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Principi di catalogazione e rappresentazione delle entità bibliografiche
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E-book413 pagine5 ore

Principi di catalogazione e rappresentazione delle entità bibliografiche

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Info su questo ebook

La ricerca muove dalla constatazione che la biblioteconomia e i bibliotecari dovrebbero avere un ruolo propositivo, politico e istituzionale: studiare, sperimentare e commissionare modelli per la catalogazione, per la visualizzazione delle informazioni e per la ricerca bibliografica attraverso il Web. I bibliotecari dovrebbero essere i committenti dei software di catalogazione e dei modelli di visualizzazione dei cataloghi. Invece, a parte alcune eccezioni, si assiste in generale a una tendenza opposta che consiste nel tentativo di adeguare i modelli catalografici e i sistemi di ricerca bibliografica a logiche estremamente semplificate assimilabili a quelle su cui si basano gli scambi di informazioni commerciali. Il volume prende in esame l’evoluzione normativa internazionale in campo catalografico negli aspetti legati alla comunicazione bibliografica e al flusso che porta dalla codifica delle regole all’elaborazione di strutture di visualizzazione catalografica. Il lavoro si concentra su due ambiti di interesse: da una parte i dati bibliografici, i loro elementi costitutivi e le loro strutture comunicative; dall’altra le strutture di visualizzazione e di uso dei dati bibliografici che potrebbero integrarsi con le tecnologie e le finalità del Web semantico, con particolare attenzione agli ultimi sviluppi di ISBD.
LinguaItaliano
Data di uscita15 ott 2018
ISBN9788878122680
Principi di catalogazione e rappresentazione delle entità bibliografiche

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    Principi di catalogazione e rappresentazione delle entità bibliografiche - Antonella Trombone

    Collana Percorsi AIB, 3

    Table of Contents

    Principi di catalogazione e rappresentazione delle entità bibliografiche

    Presentazione

    Sigle e abbreviazioni

    Introduzione

    Note dell’autrice

    1. La stagione normativa della catalogazione: il dibattito internazionale e il caso italiano

    1.1 La notizia bibliografica: elementi e struttura comunicativa

    1.2 Le funzioni della notizia bibliografica nel catalogo

    1.3 Norme e uniformità

    1.4 La situazione normativa italiana alla fine dell’Ottocento e l’attenzione per le «cose americane»

    1.5 Le Norme vaticane tra il modello italiano e quello anglo-americano

    1.6 La teoria della catalogazione nel contesto internazionale

    1.7 Il catalogo per Diego Maltese, tra princìpi e cultura del servizio

    1.8 Verso princìpi internazionali di catalogazione: le regole italiane del 1979

    2. La normalizzazione della descrizione, il primato della pubblicazione sull’opera

    2.1 I princìpi della descrizione nel contesto del catalogo

    2.1.1 L’oggetto

    2.1.2 Le funzioni

    2.1.3 Le regole

    2.2 Le origini degli standard per la descrizione bibliografica

    2.3 La normalizzazione della descrizione bibliografica

    3. Organicità e funzione dell’informazione bibliografica

    3.1 La riflessione teorica: dai modelli concettuali al nuovo paradigma dell’informazione

    3.1.1 Opera versus pubblicazione

    3.1.2 Opera versus documento

    3.1.3 L’opera nell’organizzazione del catalogo

    3.1.4 Principio di riferimento e composizione dell’opera

    3.2 La rielaborazione normativa italiana e internazionale

    3.2.1 Il modello FRBR nelle Regole italiane di catalogazione

    3.2.2 L’identificazione dell’opera nelle REICAT

    3.2.3 L’ambito angloamericano: RDA-Resource description and access

    4. Le macchine, il Web, i dati

    4.1 Le fonti del nuovo contesto informativo

    4.1.1 Modelli concettuali, modelli di gestione, modelli di visualizzazione

    4.1.2 I linguaggi di mediazione catalografica

    4.1.3 I temi e i dibattiti della ricerca

    4.2 L’evoluzione del modello ISBD

    4.3 Gli elementi del cambiamento

    4.4 Funzione sociale e struttura logica del Web semantico

    5. Funzione e oggetto della catalogazione nel Web semantico

    5.1 La destrutturazione della notizia bibliografica

    5.1.1 La comunicazione catalografica basata su ISBD

    5.1.2 La rilevanza come criterio di comunicazione

    5.1.3 La rilevanza come criterio di ricerca

    5.2 La sperimentazione di nuovi modelli strutturali dei dati bibliografici

    5.2.1 Il progetto Bibliographic framework transition initiative

    5.2.2 L’avvio del progetto BIBFRAME

    5.2.3 Le classi e la struttura di BIBFRAME

    5.2.4 Schema.org e il modello di linked data bibliografici di OCLC

    5.2.5 Rapporti e corrispondenze tra BIBFRAME e Schema.org

    5.3 Catalogo o base di dati?

    Conclusioni

    Oggetto della catalogazione e metodo catalografico

    Qualità dei cataloghi e scelte professionali

    Funzione comunicativa e valore culturale del catalogo

    Tavola cronologica

    Bibliografia

    Principi di catalogazione

    e rappresentazione delle entità bibliografiche

    Antonella Trombone

    Presentazione di Diego Maltese

    Roma

    Associazione italiana biblioteche

    2018

    Per la valutazione ex ante delle pubblicazioni monografiche l’Associazione italiana biblioteche ricorre a due esperti del settore, di cui almeno uno individuato all’esterno del Comitato scientifico.

    Il testo viene riesaminato da almeno uno dei due esperti dopo la revisione richiesta agli autori.

    Il Comitato scientifico è composto da Giovanni Di Domenico, Anna Galluzzi, Alberto Petrucciani.

    Editing Palmira M. Barbini

    Una versione a stampa e una versione PDF sono disponibili in vendita all'indirizzo: http://www.aib.it/negozio-aib/

    © 2018 Associazione italiana biblioteche

    Produzione e diffusione: Associazione italiana biblioteche

    Viale Castro Pretorio 105 00185 Roma

    Tel. 064463532, fax 064441139

    e-mail aib@aib.it, http://www.aib.it

    ISBN 978-88-7812-268-0

    Presentazione

    Confesso che non mi è facile presentare questo libro, così denso di dati oggettivi e di forti argomentazioni, se non voglio cadere nel rischio di anticiparne il giudizio conclusivo o di pretendere di orientarne la lettura, opportunità che preferisco lasciare entrambe al lettore.

    Antonella Trombone riprende un tema che non poteva lasciarmi indifferente, come capirà chi conosce la mia storia. Questo lavoro muove infatti, come dichiara l’autrice, dalla necessità di intraprendere una ricerca sulle teorie e i modelli di rappresentazione delle entità catalografiche e ha origine da una serie di studi svolti tra il 2008 e il 2012, che hanno avuto sempre in comune l’esame dei cambiamenti in atto relativi alle norme di catalogazione, alle strutture di codifica dei dati e ai sistemi di ricupero dell’informazione. Questi studi partecipano della serietà e coerenza di tutta un’attività di ricerca, dimostrata già dall’attuale bibliografia dell’autrice, ma più direttamente dalla sua tesi di dottorato di ricerca in Scienze del libro e del documento discussa all’Università Sapienza di Roma, che è alla base di questo libro.

    La tesi di dottorato, che ho avuto il cortese privilegio di poter leggere in via amichevole, recava il titolo La rappresentazione delle entità bibliografiche.

    Il tema della ‘rappresentazione’ degli elementi della notizia bibliografica, proposto nel titolo della tesi, appare ora espressamente legato anche nel titolo del libro ai principi di catalogazione, dai quali non può essere disgiunto.

    Principi di catalogazione sono quelli che, partendo dalle 91 regole di Antonio Panizzi, se non prima, implicitamente, da Giovanni Battista Audiffredi, trovano una prima formulazione come obbiettivi del catalogo ad opera di Charles A. Cutter nel 1876.

    Questi principi rimangono sostanzialmente presenti anche oltre la Conferenza internazionale di Parigi del 1961, in cui hanno trovato, per gli aspetti specifici, compiuta articolazione e formale sviluppo, e, per la definizione di uno standard condiviso di descrizione bibliografica, oltre l’Incontro internazionale di esperti di catalogazione, tenutosi a Copenaghen nel 1969.

    La metodica di rappresentazione dei dati descrittivi segue l’intera vicenda della storia della teoria catalografica, dagli inizi del secolo scorso, mantenendo in ogni caso la sua peculiare funzione comunicativa. La descrizione da catalogo di biblioteca è linguaggio; non si realizza con una lista di caratteristiche separate per il ricupero di oggetti diversi.

    In questo senso non so immaginare uno strumento descrittivo più idoneo dell’International standard bibliographic description, dotato anche di informazioni di carattere semantico, a soddisfare i requisiti del catalogo di biblioteca, come definiti da Cutter.

    L’informazione catalografica non può non avere l’espressività discorsiva del linguaggio naturale, sia pure scandito in aree disposte secondo una chiara sintassi, funzionale al relativo messaggio.

    Le recenti proposte di destrutturazione del linguaggio di biblioteca, a vantaggio di una più estesa applicabilità di elementi granulari a strategie di ricupero di oggetti anche fuori delle biblioteche, ignorano la ricchezza informativa del catalogo di biblioteca, che non ha il solo scopo di accertare se un dato libro è posseduto, ma tutti insieme gli altri scopi definiti da Cutter nelle due classiche funzioni di individuazione e di organizzazione dell’informazione catalografica.

    C’è differenza tra il catalogo di biblioteca e un archivio di dati.

    Attrezzare il Web semantico di uno specifico e persino sofisticato motore di ricerca di risorse di ogni genere è certamente importante, ma non è e non deve essere, a mio avviso, competenza della biblioteca.

    Non mi resta che dichiarare la mia personale consonanza con il pensiero dell’autrice e augurare al libro la fortuna e tutta l’attenzione che si merita da parte degli studiosi.

    Diego Maltese

    Sigle e abbreviazioni

    Introduzione

    Il lavoro di ricerca sulla catalogazione e sui modelli di rappresentazione delle entità bibliografiche che qui si presenta ha origine da una serie di studi svolti tra il 2008 e il 2012 – talora commissionati, altre volte avviati personalmente, costantemente collegati tra loro da elementi di consequenzialità – che hanno avuto sempre in comune l’analisi dei sistemi di ricerca dell’informazione, dei modelli di codifica dei dati bibliografici e degli apparati normativi che regolano la catalogazione.

    L’evoluzione tecnologica dei cataloghi e il loro incontro col mondo del Web hanno condotto la teoria catalografica a confrontarsi con la condivisione dei dati, con la gestione dei documenti e dei contenuti digitali, con l’interoperabilità e la convergenza tra diverse comunità dei beni culturali, affini ma soggette a differenti modelli concettuali, di gestione e di rappresentazione dei dati inerenti il contenuto delle specifiche discipline.

    Nello stesso tempo, la visualizzazione delle notizie bibliografiche fornite dalle biblioteche è transitata da una consultazione solo locale, anche se online, a una basata sul Web, sviluppando in questo modo delle potenzialità comunicative addirittura non delimitabili, ma ormai non più codificate solo attraverso le regole della biblioteconomia.

    Il problema teorico che è alla base della ricerca è la necessità di una definizione del valore informativo dei modelli di visualizzazione catalografica che, nel tempo, sono stati indicati nelle regole di catalogazione, oppure sono stati derivati da esse in via pragmatica o deduttiva. La forma assunta dalle informazioni fornite dai cataloghi dipende da fattori teorici e, ovviamente, anche da fattori strutturali, cioè dal mezzo utilizzato per veicolare l’informazione. La carta, i volumi, gli schedari e gli strumenti di visualizzazione digitale delle informazioni sono i luoghi di realizzazione della comunicazione bibliografica: i possibili modelli di organizzazione dei dati, e quindi le visualizzazioni statiche, dinamiche e relazionali che intercorrono tra essi, sono parte integrante della teoria catalografica e devono cercare una definizione nel campo della biblioteconomia e delle discipline bibliografiche.

    L’occasione iniziale per le analisi presentate in questa ricerca è stata fornita, nel periodo che ha preceduto la pubblicazione delle Regole italiane di catalogazione: REICAT, dalle prime valutazioni sulle possibilità applicative delle nuove regole nel contesto delle procedure catalografiche; si trattava di uno studio commissionato a chi scrive da ITALE, una comunità di biblioteche italiane accomunate dalla condivisione degli stessi software e che lavorano adottando principi di cooperazione biblioteconomica.

    L’analisi dell’applicabilità delle REICAT del 2009 era stata proposta già nel 2007 dalla Commissione permanente per l’aggiornamento e le eventuali semplificazioni delle regole per la compilazione del catalogo alfabetico per autori nelle biblioteche italiane¹ (anche nota come Commissione RICA, Regole italiane di catalogazione per autore) e dall’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. Nello stesso anno furono convocate per la sperimentazione sia le biblioteche aderenti che quelle esterne al Servizio bibliotecario nazionale, oltre a biblioteche specializzate in particolari settori della catalogazione come il manoscritto, il libro antico e le pubblicazioni musicali.

    I risultati delle prime fasi di analisi sono stati presentati durante una serie di giornate di studio della Commissione RICA a partire dal 2008. Nel periodo della pubblicazione delle Regole italiane di catalogazione, avvenuta nel mese di giugno del 2009, l’Università della Basilicata (per la parte biblioteconomica) e l’Università di Udine (per la parte informatica) avevano lavorato congiuntamente alla sperimentazione applicativa delle nuove regole usando il software Aleph 500, allo scopo di elaborare un nuovo modello di catalogazione e di visualizzazione delle notizie catalografiche anche basato sul controllo d’autorità.

    La sperimentazione sulle REICAT del 2009 è stata presentata in diversi contesti – nazionali e internazionali – e le richieste di modifica dello standard UNIMARC necessarie per la catalogazione sono state proposte dall’ICCU e accolte dal comitato dell’International federation of library associations and institutions cui è demandato il mantenimento dello standard.

    Il lavoro condotto sulle REICAT, svolto in ogni sua fase sul Web, ha reso ancor più evidente che, dopo i principi e le regole, esistono due livelli della catalogazione, che la contraddistinguono nel complesso come un sistema organico e comunicativo: quello di codifica e quello di rappresentazione dei dati. Le regole di catalogazione non possono definire a priori ogni possibile modello di visualizzazione; tuttavia, come è in parte il caso delle REICAT, esse possono stabilire delle norme per comporre e organizzare lo spazio informativo dei cataloghi.

    In tempi recenti l’evoluzione dei modelli catalografici è stata di per sé ampiamente oggetto di numerosi studi, specie dopo la pubblicazione di Functional requirements for bibliographic records. A differenza degli altri, questo lavoro propone di valutare i modelli di catalogazione attraverso una diversa prospettiva d’analisi, cioè sotto l’aspetto dell’influenza o meglio del rapporto che i modelli catalografici hanno con i formati di visualizzazione dei dati bibliografici. La convinzione di fondo, infatti, è che tanto la codifica dei dati quanto la loro rappresentazione garantiscano nell’insieme l’efficacia del catalogo nel suo valore informativo e che, perciò, anche sull’aspetto della visualizzazione occorra una ricerca di principi e di norme, al contrario della sottovalutazione cui essa è stata generalmente sottoposta. Questo fenomeno si può facilmente verificare nella quasi totale delega conferita alle case produttrici di software a proporre autonomamente la propria configurazione dei possibili formati di visualizzazione per gli OPAC e per gli strumenti di ricerca di nuova generazione, nel momento in cui è venuta meno la fissità del catalogo cartaceo.

    La ricerca viene sviluppata attraverso tre linee direttrici principali. La prima consiste nell’analisi degli strumenti di ricerca bibliografica dal punto di vista dei loro modelli di rappresentazione dei dati, con una disamina che va dagli OPAC tradizionali o di nuova generazione, ai discovery tools, ai sistemi basati su FRBR.

    La seconda linea di ricerca esamina progetti e studi sia di carattere accademico che di matrice professionale collegati all’ambito dei metadati, considera i modelli esistenti di visualizzazione dei dati bibliografici come anche i principi teorici del Web semantico, muovendo da un’analisi delle fonti e degli scritti di coloro che li hanno progettati e ne hanno favorito l’evoluzione. L’esame dei temi connessi ai dati bibliografici e ai metadati in genere si è concentrato su due ambiti di interesse: da una parte i dati, i loro elementi costitutivi e le loro strutture comunicative, in quanto probabili nuovi oggetti e prodotti della catalogazione; dall’altra le strutture di visualizzazione e di uso dei dati dei beni culturali che potrebbero integrarsi con le tecnologie e le finalità del Web semantico, guardando in particolare a BIBFRAME, al dibattito sulla compatibilità di ISBD con la logica dei linked data e all’elaborazione di Schema.org.

    La terza linea di ricerca è un’analisi storica che prende avvio da un esame dell’evoluzione normativa internazionale in campo catalografico avvenuta dalla fine dell’Ottocento a tutto il Novecento, valutando gli aspetti legati alla comunicazione bibliografica, quindi al flusso che porta dalla codifica normativa all’elaborazione di strutture di visualizzazione con scopi informativi. A tal fine sono state analizzate le edizioni dei codici di catalogazione europei e nordamericani succedutesi dalla fine dell’Ottocento fino ad arrivare alla situazione attuale. Parallelamente, sono stati presi in esame i lavori dei teorici della catalogazione e i documenti delle conferenze internazionali che hanno stabilito i principi catalografici affermatisi nel Novecento, fino ad arrivare alle condizioni culturali e tecnologiche che hanno visto la nascita e lo sviluppo del Web semantico.

    Il complesso di analisi effettuate ha reso evidente come i modelli concettuali, le strutture dei dati e i formati di visualizzazione siano principi e pratiche inscindibili nella riflessione catalografica, e che perciò si influenzano e si condizionano reciprocamente, determinando anche la capacità comunicativa del catalogo.

    Note dell’autrice

    Tutte le traduzioni dei brani presenti nel libro sono dell’autrice, a meno che non sia specificato diversamente.

    I siti web e gli URL citati sono stati controllati l’ultima volta il 31 luglio 2018. Buona parte della letteratura presente nei riferimenti bibliografici è disponibile anche in versione digitale, gratuita o a pagamento. Tuttavia si è deciso di riportare gli URL e i DOI delle fonti solo se strettamente necessario.

    In merito ai riferimenti, diretti o indiretti, a servizi o software commerciali, si precisa che i marchi sono registrati dai rispettivi produttori.

    Le voci degli enti e dei congressi presenti nell’indice dei nomi sono quelle da essi adottate per l’evento o nel periodo al quale la citazione si riferisce. La fonte per le istituzioni contemporanee è il loro sito web ufficiale.

    Questo lavoro nasce da un percorso di ricerca nel corso del quale ha attraversato diverse revisioni: le approfondite osservazioni di quanti, a vario titolo, lo hanno letto mi hano confortato sul fatto che le domande che mi ero posta fossero fondate e condivisibili, e mi hanno fornito anche spunti critici per ulteriori analisi che spero di aver saputo raccogliere. A Giovanna Granata, Alberto Salarelli, Andrea Giorgi, Graziano Ruffini e Fabio Venuda va il mio sincero ringraziamento.

    Desidero ringraziare i docenti del Collegio del Dottorato in Scienze documentarie, linguistiche e letterarie, curriculum in Scienze del libro e del documento, della Sapienza Università di Roma per l’attenzione e l’interesse con cui il mio lavoro è stato seguito costantemente. Ringrazio Giovanni Solimine, Direttore del Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico filologiche e geografiche, Maria Teresa Biagetti, Paola Castellucci e Giovanni Di Domenico per essere stati per me importanti punti di riferimento. Un ulteriore pensiero di ringraziamento è indirizzato a Marisa Borraccini, ospite di imprescindibili periodi di studio presso l’Università di Macerata durante i quali il fondersi di lavoro e di convivialità mi ha ricordato i momenti formativi anglosassoni.

    Tanto hanno fatto per questo lavoro e per me le analisi sempre critiche, il sostegno e la guida di Alberto Petrucciani e di Paul Gabriele Weston.

    Tanto hanno significato per me la lettura e l’incoraggiamento di Diego Maltese, e i suoi racconti puntuali e la generosità con la quale mi ha ammessa a confrontarmi con lui su tanti temi.

    Desidero, inoltre, ringraziare l’ICCU e la sua Direttrice, Simonetta Buttò, per aver sempre sostenuto i miei progetti e incoraggiato la mia ricerca, per aver richiesto la mia presenza nelle attività dell’istituto al servizio delle biblioteche e delle istituzioni culturali italiane.

    Un particolare ringraziamento va, infine, all’Associazione italiana biblioteche per aver accolto questo mio scritto nelle proprie edizioni, ad Anna Galluzzi, a Lucia Sardo e a Palmira Barbini.

    Senza la presenza costante e la competenza di Enrico Pio Ardolino ed Eleonora Lattanzi tutto sarebbe stato infinitamente più difficile.

    Il libro è dedicato a Bianca, a Rocco e alla mia famiglia.

    1. La stagione normativa della catalogazione: il dibattito internazionale e il caso italiano

    La ricerca di criteri di uniformità e di principi condivisi per l’organizzazione informativa e strutturale dei cataloghi di biblioteca è un processo biblioteconomico che si potrebbe, a ragione, associare al periodo dell’automazione dei sistemi bibliotecari, il cui inizio si colloca negli anni Settanta del Novecento. A partire da quel momento, infatti, la diffusione in formato elettronico delle informazioni contenute nei cataloghi è stata finalizzata alla riorganizzazione delle strutture di ricerca e, altresì, alla cooperazione in ambito catalografico. Dunque sembra ovvio datare da quel momento, cioè dall’avvio della fase di informatizzazione delle biblioteche, un periodo in cui la teoria catalografica comincia a occuparsi quasi prevalentemente di standard di codifica e di modelli per la visualizzazione dei dati.

    In realtà, un’analisi a ritroso della teoria e delle norme dimostra che la ricerca di un modello catalografico condivisibile, e perfino esportabile al livello internazionale, si riscontra già dalla seconda metà dell’Ottocento, anche in Italia, ed è riconducibile, concretamente, a una ricerca di principi per le norme di catalogazione direttamente collegata alla definizione delle funzioni del catalogo.

    Accanto ai principi e alle teorie, le regole catalografiche e gli stessi cataloghi dimostrano con evidenza che l’attenzione prestata dai loro redattori alla definizione di un’organizzazione interna, anche fisica, coerente e funzionale della visualizzazione delle notizie bibliografiche equivale alla consapevolezza di quanto essa influisca sulla funzione comunicativa del catalogo.

    1.1 La notizia bibliografica: elementi e struttura comunicativa

    La struttura delle informazioni presenti nei cataloghi ha avuto, nella tradizione, una visualizzazione sequenziale per via del loro ordinamento basato su indici. I diversi criteri di realizzazione delle liste o degli elenchi di notizie forniscono a chi consulta il catalogo molteplici prospettive d’approccio informativo, conservando tuttavia immutato l’impianto lineare e indicale; pertanto si può affermare che, in questo caso, il reperimento delle informazioni da parte di chi consulta il catalogo avvenga nello stesso ordine e con gli stessi criteri con cui esse vi sono state inserite.

    Sia per la funzione di reperimento delle pubblicazioni che per quella informativa proprie del catalogo, la pluralità delle chiavi d’accesso alla ricerca e la diversità di interessi cui esso risponde richiedono necessariamente la predisposizione di strutture di ricerca e di recupero articolate, finalizzate a realizzare una varietà congrua di indici e di percorsi di accesso alle informazioni². Il contrario di un tale approccio – volto ad accrescere le potenzialità del sistema di interrogazione del catalogo – attiene alla logica classificatoria con cui sono costruiti i cataloghi medievali, che prevedono un quadro ordinato di binari di interesse prefissati. In questi casi, la ricerca ha un tipo di accesso univoco che può essere molto efficace se si condivide l’approccio classificatorio di chi lo ha realizzato. In caso contrario, nella struttura classificata dei cataloghi medievali, individuare in che punto sia segnalata una particolare opera diventa una ricerca molto complessa³. Fino all’Ottocento permane questa impostazione nei cataloghi e nelle regole, cioè fino ad allora accanto alle intestazioni per opera e per autore sono conservati i raggruppamenti sistematici⁴.

    Nel secolo precedente si colloca invece il catalogo della Biblioteca Casanatense compilato dal domenicano Giovanni Battista Audiffredi⁵, esempio celeberrimo di una catalogazione per autore basata su principi coerenti e sistematici, tanto da essere adottato come modello anche da Antonio Panizzi. L’impostazione del catalogo è centrata sull’opera, riunita tutta in un unico punto del catalogo e ordinata sistematicamente per presentare insieme tutte le sue edizioni e l’intera raccolta di un autore. Le diverse edizioni e traduzioni di un’opera appaiono riunite sotto un titolo uniforme. Il catalogo è curato anche nell’organizzazione interna, nella predisposizione dei rinvii e negli spogli. Inoltre, per la prima volta è adottata una soluzione chiara per le opere anonime, che evita le intestazioni spurie: in assenza di un autore personale o collettivo si usa la prima parola del titolo, eliminati gli articoli e alcune preposizioni e aggettivi.

    Nell’impostazione del catalogo, Audiffredi individua anche una soluzione coerente per l’organizzazione logica e strutturale delle informazioni e delle segnalazioni parallele che le funzioni del catalogo richiedono. La notizia principale è posta accanto alle altre edizioni della stessa opera; quando l’autore è individuabile, la notizia è sistemata accanto alle altre opere di questi. In questo modo lo studioso può confrontare i documenti offerti dalla raccolta e selezionare l’opera e l’edizione adatte ai propri bisogni. Gli altri punti d’accesso conducono alla notizia principale, a garanzia del reperimento della pubblicazione⁶.

    La prima formulazione di un corpo di regole per il catalogo alfabetico è quella di Antonio Panizzi (o Sir Anthony, per meriti professionali)⁷, esule italiano a Londra, che nel 1839 ottiene l’approvazione dei curatori del British Museum per le 91 regole pubblicate al principio del primo volume del catalogo degli stampati di quella stessa importante istituzione. Le regole di Panizzi, ricavate dall’esperienza fatta in una grande biblioteca, prevedono una chiara strutturazione della notizia bibliografica:

    titolo;

    autore;

    qualsiasi imperfezione e ogni particolarità che ci sia in un libro;

    numerazione delle parti, dei volumi e altri elementi di collazione;

    luogo di pubblicazione, nome dello stampatore, data di pubblicazione;

    note sulla stampa (per esempio se il lavoro è stampato su carta fine o pergamena)⁸.

    L’analisi di questi modelli, quindi, conduce a ritenere che, in termini di metodo, per realizzare uno studio armonico sulle diverse fasi della teoria e della mediazione catalografica, i sistemi di organizzazione dei contenuti della notizia bibliografica dovrebbero essere analizzati insieme alle strutture di consultazione dei cataloghi, nell’ordine in cui esse si sono cronologicamente succedute. Nel passaggio dal catalogo di biblioteca stampato in volumi a quello su schede mobili e, infine, con l’affermarsi del catalogo elettronico, la costruzione lineare dei contenuti e la loro ricerca basata su liste sono state gradualmente sostituite da una moltitudine di paralleli approcci all’informazione. La tecnica delle schede mobili, la automazione dei cataloghi e le potenzialità di gestione dell’informazione offerte dal Web modificano proprio l’aspetto sequenziale e fisso dell’informazione catalografica, sia in fase di immissione che in fase di estrazione delle notizie.

    Il mondo delle biblioteche coglie da subito le possibilità offerte dalla Rete e comincia a usare Internet prima del Web. Fin dagli anni Novanta del Novecento i bibliotecari elaborano due nuovi tipi di strumenti informativi: i cataloghi online e le guide generaliste alla Rete, queste ultime caratterizzate da selezioni di elenchi tematici di siti internet, a loro volta indicizzati in ambito biblioteconomico e spesso ospitati, in Italia, dal sito web dell’Associazione italiana biblioteche a partire dal 1995⁹.

    Rispetto all’organizzazione delle informazioni basata su un ordine progressivo delle schede, delle intestazioni e dei rinvii, la catalogazione in ambiente automatizzato tende a codificare i dati catalografici in segmenti informativi, ampliando in questo modo i punti d’accesso alle informazioni. Nella scheda del catalogo elettronico ogni elemento della descrizione può diventare una parola chiave e, di conseguenza, un elemento attraverso il quale l’utente può accedere ai contenuti del catalogo. A ciò si sommi l’evoluzione tecnologica, che ha permesso, nella fase di ricerca, di passare da un approccio indicale, per scorrimento delle liste in base al primo elemento della stringa, a un’interrogazione dei termini situati all’interno della locuzione informativa. Si realizza così una prima forma di ricerca esplorativa, anche se ancora lontana dalle tecniche di indicizzazione semantica approfondita proprie del Web e basate sull’analisi del contenuto dei documenti¹⁰.

    In un contesto catalografico caratterizzato da un costante aumento delle chiavi d’accesso, ma anche dalla frammentazione dell’informazione, assume particolare rilievo il concetto di notizia bibliografica, cioè

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