Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Dominique: L’ombra del passato
Dominique: L’ombra del passato
Dominique: L’ombra del passato
E-book441 pagine

Dominique: L’ombra del passato

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dominique ha due sogni nella vita: conquistare il cuore di Mark Shannon, l’uomo che ama, e diventare una scrittrice di successo. Tuttavia gli ostacoli fra Dominique e Mark appaiono insormontabili e lei, delusa e amareggiata, insegue fama e successo nel mondo della letteratura, riuscendo in breve tempo e fare una brillante carriera.
Celebrità e ricchezza però non la rendono felice, e quando lei è Mark si incontrano di nuovo si riaccende l’amore.
Ma l’oscuro passato di Mark torna di prepotenza a minacciare la loro felicità ed entrambi dovranno affrontarlo…

Il romanzo Dominique, quando uscì nel 1996 nella collana “Romantica Nord” dell’Editrice Nord, era un contemporaneo. In questi anni sono cambiate molte cose e viene ora riproposto in una versione riveduta e in formato digitale. 
Nonostante gli anni, è un romanzo moderno, che affronta tematiche attuali e che segue una linea narrativa lontana dai consueti stereotipi.

Alexandra J. Forrest è lo pseudonimo con cui Angela Pesce Fassio firma i suoi romance storici. Nata ad Asti, dove risiede tuttora, è un’autrice versatile, come dimostra la sua ormai lunga carriera e la varietà della sua produzione letteraria.
L’autrice coltiva altre passioni, oltre alla scrittura, fra cui ascoltare musica, dipingere, leggere e, quando le sue molteplici attività lo consentono, ama andare a cavallo e praticare yoga. Discipline che le permettono di coniugare ed equilibrare il mondo dell’immaginario col mondo materiale.
I suoi libri hanno riscosso successo e consensi dal pubblico e dalla critica in Italia e all’estero.
LinguaItaliano
Data di uscita7 dic 2018
ISBN9788829557400
Dominique: L’ombra del passato

Leggi altro di Alexandra J. Forrest

Autori correlati

Correlato a Dominique

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Categorie correlate

Recensioni su Dominique

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Dominique - Alexandra J. Forrest

    Alexandra J. Forrest

    Dominique

    Romanzo

    Della stessa autrice in formato eBook

    Alta marea

    Come cerchi sull’acqua

    Inganno e sortilegio

    L’Artiglio del Drago

    La locanda dell’Angelo

    La sposa del Falco

    Lo sparviero e la rosa

    Sfida al destino - Atlantic Princess

    Tempesta di passioni

    L’angelo ribelle: Le brume delle Highlands Vol. I

    L’angelo ribelle: Profumo d’Oriente Vol. II

    La trilogia di Zenobia:

    Sotto il segno delle Aquile

    Il disegno del Fato

    Il sogno di una Regina

    Dominique

    I edizione digitale: novembre 2018

    Copyright © 2018 Angela Pesce Fassio

    Tutti i diritti riservati. All rights reserved.

    Sito web

    Facebook

    ISBN: 9788829557400

    Copertina:

    Archivio fotografico: 123RF | Miramiska

    Modelli: Period Images | Marissa e Josh

    Progetto grafico: Consuelo Baviera

    Sito web

    Facebook

    Edizione digitale: Gian Paolo Gasperi

    Sito web

    Portami con te

    oltre le vette più alte,

    oltre gli oceani più profondi

    e i deserti più vasti.

    Portami con te

    oltre i confini del cielo.

    1

    Mark fu sorpreso e felice quando Dominique avvisò che sarebbe tornata a casa per trascorrervi un lungo periodo di vacanza.

    Da quando si era trasferita in California per frequentare l’università a Stanford, Dominique non era più tornata a Falding Hill neppure per le feste di Natale e le vacanze estive, che trascorreva in Europa assieme agli amici. Durante quegli anni si era limitata a dare sue notizie attraverso qualche telefonata e brevi, laconiche mail.

    Mark aveva fondati motivi per ritenere che Dominique avesse evitato di tornare per non doverlo incontrare, ma soprattutto per non vedere sua madre, che a causa della morte dell’altro figlio, Anthony, era profondamente cambiata e nutriva una forte avversione nei suoi confronti.

    Dopo la tumulazione di Anthony nella cappella di famiglia, l’atmosfera nella grande casa sulla collina era diventata opprimente e l’attrito fra madre e figlia aveva toccato livelli intollerabili, nonostante lui si fosse assunto il ruolo di mediatore e avesse tentato in ogni modo di evitare una frattura insanabile. Era stata questa la principale ragione per cui Dominique aveva troncato quasi del tutto i rapporti con loro.

    Durante quegli anni Mark aveva fatto del suo meglio per aiutare Jessica a superare la crisi, ma tutto il suo affetto e la sua pazienza si erano scontrati con la barriera che lei aveva eretto intorno a sé. Era incapace di trovare la forza per reagire e si era abbandonata al dolore e alla disperazione per una perdita che considerava irreparabile, covando un sordo quanto ingiustificato rancore nei riguardi della figlia. Mark continuava a rimproverarsi il fallimento con la moglie, ma si riteneva colpevole di non aver saputo proteggere adeguatamente Dominique, che aveva sofferto molto per il disamore materno. Forse ora, con il suo ritorno a Falding, intendeva compiere un gesto di riconciliazione verso la madre e lui stesso, che nonostante le migliori intenzioni non era riuscito a essere per lei il padre e l’amico che avrebbe voluto.

    Con una certa apprensione Mark si chiese se il fatto che Dominique fosse ormai una donna avrebbe facilitato i loro rapporti, o creato invece nuove complicazioni. Fu costretto ad ammettere che, insieme alla gioia di rivederla dopo tanto tempo, provava anche una certa ansia. Presagiva che l’arrivo di Dominique avrebbe apportato dei cambiamenti nella vita monotona del ranch, e senza saperne il motivo fu pervaso da un senso d’inquietudine.

    Zoppicando leggermente a causa del riacutizzarsi di un vecchio malanno, Mark attraversò l’ampio spiazzo davanti alla casa, un bell’edificio a due piani con patio in stile spagnolo, e si diresse verso l’ingresso. Il ranch, in origine molto più piccolo e modesto, era stato costruito dal bisnonno di Jessica. In seguito il nonno e il padre l’avevano ingrandito, aggiungendo due ali e spostando le scuderie, gli alloggi dei mandriani e i recinti per il bestiame a qualche centinaio di metri di distanza. Il primo marito di Jessica, padre di Dominique e di Anthony, si chiamava Ross Jordan ed apparteneva a una delle famiglie più ricche del Texas. Era stato lui a convincere il suocero, che fino allora non ne aveva mai voluto sapere, a scavare nel terreno del ranch per cercare il petrolio. Jordan aveva apportato notevoli cambiamenti a Falding Hill e non tutti erano stati positivi. Jessica non aveva mai amato veramente suo marito e l’aveva sposato soprattutto perché suo padre voleva che si creasse un vincolo di sangue fra i Jordan ed i Caldwell. Ross era un uomo affascinante ma rude e talvolta brutale. Gran bevitore e gran donnaiolo, era morto nel letto della sua ultima conquista, una meticcia incontrata in un saloon di Houston. Jessica aveva accolto la sua morte come una benedizione ed era stata felice di essersi liberata di lui. Quando anche suo padre era morto, si era trovata a dirigere da sola il ranch e la Compagnia Petrolifera, con due figli da crescere.

    Jessica aveva affrontato la situazione con coraggio e tenacia. Prese saldamente in pugno le redini della Compagnia e del ranch, si era impegnata a fondo per assumerne la guida, sebbene i collaboratori del padre e del marito la sconsigliassero. Il conservatorismo imperante nel Texas non giudicava positivamente una donna che decideva di dedicarsi agli affari, un’attività per tradizione riservata ai maschi. Ma Jessica era ostinata e determinata a non lasciarsi spaventare dalle difficoltà e dagli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione dei suoi progetti. Aveva assunto delle persone competenti e di fiducia che si occupassero dei figli e si era messa al lavoro.

    Per parecchio tempo a Dallas e dintorni non si era parlato d’altro, e gli uomini che prendevano ordini da lei si erano piegati malvolentieri alla sua autorità, sentendosi umiliati dall’essere diretti da una donna giovane e bella che avrebbero ritenuto più adatta a svolgere mansioni di tutt’altro genere. Qualcuno si era persino azzardato ad esprimere apertamente il suo pensiero ed era stato licenziato in tronco: gli altri, per paura di perdere il posto, avevano imparato a tenere la bocca chiusa e ad accettare con rassegnazione.

    Superate le difficoltà, le chiacchiere e la disapprovazione che spesso sconfinava nell’ostilità più o meno scoperta, Jessica aveva dato prova del suo valore: le innovazioni da lei apportate nell’ambito della Compagnia e dell’allevamento avevano riscosso un lusinghiero successo e moltiplicato gli utili.

    Era stato in quel periodo che aveva incontrato lui, Mark Shannon, destinato a diventare il suo secondo marito.

    Il recinto in cui il focoso stallone nero era stato introdotto da due uomini nerboruti era circondato da una folla di curiosi.

    Innervosito dal vociare della gente e dai rumori di varia natura, il cavallo galoppava in cerchio, poi s’impennava nitrendo e scalciando, roteando gli occhi. A tratti tirava violente sgroppate e partiva a testa bassa verso la staccionata come se volesse caricare la folla, provocando allora strilli di panico.

    Mark Shannon sorrideva mentre studiava lo stallone masticando una pagliuzza. Era senza dubbio il cavallo più dannatamente ribelle e pericoloso fra quelli destinati al rodeo, inferiore soltanto all’enorme toro che aveva visto poco prima e che gli aveva fatto scorrere una scarica di adrenalina nelle vene.

    Lo stallone si chiamava Black Fury e, a quanto poteva vedere, faceva onore al suo nome. Dato che nella gara era stato assegnato a lui, avrebbe avuto modo di sperimentarlo fra breve. Il suo sorriso si accentuò quando, spostando la sua attenzione dal cavallo alla gente che si assiepava intorno al recinto, s’accorse dell’eccitazione e della paura che serpeggiavano. Quelle persone aspettavano con ansia di vedere il cavallo disarcionare il cavaliere e gettarlo nella polvere. Era la stessa atmosfera che si respirava nell’arena in attesa di veder scorrere il sangue.

    Ad un tratto, ai limiti del suo campo visivo, apparve un’immagine che lo distolse dalla divertita osservazione della folla. Era un volto femminile visibile soltanto nella parte inferiore, poiché quella superiore era nascosta dalla falda dello Stetson. Quello che vide, comunque, bastò a colpire la sua fantasia. Abbastanza alta da emergere fra gli altri, la donna aveva una bocca carnosa e sensuale sopra un mento deciso e volitivo che denotava carattere. Incuriosito, Mark saltò giù dalla staccionata sulla quale era appollaiato e si diresse verso di lei fendendo la calca. Mentre passava ricevette parecchie amichevoli manate sulle scapole, accompagnate da frasi di apprezzamento. Mark Shannon era una stella del rodeo e la gente lo idolatrava. La donna girò il capo dalla sua parte e i loro sguardi si incrociarono per qualche attimo, ma una mano nodosa gli artigliò la spalla e lo bloccò.

    «Ehi, Mark, mi sa che oggi perderai il titolo!» tuonò una voce cavernosa.

    Lui si voltò per guardare l’uomo che aveva parlato, con un sogghigno stampato sulla larga faccia scurita dal sole. Era Stanley Olson, uno dei suoi più agguerriti avversari. «Staremo a vedere, Stan» gli rispose con un sorriso tranquillo, sgusciando via dalla sua stretta e allontanandosi. Stanley Olson era un attaccabrighe e preferiva stargli lontano. S’accorse però che la donna se n’era andata e per quanto scrutasse intorno non riuscì a scorgerla. Un po’ deluso, decise di tornare al suo camper per prepararsi alla sfilata che avrebbe avuto inizio da lì a poco. Doveva cambiarsi la camicia umida di sudore e sellare Thunder, il suo cavallo da parata.

    Jessica Jordan era stata raggiunta e trascinata letteralmente via dalla sua amica Maralee Barlowe proprio nell’attimo in cui il giovanotto che l’aveva colpita era stato fermato dal cowboy dalla faccia butterata. Maralee non aveva dato ascolto alle sue proteste e se l’era tirata dietro, asserendo che, se avessero tardato, non sarebbero più riuscite a trovare un buon posto per assistere alla parata.

    Erano arrivate a Waco il giorno prima, a bordo dell’aereo privato dei Jordan, per vedere il rodeo, uno dei più importanti della stagione, e per acquistare dei cavalli. Grant Barlowe, il marito di Maralee, le aveva precedute insieme al capo mandriano di Jessica, Sam Ewitt, per prendere contatto con gli allevatori. Jessica sapeva che l’amica l’aveva accompagnata quasi esclusivamente per avere il pretesto di incontrare un giovanotto che le aveva fatto perdere la testa, ma non ne era dispiaciuta, perché Maralee era molto vivace, simpatica e sapeva farla divertire.

    «Ma dove accidenti sarà andato?» esclamò Maralee arrestandosi all’improvviso e guardandosi intorno.

    «Di chi stai parlando?» domandò Jessica, un po’ frastornata dalla confusione e dal caldo torrido.

    «Ma di Bobby, naturalmente! Era qui proprio cinque minuti fa e ha detto che mi avrebbe aspettata…» Fece il broncio come una bambina e Jessica la trovò piuttosto stucchevole.

    «Sarà andato a prepararsi. Dai, andiamo a sedere lassù, da dove almeno potremo vedere tutto quanto.»

    «Okay», accondiscese a malincuore l’amica.

    Quando raggiunsero la parte più elevata della gradinata, Maralee guardò in giro con la fronte corrugata e scuotendo i capelli fulvi dichiarò: «Siamo troppo lontane, di certo non vedremo bene da quassù. E poi c’è troppo sole…»

    «Allora andiamo dove preferisci tu, basta che ti decida», replicò Jessica alquanto spazientita. Non si sarebbe mai abituata agli imprevedibili cambiamenti d’umore dell’amica, specie quando rincorreva qualche uomo.

    «Andiamo là!» indicò Maralee. «Ci sono dei posti liberi.»

    Scesero con qualche difficoltà, dato che le gradinate si stavano riempiendo di gente. La banda musicale aveva cominciato a suonare e la parata stava per avere inizio. Quando finalmente raggiunsero i posti, Maralee sembrò soddisfatta.

    Jessica sedette e levandosi l’ampio cappello si deterse il sudore dal viso. Si chiese se anche il cowboy che aveva visto al recinto dei cavalli avrebbe sfilato e sperò di sì. Forse avrebbe trovato qualcuno che, conoscendolo, gliel’avrebbe potuto presentare: l’idea le procurò un piacevole ed elettrizzante senso d’ansia.

    Dalla morte di Ross non aveva più allacciato rapporti con nessun uomo, in parte a causa degli impegni di lavoro che l’assorbivano quasi completamente e in parte perché l’esperienza del matrimonio era stata piuttosto deludente, rendendola guardinga nei confronti degli uomini.

    Ma quel giovanotto aveva fatto scoccare dentro di lei una scintilla d’interesse e nel momento in cui i loro sguardi si erano incontrati aveva provato un brivido, un piacevole fremito d’eccitazione.

    «Eccoli, stanno arrivando!» annunciò Maralee distogliendola dalle sue riflessioni.

    In mezzo a un incredibile frastuono la parata stava transitando davanti alle tribune. La folla gridava, applaudiva e strepitava freneticamente e Jessica si ritrovò coinvolta dall’entusiasmo generale. La sfilata prima del rodeo era una manifestazione di folklore allo stato puro: tutto era falso e costruito, certo, neppure i pellirosse che danzavano e compivano evoluzioni erano autentici, ma la gente apprezzava lo spettacolo in quanto tale e non si curava d’altro.

    Un’ovazione calorosa accolse un gruppo di belle ragazze a bordo di una enorme Cadillac rosa intenso che sventolavano bandierine, ma una folata d’entusiasmo si scatenò quando apparvero i cowboy che avrebbero gareggiato nel rodeo, fra i quali c’era Mark Shannon in sella ad un magnifico stallone Palomino.

    Maralee s’alzò per strillare e applaudire e Jessica la imitò. Il suo sguardo si posò sul giovanotto che l’aveva colpita e dando di gomito all’amica chiese: «Quello chi è?»

    «Dici quello che monta il Palomino?»

    «Proprio lui.»

    «Si chiama Mark Shannon, ed è il campione in carica. Detiene tutti i record, da tre anni a questa parte. Bobby lo conosce bene e se vuoi te lo presenterà.»

    «Di dov’è?»

    «Arizona, mi pare. Vedo che ti ha colpita.»

    «Sì, non è niente male», osservò Jessica con un sorriso.

    Maralee scoppiò a ridere. «Niente male? Oh, santi numi, ma è uno schianto!»

    «Ma io stavo parlando del suo cavallo!»

    «Be’, è uno schianto anche lui!»

    Si guardarono e proruppero in una fragorosa risata.

    La parata proseguì per circa un’ora sotto il sole cocente e l’aria arroventata La birra scorreva a fiumi e la folla si scalmanava, chiassosa e ridanciana. Sembrava che le tribune dovessero crollare da un momento all’altro tanto s’agitavano tutti quanti, battendo con gli stivali sulle gradinate di legno.

    «Ormai manca poco alla fine», disse Maralee dopo un po’. «Che ne diresti se ce ne andassimo prima che incomincino tutti a muoversi?»

    «Buona idea», approvò Jessica alzandosi. «Tutto questo chiasso mi ha frastornata.»

    Si fecero strada in mezzo alla calca dirigendosi verso la scaletta e dopo qualche minuto si trovarono in una zona di calma relativa, fra le tribune e l’arena dove avrebbe avuto luogo il rodeo.

    «Andiamo a bere qualcosa?» propose Jessica.

    «Certo, sto morendo di sete.»

    Si avviarono verso uno dei numerosi chioschi in cui vendevano bibite, panini e dolciumi, e che ancora non era stato preso d’assalto dalla folla, per prendere un paio di birre gelate.

    Furono servite velocemente e lasciato il denaro sul banco si allontanarono.

    L’atmosfera gaia, da fiera paesana, era quanto mai contagiosa e anche Jessica ne sentiva ormai tutto il potere di suggestione.

    «Dove saranno Grant e Sam?» chiese ad un tratto.

    Maralee si strinse nelle spalle. «Non lo so, ma li ritroveremo in tribuna quando il rodeo comincerà. Non c’è di che preoccuparsi.»

    Jessica annuì lentamente, indecisa se rivolgerle o no la domanda che da un po’ le pizzicava la lingua. Non voleva essere fraintesa, ma era rosa dalla curiosità e decise di correre il rischio.

    «Maralee… so che non sono affari che mi riguardino, ma tuo marito che dice di Bobby?»

    «Niente, che cosa dovrebbe dire? Noi siamo sposati da anni e abbiamo un buon rapporto, ma ciascuno fa la propria vita.»

    «Intendi dire che… sia tu che lui avete relazioni con altre persone?»

    «Sì, abbiamo stabilito delle regole e le rispettiamo. Credevo lo sapessi.»

    «No, non lo sapevo. Temo di essere ancora molto ingenua su certe cose», mormorò Jessica alquanto imbarazzata.

    «Non mi sorprende. Dopo la morte di Ross e di tuo padre ti sei buttata a capofitto nel lavoro e hai trascurato tutto il resto, o quasi. Penso che faresti bene a concederti qualche svago, ogni tanto.»

    «Proprio per questo ho voluto venire qui.»

    «Non intendevo soltanto questo genere di svago, volevo dire qualcosa di più… eccitante. Guardati intorno e dimmi cosa vedi.»

    «Gente accaldata, marmocchi che strillano, cavalli e bovini.»

    «Sei davvero incorreggibile!» esclamò Maralee ridendo. «Guarda meglio. Non vedi forse un bel mucchio di selvaggina che aspetta soltanto di essere acchiappata?»

    «A dire la verità, non ho mai considerato il rodeo sotto questo aspetto.»

    «Ci avrei scommesso. Ah, ecco là Bobby… e c’è anche Mark Shannon. Vieni, andiamo a salutarli e a fare loro gli auguri.»

    Jessica esitò, ma seguì l’amica, diretta verso i due uomini che stavano parlando. Il cuore le batteva forte e si sentiva come ai tempi del liceo, quando con le coetanee andava a caccia di ragazzi.

    Vedendo Bobby girarsi e sorridere, Mark seguì la direzione del suo sguardo e notò le due donne che stavano sopraggiungendo. Riconobbe immediatamente la giovane signora che aveva attratto la sua attenzione presso il recinto di Black Fury e si tolse il cappello.

    «Salve, Bobby!» tubò Maralee con un ampio sorriso.

    «Ciao, bellezza», le rispose il cowboy cingendole la vita con un braccio. «Temevo che non ti avrei vista prima dell’inizio della gara.»

    «Pensavi che ti avrei permesso di affrontare quei pericolosi bestioni senza darti un bacio di buon augurio?» Lo attirò a sé con un certo impeto e lo baciò sulla bocca, mentre Jessica e Mark, con un po’ d’imbarazzo, volgevano altrove gli sguardi. «Bobby, tesoro, perché non ci presenti il tuo amico?» chiese poi Maralee.

    «Certo. Mark, questa è Maralee, la ragazza più dannatamente effervescente del Texas, e quest’altra è…»

    «Mi chiamo Jessica Caldwell Jordan», lo interruppe la giovane donna.

    «Mark Shannon. Sono lieto di conoscerla.»

    «Anch’io. Cavalcherà quel diavolo nero fra poco?»

    «Black Fury? Sì, il mio nome è stato sorteggiato con il suo.»

    «Non ha paura, signor Shannon?»

    «Ne ho sempre di fronte a una tale forza della natura, ma la paura è un’emozione che si può controllare e sono abbastanza esperto da riuscire a cavarmela senza troppi danni.»

    «Vuole vincere anche quest’anno?»

    «Vincere è importante, ma non è tutto. Ci sono molti giovanotti in gamba, come il qui presente Bobby, e non è escluso che io venga sconfitto da uno di loro, magari proprio da lui.» Diede una manata amichevole fra le scapole del ragazzo che lo ricambiò con un sorriso.

    «Ho ancora molto da imparare, prima di riuscire a toglierti il titolo!» esclamò.

    «Come vede, signora Jordan, questo futuro campione è anche modesto.»

    «Oggi Bobby vincerà», dichiarò Maralee convinta. «Me lo sento.»

    Jessica le lanciò un’occhiata di rimprovero, ma Mark Shannon non aveva l’aria di essersela presa, anzi scoppiò a ridere. «Lo spero proprio, Maralee, così potrò smetterla di fare il vagabondo e sistemarmi da qualche parte.» Poi guardò Jessica e chiese, a voce più bassa: «Le andrebbe di venire a cena con me, stasera?»

    «Mi piacerebbe molto, ma non so se… Sì, verrò, signor Shannon.» Moriva dalla voglia di uscire con lui e non le importava quello che avrebbero pensato i suoi amici. Dopo tutto era padrona di se stessa e non doveva rendere conto a nessuno di ciò che faceva.

    Per Mark Shannon era stato l’ultimo rodeo, quello con cui aveva concluso in modo definitivo la sua lunga e brillante carriera. Aveva perso il titolo, ma non era stato per quel motivo che aveva deciso di ritirarsi. Dopo essere uscita qualche sera insieme a lui, Jessica gli aveva offerto un impiego al ranch come sovrintendente e aiutante di Sam Ewitt, che cominciava a risentire del peso degli anni, e Mark aveva accettato.

    Nel volgere di poche settimane lui aveva sistemato i suoi affari, prelevato il denaro che aveva messo da parte e si era trasferito a Falding Hill senza chiedersi se fosse giusto quello che stava facendo, senza pensare ad altro che a Jessica, di cui si era innamorato fin dal primo istante.

    Da quel momento gli eventi avevano preso loro la mano e il destino li aveva sospinti inesorabilmente l’uno verso l’altro.

    2

    Il temporale scoppiò all’improvviso. Dapprima si levò un forte vento che provocò un turbinio di polvere, mentre il cielo si andava coprendo rapidamente di nuvoloni plumbei che si rincorrevano come una mandria di cavalli selvaggi. Al guizzare repentino e livido dei lampi, seguì il rombo cupo del tuono e sulla pianura incombettero le tenebre, come per il calare di una notte prematura.

    Resi inquieti dall’approssimarsi della tempesta, i cavalli nitrirono e scalpitarono, fiutando il vento con le froge dilatate e costringendo i cavalieri a blandirli e placarli. Jessica e Mark si erano allontanati parecchio dal ranch durante la cavalcata e ora si trovavano nel mezzo dei pascoli, distanti da qualsiasi riparo.

    Mark scrutò preoccupato il cielo minaccioso e gravido di pioggia, poi volse il capo per guardare Jessica, che si trovava al suo fianco. «Tu conosci bene la zona», le disse. «Ricordi l’esistenza di qualche vecchio capanno in cui rifugiarci? Non possiamo stare qui fuori, siamo troppo esposti.»

    «È da tanto che non vengo da queste parti, ma se non sbaglio dovrebbe esserci un piccolo capanno oltre le alture laggiù, nei pressi dei pozzi di trivellazione di Southern Star», gli rispose dominando con mano ferma l’irrequieta cavalla purosangue.

    «Quant’è distante?»

    «Poco più di due miglia, mi pare.»

    «Allora cerchiamo di arrivarci», le disse spronando Thunder. Il Palomino balzò avanti e Midnight, la puledra di Jessica, lo seguì con impeto.

    Attraversarono i pascoli al gran galoppo, cercando di ripararsi dalle folate di vento che sollevavano vortici di polvere accecante e fastidiosa. Lanciarono i cavalli lungo il crinale di un’altura costellata di arbusti e radi alberi e quando ne raggiunsero la sommità videro i pozzi e, in mezzo al turbinare della sabbia, il piccolo capanno. Fu un’insperata fortuna che fosse ancora intatto, sebbene piuttosto malconcio. Mark pensò che dovesse essere molto più solido di quanto apparisse, dato che aveva resistito per anni agli assalti delle intemperie, e lo confortò scoprire che era abbastanza grande da poter ospitare anche i cavalli.

    Mentre si dirigevano verso il capanno, circondato e sovrastato dagli impianti di trivellazione, incominciò a cadere un violento acquazzone e quando lo raggiunsero erano bagnati fradici. Smontarono e condussero all’interno i cavalli, poi Mark chiuse la porta, che il vento forzava nella direzione opposta, e fece scendere il paletto. Ora potevano considerarsi al sicuro.

    Fuori sembrò che si scatenasse il finimondo e Mark guardò preoccupato il tetto, che vibrava sotto le raffiche di vento e lasciava filtrare in parte la pioggia.

    «A quanto pare, siamo arrivati giusto in tempo», osservò Jessica con un sospiro, mentre si scostava i capelli bagnati dal viso.

    «Speriamo che regga», replicò lui, quando una raffica più violenta scosse le pareti del capanno.

    «Senza dubbio. È vecchio, ma sopporterà il temporale.» Si passò le mani sulle braccia con un leggero brivido e lo guardò. «Pensi che sarebbe pericoloso se accendessimo un fuoco? Il camino è funzionante.»

    Mark andò a fare un rapido controllo e scrollò il capo. «Meglio non rischiare. La canna fumaria è molto sporca. Se hai freddo, ti posso dare un sorso di bourbon. Ne ho una fiaschetta nella bisaccia.»

    «Perché no? Non bevo quasi mai liquori, ma credo che adesso sia necessario.»

    Presero un paio di sorsi ciascuno, seduti sopra una vecchia brandina, ascoltando il vivace tamburellare della pioggia sul tetto sconnesso e il cupo rombo dei tuoni. L’oscurità era quasi completa e Mark andò a prendere la vecchia lampada a petrolio per accenderla e rischiarare un po’ l’ambiente. La posò su un traballante tavolino e tornò a sedere accanto a Jessica.

    «Se non arriveremo al ranch prima di sera, manderanno certamente qualcuno a cercarci», disse la giovane donna.

    «Hai detto che saremmo venuti da queste parti?»

    «No, ma credo che Sam se lo immagini. Questa era la mia meta preferita, qualche tempo fa.»

    «È da tanto alle tue dipendenze?»

    «Sam? Oh, sì, è stato lui a mettermi in groppa al mio primo cavallo. Lavorava per mio padre, ha lavorato per mio marito e ora lavora per me. Non approva quello che faccio, naturalmente, ma è fedele alla famiglia.»

    «Che tipo era tuo marito?»

    «Un gran farabutto. All’inizio ero attratta da lui e forse ne ero innamorata, ma poi sono arrivata ad odiarlo e quand’è morto… è stato come se mi fossi liberata da un peso immenso. Ora sono indipendente e posso fare ciò che voglio.»

    «E sei anche ricca», aggiunse lui con un sorriso.

    «Già. È una sensazione molto piacevole. Con il denaro si può fare tutto… o quasi.» Trasse un sospiro e pensò a suo figlio Anthony, gravemente ammalato e per il quale non esistevano speranze. I medici, i migliori specialisti che poteva permettersi, non avevano trovato nessuna cura e fino a quel momento gli avevano semplicemente prolungato la vita di qualche mese. Quante volte aveva maledetto Ross per non averle saputo dare un figlio sano, un erede per il ranch e la Compagnia. C’era Dominique, certo, ma non era la stessa cosa. Inoltre, la ragazzina non dimostrava un particolare interesse per il mondo degli affari e viveva in una dimensione tutta sua, fatta d’immaginazione e fantasticherie.

    «A cosa stai pensando?» le chiese Mark dopo un po’.

    «Mi stavo chiedendo chi prenderà il mio posto quando non sarò più in grado di dirigere l’impresa di famiglia.»

    «Non ti sembra un po’ prematuro? Forse Anthony guarirà, malgrado le sue gravi condizioni. Non bisogna mai smettere di sperare. Qualche volta accadono i miracoli.»

    Jessica sorrise. «Sì, hai ragione. Forse, dopo tutto, ci sono ancora speranze.» Fece una breve pausa, poi soggiunse: «Adesso capisco perché Dominique ha una vera e propria adorazione per te. Penso che tu sia una persona straordinaria.»

    «Sono lusingato che tu lo pensi, ma non mi sento davvero speciale. Sono soltanto un cowboy, un vaccaro ignorante.»

    «Sei anche uno degli uomini più sensibili che abbia mai conosciuto e sono felice che tu abbia accettato di venire a lavorare per me.»

    Lui abbassò lo sguardo imbarazzato e per darsi un contegno bevve un sorso dalla fiaschetta. Forse avrebbe fatto meglio a confessarle che esisteva una macchia nel suo passato, che non era esattamente quello che aveva dichiarato di essere poiché aveva un conto in sospeso con la legge. Ma come avrebbe accolto la sua confessione quella donna così intransigente e integra? Probabilmente non avrebbe più voluto saperne di lui e l’avrebbe cacciato, forse l’avrebbe denunciato lei stessa… No, molto meglio tacere.. In fondo erano trascorsi parecchi anni e le ricerche erano sicuramente state sospese, perciò non aveva motivo di temere.

    Interpretando il suo silenzio come timidezza, Jessica posò una mano sulla sua dicendo: «Non era mia intenzione metterti in imbarazzo, ma ho detto davvero quello che penso. Il fatto è che io… io…» S’alzò di scatto, senza concludere la frase, e si allontanò di qualche passo, voltandogli le spalle. Era stata sul punto di dirgli che lo amava, ma all’ultimo momento le era venuto meno il coraggio, aveva avuto paura di rendersi ridicola. Lui era più giovane e sarebbe stata una pazzia…

    Mark la raggiunse e l’afferrò per le spalle costringendola a girarsi. Rimasero a guardarsi senza fiatare per un lungo istante, poi lui la serrò con forza fra le braccia e la baciò. Con un gemito, Jessica gli si avvinghiò e schiuse le labbra.

    La passione li travolse e arsi dal fuoco del desiderio che esigeva imperiosamente di venire appagato dimenticarono tutto, creando in quel piccolo rifugio un’oasi d’amore. E il mugghiare del vento divenne sinfonia.

    Si spogliarono a vicenda lentamente, accarezzandosi con gli occhi e con le dita, sfiorandosi appena con le labbra e sentendo scorrere brividi caldi sulla pelle. Poi rimasero l’uno di fronte all’altro, senza più barriere fra i loro corpi, ma esitanti, quasi timorosi di compiere un gesto e di spezzare l’incanto di quel momento. Fu Jessica, infine, a colmare la breve distanza che li separava e a stringere il corpo muscoloso di lui contro il suo. Incapace di trattenersi ancora, Mark la sollevò e la porta sul giaciglio, adagiandola piano. La baciò ancora e ancora, mentre si esploravano a vicenda e l’eccitazione cresceva. Le mani scorrevano sulla pelle procurando sensazioni esaltanti, le labbra sfioravano, premevano, succhiavano e si allontanavano per poi tornare ad incontrarsi e ricominciare da capo. Jessica fremette e ansimò quando la bocca di lui scese a suggerle i capezzoli, mentre teneva i suoi seni fra le mani. Lei gli prese il pene con una mano e se lo fece scorrere sul ventre e sul pube, assaporandone la solida compattezza. Aveva dimenticato come potesse essere esaltante sentire il calore, l’odore di un uomo, la sua pelle contro la propria… Lo afferrò per i fianchi e lo attirò dentro di sé con un gemito che si confuse con quello del vento.

    Mark affondò nella sua carne umida e ardente e si sentì avviluppare, risucchiare da un vortice di sensazioni, da una marea di emozioni travolgenti. Lentamente si ritrasse e quando la penetrò di nuovo lei sollevò il bacino per incontrarlo. Si mossero in sintonia con un ritmo cadenzato e poi via via sempre più veloce. I seni di lei gli sfregavano il torace aumentando l’eccitazione e il piacere di entrambi. Ad ogni affondo impetuoso la vecchia brandina cigolava piegandosi sotto il loro peso e pareva che dovesse schiantarsi. Tuttavia resistette fino alla fine, quando raggiunsero l’orgasmo simultaneamente e lui crollò ansimante su di lei.

    Si assopirono abbracciati, senza neppure accorgersi che nel frattempo il temporale si era placato e che intorno al capanno tutto taceva. Nel calore di quel tenero abbandono giacquero per un poco, mentre nel cielo nuovamente sereno il sole declinava lentamente verso l’orizzonte e tingeva di incandescente bagliore le torri di trivellazione.

    Più tardi, riemergendo dal sopore, Mark dette un’occhiata all’orologio e si rese conto che era tempo di fare ritorno al ranch.

    «Dobbiamo andare», le disse toccandola leggermente. «Fra poco sarà notte.»

    Jessica lo abbracciò. «Non voglio tornare a casa», mormorò con voce assonnata. «Qui si sta così bene…»

    «Se non torneremo, verranno a cercarci. Anch’io vorrei restare, ma non è possibile.» Cercò di sciogliersi dal suo abbraccio e di allontanarsi, ma lei lo trattenne e sollevando il capo gli offrì la bocca.

    «Fa’ l’amore con me un’altra volta», gli sussurrò accarezzando il torace liscio e abbronzato, scivolando pian piano più giù.

    «No, non posso… Io…» Ma le sue parole furono immediatamente smentite dalla reazione alle carezze di lei. Era inutile cercare di resistere.

    Con una risatina gorgogliante, Jessica gli prese le mani e le posò sui suoi seni, mentre si muoveva contro di lui e lo accarezzava facendo scorrere le dita su tutta la lunghezza del pene e scivolando fino allo scroto, per poi risalire e ricominciare da capo. Sopraffatto dal riacceso desiderio, Mark le aprì le gambe e penetrò in lei quasi con furia, strappandole un grido che subito si trasformò in un mugolio di piacere. Si mosse nella carne avvolgente per qualche minuto, poi si ritrasse piano piano, percorrendo con la bocca e la lingua tutta la lunghezza del suo corpo. Infine si fermò sul pube e con le dita le aprì la vulva, vi insinuò la lingua con foga, quasi famelico. Ondate roventi di piacere dilagarono dentro di lei, scossa da fremiti e sussulti. Piegò di più le ginocchia, sospingendo il bacino verso i caldi fendenti della sua lingua, ansimando e contorcendosi.

    Non aveva mai provato nulla di simile: si sentiva come un vulcano prossimo ad eruttare, come una stella vicina all’esplosione, come se tutta la forza del caos primigenio fosse sul punto di scatenarsi per dare vita a un nuovo universo… Ed esplose, infatti, come una vampata dal nucleo del suo essere, e prima che cessasse lui fu di nuovo dentro di lei per colmarla con la sua prorompente virilità, per sommergerla e avvilupparla e farle toccare le più squisite e sconosciute vette del piacere… Infine lo sentì erompere con spasmi violenti e incontrollabili, allora lo strinse a sé e si abbandonò insieme

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1