Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Assalto al sole
Assalto al sole
Assalto al sole
E-book379 pagine7 ore

Assalto al sole

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Fantascienza - racconti (311 pagine) - È possibile immaginare un futuro migliore, basato su tecnologie sostenibili e stili di vita cooperativi (anziché competitivi)? È la sfida del solarpunk, alla quale rispondono undici tra i migliori autori italiani di fantascienza.

Se esistesse una mappa cartesiana della fantascienza, il movimento solarpunk si troverebbe probabilmente all’estremo opposto del distopico. È un tentativo di rispondere alla domanda “che aspetto ha una civiltà sostenibile e come possiamo arrivarci?” Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni, non solo di avvertimenti. Il solarpunk è allo stesso tempo una visione del futuro, una provocazione ponderata, un modo di vivere e una serie di proposte realizzabili per arrivarci; è una visione di futuro che incarna il meglio di ciò che l’umanità può raggiungere: un mondo post-scarsità, post-gerarchia, post-capitalismo in cui l’umanità vede se stessa come parte della natura e l’energia pulita sostituisce i combustibili fossili.
Assalto al sole ha chiamato undici tra i migliori autori italiani di fantascienza a rispondere a questa sfida.

Franco Ricciardiello, nato a Vercelli nel 1961, scrive e pubblica fantascienza dal 1981. Ha pubblicato due romanzi su UraniaAi margini del caos, vincitore del premio Urania nel 1998 uscito anche in Francia da Flammarion, e Radio aliena Hasselblad, nel 2002. Suoi racconti sono stati inclusi nelle antologie bestseller Millelire di Stampa Alternativa. Negli anni ottanta ha collaborato e diretto la fanzine The Dark Side. Più recentemente ha scritto anche gialli, vincendo nel 2002 il premio di narrativa poliziesca Orme Gialle e nel 2005 il premio Gran Giallo Città di Cattolica. Nel 2007 col romanzo Autunno Antimonio ha vinto il premio Delitto d'Autore. Con Delos Digital ha pubblicato il romanzo Termidoro e diversi racconti.
LinguaItaliano
Data di uscita22 set 2020
ISBN9788825412956
Assalto al sole

Leggi altro di Franco Ricciardiello

Autori correlati

Correlato a Assalto al sole

Ebook correlati

Fantascienza per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Assalto al sole

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Assalto al sole - Franco Ricciardiello

    9788825411638

    Introduzione

    Franco Ricciardiello

    Il solarpunk è un modo per immaginare un futuro migliore, basato su tecnologie sostenibili e stili di vita cooperativi (piuttosto che competitivi). È punk perché la narrativa tradizionale ci vede diretti verso il disastro, la distopia; i solarpunk si rifiutano di accettare che sia l’unico futuro possibile.

    Sarena Ulibarri¹

    Negli ultimi anni abbiamo assistito all’esplosione della narrativa distopica, che nata da una costola nobile della science fiction – Orwell, Zamjatin, Huxley – si è nel tempo trasformata in un genere a sé, con la propria estetica e il proprio pubblico. Da speculazione e monito contro le distorsioni della nostra civiltà, con il passaggio di testimone generazionale e la sua istituzionalizzazione, la distopia (o anti-utopia) è divenuta un genere autoreferenziale e consolatorio, che spesso si esaurisce nella semplice forma editoriale dell’avventura young adult.

    Se esistesse una mappa cartesiana della science-fiction, il movimento solarpunk si troverebbe probabilmente all’estremo opposto del distopico. Leggiamo in A Solarpunk Manifesto, il cui testo è reperibile nel web, che la letteratura solarpunk è un tentativo di rispondere alla domanda che aspetto ha una civiltà sostenibile e come possiamo arrivarci?:

    Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni, non solo di avvertimenti. Il solarpunk è allo stesso tempo una visione del futuro, una provocazione ponderata, un modo di vivere e una serie di proposte realizzabili per arrivarci; è una visione di futuro che incarna il meglio di ciò che l’umanità può raggiungere: un mondo post-scarsità, post-gerarchia, post-capitalismo in cui l’umanità vede se stessa come parte della natura e l’energia pulita sostituisce i combustibili fossili.

    Il solarpunk riconosce che la fantascienza non è solo letteratura d’intrattenimento, ma anche una forma di attivismo. Immagina un ambiente costruito adattato in modo creativo all’energia solare, tra le altre cose, utilizzando tecnologie diverse. L’obiettivo è promuovere l’autosufficienza e vivere entro limiti naturali.

    Più di ogni altro movimento che si è sviluppato per partenogenesi dalla science fiction, tuttavia, questo nuovo –punk manca di una definizione univoca, universalmente accettata; secondo me è perché a differenza di cyber- e steam-, per limitarci a movimenti comparabili, al solar- manca ancora un autore di riferimento, un’opera di successo che faccia da apripista presso il grande pubblico. Ci sono, certo, New York 2140² e Pacific Edge³ di Kim Stanley Robinson, e magari anche Walkaway⁴ di Cory Doctorow (gli ultimi due non tradotti in Italia), ma manca quel coup de théatre che fu per il cyberpunk il film Blade Runner.

    Un’opinabile lista di sedici migliori libri solarpunk compilata dal sito The Best Sci Fi Books (già l’abbreviazione sci-fi mi provoca una fastidiosa dermatite) comprende titoli di autori cooptati in retrospettiva, come Poul Anderson, Clifford Simak e persino Aldous Huxley. Cito questo elenco solo come comodo elemento di partenza, e perché evidenzia un fatto sul quale sarà bene riflettere: la lista comprende infatti sette autori e sei autrici, e inoltre tre curatori di antologie su quattro sono donne.⁵ Già da questo particolare si comprende come il solarpunk possieda diverse caratteristiche della nuova fantascienza, finalmente affrancata dal peccato originale della pesante ipoteca Wasp,⁶ che dopo aver resistito con tenacia fino all’ultimo quarto del secolo scorso, oggi si avvia a una demolizione totale.⁷

    Un aspetto del movimento solarpunk ancora poco studiato è la sua componente femminista. Indipendentemente dal rapporto tra autori e autrici nella lista Best Sci-Fi, voglio sottolineare quella particolare vena, che si trova di diritto all’interno del sottogenere, che è la feminist bike science fiction. La giovane scrittrice americana Elly Blue ha compilato alcune antologie di racconti femministi di biciclette e fantascienza. I titoli sono significativi: Dragon Bike: fantastical stories of bicycling, feminism & dragons; Bikes not Rockets: intersectional feminist bicycle science fiction stories; Bikes in Space: feminist bicycle science fiction e infine (per ora) Biketopia: feminist bicycle science fiction stories in extreme futures. Nella quarta di copertina di quest’ultimo si può leggere:

    In un mondo dal futuro incerto, preferite immaginare lo scenario migliore o il peggiore? Dodici scrittori affrontano utopie estreme solarpunk e distopie apocalittiche o politiche – e le sfumature grigie nel mezzo – in Biketopia, il quarto volume della serie di storie di fantascienza femminista sul ciclismo Bikes in Space. C’è chi trova l’amore e incontra una feroce resistenza alla fine del tempo; altri immaginano un futuro ecologico di tecnologia del risparmio, con visioni solarpunk eco-utopistiche, talvolta accoppiate con un opprimente controllo sociale.

    Pat Riley, che nel suo profilo si definisce designer per un futuro decentralizzato, individua differenze tra l’estetica cyberpunk, madre di tutti i movimenti –punk degli ultimi quarant’anni, e quella solarpunk.

    Diverte il dettaglio dell’ultima, pittoresca differenza, giocata su uno degli aspetti più caratteristici del cyberpunk, almeno a partire dal film di Ridley Scott in poi: sembra un dettaglio secondario, eppure il clima atmosferico ha notevole influenza sull’ambientazione, e l’etichetta solar già sottolinea questa difformità estetica.

    Non abbiamo nulla da rimproverarci per il nostro passato cyberpunk, ma dobbiamo ammettere che è un genere generalmente incline al pessimismo. Pur superando l’intero dibattito sugli effetti della rivoluzione hi-tech per una tecnologia futuribile senza giudizi morali, o moraleggianti, è innegabile che l’impronta più duratura del movimento si sia stampata su un apparato iconografico decadente e potenzialmente distopico.

    Chiedo scusa se a questo punto cito me stesso:

    Prima degli anni Ottanta era pressoché impossibile evitare un giudizio morale, implicito o esplicito, entusiasta o critico, verso le scienze applicate, verso la tecnologia. Per oltre mezzo secolo la fantascienza ha inseguito la scienza, cercando di anticiparla, finché ha preso la rincorsa e l’ha superata. William Gibson e i suoi hanno insegnato ai lettori che mettere in guardia dai pericoli dell’evoluzione scientifica (lo "shock del futuro" di Alvin Toffler) ha senso soltanto se la letteratura acquisisce come un dato di fatto la definitiva onnipresenza della tecnologia, la sua pervasività nella società.

    Con il cyberpunk, la letteratura ha quindi raggiunto il futuro.

    La stessa natura solarpunk è invece improntata all’ottimismo: già nel nostro presente esistono le tecnologie potenziali, la volontà teorica e la necessità storica di costruire un futuro differente. È evidente che l’ago della bussola si sposta dalla distopia verso il polo dell’utopia.

    Occorre anche dire che nella traduzione dall’inglese all’italiano, solar acquista una sfumatura di significato diversa. Solare nella nostra lingua è anche sinonimo di positivo, ottimista, mentre in inglese si usa sunny. Ecco che la parola solarpunk acquisisce un sottinteso ottimista; ciò che per gli autori anglosassoni deriva dal contenuto, per noi è implicito nell’etichetta – ma non per i lettori di altre lingue neolatine, che utilizzano vocaboli diversi (brillante, enjoué, con la possibile parziale eccezione dello spagnolo soleada). Così è più naturale per l’autore italiano accostarsi al genere con un punto di vista ottimista.

    Condivido questa riflessione di Sarena Ulibarri, scrittrice statunitense tra le più lucide osservatrici del movimento:

    Molti tópoi e elementi solarpunk sono ancora in fase di negoziazione, sia tra gli scrittori che tra gli artisti che producono opere solarpunk e i blogger e i critici che ne discutono. Deve occuparsi esplicitamente della tecnologia energetica? Deve essere anticapitalista o post-capitalista? Deve essere utopico? Deve anche essere fantascienza?¹⁰

    Acquisito il punto fermo di uno sguardo ottimista sul futuro, di un progresso sostenibile, rimangono due temi che evidentemente per gli autori italiani non sono così scontati.

    Primo: l’atteggiamento verso questa utopia di sostenibilità non è univoco. Gli autori presenti in questa raccolta non adottano in modo acritico la visione di un futuro caratterizzato da energia a buon mercato e antropizzazione sostenibile; questo mi ha in parte stupito, ma ritengo legittimo un approccio scettico alla certezza che una civiltà a impatto ambientale prossimo allo zero sia automaticamente un luogo di democrazia, il fine verso il quale tende una concezione teleologica della storia umana.

    Secondo: il carattere politico post-capitalista di solito esplicitato in tutti i manifesti e le visioni critiche del solarpunk non è così caratterizzato nelle storie degli autori italiani. Di questo ero consapevole, perché già al momento dell’invito alcuni tra i presenti mi hanno precisato di non ritenere attuali i riferimenti a un anti-capitalismo di maniera. Non è soltanto questo il motivo per cui i racconti che seguono contengono varie sfumature di contenuto ideologico nell’approccio del solarpunk; anzi, in riferimento alla questione della sostenibilità, per esempio, potrete verificare un approccio bi-partisan che rivela forse una punta di scetticismo in autori per me al di sopra di ogni sospetto.

    Malgrado un ritardo dovuto al dominio del distopico, per ora incontrastato, anche il nostro paese sembra oggi ricettivo verso il solarpunk. Mi auguro quindi che questa antologia sia solo il punto di partenza per un’evoluzione della fantascienza in direzione dell’ottimismo, come è stato per lungo tempo quando la fiducia nel progresso ancora non era contaminata dalla catastrofe della scienza messa al servizio del genocidio.

    Riassumendo, le caratteristiche di un’ipotetica via italiana al solarpunk dovrebbero essere: visione prevalentemente ottimistica del futuro, ambientazione in un mondo basata su tecnologie rinnovabili, antropizzazione sostenibile, riscoperta della cooperazione tra individui e della collaborazione tra entità sociali, informazione al servizio dell’emancipazione e della libertà, infine last but not least… il tempo atmosferico, degno di un’eterna Vermilion Sands, o di un lungo meriggio mediterraneo per il nostro pianeta, se preferite.

    Franco Ricciardiello


    ¹. Intervista a Sarena Ulibarri, in Mamut. Genealogía de la ciencia-ficción y lo fantástico en las artes, n. 6: Eco-Logos, 2018

    ². Kim Stanley Robinson, New York 2140 (New York 2140, 2017), traduzione di Annarita Guarnieri, Fanucci 2017

    ³. Kim Stanley Robinson, Pacific Edge, Orb 1995

    ⁴. Cory Doctorow, Walkaway, Tor Books 2017

    ⁵. Il link per la lista di The Best Sci Fi Book si trova in appendice a questa presentazione.

    ⁶. Dovrebbe ormai essere comprensibile a tutti i lettori; a ogni modo: l’acronimo sta per White, Anglo-Saxon, Protestant; cito da Wikipedia: «indica un cittadino statunitense discendente dei colonizzatori originari inglesi, non appartenente quindi a nessuna delle tradizionali minoranze».

    ⁷. Ricordo la contestazione della scrittrice anglo-cinese Jeannette Ng contro John W. Campbell, uno dei grandi vecchi della science fiction, «responsabile di aver dato alla fantascienza un accento che la perseguita ancora oggi. Sterile. Maschile. Bianco. Che esalta le ambizioni degli imperialisti e dei colonizzatori, dei latifondisti e degli industriali.» Dopo il sostegno di altri autori, come John Scalzi e Cory Doctorow, la casa editrice ha cambiato il nome del premio a lui intitolato da Campbell Award a Astounding Award.

    ⁸. https://medium.com/\@riley/why-solarpunk-not-cyberpunk-is-the-future-we-need-right-now-10497a3d915c

    ⁹. Giulia Abbate, Franco Ricciardiello, Manuale di scrittura di fantascienza, Odoya, Bologna 2019

    ¹⁰. AA.VV, Glass and Gardens: solarpunk summers, a cura di Sarena Ulibarri, World Weaver Press 2018

    I racconti

    Franco Ricciardiello

    Ho voluto che Solstizio, il mio racconto lungo destinato a aprire questa antologia, fosse, a rischio di scarso rilievo drammatico, irrimediabilmente ottimista. Ci sono riuscito solo in parte, perché il racconto si è trasformato in un dépliant utopistico sull’Europa del futuro. Ho volutamente messo l’accento sulla trasformazione del paesaggio, perché la questione ecologica e il tema della sostenibilità mi sembrano il punto di partenza più interessante della riflessione solarpunk. Mi sono concentrato in maniera particolare sulla conversione delle città, convinto che sia la chiave di volta del futuro prossimo, e che ogni cambiamento sociale debba di necessità partire dalla riprogettazione dello spazio comune – e auspico che questo movimento inizi in Europa. Propongo quindi ai lettori di considerare il mio racconto come un’introduzione al mondo solarpunk, anche se spero si affezionino almeno un poco alla mia protagonista.

    Da ben prima che internet entrasse nell’uso comune, all’interno del fandom ci si conosceva prima in maniera virtuale, via posta, per poi incontrarsi di persona in occasione di una presentazione, un congresso, un convegno. La mia tardiva conoscenza con Davide Del Popolo Riolo non sfugge a questa regola: già sapevamo uno dell’altro grazie ai social network e al catalogo di Delos Books; la parte più significativa della sua produzione infatti è apparsa per la casa editrice milanese, tra i quali il romanzo steampunk De Bello Alieno e l’ucronia Übermensch. Quando poi ci siamo incontrati vis-à-vis, benché di sfuggita, a StraniMondi, ho scoperto una persona piacevole con cui si può parlare, senza il difetto comune a molti appassionati-autori, il morbo di Appropositohoscrittounromanzo, che spinge chi ne è affetto a parlare soprattutto della propria scrittura. Di professione avvocato, Del Popolo Riolo è anche autore di alcuni racconti con ambientazione nel mondo della giustizia, che hanno incrociato i miei sulle pagine di varie antologie di fantascienza curate da Gian Filippo Pizzo. Ha finalmente vinto nel 2020 il Premio Urania.

    Anche La prima legge, il racconto qui presente, si basa in parte su un presupposto legale, ma è solo il punto fermo intorno a quale si sviluppa una storia originale, permeata da un’amara ironia in grado di rendere ambigua l’utopia solare che illustra: perché non esiste organizzazione sociale senza opposizione, e anche il paradigma che riscuote il massimo consenso possibile coltiva al suo interno la contestazione. La prima legge è un racconto che insinua il dubbio, oppure riafferma la validità di un’utopia della sostenibilità tramite il suo rovesciamento parodistico? Ai posteri, anzi no, ai lettori, l’ardua sentenza.

    Ho incontrato più volte Alessandro Fambrini in occasione dei vari appuntamenti che il fandom italiano organizza annualmente; non ho invece mai avuto occasione di conoscere di persona Stefano Carducci – ma pensando in positivo, non l’ho ancora avuta. Carducci di professione è informatico e per passione anche traduttore dall’inglese, oltre che scrittore in prima persona; Fambrini lavora all’università di Trento e si occupa di letteratura tedesca; ha fondato insieme a Salvatore Proietti la rivista critica Anarres. Ho cominciato a seguire la coppia ai tempi di Futuro Europa, la rivista di Lino Aldani e Ugo Malaguti che negli anni Ottanta e Novanta pubblicava anche il sottoscritto. La prima volta è stato, credo, con I giorni delle meraviglie e dei miracoli di Carducci, che mi lasciò piuttosto impressionato, e ora ogni volta che ascolto la canzone omonima di Paul Simon mi torna in mente quel racconto. Di Fambrini ho sempre seguito anche i suoi interventi sulla narrativa del Nordeuropa, alla quale sono molto interessato; ha pubblicato sull’argomento libri per Odoya, Carocci e altri. Finalmente nel 2010, dopo una lunga serie di collaborazioni a due, approdano a Urania Millemondi con il romanzo Ascensore per l’ignoto. Nel frattempo ci siamo incontrati virtualmente più volte in varie antologie curate da Gian Filippo Pizzo.

    Il racconto che compare in questa raccolta, Nutopia, ha un forte gusto hard, che non stona affatto con il tema dell’antologia. Il mondo nuovo di questa nuova utopia è rinato dalle macerie di una catastrofe planetaria, con regole di vita differenti dalle nostre e novità comportamentali che forse oggi troveremmo scarsamente etiche – ma ogni epoca ha un concetto proprio della morale, e il rito di passaggio appare come la metafora del superamento di un’impasse globale, l’approdo alla maturità per la civiltà umana.

    A differenza degli altri autori di questa antologia, Serena M. Barbacetto partecipa raramente alle attività del fandom. A parte occasionali contatti via web, a partire soprattutto da un post nel mio blog in cui offrivo una visione critica di quanto avevo letto di suo, le mie impressioni derivano unicamente dai suoi racconti e dal romanzo lungo Wormhole. So che ha fatto esperienze come ricercatrice e anche nell’ambito della cooperazione internazionale in alcuni paesi sia europei che extraeuropei, tra i quali l’Iraq, che è appassionata tra l’altro di cultura pop coreana e che è autrice di saggi di economia, oltre che di diversi racconti su rivista; anche lei è tra le autrici Delos. Non di rado sceglie, come molte autrici della sua generazione, un’ambientazione derivata dalle scienze hard; specialmente nelle prove più recenti, il suo stile è levigato e attuale, con limitato ricorso ai dialoghi. Il suo blog Through the Wormhole presenta anche l’iconografia di una saga di romanzi iniziata con Wormhole e seguita da tre episodi ancora inediti.

    La semina è il racconto più breve di questa raccolta; la drammatizzazione è limitata, il testo è costruito intorno a un’idea affascinante, che per certi versi si sovrappone a quella del racconto di Franci Conforti, con soluzioni e narrazioni tuttavia molto differenti. Il particolare punto di vista, quello di un adolescente, e la lunghezza contenuta determinano un’atmosfera ottimista che si discosta dalla media degli altri racconti, in un senso positivo: il momento giusto per speculare sulle implicazioni di una tecnologia futuribile è quando questa è ancora giovane, quando si trova ancora in uno stato di possibilità, all’inizio di quel giardino dei sentieri che si biforcano che è la letteratura d’anticipazione.

    Confesso che rappresenta per me un enigma Romina Braggion. Dal nostro primo contatto via social, poco dopo StraniMondi edizione 2018 (forse in seguito a una osservazione da me fatta in coda a un suo post, ma è possibile anche il contrario), sono stato testimone dei progressi di un’autrice non solo motivata (quale scrittore di fantascienza non si sente motivato?), ma protagonista di una crescita di qualità che reputo sorprendente. Il primo suo testo che ho letto è distante anni luce da questo Nero assoluto, come anche dallo stupefacente La compagnia perfetta uscito a inizio 2020 per Delos Books. Senza scartare completamente l’ipotesi che Romina sia in grado di viaggiare nel futuro, e riportare indietro al nostro presente racconti che scriverà solo tra un decennio, voglio credere a una spiegazione che stuzzica comunque il mio sense of wonder: questo è il raro caso di chi a una solida base di letture unisce l’urgenza di qualcosa da dire, e la determinazione a esercitare uno stretto controllo sui propri mezzi di espressione. Rassegnatevi quindi a leggere ancora a lungo il suo nome nei cataloghi editoriali e sulle riviste – come del resto molti dei nomi selezionati in questa antologia.

    Romina è anche autrice di un blog che porta avanti dal 2013, Diario di ErreBi, dove ha impostato un interessante progetto, L’altra metà del mondo, dedicato a profili e recensioni delle autrici italiane di fantascienza.

    Nero assoluto ha un’ambientazione tutt’altro che esotica; come in altri racconti di Romina Braggion, il paesaggio domestico recupera progressivamente le ferite inferte da un’antropizzazione selvaggia, e i protagonisti vivono in comunità di dimensioni limitate. La sua poetica, per ora almeno, non è interessata alla città del futuro, quanto alla ricomposizione di un rapporto dell’individualità/collettività con l’ambiente. In questo racconto ci presenta una terapia psichiatrica del futuro, con l’attenzione puntata più sul paziente che sulla novazione farmacologica. Ne viene fuori un altro dei suoi personaggi di un’umanità commovente, oltre che un futuro di tecnologie dolci.

    Silvia Treves è forse, tra i presenti in questa antologia, quella che meno conosco. L’ho contattata e (per vostra fortuna) inserita nella rosa degli autori per due ragioni: prima di tutto, il suo nome mi è stato consigliato da un’amica comune, prima ancora che io leggessi qualsiasi cosa scritta da lei; in secondo luogo, e forse è la ragione principale, è che mi trovavo tra il pubblico quando tenne insieme a Franci Conforti una relazione intitolata Astrobiologia per fantascientisti: speculazioni esobiologiche e ricerca della vita durante la convention StraniMondi 2019. L’idea della presente antologia era ancora lunga da venire, ma il seme gettato nella terra non ha fretta; è vero che la correlazione buone idee = buona scrittura non è automatica, ma in questo caso mi sono sentito si seguire l’istinto.

    Per lungo tempo insegnante di matematica e scienze a Torino, Treves è curatrice del blog Esercizi di dubbio, sul quale interviene troppo raramente. Nel 2000 ha vinto il premio Omelas dedicato a fantascienza e diritti umani, con il romanzo breve Cielo clemente, il cui eBook oggi si può scaricare gratuitamente dal suo blog.

    La seconda chance è forse il racconto più hard, in senso di scienze dure naturalmente, in questa raccolta. È ambientato in un futuro non troppo lontano ma profondamente diverso dal nostro, nel momento in cui la protagonista principale è costretta a un bilancio degli avvenimenti che hanno dato una svolta non solo alla sua vita, ma all’intera struttura sociale. Treves schizza un’ambientazione con pochi colpi di pennello, come un abbozzo a china che lascia trasparire la solida costruzione che la sorregge. È come se avesse ideato un’ambientazione per un romanzo, limitatosi però a un racconto di media lunghezza; l’impressione che ne ricava il lettore è quella di trovarsi sulla punta di un iceberg, con la consapevolezza della massa immensa sotto i suoi piedi. Mi auguro quindi che questa ambientazione invogli l’autrice a scrivere in futuro altre storie, anche lunghe.

    Di sicuro, tra tutti gli autori presenti in questa raccolta, Nino Martino è quello che ha esordito prima: già nei pionieristici anni Sessanta pubblicò racconti su riviste che hanno fatto la storia della fantascienza italiana come Oltre il Cielo, ma anche su Galaxy e sulla compianta Galassia, che ospitava racconti brevi di autori nostrani nella rubrica Accademia; un po’ un ghetto, è vero, perché subito al lettore saltava agli occhi la differenza di trattamento con i nomi internazionali – ma comunque una palestra per alcuni nomi, molti dei quali spariranno, mentre altri saranno protagonisti del fandom del decennio successivo. In seguito Nino Martino si è invece allontanato dalla fantascienza, dedicandosi all’insegnamento (matematica e fisica), anche con la fondazione di due riviste specializzate nel suo campo professionale. Il suo ritorno alla pubblicazione data dal 2016, quando risponde all’appello di una nuova collana che Delos Books ha intenzione di varare: si tratta di Futuro Presente, curata da Giulia Abbate e Elena Di Fazio, nata per pubblicare opere caratterizzate da temi sociali. Di Nino Martino è l’opera che inaugura la collana, Yokufina, una storia in cui gli interessi economici di una multinazionale si scontrano con il bene collettivo.

    Il racconto L’ora blu che potete leggere qui, parte invece da una tesi semplice: non è sufficiente la disponibilità di energia a basso costo coniugata con una connettività garantita a chiunque per fondare un’utopia. La scelta di un punto di vista alieno e una ambientazione quasi teatrale, in cui tutto va in scena agli occhi dello spettatore come su un palcoscenico dove si avvicendano i personaggi, non può che aggiungere un fascino particolare alla storia.

    Lukha B. Kremo è lo pseudonimo di Gianluca Cremoni Baroncini, da diversi anni attivo nel fandom italiano, sia come editore (sua è Kipple Edizioni, che spicca nel panorama della piccola editoria di genere) che come autore: nel 2016 ha vinto il premio Italia con il romanzo Pulphagus®, e nel 2018 il premio Robot con il racconto lungo Invertito, tra i più belli in questo decennio di fantascienza scritta. È tra i membri del movimento connettivista, nato nel 2004 con l’obiettivo di produrre una letteratura anche d’avanguardia, che guardi alla speculazione sociale senza trascurare una solida base scientifica. La presenza di Kremo caratterizza molte occasioni d’incontro nel fandom: sarebbe impossibile pensare a uno StraniMondi senza la sua divisa della Nazione Oscura Caotica, la micronazione artistica della NeoRepubblica di Torriglia da lui fondata.

    Solar Storm è un racconto che coniuga speculazione politica, o sociale se preferite, e estrapolazione scientifica, in una ambientazione plausibile costruita a partire da dati già oggi disponibili sul riscaldamento globale; lo scenario è però assolutamente originale, e risulta difficile al lettore dividere il bene dal male – anche perché questo non è sempre il compito della letteratura.

    Valgono in parte per Franci Conforti le considerazioni che mi hanno portato a contattare Silvia Treves, cioè l’interesse suscitato dalla loro relazione a StraniMondi e la sua capacità, in quel momento solamente intuita, di trasformare un’idea in un racconto. Per il resto, i pochi contatti avuti con lei sono avvenuti via social, un mezzo che lascia naturalmente a desiderare in quanto a profondità, ma che permette un approccio quasi in tempo reale. Cresciuta al Cairo, arrivata relativamente da poco alla scrittura, Franci Conforti ha già collezionato una quantità invidiabile di riconoscimenti; ogni suo romanzo ha vinto qualche riconoscimento, come il Premio Odissea 2016, l’anno successivo il Premio Kipple e poi il premio Vegetti; laureata in Scienze biologiche, è giornalista professionista e docente di Tecniche dei nuovi media integrati all’accademia di Belle Arti.

    Il suo racconto Giochi di luce condivide con altri inclusi in questa antologia un’idea di partenza molto originale; il solarpunk è chiamato a creare una propria mitologia letteraria, e il momento giusto per farlo è questo, quando i suoi confini ancora sono in formazione. L’ambientazione è esotica, e comprende anche un modesto braccio di ferro tra civiltà, generato da una parziale incomprensione che è il motore della trama: ci insegna che una pratica della sostenibilità è non solo possibile, ma addirittura fondamentale anche fuori dai confini geografici e sociali del mondo industrializzato.

    Iniziata con un racconto di lunghezza inusuale, per mano del sottoscritto, l’antologia si chiude con un altro quasi altrettanto lungo – eppure, obiettivamente, sarebbe controproducente tagliare qualche parte di questa bella storia che termina in crescendo una raccolta che, auspicio mio e di tutti gli autori, potrebbe diventare una pietra militare nella storia della fantascienza italiana. Questo suo racconto è tra le prove più mature di una tra le autrici che si sono fatte largo nel panorama della fantascienza italiana da qualche anno a questa parte, e che secondo me, per capacità progettuale e per motivazione ideologica, ha ancora parecchio da dire. Non so cosa aggiungere a proposito di Giulia Abbate oltre al fatto che è stata mia compagna di avventure in quel Manuale di scrittura di fantascienza (Odoya Edizioni, 2019) per il quale abbiamo ricevuto solo commenti positivi, e che abbiamo voluto costruire con un occhio alla pratica e un altro alla teoria, non solo alla creative writing ma anche alla grande tradizione narratologica europea. Giulia e io ci siamo conosciuti in rete, ci siamo incontrati di persona in una, forse due occasioni, ognuno ha letto e apprezzato qualcosa dell’altro, ci siamo intesi sull’importanza di una riflessione critica sulla qualità della scrittura, dopo di che la proposta di scrivere insieme un manuale è nata con naturalezza.

    Il libro di Flora è un racconto solare in un’ambientazione distopica: solare perché si chiude con una nota di ottimismo, dove la moralità dell’azione nasce dal diritto universale di resistere all’oppressione. Ma in questa storia c’è molto di più: ci sono alcuni tra i tópoi immortali della fantascienza, c’è un personaggio che amerete, c’è azione e c’è filosofia, tanto che il testo sembra la punta di una montagna sepolta nella capacità d’immaginazione dell’autrice.

    La sequenza dei racconti è costruita come un percorso, secondo la mia visione personale: i lettori possono seguirlo, oppure costruirsene un altro sulla base di criteri personali.

    Bibliografia di riferimento

    AA.VV., Solarpunk, Histórias ecológicas e fantásticas un um mundo sustentável, a cura di Gerson Lodi–Ribeiro (2012): la prima antologia mondiale del Solarpunk, autori brasiliani; esiste anche la versione in inglese

    AA.VV., Wings of renewal. A solarpunk dragon anthology, a cura di Claudie Arseneault e Brenda J. Pierson, CreateSpace Independent publ, 2017

    AA.VV., Sunvault, a cura di Phoebe Wagner e Brontë Christopher Wieland, Upper Rubber Boot Books, 2017

    AA.VV. Glass and Gardens. Solarpunk Summers, a cura di Sarena Ulibarri, World Weaver Press, 2018

    AA.VV., Solarpunk. Come ho imparato a amare il futuro, Future Fiction 2019

    AA.VV. Glass and Gardens. Solarpunk Winters, a cura di Sarena Ulibarri, World Weaver Press, 2020

    Sitografia di riferimento

    A Solarpunk Manifesto: http://www.re-des.org/a-solarpunk-manifesto/

    Solarpunks: https://solarpunks.net/

    Optopia, a solarpunk fanzine https://optopia-zine.tumblr.com/

    Una lista in lingua inglese di sedici migliori opere solarpunk su The best Sci-Fi books https://best-sci-fi-books.com/16-best-solarpunk-books/

    Il sito e il blog di Sarena Ulibarri http://www.sarenaulibarri.com/

    Combien de fois, sacredieu, n’ai-je pas désiré qu’on pût attaquer le soleil, en priver l’univers, ou s’en servir pour embraser le monde?

    Quante volte, santiddio, ho desiderato di poter dare l’assalto al sole, privarne l’universo, o servirmene per ridurre il mondo in cenere?

    D.A.F. Sade, Le centoventi giornate di Sodoma

    Solstizio

    Franco Ricciardiello

    Il

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1