Un mistero per Rudy: Per il mondo sei qualcuno. Per qualcuno sei il mondo. Quel qualcuno è il tuo cane
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Anteprima del libro
Un mistero per Rudy - Simona Polimene
Ringraziamenti
Dedica
A tutti i bambini e a chi in fondo in fondo
bambino lo è ancora
Prefazione
Accendo il computer e chiudo gli occhi a cercare dentro di me la storia che scriverò, è un filo diretto tra il mio inconscio e le mie dita, che veloci corrono sulla tastiera a formare parole. Scrivo per giorni, mi spremo, divento i miei personaggi, il loro odore, i loro modi di dire e di fare, sento il freddo, il caldo, sensazioni diverse si susseguono e mi trascinano come fossero onde. A volte resto lì a guardare una stanza che non riconosco più come mia, a volte piango, altre rido, sento gli abbracci e la tensione, sento tutto due volte, da dentro e da fuori la vicenda. Ci sono giorni che non riesco a smettere di scrivere e altri che posticipo perché non ce la faccio a reggere la tensione creativa. Vivo mesi così e d'improvviso, con la stessa fugacità dei temporali d'estate, finisce tutto, scrivo l'ultima parola e resto lì a guardare i miei personaggi che mi salutano e se ne vanno e mi sento sola. Ciao Rudy, ciao Polpetta, ciao Luigi, Elena, Roberto, Gina, Clara, Daniele, Stefano, la prossima volta vi rivedrò su carta e sarete cresciuti e sarete come vi vedono gli altri, come vi sentono loro, per me sarete sempre le emozioni di questi mesi insieme.
Simona Polimene
Non si cura di chiedervi se abbiate torto o ragione; non si preoccupa affatto se abbiate fortuna o no, se siate ricco o povero, ignorante o istruito, peccatore o santo. Siete il suo compagno e ciò gli basta. Egli sarà accanto a voi per confortarvi, proteggervi e dare, se occorre, per voi la sua vita. Egli vi sarà fedele nella vostra fortuna come nella miseria. È un cane!
Jerome Klapka Jerome
l'inizio
Non riesco a dormire, il ricordo di Gina è troppo ingombrante. Guardo le luci nel buio e mi sembrano inutili, preferirei la notte assoluta, una spessa cappa nera che mi impedisse di vedere quel cartello appeso al cancello del suo giardino, «VENDESI», c'è scritto così. All'inizio non riuscivo a capire, poi l'arrivo del furgoncino dei traslochi mi ha sbattuto in faccia la dura realtà. Gina se ne sarebbe andata e con lei un pezzo del mio cuore, quello migliore, quello che mi faceva essere felice.
Il destino in sette lettere, «VENDESI», e tu, mia amata, che iniziavi a sparire piano piano, lasciando diventare i miei sogni trasparenti come l'aria, impalpabili ma vitali, tanto che, ancora adesso, se smettessi di respirarli morirei. E perciò, Gina, io respiro, respiro forte anche a bocca aperta e mugolo piano il mio dispiacere finché non diventa insopportabile, allora con la zampa sposto la legna accanto al caminetto, tiro fuori un osso un po' sporco di terra e inizio a rosicchiarlo. Non faccio che mordicchiare gli ossi della mia riserva personale, quelli che avevo nascosto per me e per te, ormai li ho dissotterrati quasi tutti e sotto il nostro albero si vedono chiare le tracce delle buche che ho scavato. Amore mio, come vorrei risentire il tuo odore e lascio i denti rigare quest'osso senza aver il coraggio di frantumarlo, consapevole che prima o poi questo dolore passerà e mi abituerò alla tua assenza.
Mi lascio avvolgere dalle tenebre, dai soavi ricordi di noi due e dal sonno che all'improvviso viene, ristoratore, a farmi visita.
Non posso essere triste di giorno, ho i ragazzi e la mia mamma umana ai quali pensare, lo avevo promesso quando lui
ci ha lasciato per rifarsi una vita e io sono uno di parola.
Appena il sole inizia ad alzarsi sopra la linea dell'orizzonte, ricaccio lacrime e malinconia in fondo al pezzo di cuore che Gina mi ha lasciato e mi dedico a loro con abnegazione, non permetterò mai che qualcuno li faccia soffrire.
La piccolina è un terremoto non sta ferma un attimo, apre tutti i cassetti, sale sulle sedie, salta sul divano e sui letti, devo stare molto attento con lei e mi affatico davvero tanto e mi viene fame, ma è talmente bello il suo viso sorridente che mi sento privilegiato a poterlo guardare. Noi due ci divertiamo da matti, in giardino, con la pallina. Non la lancia molto bene, a volte se la tira addirittura in testa, però sono i momenti più belli delle mie giornate. In fondo i giochi non devono essere perfetti, devono essere spensierati e i nostri lo sono sul serio. Ehm, insomma, serio non è il termine giusto ecco, scuoto la testa e rido nel mio modo di cane.
Il grande, invece, dopo aver accettato la separazione dei suoi genitori, sta molto meglio e non odia più suo padre. Il perdono ci libera da molte infelicità e lui lo ha capito.
La mia mamma umana non è cambiata affatto, è sempre la persona più dolce che io conosca, è amorevole con tutti noi in egual misura e non ci fa mancare nulla. Se non penso a Gina, la mia è una vita piena e felice e mi sento appagato.
Ho persino fatto amicizia con il bassotto Polpetta, non è poi così male dopotutto. Anche lui era innamorato di Gina e anche lui sospira quando passa davanti a casa sua. Ah, se ripenso a casa della mia adorata e a quel cartello! Vorrei tanto farci la pipì su quel dannato «VENDESI» ma non ci arrivo, ci ho provato, sai? L'idea me l'ha data Polpetta, era convinto che io ci arrivassi, invece, per quanto io sia più alto di lui, proprio non ci riesco. Spero che il vento lo butti giù o che si scolorisca la scritta fino a diventare illeggibile, il rosso vivo di quelle sette lettere lo detesto, detesto che lei non sia più con me, ecco.
Ad acuire questa mia malinconia ci si mette anche la pioggia, non ricordo nella mia se pur breve esistenza una primavera così bagnata. La mia mamma umana ormai ha rinunciato a infilarmi l'impermeabile giallo per portarmi fuori, devo dire che sono stato bravo a farle capire che non mi piace affatto indossarlo e che preferisco di gran lunga essere inzuppato dalla pioggia. Vuoi mettere la soddisfazione, una volta arrivato nel loggiato davanti casa, di scrollarmi forte l'acqua di dosso agitando con vigore la testa e la schiena provocandomi una sorta di brivido incontrollabile? Certo, dopo