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Valutare l'impatto sociale: Teorie, metodi e approcci per l'analisi delle attività e dei risultati degli investimenti a carattere sociale
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Valutare l'impatto sociale: Teorie, metodi e approcci per l'analisi delle attività e dei risultati degli investimenti a carattere sociale
E-book95 pagine57 minuti

Valutare l'impatto sociale: Teorie, metodi e approcci per l'analisi delle attività e dei risultati degli investimenti a carattere sociale

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Info su questo ebook

Il testo di Umberto Di Maggio e Giuseppe Notarstefano si propone con un’impostazione di particolare interesse, poiché si pone il problema di come valutare l’impatto di un evento sociale sul contesto dei rapporti e delle relazioni sociali che circondano e definiscono il problema destinatario dell’intervento.
Superando la considerazione dell’impatto sociale come il risultato di un procedimento tecnico, l’attenzione si concentra sulle caratteristiche proprie del processo che consente di interagire con uno stato dinamico, vitale di un contesto che si compone di attori e di relazioni sociali.
Perciò l’attenzione si concentra sulla dimensione “partecipativa” della valutazione, che non è destinata a rendere stabile la situazione presa in considerazione, ma a cambiarla, a renderne possibile il mutamento, con l’esito possibile di una trasformazione del quadro sociale di riferimento.
Una Valutazione Partecipativa di un processo che non si pone l’obiettivo di misurare, ma di entrare nel merito delle risorse sociali che vengono messe in campo e valorizzate in virtù della posizione e del ruolo che sono in grado di esercitare.
LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2023
ISBN9788832763294
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    Valutare l'impatto sociale - Umberto Di Maggio

    Introduzione

    Questa è un’introduzione alla Valutazione dell’Impatto Sociale (d’ora in poi VIS). In Italia questo tema è già oggetto di numerose riflessioni (Dal Maso et. al 2021; Stame 2020; Depedri 2020, Musella 2020; Venturi 2019; Melloni 2018; Zamagni et. al 2015; Vecchiato 2015) che traggono spunto dalla Social Impact Assessment (SIA) di origine anglosassone, volta ad individuare gli effetti nelle popolazioni di piani di intervento di sviluppo locale (Freudenburg 1986; Becker 1997; 2001; DiMaggio 2001).

    La VIS è "il processo di identificazione delle conseguenze future di un’azione attuale o proposta, che sono legate a individui, organizzazioni e macro-sistemi sociali" (Becker 2001). Il campo di applicazione è ampio e riguarda l’impact investing che valuta la capacità del credito, delle donazioni filantropiche e degli investimenti di produrre cambiamenti positivi per l’ambiente, le persone e le comunità (Calderini, Chiodo 2014; Banca Etica 2023). La VIS riguarda anche le cosiddette B-Corp e Società Benefit che hanno un modello di business sostenibile che può coniugare la creazione di valore economico con il perseguimento di un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Le prime misurano volontariamente l’impatto delle proprie attività tramite il B Impact Assessment (BIA)¹ (Cantele et al. 2023); le seconde sono società il cui status è stato introdotto in Italia nel 2016 con la Legge di Stabilità 208/2015² che hanno l’obbligo di comunicare ogni anno e riportare in conformità con standard stabiliti da enti esterni i risultati ottenuti, i progressi compiuti e gli impegni futuri riguardo all’effetto che producono sia a livello sociale che ambientale, sia nei confronti degli azionisti che del vasto pubblico.

    Alcune delle attuali notazioni sulla VIS sono anche critiche (Marocchi 2020; De Benedictis, Miccolis, Venturi, Zamagni 2023) e allertano sul rischio di strumentalizzazione e distorsione di questa pratica rendicontativa che riguarda gli Enti di Terzo Settore (d’ora in poi ETS) che operano con la Pubblica Amministrazione in procedure di affidamento di attività di interesse generale.

    Più specificamente, ai sensi della Legge 106/2016, che riforma il non-profit, la VIS è "la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato"³. Essa compete agli ETS, anche se queste organizzazioni agiscono sul mercato, e intendono restituire una rendicontazione completa delle loro attività nonché dei rispettivi effetti a breve, medio e lungo termine. Ciò perché cooperative, fondazioni, associazioni, gruppi di volontariato, svolgendo attività di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, devono valutare i risultati delle loro progettualità, per rispondere al meglio ai bisogni del territorio.

    Questo testo introduttivo sulla VIS è rivolto a coloro che operano nel Terzo Settore, ma anche agli studiosi, ai professionisti e a quanti lavorano, a vario titolo, presso Enti pubblici e vogliano comprendere il quadro di riferimento generale riguardante la VIS stessa nonché le sue possibili applicazioni a progetti di sviluppo locale e di innovazione sociale.

    Nella prima parte introduttiva, gli autori (un sociologo ed uno statistico economico) propongono una riflessione sulla sfida misurativa dell’impatto sociale che riguarda, in generale, i processi di gestione delle questioni sociali associate agli interventi pianificati (Vanclay 2003; Esteves, Franks, Vanclay 2012). Il prisma interpretativo è quello di studiosi engagé che confidano nella necessità di bilanciare quantità e qualità, concetti e numeri, teoria e pratica e, quindi, nel bisogno di trovare gli strumenti opportuni per comprendere e praticare il cambiamento. Quest’ultimo concetto, di per sé, è una questione complessa e non può rientrare semplicisticamente in una formula o in una legge universale.

    Nella seconda parte gli autori, alla luce della complessità appena descritta e per corroborare la dimensione economico-finanziaria della VIS, attingono alla tradizione rendicontativa della responsabilità sociale d’impresa (o CSR, cioè Corporate Social Responsibility). Ciò nella convinzione che le progettualità e gli investimenti, anche quando riguardano cooperative sociali o associazioni di volontariato, hanno un ritorno positivo, se si basano sull’uso responsabile delle risorse finanziarie nonché nella gestione accorta e mirata di risorse non-finanziarie. Per gli autori, il richiamo alla CSR (Carroll 1979; Freeman 1984; Paternostro 2012) e la sua applicazione anche agli ETS, può essere utile per rafforzare la necessità di considerare sempre la vasta gamma degli impatti delle attività delle organizzazioni in ogni loro ambito. Su questo solco si offre, quindi, una panoramica generale degli strumenti di certificazione, delle linee guida e di altre forme di indirizzo alla responsabilità d’impresa, includendo anche la redazione del bilancio sociale. A tale importante documento rendicontativo, che è uno strumento di informazione e trasparenza, al quale peraltro devono attenersi anche le imprese sociali (Rusconi 2006; Fazzi 2004), è poi dedicato un apposito capitolo. Questa seconda parte si conclude con le sfide valutative introdotte dalla Riforma del Terzo Settore che, come abbiamo precedentemente anticipato, evidenzia la necessità, coerentemente a molte riflessioni sul tema (GECES 2014; OECD 2021), di rimarcare gli effetti trasformativi nel lungo periodo e quindi gli effetti economici e non, di

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