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Eva al tempo del blog
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E-book111 pagine1 ora

Eva al tempo del blog

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Info su questo ebook

Una Donna. Con quella D maiuscola che lei stessa finge di voler far passare sotto silenzio, ma che svetta in ogni pagina con la discrezione di un obelisco nel deserto.
Fintamente scanzonata, Irene Malfatti riesce per un istante a ingannare il lettore convincendolo di aver appena sfogliato pagine che, secondo sua stessa ammissione, sono state scritte “per cazzeggio, sfogo, evasione”. Ma immancabilmente, quando meno ce lo aspettiamo, la consapevolezza di aver appena letto brandelli di vita grondanti di passione ci colpisce con la delicatezza di un treno merci a tutta velocità. E Irene sorride attraverso le parole con le quali ricama una prosa spigliata e graffiante, già conoscendo la risposta alla domanda che si pone fin dall’inizio su come la giudicheranno le figlie quando leggeranno questo libro. Una Donna.
Con quella D maiuscola impossibile da far passare sotto silenzio.
LinguaItaliano
Data di uscita31 dic 2017
ISBN9788885725188
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    Anteprima del libro

    Eva al tempo del blog - Irene Malfatti

    La Signoria Editore

    Irene Malfatti

    EVA AL TEMPO DEL BLOG

    La Signoria Editore

    Firenze

    ©2017 Italia Stargate srls

    Edizione elettronica Dicembre 2017

    ISBN 9788885725188

    Questo libro è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell'inventiva dell'autore e vengono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o defunte, fatti o luoghi è assolutamente casuale.

    Progetto grafico: ©Fabio Gimignani

    www.lasignoriaeditore.it

    info@lasignoriaeditore.it

    EVA AL TEMPO DEL BLOG

    Quando tornate a casa,

    alle donne che vi amano consegnatevi sempre vivi.

    Cosi nessuno si farà male.

    Prefazione

    Adesso comincio subito tutto con una bella citazione cialtrona, così che nessuno si possa illudere per un momento sul livello a cui mi muovo. La citazione è "come faranno i figli a prenderci sul serio con le prove che negli anni abbiamo lasciato su Facebook (J-Ax, dubito che mai leggerai, ma, se capitasse non ti incazzare. Mi prendo la confidenza di dire cialtrona solo perché siamo in intensa intimità, io e te, da un paio di decenni, seppur in modo assolutamente univoco e solipsistico. Cialtrona" era detto in senso buono, con te ho passato troppi bei momenti perché tu possa dubitarne).

    Seriamente. Come faranno, le mie figlie e chiunque altro, a prendermi sul serio, dato quello che ho postato?

    La risposta è: non potranno. Non dovranno.

    È riunito tutto insieme perché se ne rendano bene conto (le mie figlie, intendo, che poi sono il mio pubblico per eccellenza, costrette come sono a vedermi vivere dalla prima fila) e ne tengano conto: non mi sono adoperata per essere una persona seria, né per far di loro persone serie.

    Forse più per essere seriamente persone, ma potrebbe anche essere solo un gioco di parole a effetto.

    Ma non importa, perché alla fine sono cose scritte, a volte pubblicamente, a volte no, come forma di ricreazione.

    Per cazzeggio, sfogo, evasione. Riflessione. Il momento in cui sei nella realtà ma te ne chiami fuori, per ascoltare quello che hai da dire, anche se è una cazzata. E a volte proprio perché è una cazzata.

    Siamo così brave, del resto. Facciamo tutto quello che dobbiamo. Ed è giusto, farlo, e si deve farlo, e lo si vuole, perfino. Ma un giorno senza alcuna forma di ricreazione è un giorno perso. Non mi piace l’idea di perderne molti. E non mi dispiace l’idea di passare per persona poco seria, se in cambio avrò regalato qualche ricreazione a qualcuno.

    E molte a voi, piccine.

    Che siete già una forma di ricreazione grande, per me.

    Spesso, nonostante me.

    #

    Quelle belle mattine in cui esci di casa, con la faccia da rockstar drogata, ma solo la faccia, senza le soddisfazioni, e vedi che t’hanno scritto qualcosa sulla macchina.

    Ora, parliamoci chiaro, un po’ d’immaginario cinematografico riposa in ogni donna. Del tipo: il concetto di ammiratore segreto, anche se non lo ammetteremmo mai, è in agguato dentro di noi. Qualcuno che nottetempo si avvicini ai vetri non proprio pulitissimi e ci scriva un sonoro complimento. Nemmeno: ci scriva IL complimento, quello definitivo (non faccio un esempio perché tendo, tragicamente, a non ricordarmi i complimenti).

    Mi avvicino, con la faccia del trallallero, la giornata è già bellissima, ho già in faccia il sorriso dello stupore felice.

    E niente: m'hanno scritto puttana.

    Però comunque grazie, credevo di sembrare una casalinga disperata. Puttana va già meglio.

    #

    Quando ne combina di ogni e viene sgridata, ma anche quando io, secondo il suo punto di vista, ne sto combinando di ogni e andrei sgridata, quando piange, fosse anche per me o contro di me, c’è un momento in cui Atena viene da me e mi chiede: «Mi consoli?»

    Non fa niente se è colpa mia, se è colpa tua, tu mi ami, consolami.

    Questa cosa per me è l’amore. Non credo di averlo insegnato io, però ne faccio parte e quindi qualcosa c’entrerò pure.

    E quel momento lì, quello dell’amore che sa chiedere consolami, è quello in cui io mi sento una buona mamma.

    #

    Il punto è che a me, le maestrine scopainculo con la penna rossa, fanno tanto venir voglia di tirare in aria la cimosa.

    E non penso nemmeno che sia un difetto, toh.

    #

    Se c'è una cosa che non reggo, sono i libri per bambini scritti con il chiaro intento di convincerli a fare qualcosa che non vogliono fare.

    Oltre a essere manipolatori sono insultanti.

    Se mio marito mi regalasse un libro intitolato Annina non sa cucinare gliene scriverei uno tutto per lui, intitolato Irene ti manda in culo.

    Non vedo perché i bambini dovrebbero prenderla diversamente.

    #

    Non sono una signora.

    A vedermi, forse, posso sembrarlo.

    La casa bianca in periferia, una bambina in braccio e una per mano, la faccina pulita, scarpe e borsa coordinate.

    Mi ci chiamano, perfino. Nei negozi, al bar. Che ogni volta rischio di strozzarmi col cappuccino, mi si strozza in gola un: «Signora a chi?»

    Ben mi sta però, che fino a qualche anno fa, quando mi davano del tu borbottavo truce: «Manco avessimo mai badato ai maiali insieme, io e te».

    Ecco, appunto: io sono una che borbotta truce, una signora non lo farebbe mai.

    Una che mangia solo sporcandosi.

    Una che se fosse un colore, sarebbe rosso. Rosso cuore o rosso sangue a seconda di come la prendi.

    Una donna continentale. Caldi torridi come inverni gelidi. Burrasche. Tramonti che mozzano il fiato.

    Eccessiva.

    Le donne misurate, quelle di classe, quelle che pesano ogni parola al grammo e non si spettinano mai, mi affascinano e mi intimoriscono. Le ammiro, anche. Ma non riesco a non definirle, molto sottovoce dentro di

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