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Passione e vendetta: Harmony Collezione
Passione e vendetta: Harmony Collezione
Passione e vendetta: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

Passione e vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Arrendersi. Si tratta solo di arrendersi al destino.

Paige Fielding ha atteso dieci anni perché Giancarlo Alessi rientrasse nella sua vita. Ma l'uomo la cui fiducia è stata costretta a tradire tanti anni prima non è interessato ad ascoltare scuse o spiegazioni da parte sua...

Dopo aver scoperto che Paige lavora come assistente di sua madre, in Giancarlo si risveglia un'incontrollabile sete di vendetta. Ma il confine che separa vendetta e passione è fin troppo sottile.

LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2015
ISBN9788858942284
Passione e vendetta: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Passione e vendetta - Caitlin Crews

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    At the Count’s Bidding

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2015 Caitlin Crews

    Traduzione di Chiara Fasoli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-228-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Devo avere le allucinazioni. E che Dio abbia pietà di te se non è così.»

    Paige Fielding non sentiva quella voce da dieci anni. La trafisse come una lama di ghiaccio, cancellando il tepore del pomeriggio californiano. Facendole dimenticare cosa stesse facendo, che giorno fosse e in che anno si trovasse, catapultandola nuovamente nel lontano, doloroso passato.

    Quella voce, la sua voce.

    Inconfondibile, con il suo lieve accento italiano, profonda e calda nonostante le note di furiosa incredulità che le fecero desiderare di poter essere inghiottita dal pavimento. O di perdere ogni controllo, come sempre le capitava a quel suono.

    Si voltò con istantanea, inconscia obbedienza. Sapeva esattamente chi avrebbe visto sulla soglia dell’enorme villa di Bel Air, battezzata La Bellissima in onore della sua famosa proprietaria, la leggenda del cinema Violet Sutherlin, e provò un piccolo brivido di anticipazione nell’istante prima che i suoi occhi incontrassero la figura imponente che la fissava con un misto di disprezzo e puro, smisurato odio.

    Giancarlo Alessi. L’uomo che aveva amato con ogni fibra del suo debole, romantico cuore. L’unico uomo che non era riuscita a dimenticare e che sospettava non avrebbe mai dimenticato, nonostante tutto. Perché era anche l’unico uomo che avesse mai tradito. Profondamente, irrevocabilmente. Avvertì una stretta allo stomaco al ricordo di ciò che aveva fatto. Non avrebbe mai potuto dimenticare.

    Non aveva avuto scelta, ma dubitava che lui le avrebbe creduto adesso più di quanto non avesse fatto allora.

    «Posso spiegare» disse. Troppo veloce. Troppo nervosa. Non ricordava di essersi allontanata dal tavolo dietro al quale sedeva, ma ora era in piedi e le gambe tremanti la facevano sentire decisamente instabile davanti a quello sguardo ombroso.

    «Potrai spiegarlo alla sicurezza» rispose lui lentamente, assaporando ogni parola, e lei arrossì, ammutolita. «Non mi interessa cosa tu faccia qui, Nicola. Devi andartene.»

    Trasalì sentendolo pronunciare quel nome. Quel maledetto nome che non aveva più usato dal giorno in cui l’aveva perso. Sentirlo in quel momento, dopo così tanto tempo e dalla voce di lui, era sconvolgente, e il suo stomaco si contrasse ancora di più.

    «Io non...» Paige non sapeva cosa dire, come dirlo. Come spiegargli cosa era accaduto dopo quel terribile giorno di dieci anni prima, quando aveva venduto la sua immagine distruggendoli entrambi. Cosa c’era da dire? Non gli aveva mai raccontato tutta la verità quando avrebbe potuto farlo. Non aveva mai voluto che lui sapesse quanto fosse rovinata la sua vita, il tipo di posti e di persone da cui proveniva. E la loro relazione era stata talmente intensa e travolgente, in quei due brevissimi mesi, che non era sembrato esserci tempo per conoscersi meglio. Non realmente. «Non uso più il nome Nicola.»

    Lui rimase immobile, limitandosi a fissarla con una sorta di furioso stupore misto a disprezzo che la colpì con la forza di un fulmine, rendendola sorda e cieca nei confronti di ciò che la circondava, consapevole solo dell’intenso dolore che le serrava il petto.

    «Non ho...» Era terribile. Molto peggio di quel che aveva immaginato, ed era un incontro che immaginava spesso. Era vicina allo scoppiare in lacrime singhiozzando, ma fece ricorso a tutte le proprie forze e riuscì a trattenersi. Sapeva che lui non avrebbe reagito bene. Era fortunata che le stesse parlando, sapeva che avrebbe potuto chiedere agli uomini della sicurezza di Violet di trascinarla fuori dalla proprietà, e continuò a parlare, come se la cosa potesse essere in qualche modo d’aiuto. «È il mio secondo nome. Era un... Il mio nome è Paige.»

    «Curioso, Paige è anche il nome dell’assistente di mia madre...»

    Dal tono della sua voce era però chiaro che non era affatto confuso. Non le stava chiedendo spiegazioni, dal momento in cui l’aveva vista aveva capito che era quello di lei il nome su tutte le e-mail ricevute da sua madre negli ultimi anni. Ed era altrettanto chiaro che quella scoperta non lo rendeva affatto felice.

    «... E non puoi essere tu. Dimmi che non sei altro che una spiacevole apparizione dall’ora più buia del mio passato. Che non ti sei insinuata all’interno della mia famiglia. Fallo ora e potrei anche lasciarti uscire da qui senza chiamare la polizia.»

    Dieci anni prima avrebbe pensato che fosse un bluff. Quel Giancarlo non l’avrebbe mai denunciata. Ma quello che aveva di fronte era un uomo diverso. Questo era il Giancarlo che lei aveva creato, e poteva prendersela solo con se stessa. Be’, non solo con se stessa. Ma non aveva senso coinvolgere sua madre ora, lo sapeva, e dopotutto non le parlava da dieci anni. Era per la madre di lui che si preoccupava.

    «Sì» disse, sentendosi scossa e vulnerabile, quasi si fosse accorta solo in quel momento che la sua presenza lì era per lo meno discutibile. «Lavoro per Violet da quasi tre anni ormai, ma, Giancarlo, devi credermi, io non ho mai...»

    «Stai zitta

    Paige non aveva bisogno di conoscere l’italiano per capire quel comando secco e imperioso. Obbedì. Che altro poteva fare? Rimase immobile e lo osservò circospetta, quasi temesse che avrebbe potuto azzannarla. Dopotutto, se lo meritava.

    Aveva sempre saputo che quel momento sarebbe arrivato. Che la vita tranquilla che si era costruita posava sulle più fragili delle fondamenta e che sarebbe bastata la ricomparsa di quell’uomo per farla crollare in un istante. Giancarlo era il figlio di Violet, il suo unico figlio, risultato del suo secondo matrimonio con un conte italiano, una storia d’amore da favola che tutto il mondo aveva seguito con interesse e coinvolgimento. Pensava davvero che potesse finire in modo diverso? Viveva con il fiato sospeso fin da quando si era presentata al colloquio con il responsabile del personale di Violet e aveva ottenuto il lavoro rispondendo in modo adeguato a tutte le domande che le erano state poste, grazie alle informazioni sulla vita privata della diva acquisite nel corso della sua relazione con Giancarlo.

    Qualcuno avrebbe potuto giudicarla duramente, lo sapeva, soprattutto Giancarlo. Ma le sue intenzioni erano buone, questo doveva pur contare qualcosa. Sai benissimo che non conta un bel niente, le disse la voce aspra nella sua testa che rappresentava il suo ultimo legame con la madre. Sai perfettamente quanto contano le intenzioni.

    Ma era passato così tanto tempo, aveva iniziato a pensare che forse non sarebbe successo nulla. Che Giancarlo avrebbe potuto rimanere per sempre in Europa, impegnato a costruire il suo albergo di lusso nel quale avrebbe potuto garantire la massima privacy a qualunque celebrità come aveva fatto negli ultimi dieci anni. Da quando lei lo aveva venduto lasciando che quelle fotografie di lui nudo venissero pubblicate sui giornali scandalistici. Ma il senso di sicurezza nel quale si era cullata non era altro che un’illusione.

    Perché lui era lì ora e nulla era più sicuro, eppure tutto ciò che voleva fare era perdersi nei suoi occhi. Riabituarsi alla sua immagine, per ricordare a se stessa a che cosa aveva rinunciato. Che cosa aveva rovinato.

    Lavorando in quella casa, aveva visto innumerevoli fotografie che lo ritraevano. Sempre scuro e impeccabilmente elegante, bastava un’occhiata per rendersi conto che le sue origini non erano americane. Persino dieci anni prima, nonostante tutto il tempo trascorso a Los Angeles, il suo aspetto irradiava qualcosa, un’aura che parlava di secoli di nobiltà europea.

    Paige si era aspettata di trovarlo ancora molto attraente. Quello che non si era aspettata, o che forse aveva solo voluto dimenticare, era il suo essere così selvaggio. La sua vista le provocò un capogiro e il suo cuore accelerò in un ritmo frenetico lasciandola senza fiato. Quasi fosse consapevole del suo effetto su di lei, Giancarlo inclinò la testa, sfidandola a continuare a parlare nonostante le avesse ordinato di rimanere in silenzio.

    Faceva male guardarlo, eppure non riusciva a fare altrimenti, come se gli ultimi dieci anni fossero stati un lungo susseguirsi di momenti monotoni, in bianco e nero e la sua presenza avesse riportato improvvisamente colori e luci nella sua vita.

    Lui non si mosse, si lasciò osservare come se fosse abituato a essere ammirato, ad attirare la completa attenzione di chiunque, ovunque si trovasse. Il suo corpo possente era sempre esaltato da abiti su misura della migliore qualità ed emanava una sensualità virile che sembrava raggiungerla anche da quella distanza, sfiorandola in una carezza voluttuosa. Anche se sapeva che non l’avrebbe mai più toccata volontariamente. Era stato molto chiaro in proposito.

    Paige si sentì stringere la gola. Era molto peggio ora, dieci anni dopo. Molto peggio. Era lì sulla porta, con indosso un paio di pantaloni scuri, stivali e una giacca di pelle che aveva sempre associato a viaggi in motocicletta in posti esotici che una ragazza cresciuta come lei in una sperduta cittadina dell’Arizona poteva solo immaginare, come la Costiera Amalfitana. Eppure aveva un aspetto raffinato ed elegante, come se fosse sul punto di partecipare a una cena di gala. O di infilarsi in un letto per dedicarsi a un fine settimana di sesso senza limiti.

    Non era una buona idea per lei ricordare quelle cose, perché il suo corpo si risvegliò immediatamente, quasi fossero passati solo pochi minuti dall’ultima volta in cui lui l’aveva toccata, invece di dieci anni. Quasi l’avesse riconosciuto e lo desiderasse con la stessa intensità con cui l’aveva sempre voluto. Quasi che il desiderio per lui fosse un virus per il quale non esisteva cura. Il tipo di virus che le faceva tremare le gambe e allo stesso tempo le faceva desiderare di non aver mai smesso di ballare come aveva fatto al tempo delle scuole superiori e per pochi anni successivamente, come se quei movimenti convulsi e sfrenati fossero l’unico modo di sopravvivere a tutto ciò che accadeva nella sua vita, di sopravvivere a lui.

    La sua bocca sensuale si contrasse mentre il silenzio si prolungava e lei ringraziò mentalmente che non si fosse ancora tolto gli occhiali a specchio. Non voleva sapere cosa avrebbe provato rivedendo i suoi occhi, ricordava fin troppo bene quello che era accaduto quell’ultima mattina, quando le sue foto erano apparse su tutti i giornali e lui si era presentato a casa sua e l’aveva affrontata. Quando l’aveva guardata come se solo in quel momento fosse riuscito a vedere la sua vera natura, e avesse scoperto che era una natura malvagia.

    Ricomponiti, si impose. Non c’era alcuna via d’uscita. Non poteva evitare l’inevitabile, e lo sapeva.

    «Mi dispiace» riuscì a dire con voce tremante. «Giancarlo, mi dispiace tanto.»

    Lui si irrigidì, quasi lei gli avesse dato uno

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