppressa da carichi ingombranti, più a contatto con la nostra spontaneità, un tempo in cui, per mille motivi, ci si ascoltava di più. O, forse, non avendo mai o quasi mai sperimentato uno stato di pienezza esistenziale, abbiamo però incontrato qualcuno che sentivamo libero e padrone di sé. E lo abbiamo invidiato, convinti però che tale libertà interiore non sarebbe mai stata alla nostra portata, perché troppi obblighi, lacci, condizionamenti ci tenevano bloccati e ci avrebbero tenuti in gabbia per sempre. Oppure ancora, potremmo rimpiangere il tempo in cui avevamo tra le mani e gestivamo la vita di un'altra persona, con la ferma convinzione che lo facevamo per il suo bene ed eravamo contenti di dedicarle la nostra energia, il nostro tempo, tutto di noi stessi.
E' meglio soffermarsi a riflettere finché sentiremo di non aver trascurato nulla e di aver analizzato a fondo anche ciò che non ci é piaciuto trovare in noi. Solo così sentiremo che non é più nostro e ci sarà più facile lasciarlo andare perché non ne avremo più bisogno.
Così facendo, diventeremo cercatori, liberatori, ricostruttori, riparatori, guaritori, creatori del nostro benessere e della nostra integrità. Avremo abbracciato il nostro cuore, sentendo che vibra in noi e per noi e con il cuore di chi, incrociando la nostra strada, ha ricevuto, apprezzato e gustato i nostri doni e li ha ricambiati con i suoi.
Buona lettura
L'ELEFANTE E IL PALETTO
C’era una volta un elefante grande e grosso, che lavorava in un circo equestre. Era stato addestrato a sollevare tronchi enormi con la proboscide e a spostare con le zampe anteriori pesanti blocchi di ferro, oltre a tenersi in equilibrio su un piccolo sgabello e così via.
Fino ad un attimo prima di entrare in scena e subito dopo la sua esibizione, l'elefante rimaneva legato ad un piccolo paletto infisso a terra nel suo recinto con una catena che veniva avvolta ad una zampa e collegava l’elefante al piccolo paletto. E l’elefante restava lì, bloccato da un piccolo paletto e da una catena che, per quanto robusta, non avrebbe retto ad uno strattone di un animale come lui, dotato di una forza erculea.
Ma l'elefante non provava neppure a ribellarsi.
I1 suo guardiano, interpellato, aveva detto che l’animale, appena nato, era stato legato a quel paletto. Con le sue piccole forze, l'elefantino aveva provato a liberarsi, più volte, ma invano. Il paletto, a quel tempo, era più forte di lui.
Dopo alcuni tentativi a vuoto, l'elefantino ci aveva rinunciato e da allora, malgrado la sua forza fosse enormemente cresciuta e in grado di sradicare quel paletto senza la minima fatica, l'animale restava legato lì, a qualcosa che avrebbe potuto abbattere con un soffio.
Era scattato il condizionamento (ne parleremo più avanti, nel capitolo: Il cane e il campanello
): l'elefante non ci provava più perché era convinto di non potersi liberare. In lui erano ormai profondamente radicati i tentativi iniziali andati a vuoto con la conseguente profonda convinzione di impossibilità e di frustrazione. Ecco perché un piccolo paletto poteva trattenere senza fatica un gigante, un gigante che si era rassegnato ad una realtà che lo imprigionava perché non era consapevole della propria forza e non credeva di potersi liberare.
Qualcuno aveva rubato all'elefante la sua vita e lui aveva lasciato fare.
Al di là di qualunque considerazione, ritengo che questa vicenda si possa adattare perfettamente al tema di questo libro e che possa nel contempo suggerire alcune riflessioni, delle domande, magari anche qualche frammento di risposta che possa far intravedere un guizzo di luce.
Se ci importa di noi stessi, com'è giusto che sia, e se siamo convinti che la nostra vita è preziosissima come quella di chiunque, come altrettanto giusto che sia, allora cerchiamo gli eventuali paletti da cui ci sentiamo bloccati e proviamo a sradicarli. A volte, l'ostacolo che ci sembra fatto di cemento armato, forse è solo di carta velina. Per capirlo, ci dobbiamo avvicinare e dobbiamo toccarlo. Potremo così renderci conto che abbiamo un'errata percezione della robustezza dell'ostacolo e - di conseguenza - dei nostri limiti. Spesso, il toccare l'ostacolo ed accorgersi che è di carta velina, ci permette di liberarci da situazioni stagnanti e avvilenti che ci inquinano e che ci legano a dei paletti che non abbiamo provato a sradicare.
L'elefante ci insegna se vogliamo imparare. Se no, la sua lezione è lì, ma per noi è persa. Nessuno ci può obbligare ad imparare. Ognuno è libero di sbagliare. La libertà è anche questo.
L'ELEFANTE E IL PALETTO
La psicanalisi classica suddivide la struttura dell'essere umano in tre zone. Questa è una distinzione che si fa solo per amore di chiarezza; infatti l'essere umano è un'unità di corpo (soma) e di psiche e queste tre zone sono molto fluide, non distinte in modo rigido. Possono sovrapporsi, mescolarsi, interagire fra di loro. La distinzione si fa - come si è detto - per motivi di chiarezza e per avere uno strumento di classificazione utile per la migliore comprensione e per il lavoro di approfondimento. Vediamo insieme queste tre zone:
ES o ID è la parte profonda, l"inconscio, che possiamo collocare nelle radici dell`albero. Non le vediamo, ma sappiamo che ci sono e che sono importantissime. Danno all'albero stabilità e sicurezza e traggono dal terreno tutte le sostanze nutritive che poi diventano linfa vitale e portano ovunque nell'albero tutto ciò