Panchine sul bordo del mondo
Di Andrea Spada
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Info su questo ebook
- Certe sere non dovrebbero mai arrivare e invece te le trovi davanti che reclamano prepotentemente tutta la tua attenzione, ti svuotano la mente e ti precipitano nell'unico pensiero di cui sono capaci. Stasera è uno di questi momenti e non posso sottrarmi dicendo che certe cose capitano solo agli altri esorcizzando così la paura che capitino proprio a me...
- La tenda era sconquassata da un vento teso proveniente da nord. I monti vicini non erano in grado di trattenere le raffiche che dopo aver percorso la pianura raccogliendo polvere e sterpi si abbattevano a corpo morto sul campo allestito per gli scavi...
- Questa sera mi sono raccontato una favola. La mattina quando mi sono svegliato mi sono accorto di averne proprio voglia così mi sono detto che se fossi stato bravo tutto il giorno, la sera dopo cena me la sarei raccontata...
- Era un pomeriggio inoltrato di metà primavera ma l'aria stentava a scaldarsi nonostante il bel tempo degli ultimi giorni e il sole riusciva ad infiltrarsi attraverso la volta della Gare de Lyon. Un treno aspettava in quieta attesa mentre gli ultimi passeggeri salivano sulle varie carrozze...
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Anteprima del libro
Panchine sul bordo del mondo - Andrea Spada
Autore: Andrea Spada
ISBN dell'edizione cartacea: 978-88-95677-43-9
Finito di stampare nel mese di maggio 2017 da Andrea Spada - Genova
II edizione. Tutti i diritti riservati
È vietata la riproduzione, parziale e totale, effettuata con qualsiasi mezzo, meccanico ed elettronico, della presente opera senza la preventiva autorizzazione dell'Autore
Panchine sul bordo del mondo
Strani incontri, rincorsi dal Tempo
Andrea Spada
Prologo
Non penso che questa raccolta abbia bisogno di un prologo, ma questa parola mi ha affascinato fin da piccolo quando la leggevo nella prima pagina dei classici Disney e così è giunta l'occasione perchè anche io ne scriva uno.
E' un insieme di racconti arruffati, senza alcun collegamento tra loro, anzi, si ignorano proprio, ma ciascuno contiene un'idea, un pensiero felice anche dove il tema è più serio. Venticinque racconti brevi, tranne il primo scritto a forma di diario. Venticinque diversi modi di vedere il reale e il surreale avventurandosi nei sogni ad occhi aperti.
I racconti della Panchina
Lunedì
Non so come mi sia accorto di te, seduta da sola su quella panchina di fronte al mare. Solitamente procedo con un’aria un po’ svagata assorto nei pensieri del momento e non mi curo di ciò che mi circonda a meno che non abbia una diretta influenza sulla mia sicurezza come semafori, auto o folle esagitate.
Ora però mi riscopro in tutta tranquillità ad osservarti, rapito da questa immagine serena; sarà la pace del momento, il tuo sguardo un po’ triste e un po’ sognante tipico di chi fissa a lungo il mare senza soffermarsi su alcunché. Non sedevi al centro della panchina ma un po’ spostata di lato, come se avessi istintivamente lasciato il posto a qualcuno, forse in attesa o forse un gesto riflesso dettato dall’abitudine.
Una leggera brezza di tramontana si infilava tra i capelli scompigliandoli e tu con un gesto gentile li discostavi dagli occhi perché non distraessero i tuoi pensieri. Ti ho lasciata così, fotografata nella mia memoria con la luce più giusta, colpito dalla tua immagine e stupito di aver provato un istante di sogno.
Martedì
Sono in ritardo per andare al lavoro, ormai è tardo pomeriggio e sicuramente avrò una strigliata dal mio Capo che percorrendo a lunghi passi la cucina del locale starà già pensando a quali ingiurie scaricarmi addosso e quali terribili punizioni infliggermi per insegnarmi la disciplina.
Distratto da questa immagine funesta del mio immediato futuro non mi accorgo di passare vicino alla panchina di ieri. La vedo vuota. Per un istante penso, spero, di aver sbagliato e di averla superata, ma il lungomare è deserto e io so che se avessi indugiato troppo avrei dovuto lavare piatti fino a dormirci sopra. Così proseguo per la mia strada, ma con un nuovo pensiero in testa che quasi offusca le mie preoccupazioni.
Arrivato al ristorante e subiti gli strali del Capo, cerco di dimenticare dedicandomi alla pulizia e al taglio delle verdure che, richiedendo una certa precisione, è l’ideale per sgombrare la mente. Dopo il terzo zucchino scolpito a forma di panchina inizio a preoccuparmi e a pensare che forse dietro a quel casuale incontro si celava qualcosa di più: sono nei guai.
Mercoledì
Nei giorni successivi, percorrendo la consueta strada getto casualmente lo sguardo su tutte le panchine della zona, ma alla fine mi convinco che quell’episodio dovesse essere un fatto isolato e così riprendo in mano i soliti pensieri; non che questi siano importanti, ma nei momenti di calma, mentre cammino, faccio ordine tra tutti gli incarichi che il Capo mi affida: ufficialmente sono il ViceCapoCuoco nel ristorante, ma poiché i cuochi sono due di cui uno si definisce Capo
, io sono automaticamente destinato in quanto vice, a svolgere tutte quelle mansioni che il mio più anziano collega escogita per rendere la propria vita più tranquilla e la mia un purgatorio.
Questa sera però, mentre facevo saltare in padella una porzione di pasta con le verdure, ti vedo seduta ad un tavolo un po’ defilato e vicino a una delle finestre. Per poco non combino un disastro in cucina: mi riprendo per tempo e scopro che ciò che stavo per distribuire per tutto il locale era il piatto che avevi ordinato.
Faccio carte false per uscire dalla cucina corrompendo il cameriere promettendogli futuri favori e mi avvio verso la sala e il tuo tavolo. Quando mi avvicino tu mi guardi con una distaccata gentilezza ringraziandomi per il piatto mentre io leggo in te gli stessi pensieri di quando ti ho incontrata la prima volta.
Ti sorrido e mi allontano, felice del piatto scelto. I miei taglierini all’uovo con verdurine fresche sono un toccasana per il palato e per l’anima.
Guardandoti attraverso il passa-vivande ti vedo sorridere e mi rendo conto che sei bella…voglio dire…che lo fossi lo avevo già notato sulla panchina, ma stasera, sarà la luce, sarà il piatto fumante, sarai tu, qui, dopo averti cercata invano, quasi mi spuntano le lacrime dalla felicità.
Il momento dura poco, sono riportato alla realtà da una serie di richieste…Tagliata con rucola al 12, Trancio di spada al 7, vai in cantina, insomma, la vita di tutte le sere.
Giovedì
It's a long way to Tipperary,
It's a long way to go.
It's a long way to Tipperary
To the sweetest girl I know!
Entro in casa cantando senza badare all’ora invereconda e al silenzio che squarcio con la mia presenza.
- Papà, cosa è tutto questo baccano a quest’ora !
Solo ora mi rendo conto del mio comportamento e fisso con aria beata mia figlia che mi guarda in pigiama con aria severa aspettandosi come minimo una giustificazione per la mia entrata trionfale. A quell’ora mi sembra di vederla ancora con il pupazzetto di peluche in mano, ma mi rendo conto che gli anni sono passati e che ora è lei a brontolare me per quello che ritiene un modo di fare immaturo.
Assumo così un’espressione contrita e, dandole un bacio in fronte, l’accompagno nella sua stanza senza spiegare nulla di ciò che è successo mentre io, canticchiando nella mia mente inizio i preparativi per la notte.…altro che preparativi, qui ci vorrebbe un randello per farmi addormentare dopo una sera così.
La mattina dopo arrivo in cucina attirato dal profumo di caffè e mi presento con la mia migliore aria da Alien di cui sono capace. Mia figlia, per nulla impressionata, mi consiglia di berlo finché è caldo (ma noi, alla loro età, eravamo così giudiziosi?) e mi chiede cosa avessi combinato la sera prima. Io ci penso un momento e poi le dico:
- L’ho vista….
- Chi hai visto ?
- Lei…
- Ho capito, così non facciamo molta strada…vuoi che ti faccia una domanda più facile ?
- No, no, ora ti racconto.
Così dedico il tempo della colazione a raccontarle la mia avventura al ristorante; chiamarla avventura, ora, mi sembra un po’ eccessivo, in fondo le ho solo servito un piatto di pasta e lei mi ha ringraziato; dovere da parte mia, cortesia da parte sua, però, se consideriamo il precedente della panchina, qualche attenuante ce l’ho.
- Ma tu hai fatto tutto questo solo per uno sguardo a una
su una panchina ? Ma ti vengono le crisi di mezza età già adesso ?
Mi domando come faccia mia figlia a sapere cosa sono le crisi di mezza età alla sua età quando non lo so neanche io. Lei è sempre più una sorpresa per me, è come se si fosse preso l’incarico di prendersi cura di me e non il viceversa come le nostre età impongono. Comunque mi prendo i suoi rimproveri senza eccepire e finita la colazione mi infilo nello studio mentre lei esce per andare a lezione.
Venerdì
Entro nello studio di casa alla solita ora con in mente ancora le parole di mia figlia. Questa mattina sulla porta di casa, sopra pensiero, mi sono messo a fare le solite raccomandazioni a Lara: non tardare, telefona, hai preso l’ombrello….lei, già sulle scale, si volta e mi dice:
- Papà, quanti anni ho ? Te lo ricordi ?
- 15 rispondo d’istinto…
- 20, dice lei con aria rassegnata. Ho 20 anni e vado all’università. Ora, hai presente cosa fa una persona di 20 anni ? Inizia ad avere una vita propria anche se in parte coincide con la tua visto che sei mio padre e viviamo insieme. Tu, piuttosto, dovresti crescere un po’. Ciao Luca!
Luca sono io, questo lo ricordo bene. Sono 45 anni che porto questo nome ed è una delle certezze della mia vita. Quando mi vuole stuzzicare la mia piccola
mi chiama per nome e questo mi fa sentire giovane in barba ai miei anni. Seconda giovinezza, la chiamano, ma a me sembra comunque di appartenere ancora alla prima.
Ripenso allora anche alle sue parole dette a colazione quando le ho raccontato del mio incontro con lei
. Sarà vero che attraverso una crisi di mezza età ? E poi, in particolare, in cosa consiste una crisi di mezza età ? Rimuovo questi pensieri con l’ostinazione di chi nega l’evidenza, ma il tarlo del dubbio si è messo a rodere e in una testa di legno come la mia si è trovato a proprio agio.
Come è possibile avere un’infatuazione per una persona mai vista prima ed incontrata solo di sfuggita su una panchina e per pochi istanti in un ristorante? Però ricordo ancora quei capelli castani con piccoli colpi di sole che rilucevano al tramonto e i suoi lineamenti delicati…e il suo sguardo dolce con quegli occhi marrone, profondi ed espressivi in cui mi sono perso quando mi ha guardato la sera al ristorante. Forse ha ragione Lara: è meglio che cresca un po’.
Detto questo mi metto al lavoro al portatile immaginando gli sviluppi della storia che sto scrivendo ormai da qualche tempo.
Sabato
Siamo a New York da qualche anno, intendo mia figlia Lara ed io e abitiamo al terzo piano di un palazzo del