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Baci, Giulia
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Baci, Giulia
E-book216 pagine3 ore

Baci, Giulia

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Info su questo ebook

Una giovane donna alle prese con la vita di tutti i giorni - un marito, una figlia e un cane a dettarle il ritmo della quotidianità - costretta dal caso a rituffarsi nel suo passato di giovanissima ragazza innamorata al seguito di un fotoreporter in Bosnia. Un tuffo che ne mina fortemente la stabilità fisica e mentale, e con essa quella della sua famiglia. Saranno l'istinto di sopravvivenza e il sentimento di chi la veglia giorno e notte ad aiutarla ad uscire dal ricordo, e ad accettare pienamente il suo presente.

“Lo so che hai seguito il tuo ragazzo ma tu non sei come lui. Quel ragazzo è arido, non ti ama, si serve di te. Cosa siete venuti a cercare qui? Voi che avete tutto nel vostro occidente, compresa la pace, cosa volete da noi? Fotografare i nostri morti, i nostri feriti, per tornare nelle vostre case pulite e illuminate e vincere un premio per la fotografia più bella? Quella che mostra più dolore? Quella che mostra più sangue?”

Anche in questo romanzo l’autrice tratta un tema animalista raccontando la storia di Angel, un levriero proveniente dalle perreras spagnole. La storia di Angel è vera come vera è la collaborazione dell’autrice con l’associazione Galgo Libre che si occupa del recupero, della cura e degli affidamenti di centinaia di levrieri spagnoli destinati altrimenti ad una fine atroce.
LinguaItaliano
Data di uscita26 giu 2020
ISBN9788831678087
Baci, Giulia

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    Anteprima del libro

    Baci, Giulia - Graziella Dotta

    Indice

    GIOVEDÌ

    GIORNO 1

    VENERDÌ

    GIORNO 2

    GIORNO 3

    DI GIULIA

    GIORNO 4

    DI GIULIA

    LUNEDÌ

    GIORNO 5

    MARTEDÌ

    GIORNO 6

    MERCOLEDÌ

    GIORNO 7

    GIOVEDÌ

    GIORNO 8

    VENERDÌ

    GIORNO 9

    GIORNO 10

    DI GIULIA

    DOMENICA

    GIORNO 11

    LUNEDÌ

    GIORNO 12

    MARTEDÌ

    GIORNO 13

    MERCOLEDÌ

    GIORNO 14

    GIOVEDÌ

    GIORNO 15

    VENERDÌ

    GIORNO 16

    LUNEDÌ

    GIORNO 19

    UN MESE DOPO

    DUE MESI DOPO

    EPIlOGO

    RINGRAZIAMENTI

    Graziella Dotta

    Baci, Giulia.

    Romanzo

    Primalpe

    EDITO DA

    PRIMALPE

    COSTANZO MARTINI

    VIA XX SETTEMBRE, 31

    12100 - CUNEO TEL. 0171/692565 www.primalpe.it

    E-MAIL: info@primalpe.it

    Le attività di Primalpe hanno

    il sostegno di Fondazione Crt

    e Fondazione Crc

    A mio padre

    e a tutti gli uomini capaci di sorprendere.

    E a Rosalba perché vorrei che fosse qui.

    PREFAZIONE

    Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mio aspetto più gajo, il mio cuore più compassionevole.

    (Ugo Foscolo)

    Baci, Giulia. Un titolo che apparentemente riconduce al tipico saluto frettoloso, al riportare tutto ad un punto e a capo. Le pagine del romanzo scorrono e si svelano in una serie notevole di sinonimi di saluto: partenza, allontanamento, separazione, arrivo, benvenuto, accoglienza. I baci di Giulia sono un pretesto per focalizzare tanti attimi di fondamentale libertà esistenziale, una vantaggiosa e alta sintesi della relazione con l’altro, con gli altri! Il bacio è uno speciale linguaggio acquisito riguardo all’importanza del sentimento provato. Giulia con la sua vicenda ci conferma senza dubbio alcuno, che nessuno è immune all’amore, soprattutto a quello incondizionato per le sfaccettature del quotidiano: partner, famiglia, figli, amici, lavoro, animali, luoghi, natura…

    L’amore vince, si propone, ha ragione, demarca una lucida follia, è ribelle. L’amore lascia ricordare, narrare, celebrare, avvolge i ricordi e li protegge, ma si rinnova sempre, crea forza, nuove esplosioni interiori. Quante volte abbiamo sentito dire che il cuore ha le sue ragioni che il cuore non conosce, questo per ampliare il concetto che l’amore segue vie preferenziali, non sempre comode e agili, a volte molto tortuose. Tanti sono i percorsi non rincorsi dalla ragione. Neppure quando nella vita si spegne la luce, quando la forza viene a mancare e tutto potrebbe non avere più senso e essenza. L’amore di Giulia ovviamente si confronta e si scontra con quello dei diversi personaggi che animano la storia, infine diventa un amore ricolmo di coscienza e trova un’appagante tregua. Dopo tutto questo dire, bisogna per dovere di cronaca affermare che Baci, Giulia. non è un romanzo rosa, ma è l’evidenza di come bisogna diventare complici della vita!

    Manuela Fantini

    Vorrei avere più tempo per osservare il mondo attorno a me, per apprezzare questo meraviglioso sole, queste giornate fantastiche, la primavera che si risveglia, le rose che sbocciano in giardino e, perché no, anche la pioggia che le bagna o la neve che le imbianca.

    Sono anni che lo penso, ogni volta che riesco ad uscire di casa cinque minuti prima e mi permetto di distrarre il mio pensiero dalla solita trafila di doveri che mi assorbe. Stamattina poi i minuti sono addirittura venti, un regalo inaspettato dovuto alla gita scolastica di mia figlia Martina. Con questo non voglio dire che sono felice di vederla partire, sono come sempre preoccupata per i mille trabocchetti in cui potrebbe cadere una ragazzina di dodici anni, ma conosco i suoi compagni e le insegnanti che li scortano e so di potermi fidare. Lei era così felice che stanotte non è riuscita a dormire, ieri sera abbiamo preparato insieme le sue cose e stamattina, quando sono entrata in camera sua l’ho trovata già sveglia, seduta sul letto, mezza vestita a parlottare con il nostro gatto Baloo che ormai ha scelto senza possibilità di ripensamenti il letto di Martina come suo, liberando la sua cesta forse per un eventuale nuovo arrivo in famiglia. Che sollievo, pensavo di dover affrontare la solita battaglia di tutte le mattine, eterno tira e molla tra mille Alzati, dai! e mille e uno Ancora cinque minuti per favore! Per favore! Per favore!

    Ogni tanto mi sorprendo a pensare a quanto siano ancora bambini questi dodicenni brufolosi che si danno arie da adulti consumati. Per fortuna Martina non è così, è una ragazzina dolce alla quale abbiamo cercato di insegnare i veri valori della vita. Avrà sicuramente i problemi che hanno tutti ma ho la speranza che vorrà parlarne con noi e che insieme li risolveremo. Mi manca già un po’ anche se sono solo tre giorni. Potevamo forse impedirle di visitare Parigi?

    La mia prima volta a Parigi è stata con mio marito Federico, romanticismo allo stato puro, emozionante, uno dei miei ricordi più cari. Non credo che Martina potrà apprezzare questi lati di Parigi ma avrà sicuramente modo di farlo più avanti.

    Tornando a stamattina la mia famiglia pareva essersi trasformata nella famiglia felice degli spot televisivi. Io agitata come ogni giorno, mia figlia già pronta per uscire, mio marito che finita la colazione sparecchiava, credo che lo abbia fatto solo per assistere alla mia reazione stupita, il gatto Baloo che mangiava la sua pappa senza tirarla fuori dalla ciotola, cosa che fa regolarmente, e lo sguardo umano e adorante dell’ultima arrivata, Angel, una levriero femmina di due anni salvata da una tragica realtà nel suo paese d’origine: la Spagna.

    Da quando è arrivata ho anticipato la mia sveglia mattutina per portarla fuori, usciamo sole, io e lei, e torniamo quando ancora tutti dormono. Adoro questi momenti perché mi hanno fatto riscoprire il piacere di passeggiare, di sentire il sole, oppure il freddo o la pioggia sulla mia pelle. È una creatura magica, con un corpo sinuoso e muscoloso, irruente nelle sue corse sfrenate all’aperto e delicata quando è in casa o nei locali pubblici.

    Quando rientriamo dalla passeggiata lei si accoccola sul suo cuscino e aspetta con pazienza la sua colazione, poi la copro con la sua copertina di pile e lei ci guarda con quei suoi occhi così dolci finché ognuno di noi, catturato da quello sguardo, si china a coccolarla. Terminati i saluti noi usciamo e lei si riaddormenta serena.

    Lei mi ha ridato la consapevolezza di ciò che mi circonda, forse ero troppo presa dalla routine quotidiana, dai troppi impegni, il pensiero costantemente rivolto alle prossime occupazioni, vittima di un meccanismo che si ripete, che ci rinchiude e ci impedisce di vivere la nostra vita, costringendoci ad occuparci di mille faccende e distogliendoci dal nostro bisogno di serenità. Di solito questo meccanismo va in mille pezzi quando accade qualcosa di inaspettato e solitamente spiacevole, quegli imprevisti che non ci è dato evitare. Per fortuna per me non è stato così. Il mio meccanismo è stato sconvolto da un avvenimento piacevole, da una decisione presa sull’onda di un’emozione.

    Arranco ancora per riuscire a far fronte a tutte le occupazioni di prima ma ho ripreso a guardarmi intorno, a sorridere, ad apprezzare il mondo che mi circonda appunto. Stamattina sono riuscita a fermarmi qualche minuto in più da mia mamma, ogni mattina passo a salutarla prima di andare al lavoro ma riesco a dedicarle sì e no trenta secondi, a volte la vedo che vorrebbe ancora dirmi qualcosa ma io scappo e col pensiero sono già al semaforo che spero di trovare verde sennò faccio tardi. Mi spiace perché sono momenti preziosi che non torneranno, vorrei riuscire a fare di più ma non ci riesco. Sono sopraffatta dal pensiero di trascurare i miei affetti, è un senso di colpa che non mi lascia mai.

    Però non voglio addentrarmi in questi pensieri, non oggi che mi sento così bene, se il mondo mi sorride come posso io non ricambiare?

    Uscendo ho anche avuto il tempo di dare un’occhiata alle rose nel nostro giardino, sono fiori meravigliosi, con un profumo intenso e dei colori vivaci che si sposano bene con questa splendida giornata di sole. Eppure io le vedo quasi sempre come un’ulteriore incombenza, il tempo che dedico alla loro cura a volte mi sembra sprecato, lo faccio in modo superficiale e frettoloso, per fortuna ne divido la gestione con mia mamma che vive un’esistenza meno caotica della mia e ci si dedica con piacere.

    Mi sono anche soffermata un attimo in più del solito davanti alle ante aperte del mio armadio, cosa che non faccio più da anni, per cercare questo bellissimo golfino verde che si intona ai miei occhi e che mi sembrava adatto alla giornata primaverile, di solito la mia divisa è composta da gonne o pantaloni grigi o neri e giacche o maglie che si abbinano ma sempre su toni neutri, l’unica nota di colore la lascio alle unghie, lì mi sbizzarrisco nella nail art. Oggi invece jeans, camicetta bianca e golfino verde, con tanto di collana abbinata. Bei tempi quando si passavano le ore davanti all’armadio a porsi la domanda del secolo: Cosa mi metto oggi?

    Non trovo neanche traffico, quasi fossero andati tutti a Parigi con mia figlia, i semafori verdi, niente coda in tangenziale. Guardo il mio sorriso nello specchietto retrovisore della mia auto, non sono poi così male, dovrei solo rendermene conto più sovente.

    Giornata tranquilla anche al lavoro, è proprio vero che quando ci sentiamo bene con noi stessi il mondo attorno a noi si adegua. Mi sento un po’ in colpa nel provare queste emozioni in parte dovute all’assenza di Martina, lei probabilmente mi crede disperata, a piagnucolare sulla spalla di suo papà nell’attesa che la bambina faccia ritorno alle mura domestiche. Io invece sono qui che rientro a casa in orario perfetto, chiedendomi cosa potrei cucinare per cena o, meglio, cosa potrei prendere in rosticceria per stasera. Non ho voglia di cucinare oggi, più che altro non ho voglia di mettermi fretta. Quindi vada per la rosticceria. Così avrò il tempo di fermarmi un po’ in cortile quando arrivo, di giocare un po’ con Angel e di apparecchiare con calma dopo.

    Dopo cena, se Fede ne ha voglia, potremmo uscire a passeggiare. È tanto che non lo facciamo, ogni sera c’è qualcosa da fare ma stasera no, stasera non devo riordinare le cose di Martina, non devo stirare né prepararle il pranzo per domani. Mi basta sparecchiare e caricare la lavastoviglie.

    Voglio godermi appieno questi pochi giorni, come fossero una piccola vacanza.

    - Una passeggiata noi due?

    Non rovinare tutto Fede, accetta, non sciupare questa bella giornata con una delle tue frasi taglienti. Avrei voluto un po’ più di entusiasmo, anzi avrei voluto che l’invito partisse da te, ma mi accontento di una passeggiata, magari due chiacchiere fra di noi. Non me n’ero mai accorta ma mi mancano i nostri discorsi di un tempo. Le serate passate a baciarci, ore ed ore ad accarezzarci e baciarci. Ora saremmo ridicoli ma che nostalgia. Non è più tempo per noi, ora tocca a nostra figlia, forse è questo che ti spaventa tanto e che ti allontana anche un po’ da me perché io non sono preoccupata per lei come lo sei tu, e un po’ ti rode.

    - Martina l’hai sentita? È arrivata? Non capisco perché non mi abbia chiamato sul cellulare, gliel’avrò detto cento volte di chiamarmi…

    - Appunto… Non ti ha chiamato perché ha chiamato me. Sta benissimo. Il viaggio è stato fantastico, la camera è fantastica, gli amici sono fantastici… Era entusiasta, lasciamo che si diverta… E magari divertiamoci anche noi!

    - Non so come fai a reagire così, io sono in ansia da stamattina… Comunque hai ragione: usciamo io e te, portiamo Angel a passeggiare, magari mi rilasso un po’.

    Eccolo, il pensiero brutto della giornata: mio marito non ha più voglia di stare con me. Si è talmente abituato ad essere sempre in tre che ora la semplice idea di rimanere solo con me lo mette in ansia. Sembra quasi che non sappia cosa dire, non prova neanche a raccontarmi la sua giornata e non mi chiede nulla della mia. Il nostro unico argomento è Martina. Non è possibile che il nostro rapporto si sia così annullato per fare spazio alla nostra unica figlia. Dov’è finita la storia dell’amore che si moltiplica? Dei figli che legano indissolubilmente? È vero che ti legano ma non possono annullare tutti gli altri legami. La vita è così. Ti ritrovi a fare un mare di cose per necessità e perdi di vista i desideri. All’inizio porti i figli con te perché non è giusto costringere i nonni nel ruolo di babysitter a vita, perché non ci sono i soldi per la tata, perché è giusto che si abituino, perché sono educati e non danno fastidio. Poi ti dimentichi di quando non c’erano. Ti sembra impossibile di aver vissuto un prima e soprattutto ti sembra impossibile di essere stata felice prima, senza di loro. Ti racconti che era una falsa felicità, che quella vera è arrivata con loro. E giudichi con ironia coloro che non sono d’accordo con te. Pensi che lo dicano per invidia, perché loro non hanno potuto avere bambini e la sfortuna li ha resi insensibili. Sei assolutamente convinta che non possa esistere una persona che non ha figli per scelta, che non ne sente il bisogno e vive serenamente anche così, con questa menomazione. Intenzionalmente non vuoi ricordarti del giorno in cui hai scoperto di essere incinta e della netta sensazione che il mondo stesse per crollarti addosso. Del terrore che ti procurava il pensiero che non sarebbe più esistito un Noi due ma si sarebbe trasformato in un Noi tre.

    Vivi così, ferma nelle tue convinzioni e intanto la routine trasforma la tua vita e il tuo pensiero. Ti trasformi in genitore, non puoi più permetterti di pensare prima a te, di anteporre le tue necessità a quelle dei tuoi figli, non puoi e piano piano scopri che non ne saresti più capace.

    Gli anni che passano rinnovano e cementano la quotidianità, tu non esisti più come persona ma solo come genitore e guardi con sospetto coloro che invece si aggrappano alla loro identità personale e pretendono di viverla anche in presenza dei figli.

    Finché non arriva il primo momento critico, la prima assenza dei bambini. E tu che non sai più come sia la vita senza di loro, ti ritrovi sperduto, orfano delle tue creature. E puoi reagire in due modi: puoi sentirti smarrito come sta succedendo a Federico in questo momento, che mi sembra addirittura disorientato dall’assenza di Martina, parla solo di lei, passa il suo tempo a controllare i messaggi sul telefonino, si indispone perché lei ha chiamato me e non lui, immagina scenari terrificanti e assolutamente pericolosi per la sua bambina e si pente amaramente di aver dato il suo consenso a questa pazzia della gita di tre giorni.

    Oppure puoi sorprenderti a scoprire che esiste un altro mondo intorno a te, che la tua esistenza non finisce esattamente dove finisce lo spazio occupato dai tuoi figli. È quello che sta succedendo a me. So che Martina sta bene ed è al sicuro, so che la rivedrò tra due giorni e so che è felice. Perché non dovrei esserlo anch’io. Forse, molto semplicemente, sto accettando il fatto che sta crescendo, che sta diventando una persona e che presto non avrà più bisogno di me per vivere. Immagino di poter riprendere alcuni piaceri della mia vita a cui avevo amorevolmente rinunciato per lei. Il cinema, la lettura, qualche serata con gli amici e anche, perché no, un po’ di tempo in solitudine.

    Sono due reazioni totalmente diverse, che vanno in direzioni opposte. Non saprei dire quale sia quella giusta, so solo che il fatto che io e Federico abbiamo reagito in modi così diversi potrebbe essere un problema. Potrebbe costringerci ad affrontare in malo modo le mille banali difficoltà della vita di coppia e potremmo scoprire che non sono poi così banali.

    Anch’io sono confusa ora, credevo di poter ritrovare la complicità di tanti anni fa, di vivere questi tre giorni come una piccola vacanza per noi due, di riscoprire quel Federico che mi ha fatta innamorare con la sua allegria. Invece vicino a me ho un automa che mi cammina al fianco in

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