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Storia dei cerchi nel grano. Volume 2. Gli anni Novanta
Storia dei cerchi nel grano. Volume 2. Gli anni Novanta
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E-book297 pagine3 ore

Storia dei cerchi nel grano. Volume 2. Gli anni Novanta

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Info su questo ebook

La meticolosa ricostruzione cronologica (già iniziata nel primo volume, “Storia dei cerchi nel grano. Le origini”) di dati, fatti e accadimenti fino ad oggi non adeguatamente raccontati né documentati, consente una comprensione razionale a tutto tondo del fenomeno dei cerchi nel grano, finalmente reso intelligibile .
La prefazione si avvale del contributo diretto di alcuni personaggi di fama internazionale, che furono protagonisti in prima persona durante gli anni Novanta.
L’indagine rigorosa è sempre funzionale a una esaustiva e puntuale revisione storiografica. Depurare il fenomeno dei cerchi nel grano dalle falsità e dagli eccessi speculativi enfatizzati dalla sovraesposizione mediatica, significa anche restituirgli una più sobria ma non meno affascinante dignità.
LinguaItaliano
Data di uscita25 lug 2018
ISBN9788827841433
Storia dei cerchi nel grano. Volume 2. Gli anni Novanta

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    Anteprima del libro

    Storia dei cerchi nel grano. Volume 2. Gli anni Novanta - Leonardo Dragoni

    Indice

    Copertina

    Titolo

    Prefazione

    1992

    1993

    1994

    1995

    1996

    1997

    1998

    1999

    Ringraziamenti

    Storia dei cerchi nel grano.

    Volume II

    Gli anni Novanta.

    Di: Leonardo Dragoni

    Prefazione di John Macnish, Nick Pope, Julian Richardson, Peter Sorensen;

    a cura di Leonardo Dragoni.

    In copertina: immagine ideata ed elaborata da Leonardo Dragoni, sulla base di una fotografia di pubblico dominio reperibile online.

    Note e disclaimer.

    Alcune immagini presenti in questo libro sono liberamente reperibili in rete, soggette a licenza creative commons o prive di copyright. Tutte le restanti immagini sono e restano di proprietà esclusiva dei rispettivi autori, ove citati in nota o didascalia. Lo stesso dicasi per l’intera documentazione prodotta e per tutte le citazioni presenti. L’autore è stato esplicitamente e direttamente autorizzato alla riproduzione di tutto il materiale testuale e fotografico presente nel libro.

    In caso si riscontrino delle eventuali violazioni di copyright, facciamo preghiera di comunicazione, e sarà nostra cura apportare le modifiche del caso o renderci disponibili a una sanatoria o accomodamento.

    In caso si riscontrino delle inesattezze o si vogliano proporre delle integrazioni o rettifiche a parti del testo, si prega altresì di farne adeguata presentazione.

    E’ fatto divieto di riprodurre questo libro o parti di esso senza l’esplicito e formale consenso dell’autore. Leonardo Dragoni © 2016.

    Prefazione.

    Nel precedente volume ("Leonardo Dragoni, Storia dei cerchi nel grano. Le origini, 2013) avevamo interrotto la narrazione al 1991, allorquando Douglas Bower e David Chorley avevano convinto gli editori del quotidiano Today di essere proprio loro i creatori di molti cerchi nel grano comparsi negli ultimi anni nelle campagne dell’Inghilterra meridionale. Le dichiarazioni dei due pensionati di Southampton (corroborate, in realtà, da numerose dimostrazioni), si erano concretizzate nell’articolo Men who conned the world (Gli uomini che hanno ingannato il mondo), uscito il 9 Settembre 1991, e avevano provocato un autentico sisma, smentendo clamorosamente molti ricercatori e ufologi che avevano puntato forte sulla matrice extraterrestre di questi pittogrammi, o sulla loro derivazione da non meglio identificate forze misteriose.

    Quell’articolo ha così rappresentato uno spartiacque. Da quel momento è sarebbe esistito un prima e un dopo.

    Questo libro si occupa del dopo, in particolare degli anni Novanta, che furono molto intensi e controversi.

    Come per il volume precedente, abbiamo lavorato per presentare un testo che avesse "lo scopo di ricostruire in maniera meticolosa una cronologia di dati, fatti e fonti difficilmente accessibili, in precedenza non sufficientemente organizzati e non adeguatamente raccontati o documentati. Il lettore che avrà la voglia di studiare e ricostruire alcune tappe importanti del passato del fenomeno, troverà in questo testo una miriade di spunti e riferimenti da ripercorrere, controllare e valutare, anche criticamente. Si potrà certamente apprezzare dalla lettura di questo testo il fatto che l’autore abbia ben speso una notevole quantità di energia, tempo e fatica nello studiare, mettere insieme e dare finalmente forma compiuta a informazioni cruciali per uno studio sistematico e razionale del fenomeno" [dalla prefazione al primo volume, di F. Grassi (massimo esperto nazionale del fenomeno nonché circle-maker, cioè artista creatore di cerchi nel grano)].

    Questa volta abbiamo deciso di lasciar scrivere la prefazione direttamente ad alcuni dei protagonisti di quegli anni, ai quali abbiamo chiesto di produrre un breve e libero racconto su quello che è stato secondo loro, in quegli anni, il fenomeno dei crop circles [termine inglese per indicare i cerchi nel grano, di seguito anche indicati come formazioni, pittogrammi o agroglifi]. Molti di loro, soprattutto sponda believers [coloro che a vario titolo credono nella natura esotica e ultramondana del fenomeno] hanno preferito non rispondere all’invito. Molti altri, soprattutto tra indipendenti, scettici, istituzionali e circle-makers, hanno invece accettato.

    Ecco (in ordine alfabetico per cognome) chi sono, e cosa ci hanno raccontato.

     John Macnish

    Autore e produttore televisivo, Macnish aveva acceso i riflettori sui ricercatori Pat Delgado e Colin Andrews con la trasmissione televisiva Daytime Live. Era presente con le telecamere dalla BBC alle famose operazioni di monitoraggio dei campi denominate White Crow prima, e Blackbird poi, risultate piuttosto deludenti per gli organizzatori. Aveva in seguito realizzato il docu-film Crop Circle Communique (1991) che sembrava prendere in seria considerazione tutte le presunte anomalie e i misteri dei cerchi nel grano. Successivamente (1993) aveva prodotto la seconda parte di questo documentari, col sottotitolo Revelations, nel quale presentava circle-makers all’opera, filmati e dimostrazioni di falsificazioni difficilmente equivocabili. Aveva fatto seguire a questo film il libro Crop Circles Apocalypse, indigesto per i believers, in cui prendeva nettamente e definitivamente posizione in favore della natura umana di questi pittogrammi. Se Macnish aveva inizialmente favorito una divulgazione sensazionalistica dell’argomento (perché era stato tentato da interpretazioni esotiche, giungendo ad un passo dall’abbracciarle), aveva poi preso atto di una realtà differente, e coraggiosamente aveva cambiato strada. 

    In veste di produttore televisivo, si viene coinvolti con le vite di coloro che caratterizzano i programmi che si realizzano: celebrità, siano essi molto ricchi o molto poveri, scienziati, artisti e persone ordinarie che improvvisamente vengono a trovarsi sotto le luci della ribalta per i loro quindici minuti di gloria. E così fu anche nell’estate del 1989 quando io divenni parte del mondo di Colin Andrews e Pat Delgado a seguito della sorprendente popolarità del loro best seller Circular Evidence. Da parte mia, come trentaquattrenne autore televisivo, fui ipnotizzato dai crop circles e colpito dall’ossessione di Colin per l’inspiegabile. Onestamente credo di poter dire che, come Fox Mulder in X-Files, volevo disperatamente credere. Prima realizzai una serie di corti per la programmazione di Daytime Live della bbc, poi seguirono numerosi documentari più lunghi per altre emittenti. All’epoca mia moglie Jayne e io fondammo una compagnia di produzione che chiamammo Circlevision. A partire dalla tarda estate del 1991 fui totalmente coinvolto nella follia dei crop circles, nel parlare alle conferenze e nel mettere insieme un altro documentario di un’ora, e allora accadde – come spesso accade – che una telefonata mi ha catapultato in un altro mondo, nel mondo dei circle-makers e in quello di Doug [Bower] e di Dave [Chorley]. Inizialmente non volevo crederci. Così chiesi loro di dimostrare che fossero in grado di creare formazioni complesse di notte. Equipaggiato con un intensificatore di immagini militare e una videocamera ad infrarossi li vidi creare varie formazioni, tutte con quelle caratteristiche che Pat [Delgado] e Colin [Andrews] avevano descritto nel loro libro Circular Evidence. In un paio di mesi Doug [Bower] e Dave [Chorley] hanno convertito al lato oscuro uno dei media alleati ai believers. Il lavoro su una serie di documentary per la BBC mi aveva portato a New York per un paio di settimane. Fu qui che assistei a una presentazione del mio vecchio amico Colin Andrews, vicino al palazzo delle nazioni Unite. Colin [Andrews] raccontò di una cospirazione dei media per screditare il fenomeno dei cerchi nel grano, una cospirazione che sarebbe passata attraverso la realizzazione di un documentario dal grande budget trasmesso su Discovery Channel e finanziato dalle agenzie governative, con lo scopo di convincere il pubblico che tutti i cerchi nel grano fossero fatti dall’uomo. Quel documentario era proprio quello che la mia compagnia, la Circle Vision, stava realizzando. Non c’era ovviamente nessun finanziamento governativo, ma è vero che Revelations [il titolo del documentario] mise saldamente un chiodo sulla bara del mistero dei cerchi nel grano. Era già il 1996 quando tramite il mio lavoro televisivo a Bristol fui coinvolto con una compagnia chiamata Videografica 4:2:2, che distribuiva CGI [computer-generated imagery] d’avanguardia per la tv e l’industria filmografica. Allo stesso tempo stavo lavorando con un giovane editore di nome John Wabe, che era affascinato dagli UFO. Non c’è modo di raccontare qui l’intera vicenda, ma è sufficiente dire che quando il gigante della computer-grafica Quantel realizzò un nuovo plug-in chiamato motion tracking l’idea era nata proprio per dare ai believers ciò che volevano, qualcosa che avrebbe dato all’intero fenomeno una nuova prospettiva di vita. Alcune settimane dopo stavo portando a passeggio il mio cane nelle splendide campagne del Wiltshire. Con me c’erano John Lundberg e Rod Dickinson [famosi circle-makers, autori di numerosi pittogrammi], che mi indicavano i luoghi da loro preferiti per la loro attività di creazione dei cerchi. Così gli chiesi: quale sarebbe il posto migliore? Sai, rispose Rod, io lo metterei proprio lì. Guardammo giù attraverso i campi di grano, dall’alto di una fortezza dell’età del ferro: come è chiamato questo posto? Chiesi. E loro risposero con un malizioso sorriso: Oliver’s Castle [Lì presto sarebbe stato realizzato il famoso pittogramma di Oliver Castle dell’11 Agosto 1996].

    Nick Pope

    È un giornalista, saggista e ricercatore, ex membro Senior Executive Officer del Ministero della Difesa della Gran Bretagna, dove tra il 1991 e il 1994 era impiegato presso il progetto UFO.

    La genesi del mistero dei cerchi nel grano è sconosciuta. Sebbene aree allettate di grano siano state osservate nei campi per molti anni, esse attrassero molta poca attenzione. In ogni caso, dal 1989 al 1991 questo oscuro mistero fece notizia a livello internazionale e divenne parte della cultura pop. Ci furono interrogazioni al parlamento britannico, troupe televisive si accamparono nei prati inglesi, e speculazioni sul fenomeno raggiunsero picchi febbrili. Inizialmente, la teoria popolare – soprattutto tra i believers – era che i cerchi fossero creati da atterraggi di UFO, e il soggetto ha iniziato ad essere visto come una sorta di propaggine dell’ufologia. Ma anche altre teorie furono avanzate, compresa l’idea che qualche specie di fenomeno meteorologico fosse coinvolto, affianco alla più ovvia suggestione che tutte le formazioni fossero realizzate dall’uomo.

    Io avevo una prospettiva unica su tutto questo, perché tra il 1991 e il 1994 lavoravo al progetto UFO presso il Ministero della Difesa del Regno Unito. A causa della percezione secondo la quale i cerchi nel grano erano collegato con gli UFO, siamo stati coinvolti anche noi nel mistero. Alcune persone pensavano anche che potrebbe esserci una spiegazione militare per i disegni, come il collaudo di armi energetiche spaziali. Quando sul finire del 1991 Doug Bower e Dave Chorley annunciarono di aver realizzato I disegni ed aver imbrogliato il mondo, alcuni teorici della cospirazione pensarono che il Ministero della Difesa avesse orchestrato il tutto, per porre fine all’interesse mediatico e per screditare i maggiori ricercatori. Le accuse erano false, sebbene devo confessare di essere uno scettico riguardo questa materia, e credo che le formazioni furono realizzate da Doug [Bower], Dave [Chorley],e altri come loro. Il dibattito sui crop circles va avanti fino ai nostri giorni, seppure non con l’intensità vista all’inizio del Novecento, quando la tematica faceva notizia in tutto il mondo. Ma sia che uso è un believer, uno scettico, o un indeciso, non c’è dubbio che i cerchi nel grano continuano ad eccitare l’immaginazione di molte persone, e restano un argomento di discussione affascinante e altamente controverso.

    Julian Richardson

    Julian Richardson è un abilissimo e storico circle-maker. Fin dal 1991 realizza opere d’arte nei campi di grano inglesi sotto lo pseudonimo di Bill Bailey, ed è un precursore del Team Satan e degli artisti John Lundberg e Rod Dickinson. Recentemente si è imposto all’attenzione internazionale anche come eccellente artista nella creazione di disegni sulla sabbia (sand circles).

    Ogni estate gigantesche opere d’arte vengono scolpite nei campi di grano di tutto il mondo. Realizzate da circle-makers protetti dal velo dell’oscurità, gli elaborati disegni divengono visibili all’alba. Esibendo precisione matematica, i cerchi dimostrano principi di geometria sacra e antica simbologia, e sono la manifestazione di forme visualizzate nelle menti dei loro creatori. Visitatori giungono da ogni parte del mondo per sperimentare questa sublime forma d’arte e per contemplare il significato filosofico che si cela dietro queste sculture effimere. La potenza di ogni pittogramma viene esaltata quando agli osservatori è consentito interpretare l’arte liberamente. In questo modo la mitologia delle arti è in grado di svilupparsi in molte direzioni, come un film con finale aperto. I circle-makers che tranquillamente spendono la vita nel cuore della note per creare questi elaborate forme, lo fanno per dare potere, stupire, o ispirare altri. Queste creazioni sono più che semplice grano allettato: sulla scia della pietra miliare lasciata dai vecchi circle-makers, i creatori di queste formazioni stanno effettivamente tentando di creare degli spazi sacri per la contemplazione, un catalizzatore attraverso il quale i visitatori possono interrogarsi sulla vita, sull’universo, e sul loro ruolo in tutto questo. Ma perché ciò sta accadendo in questa specifica congiuntura temporale? Potrebbe ben esserci uno scopo più alto dell’arte, del quale perfino i circle-makers sono inconsapevoli? Considerando la potenza di queste segrete forme d’arte, non c’è da sorprendersi che i croppies [il popolo dei cerchi, coloro che vanno in visita e che solitamente sono entusiasti e credono alla natura misteriosa del fenomeno] in cerca di risposte si rivolgano al divino prima che al prosaico. La relazione tra circle-makers e ricercatori è simbiotica; si relazionano tra loro per facilitare un’evoluzione continua del fenomeno. Quando osserviamo questi sfaccettati/ multiformi gioielli immersi nell’antico paesaggio vediamo riflessi del nostro io interiore, con espressi tutti i nostri tratti negativi e positivi. Questo attaccamento emotivo è parte del ricco arazzo che fa dei crop circles un così affascinante e (a volte) frustrante soggetto di cui essere parte. La natura ambigua delle arti porta la gente a chiedere risposte del tipo bianco o nero, ma categorizzare o differenziare è un approccio controproducente. Godere l’arte a prescindere dalle sue origini, e l’abilità dei cerchi nel grano di sollevare le coscienze collettive, è qualcosa che qualcosa che va oltre i confini.

    Peter Sorensen

    Peter Sorensen è un appassionato video-fotografo di cerchi nel grano, un ricercatore ed ex-believer, che nel 1993 aveva collaborato campionando delle spighe per il dottor Levengood. Successivamente e gradualmente aveva mutato le sue convinzioni, virando verso un sostanziale scetticismo. Dal 2000 è anche un bravissimo circle-maker.

    Non ho mai creduto che i cerchi nel grano li facessero gli extraterrestri, ma ho pensavo che li potessero realizzare delle intelligenze divine (che avevo chiamato angeli, per mancanza di parole migliori). Questo era lo stato dell’arte delle mie convinzioni quando arrivai in Inghilterra nel 1992. Ma presto ho capito che erano artisti umani ad allettare i raccolti (forse ispirati da un impulso spirituale). Così il focus delle miei indagini divenne quest’arte notevole. Ho cercato di essere amico degli artisti he incontravo, ma loro non si fidavano di me. Così ho deciso di realizzare io stesso un cerchio nel grano che potesse impressionarli. Per anni ho cercato di trovare qualcosa finché nel 1999 seppi cosa fare. C’erano state numerose formazioni a spirale negli anni ma tutte crescevano con un tasso costante. Nessuno aveva realizzato una spirale ad espansione logaritmica. Sembra impossibile da fare, dato il mezzo (il grano) e gli strumenti (tavole e corde) disponibili. Ma pensai a un modo semplice per farlo. Terrò il trucco per me stesso, ma puoi vedere dalla fotografia quanto efficace sia [la fotografia è verso al fine del libro, nel capitolo in cui si parla del 1999, metà di Agosto, crop circle di Stanton St. Bernard]. Avevo solo bisogno di un amico che facesse da centro per me, mentre io percorrevo le linee guida attorno, e poi l’altro poteva andarsene mentre allargavo il centro (non ho neanche mai avuto una tavola, così allettavo le spirali facendo rotolare un barile lungo la linea). Quando una foto della mia creatura era apparsa su internet due giorni dopo, andai al The Barge Inn dove tutti i croppies passano il tempo e cercano qualche circle-makers. Mi sedetti al tavolo dove il famoso circle-maker Matthew William, il quale era seduto con un paio di compagni, e chiese loro cosa ne pensavano della spirale nella foto. Espressero ammirazione, così io sorrisi e domandai se avrebbero voluto sapere come la avevo realizzata. Risero, pensando che li stessi prendendo in giro. Ma in pochi istanti spiegai cosa avevo fatto, disegnando uno schizzo sul retro di una busta. Si resero conto che dicevo la verità e fui immediatamente ammesso nella congrega dei circle-makers. Infatti mi portarono con loro per aiutarli nei loro impegni notturni. Per i successivi dodici anni circa, io realizzai da solo una media di due o tre pittogrammi a stagione, e occasionalmente diedi una mano (un piede in realtà!) ad alcuni tra i più bravi circle-makers. Ho anche realizzato cinque formazioni su commissione per promuovere un libro, una canzone, o come dimostrazione per produzioni televisive.

    Vorrei aggiungere anche un aneddoto, se posso.

    Il giorno in cui la mia formazione a spirale venne scoperta, un autobus pieno di turisti americani guidati da Ron Russell sopraggiunse per visitarla. Tra loro c’era una fastidiosa adolescente co sua madre che non aveva alcun interesse nei crop circles ed era una rompiscatole per tutte le altre persone del gruppo . Si mise a camminare alla fine della spirale, mentre tutti gli altri andarono al centro. Dopo un po’ sua madre la raggiunse e lei le disse di aver incontrato il suo angelo protettore. Da quel momento la ragazza era cambiata, divenne molto be educata e amava i cerchi nel grano. Quando Ron [Russell] parlò con sua madre un paio di anni dopo, le disse che sua figlia era stata definitivamente cambiata da quella esperienza. Me lo raccontò quando gli confidai in segreto che quella formazione era stata opera mia.

    1992.

    Gli eventi del Settembre del ’91 avevano indotto la stampa a maggiore prudenza nei confronti delle esternazioni dei cosiddetti believers. I ricercatori stessi, non volendo ritrovarsi sbugiardati o messi alla berlina come era accaduto a Pat Delgado [Cfr. Leonardo Dragoni, Storia dei cerchi nel grano. Le origini, pp. 107-111, YouCanPrint, 2013], cercarono di fare più attenzione e di pesare ogni parola.

    A proposito di Delgado, nel Maggio del 1992 usciva un suo libro edito dalla Bloombsuby, intitolato Conclusive evidence?, dopo il quale il ricercatore si sarebbe ritirato dalla scena. Si vocifera che il punto interrogativo nel titolo fosse posticcio, aggiunto proprio allo scopo di moderare i toni, in seguito allo scompiglio provocato dalle dichiarazioni di Douglas Bower e David Chorley. Complessivamente l’intero testo sembra avvalersi di una trattazione più leggera del solito, forse allo scopo di evitare aspre controversie.

    Perfino alcuni magazines e riviste di settore di stampo prettamente ufologico, o comunque ammiccanti nei confronti di punti di vista esotici o alternativi, smarrirono la loro tradizionale sicumera e rischiarono un pericoloso schizofrenismo. Un esempio ne è il The Cereologist, che nel numero invernale del ’91 pubblicò l’articolo La falsificazione spiega il fenomeno avvalorando l’ipotesi della burla, e invitando tutti alla massima cautela. Eppure già nell’estate dell’anno seguente la stessa rivista pubblicava un pezzo di Michael Chorost significativamente intitolato La falsificazione NON spiega il fenomeno. In effetti, dopo aver vacillato per alcuni mesi, l’editore John Michell sarebbe gradualmente tornato alla consueta linea editoriale, come se nulla fosse accaduto. Questo ricongiungimento con la tradizionale linea ufologica, passava indubbiamente anche attraverso il costante attacco - da parte dei c.d. believers - alla credibilità dei due pensionati britannici. Non avevamo mancato di evidenziare come gli oppositori e i detrattori di Bower e Chorley, dopo aver incassato il colpo, erano subito corsi ad affilare le armi per tornare all’attacco. La strada maestra era soltanto una: screditare la coppia di artisti di Southampton.

    Solo un giorno dopo l’uscita del famigerato articolo sul Today, Delgado e Andrews avevano serrato i ranghi e richiamato alle armi tutti i loro tirapiedi e i colleghi believers, tenendo una

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