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Responsabilità Sociale d’Impresa e Bilancio Sociale: Il ruolo dei Professionisti
Responsabilità Sociale d’Impresa e Bilancio Sociale: Il ruolo dei Professionisti
Responsabilità Sociale d’Impresa e Bilancio Sociale: Il ruolo dei Professionisti
E-book80 pagine1 ora

Responsabilità Sociale d’Impresa e Bilancio Sociale: Il ruolo dei Professionisti

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Info su questo ebook

Il saggio intende approfondire il ruolo dei professionisti nel processo di rendicontazione non finanziaria.
LinguaItaliano
Data di uscita16 lug 2018
ISBN9788828357865
Responsabilità Sociale d’Impresa e Bilancio Sociale: Il ruolo dei Professionisti

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    Anteprima del libro

    Responsabilità Sociale d’Impresa e Bilancio Sociale - Tommaso Fornasari

    I Relatori

    Fabio Addis: Professore Ordinario di Diritto Privato presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia & Coordinatore del Corso di Dottorato in Business and Law.

    Alberto Bartoli: Amministratore Delegato SABAF spa.

    Marco Frigessi di Rattalma: Professore Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia & Vice-Chairman AIDA Climate Change and Insurance Working Group.

    Daniela M. Salvioni: Professore Ordinario di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia.

    Silvestro Specchia: Dottore Commercialista & Professore a contratto di Diritto dell’Unione Europea presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia.

    Sergio Valentini: Direttore del dipartimento Promozione e Sviluppo Territorio presso Unioncamere Lombardia.

    Prefazione

    Tommaso Fornasari

    La direttiva numero 95 del 2014 impone a tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, a far data dall’esercizio 2017, la comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario da parte di tutte le imprese di grandi dimensioni, ovvero quelle che impiegano oltre 500 dipendenti, fatta salva la possibilità per il legislatore nazionale di ampliare la platea dei soggetti interessati.

    La direttiva non prevede esplicitamente l’obbligo di redazione di un documento apposito, identificabile nel Bilancio Sociale, contemplando l’ipotesi, meno onerosa per le imprese coinvolte, di dedicare un’apposita sezione della relazione sulla gestione al tema.

    Benché non esista una definizione univoca di Responsabilità Sociale di Impresa, spesso citata con la sigla CSR, acronimo di Corporate Social Responsability, numerosi autori si sono cimentati nel tentativo di fornirne un’illustrazione esaustiva: già nel 1953, Bowen, evidenziava come la CSR riguarda l'obbligo degli imprenditori di perseguire quelle condotte, di prendere quelle decisioni o di seguire quelle linee di azione che sono desiderabili in termini di obiettivi e valori della nostra società̀; sul fronte nazionale, Gino Zappa, nel 1956, scrive che la nozione di azienda, mentre è tutta costruita in aderenza al solo aspetto economico della vita umana, non contrasta con la necessaria visione di tutti gli aspetti non economici di tale vita, religioso, etico, sociale, politico, giuridico, tecnico…. Negli anni successivi, i contributi teorici iniziano ad evidenziare la relazione tra responsabilità sociale d’impresa e obblighi normativi, accostando obiettivi economici a quelli di carattere sociale. Appare chiaro come tutta la produzione scientifica sul tema rappresenti la naturale evoluzione della teoria degli stakeholder elaborata da Freeman, secondo cui l’impresa nel proprio agire non possa prescindere dai portatori di interesse interni ed esterni. Nel 1991, Wood, introduce l’analisi delle motivazioni che spingono l’impresa ad agire secondo i principi della responsabilità sociale, fornendo lo spunto affinché l’applicazione della CSR in ambito aziendale sia di tipo sostanziale e non solo a valenza esterna o per mera finalità di immagine.

    A livello internazionale, numerose organizzazioni hanno da tempo rivolto la propria attenzione al tema, ad esempio, l’ONU attraverso la redazione dei Principi Guida su Imprese e Diritti umani, così come l’OCSE, che, nel 2000, forniva alle imprese multinazionali delle linee guida nelle quali definiva la CSR l’insieme di principi e norme volontari per un comportamento responsabile delle imprese, conforme alle leggi applicabili. In ambito comunitario, la Commissione ha recentemente modificato la definizione fornita nel 2001, all’interno del Libro Verde, che la delineava come integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate, nella formula, contenuta nella Comunicazione del 2011, secondo cui trattasi della responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società.

    Oggi, una definizione ampiamente condivisa di CSR è quella che la interpreta come un insieme di responsabilità e doveri che l’impresa ha nei confronti dei portatori di interessi. Per agire in modo socialmente responsabile non è dunque sufficiente operare in condizioni di legalità (questo è quindi un requisito necessario), rispettando le prescrizioni legislative, ma andare oltre, coerentemente con le aspettative espresse dagli stakeholder.

    Parlando di Bilancio Sociale o di sostenibilità, diverse sono le fonti e i modelli che la letteratura fornisce, infatti, secondo il sito bilanciosociale.it  rappresenta la certificazione di un profilo etico, l'elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento, un momento per enfatizzare il proprio legame con il territorio, un'occasione per affermare il concetto di impresa come buon cittadino, cioè un soggetto economico che perseguendo il proprio interesse prevalente contribuisce a migliorare la qualità della vita dei membri della società in cui è inserito, mentre per gruppobilanciosociale.org "con il termine Bilancio Sociale non si intende fare riferimento a un documento che accoglie solo dati bilancianti, così come richiamato dalla tecnica contabile, bensì mettere in evidenza la natura di un documento di sintesi, con la presenza di molte informazioni qualitative, da redigere periodicamente, formato in base a regole e procedure precostituite alle quali ci si deve attenere. Si tratta di un documento autonomo, nel senso che è pienamente adatto ad esprimere l’impatto complessivo dell’attività aziendale sulla società civile, anche se è fondamentale una sinergia con gli altri documenti ed informazioni di accountability aziendale e ancora è lo strumento fondamentale di rendicontazione, di gestione e di controllo per le imprese che adottano un comportamento socialmente responsabile".

    La direttiva 2014/95/UE ha, opportunamente, fornito un contenuto minimo:

    una breve descrizione del modello aziendale dell'impresa;

    una descrizione delle politiche applicate dall'impresa, comprese le procedure di dovuta diligenza applicate;

    il risultato di tali politiche;

    i principali rischi connessi a tali aspetti legati alle attività̀ dell'impresa anche

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