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Amando vai
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E-book128 pagine1 ora

Amando vai

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Info su questo ebook

...e l’autrice va leggendo e scrivendo, riscrivendo e amando e narrando non di sé, ma di una donna che le assomiglia forse un po’ e sembra che reciti quasi una poesia calibrando i passi del suo incedere sul ritmo lento dei versi che più ama e da cui sembrano prendere le mosse gli avvenimenti....e la vita della sua Marzia tra solitudini vere o solo di sentire, va avanti come quella di tante altre donne fra soddisfazioni personali e professionali e giornate nere, fra amori stringenti e mancanze dal sapore amaro. Prima la famiglia come sempre sullo sfondo, poi gli studi e gli amori che ne fanno una donna adulta e quindi il suo lavoro di medico. Trovano posto immancabilmente anche i dolori, le perdite, le delusioni, ma la professione è il suo centro vitale e pur con tante difficoltà, tra giuramenti antichi e problemi di etica e di morale, essa la tiene ancorata con passione alla realtà. Vitale è anche per lei cambiare continuamente orizzonte con viaggi di piacere o di lavoro e le passioni, i pensieri coraggiosi e qualche vile tormento si perdono in giro per il mondo. Marzia si muove e prosegue quasi sempre da sola, amando va e l’autrice ed anche noi, andiamo ed amiamo con lei, non possiamo che seguirla ed in fondo amarla, ma capiamo che dobbiamo osservarla un pochino da lontano senza avvicinarci troppo alla sua bolla. Così le andrebbe bene.
LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2018
ISBN9788829556083
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    Anteprima del libro

    Amando vai - STEFANIA RAMONDO

    © 2018 Lupi Editore

    Via Roma 12, 67039 Sulmona (AQ) 

    Tutti i diritti riservati 

    www.yndy.it

    ISBN 978-88-99663-19-3

    Finito di stampare nel mese di febbraio 2018 presso Universal Book srl - Rende (CS)

    per conto della casa editrice Lupi Editore

    AMANDO VAI

    di Stefania Ramondo

    Dedicato a mio figlio

    Figlio , Amando Vai, questo è ogni

    Mio figlio ...a Ma’ ndo vai?

    Amor...è come culo e camicia 

    Amo...Re se amore ha potere 

    Am...ore se ci si morde per ore e ore 

    A...more se l’alfa è privativo e poi ci sono le 

    more del discorso

    Altrimenti Amore 

    e sono io

    e amando vado

    CAPITOLO 1

    Si è che amando si è amati, perdonando si è perdonati, morendo si nasce a vita eterna, San Francesco

    ....non sempre la storia si capisce mentre accade...nessuno è mai completamente innocente...quando finalmente qualcuno si assume le responsabilità che momento è? Prima? Durante? Dopo? Ed è uguale? E vale uguale? Oppure c’è un momento in cui è giusto dire o sentirsi dire ora è tardi?

    Lei era Marzia, studiava Medicina e come la maggior parte degli aspiranti medici sognava di laurearsi e di andare in Africa. Intanto andava a lezione all’Università, mangiava alla mensa dell’Università, incontrava i colleghi di studio, quello proprio bravo, il figlio di papà, lo sfigato foruncoloso e imbranato, quello che solo con un aiutino.

    Marzia era brava, intelligente, carina quanto basta, sempre corteggiata, sempre impegnata, sempre 30 e lode. Ma ci sarà qualcosa che le va male, oppure il mondo è ingiusto? Sembrava pensare più di qualcuno.

    Marzia incontra Maurizio e oltre che dello studio da cui era già irrimediabilmente presa si innamora anche di Maurizio. Marzia e Maurizio, solo a pronunciare i loro nomi di seguito già si capisce che erano fatti per stare insieme. Il principe e la principessa. Belli, intelligenti, ragazzi di sicuro successo. Quelli di cui si sarebbe detto ...e vissero felici e contenti ed agli altri si allegarono i denti.

    L’Università andava avanti bene, esame dopo esame, il castello si alzava e si fortificava. L’amore no. Maurizio e Marzia ballavano insieme, ma forse, come diceva qualcuno di famoso, per chi non sente la musica, erano come dei pazzi. Il principe si ammalò, una malattia fulminante. Lei non l’aveva ancora nemmeno trovata sui suoi libri, lui morì, il castello restò vuoto e la danza cessò. Forse per qualcuno ora c’era giustizia. Marzia non aveva più il suo bel sorriso sfrontato e vincente stampato sul viso.

    Era dura riprendersi, tornare ad alzarsi, mangiare, addirittura lavarsi e poi vivere normalmente quando senti che di normale non c’è più niente. Uscire di casa, vedere la gente che continua tranquilla la sua vita e pensare, pensare a lui, pensare a te stessa, al futuro senza lui, ma Marzia ce l’avrebbe fatta, d’altra parte tutti lo sanno che il tempo sana tutte le ferite.

    Ora le restava solo il suo amore per la Medicina. Tornò a lezione, gli amici la guardavano un po’ inteneriti, ma forse anche cinicamente incuriositi. Sarà che c’era quello spirito speculativo che pur essendo vincente in medicina, che pur essendo necessario per far poi il medico, il ricercatore, lo scienziato, è comunque cinismo e fatalità allo stato brado. In ogni caso l’interesse degli altri le fece bene, lei era ben consapevole che non c’era poi tutta questa compassionevole condivisione, ma andava bene anche così. Marzia stava ormai frequentando le lezioni dell’ultimo anno e doveva cominciare ad organizzarsi per la sua tesi di laurea. Decise di chiederla a quel professore, chirurgo generale, così bravo e chiaro a lezione, diretto con gli studenti, pragmatico e logico, proprio come voleva provare ad essere lei. Professore vorrei fare il chirurgo, credo di avere le capacità e il carattere giusto, lei mi ha fatto capire che non potrei fare altro, tanto entusiasmo e tanta giovanile sicurezza, ma lui il grande Chirurgo un po’ in là con gli anni, un po’ stanco e forse un po’ vinto dalla sua solitudine affettiva, le ferma subito il sogno. Cara ragazza, forse è come dici, tu hai una bellissima media su questo libretto, anzi come vedo dai tuoi occhi è sicuramente come dici, sei chiara e diretta, ma hai preso in considerazione che questa professione non ammette distrazioni, siamo in reparto dall’alba al tramonto se basta e poi ancora se necessario, niente priorità per i nostri affetti, la famiglia, i figli o altrimenti saresti solo un chirurgo a cui affidano le ernie e le appendiciti , bisogna sacrificare tutto per la professione, questo è l’unico modo che conosco per fare il chirurgo, pensaci, riflettici... poi ne riparliamo... e poi, sei una donna, perché te ne riconoscano la metà devi valere il doppio, penso che ormai lo saprai bene questo?

    Marzia ci dormì su e come spesso le accadeva, lei che era precisa e razionale, lei che voleva avere sempre l’ultima parola nelle discussioni, caparbia al punto giusto, provò a pensarci su. Forse quello sarebbe stato proprio il momento per non volere una vita privata, un fidanzato, forse avrebbe sofferto meno a star da sola, non avrebbe corso il rischio di perdere di nuovo qualcuno. Passò qualche giorno e ormai sembrava non ci stesse più riflettendo, si dedicava ad altro, si distraeva, ma quello era il suo modo, sapeva che poi la soluzione le sarebbe apparsa chiarissima proprio quando apparentemente non ci stava più pensando. Le accadeva quasi sempre così. Le apparve evidente che non poteva farlo. Non poteva seguire il suo istinto, doveva rinunciare a quel progetto. Da una parte la costrizione a non avere tempo per la vita privata l’avrebbe protetta da futuri dolori, ma dall’altra non le avrebbe permesso di essere libera anche di soffrire. Proprio non se la sentì e coraggiosamente rinunciò.

    Marzia aveva ormai rivolto la sua attenzione altrove e forse come a trovare una motivazione più coraggiosa si immerse nell’annosa diatriba tra internisti e chirurghi, gli uni un po’ ridondanti, attendisti e logorroici, sempre dalla parte del paziente a cercare la guarigione, gli altri interventisti per natura propria, sempre contro il male da tagliare e eliminare subito e più radicalmente possibile magari spiegando poco al paziente, facendo qualche volta bene, qualche volta invece usando una cura che non guarisce, ma cela senza estirpare il male vero.

    Io proverò ad essere pratica, logica, ma anche risoluta, forse un anima da chirurgo in un camice bianco da internista, il mio modo di essere Medico per il paziente, ma anche contro la malattia e non solo per la cura, così pensava e si rassicurava e un po’ si gloriava da sola.

    Pensateci bene e dite la verità: vi sembra o no che i chirurghi che vedete nel nostro ospedale ed i nostri compagni di studi che aspirano a divenire tali siano più belli degli altri medici specializzati o specializzandi in qualsiasi altra cosa, meno che in chirurgia? A me sembra così!. Marzia dopo la lezione di clinica psichiatrica stava prendendo un thè con alcune colleghe di corso al bar della facoltà. Ci sono differenze evidenti tra i maschi che scelgono branche chirurgiche e quelli che si avviano verso specialità internistiche. Gli studenti più alti e più attraenti tendono ad optare per la chirurgia, mentre quelli più bassi e forse non così affascinanti più spesso diventano medici generici o medici internisti con tutte le sottospecializzazioni. Ma dai Marzia, ti sei fissata, cosa vai blaterando, scherzava Rosetta, quella alta, mora, simpatica, con i capelli a cavaturaccioli vivace e rumorosa.

    Ma si invece, replicava Marzia, esistono diversi argomenti in grado di spiegare queste differenze fenotipiche tra internisti e chirurghi. Si mise un po’ in punta alla sedia assumendo quell’aria seria e professionale da prima della classe. In primo luogo i chirurghi trascorrono molto più tempo in sala operatoria, un luogo più pulito, più fresco e con una quantità di ossigeno a disposizione maggiore rispetto ad una comune stanza ospedaliera dove gli altri medici trascorrono molto del loro tempo. I medici internisti dal canto loro presentano una certa tendenza a portare al collo per ore dei pesanti stetoscopi, fatto che contribuisce ad inclinare maggiormente la testa verso il basso guardandosi le punte dei piedi e perciò comunque la loro statura percepita risulta comunque inferiore. Per di più hanno un maggiore bisogno di tenersi aggiornati e si trovano a dover leggere e studiare montagne di riviste mediche e questo contribuisce ulteriormente ad incurvarli e ad abbassare loro la vista. Guardateli girano un po’ incurvati, con occhiali dalle lenti spesse e guardano per terra come se fossero sempre concentrati su qualcosa. L’antitesi del fascino del chirurgo.

    Con queste argomentazioni, non proprio scientificamente validabili, Marta continuava a far ridacchiare le sue amiche, non credeva neanche un po’ alle cose che andava raccontando, ma forzando un po’ il discorso sembrava quasi avesse ragione e questo come sempre le piaceva troppo e perciò continuava.

    Quelle del Comitato Indipendente, come si chiamavano sicuramente ironizzando le ragazze, erano ancora lì a scherzare quando entrò Francesco Baiocchi, alto, moro, occhi verdi che a poterli guardare da vicino erano pieni di pagliuzze dorate, un po’ più grande di loro, già in specializzazione, chirurgia vascolare, proprio figo. Ecco la prova, l’evidenza che Marzia cercava, tutte ridono sgomitandosi, visto che la EBM evidence based medicine, medicina basata sull’evidenza, porta a conclusioni inconfutabili? Ormai Marzia era convinta e talmente convincente che quasi si aspettava che l’applaudissero.

    Luca, Luchino quello così carino che le portava sempre i libri, collega di corso non molto alto, forse anche con gli occhiali spessi, poco brillante, ma affidabile e preparato, aveva colto tutto il discorso dal tavolino

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